LA PETIZIONE DA FIRMARE

giovedì 30 aprile 2009

PRECARI P.A.: MONITORAGGIO BRUNETTA INUTILE COME NASCONDERE LA POLVERE SOTTO IL TAPPETO


“Le dichiarazioni del Ministro Brunetta che negano l’allarme sociale rispetto al precariato sono gravi”, dichiara Cristiano Fiorentini della Direzione Nazionale RdB/CUB Pubblico Impiego. “I precari della Pubblica Amministrazione sono molti di più di quelli che il Ministro dichiara grazie alla complicità delle Amministrazioni. Infatti, oltre agli stabilizzandi che Brunetta vuole licenziare, ci sono centinaia di migliaia di precari che non sono rientrati nel monitoraggio e nella stabilizzazione pur operando da molti anni nelle P.A..” “Eravamo certi che il monitoraggio avviato da Brunetta avesse il solo scopo di negare l’esistenza di un problema precariato nella Pubblica Amministrazione – prosegue Fiorentini - ma il sistema di nascondere la polvere sotto il tappeto, oltre a non addirsi ad un Ministro della Repubblica, non può funzionare su una questione che investe la vita di migliaia di famiglie e il funzionamento degli Enti Pubblici”. Conclude il dirigente RdB-CUB: “Il problema del precariato ritornerà prepotentemente a galla già il prossimo 1 maggio, con la Mayday di Milano e Roma; il 4 maggio, con lo sciopero ed il presidio dei precari della Croce Rossa Italiana davanti alla sede del Comitato centrale, in via Toscana 12 a Roma, ed il 15 maggio, quando nell’ambito della giornata di mobilitazione indetta dal sindacalismo di base nella Scuola, nella Ricerca e nei Trasporti i precari saranno in piazza per ricordare a Brunetta che esistono e che sono essenziali per il buon funzionamento della Pubblica Amministrazione”.

mercoledì 29 aprile 2009

P.A.: BRUNETTA, AL 31/12/2009 STOP PROROGHE PRECARI


(ASCA) - Roma, 28 apr - Il 31 dicembre 2009 non saranno piu' prorogati i contratti di lavoro precari nelle pubbliche amministrazioni, cosi' come prevedono le norme approvate dal precedente governo. Lo ha precisato in una nota il ministro della Pubblica Ammonostrazione, Renato Brunetta, rispondendo alle domande dei deputati della Commissione lavoro della Camera nel corso di una audizione. ''Le uniche leggi vigenti che prevedono dei licenziamenti sono le norme Prodi del 2007 e del 2008 nonche' la relativa circolare esplicativa del ministro Luigi Nicolais, le quali prevedono il 31 dicembre 2009 come termine ultimo per avviare le procedure di stabilizzazione. A tale data cesseranno tutte le proroghe dei contratti di lavoro flessibili''.

P.A.: BRUNETTA, AMMINISTRAZIONI HANNO RISORSE PER REGOLARIZZARE PRECARI

Roma, 28 apr. (Adnkronos) - ''Nella grande maggioranza dei casi, fatti salvi alcuni casi specifici, le amministrazioni con personale regolarizzabile hanno posti in pianta organica e risorse economiche sufficienti, ma sono complessi gli strumenti attuativi''. Il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, nel corso si un'audizione in commissione Lavoro alla Camera, commenta cosi' i dati che emergono dal monitoraggio avviato dal dicastero sui contratti di lavoro flessibile nelle Pubbliche amministrazioni. Grazia alla rilevazione, aggiunge il ministro, il fenomeno ora ''e'e perfettamente conosciuto e consente al governo e al legislatore di approntare le piu' opportune norme per rendere la situazione del tutto fisiologica per non creare l'allarme sociale e nel mondo del lavoro''. Inoltre, prosegue Brunetta, dal monitoraggio ''emergono le difficolta' dei processi concorsuali per i quali il ministero si e' detto disponibile a fornire strumenti di tipo burocratico centralizzato''. Secondo il ministro l'unica cosa da non fare ''e' rinviare la stabilizzazione dei precari che ne hanno i requisiti con altre moratorie''. Perche' in questo modo, ''la cattiva volonta' delle amministrazioni che non vogliono assumere verrebbe nascosta''. Attraverso le proroghe e le moratorie si protrarrebbe ''la sofferenza di questi lavoratori''.

Statali/ Brunetta: 85% precari regolarizzabili, soldi ci sono


Roma, 28 apr. (Apcom) - "Il fenomeno - sottolinea il documento con la sintesi dei risultati del monitoraggio - risulta assolutamente nei limiti fisiologici (fatte alcune eccezioni, la situazione dei comuni siciliani in particolare). Il personale con i requisiti previsti dalle leggi vigenti è mediamente inferiore al 2% degli organici per oltre il 95% delle amministrazioni e comunque inferiore al 5% degli organici anche considerando i contratti di limitata anzianità, le collaborazioni, ecc". Nella sola Sicilia i lavoratori precari già regolarizzati o da regolarizzare sono oltre 2 mila (2.333), mentre quelli in possesso dei requisiti in Sicilia superano il numero dell'intera Italia (18.521 contro 15.746). E ancora, mentre in Italia la percentuale del personale regolarizzabile arriva all'85%, in Sicilia sale al 97%. Le posizioni disponibili in dotazione organica per le stabilizzazioni sono significativamente numerose in tutto il paese, meno numerose in Sicilia. Il maggior numero di unità di personale in possesso dei requisiti è dipendente dalle aziende sanitarie e ospedaliere, in particolare nelle regioni della Puglia, Sicilia, Campania, Calabria e Marche. Nel 19% dei casi le amministrazioni non hanno intenzione di assumere a tempo indeterminato personale che pure possiede i requisiti (13% in Italia, 23% in Sicilia). In conclusione, dal monitoraggio è emerso che "il problema del precariato non è un problema legislativo e ogni ulteriore slittamento generico dei tempi non affronta nè aiuta la soluzione dei problema. Si tratta di un problema, più che legislativo, di organizzazione o in via secondaria di risorse. Fatti salvi alcuni casi specifici, nella grande maggioranza dei casi, le amministrazioni con personale regolarizzabile hanno posti in pianta organica e risorse economiche sufficienti, ma sono complessi gli strumenti attuativi".

Statali/ Brunetta: Precari, no allarme sociale,ma stop moratorie


Roma, 28 apr. (Apcom) - Sui precari della pubblica amministrazione "non c'è alcun allarme sociale: chi aveva parlato di 300-400 mila unità è stato smentito". Ad affermarlo il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, in occasione di un'audizione in commissione Lavoro della Camera. Secondo il ministro "i soldi ci sono e anche i posti ci sono", ma è necessario adesso "non protrarre a tempo indeterminato con proroghe e moratorie la situazione di sofferenza di questi lavoratori: non è il caso di ulteriori moratorie che aprirebbero il fenomeno e lo renderebbero patologico". "Le difficoltà che esistono per avviare in tempi rapidi la regolarizzazione - prosegue il ministro - sono di tipo burocratico-amministrativo, ma ci sono per condizioni per affrontare questa situazione, per cui - sottolinea - non c'è nessun allarme". Il ministero della pubblica amministrazione, aggiunge, "si è proposto di dare una mano a fare i concorsi e a esplicitare le procedure di regolarizzazione. Il ministro spiega quindi che "i processi di regolarizzazione sono stati fatti bene e in abbondanza dalle amministrazioni. Potrebbero continuare a farlo perchè i soldi ci sono, ma non ci capisce - dice il ministro - perchè non lo fanno". E rivolgendosi direttamente agli enti pubblici afferma: "Prendeteli, oppure dite che non li volete più". E' importante, conclude il ministro, "non protrarre a tempo indeterminato con proroghe e moratorie la situazione di sofferenza di questi lavoratori. Le moratorie deresponsabilizzano, mentre il governo è dalla parte dei lavoratori flessibili". Per quanto riguarda la norma proposta dallo stesso Brunetta e contenuta nel ddl lavoro (collegato alla Finanziaria) all'esame del Senato che fissa a giugno prossimo lo stop alla regolarizzazione, il ministro spiega che "il collegato doveva essere approvato entro l'anno scorso, ma bisogna rispettare l'autonomia del Parlamento, se ritarda - dice - prenderemo ulteriori provvedimenti. Occorre accelerare nel modo migliore possibile i processi di regolarizzazione anche tenendo conto dei ritardi con cui il collegato sarà approvato". "Al momento - insiste Brunetta - l'unica norma che licenzia è quella del governo Prodi, altre non ce ne sono. I precari che saranno licenziati sono previsti soltanto dalla Finanziaria del governo Prodi perchè chi non sarà regolamentato entro il 31 dicembre di quest'anno cesserà di lavorare".

Brunetta: «I precari della Pa non superano il 2% degli organici»

Il personale con contratto atipico della Pubblica amministrazione (scuola esclusa) con i requisiti per l'assunzione definitiva non supera il 2% degli organici. In particolare sono 15.746 i lavoratori che hanno maturato i termini per la regolarizzazione (tre anni di contratti a tempo determinato secondo la normativa Prodi-Nicolais). Di questi le amministrazioni intendono assumere la stragrande maggioranza, quasi 13.700. Situazione un po' diversa in Sicilia, regione che gode di normative proprie: i precari stabilizzabili sono 18.521 e le amministrazioni intendono regolarizzarne 14.326. Il quadro sul fenomeno del precariato in servizio nelle amministrazioni centrali e periferiche è stato tracciato dal ministro per la Pa e l'innovazione, Renato Brunetta, nel corso di un'audizione alla Commissione Lavoro di Montecitorio.
I dati presentati sono frutto di un monitoraggio avviato dal dipartimento della Funzione pubblica, ed effettuato dal Formez, che ha inviato circa 11mila questionari a cui hanno risposto 4.927 enti. «L'unica cosa da non fare è rinviare, fare altre moratorie, perchè così le cattive volontà delle amministrazioni che non vogliono assumere vengono nascoste», ha detto Brunetta. Il termine ultimo per la stabilizzazione dopo il quale i contratti dei lavoratori non saranno rinnovati (31 dicembre per la legge Prodi, 30 giugno per il ddl lavoro collegato alla Finanziaria ancora all'esame del Parlamento) «ha senso per indurre gli enti interessati alla regolarizzazione. Perchè - ha insistito il ministro - le amministrazioni non regolarizzano pur avendo le risorse e i posti in organico per farlo?».
Il ministro ha infine risposto alle polemiche considerando «ignobile e inaccettabile», fare riferimento ai dati, più alti, di un censimento della Ragioneria generale dello Stato: si tratta, ha detto, di un censimento «vecchio» di tre anni e fatto «a prescindere» dalla normativa esistente. Per Brunetta, «il problema del precariato non é legislativo», ma «di organizzazione o, in via secondaria, di risorse».

martedì 28 aprile 2009

lunedì 27 aprile 2009

Indagine condotta da Brunetta: "16mila precari in tutta la p.a."


Per quanto concerne l'Italia, esclusa la Sicilia, le Amministrazioni intendono stabilizzare 13.694 dipendenti, dei quali solo 7.072 matureranno i tre anni entro il mese di giugno, e 3.267 entro dicembre 2009

I lavoratori flessibili nella Pubblica amministrazione in possesso dei requisiti previsti dalla legge per la regolarizzazione sono 15.746, esclusa la Sicilia (i "flessibili" sono 18.521, ma quella Regione dispone di norme diverse in virtù dello Statuto speciale): è una delle "fotografie" scattate dal Formez che ha condotto, per conto del ministero della Funzione pubblica, un monitoraggio sulle principali amministrazioni pubbliche, locali e nazionali (Regioni, Province, Comuni, Enti di ricerca, Asl), chiuso venerdì scorso e da qualche ora sul tavolo del ministro. Per quanto concerne l'Italia, esclusa la Sicilia, le Amministrazioni intendono stabilizzare 13.694 dipendenti, dei quali solo 7.072 matureranno i tre anni entro il mese di giugno, e 3.267 entro dicembre 2009. Considerando l'insieme del Paese, esclusa la Sicilia, il maggior numero di unità di personale in possesso dei requisiti per la regolarizzazione è dipendente delle Aziende sanitarie e ospedaliere (è un fenomeno che riguarda tutte le aree territoriali) anche se maggiormente concentrato nelle regioni meridionali (52% del totale), esclusa la Sicilia. E' presente in maniera significativa anche il personale dei Comuni (ugualmente distribuito in maniera abbastanza omogenea tra le diverse aree territoriali) e quello degli enti di ricerca (concentrato prevalentemente nel Lazio in quanto si tratta di centri nazionali). Il personale regolarizzabile delle Università, seppure in numero abbastanza contenuto, risulta concentrato soprattutto nelle regioni del Centro Il monitoraggio condotto dal Formez ha riguardato 9.187 amministrazioni, mentre hanno risposto al questionario in 4.027. Il dato risulta comunque significativo sul piano statistico perché hanno risposto il 100% delle Regioni, il 91% delle Azienda sanitarie e l'84% delle Province. Più bassa la percentuale di risposte dei Comuni: il 39%. Ugualmente significativa, spiega il rapporto del Formez, poiché hanno risposto 88 dei 106 Comuni capoluogo di Provincia dove risiede oltre il 90% degli abitanti.

venerdì 24 aprile 2009

G8 a l'Aquila, quel che il premier non ha detto. Già buttati 320 milioni. «La Sardegna è ferita»... e per i precari non ci sono abbastanza soldi!!!



La main conference dove i grandi del pianeta avrebbero dovuto confrontarsi è già pronta. Così come l'hotel che aspettava Obama, unico dei capi di Stato che per motivi di sicurezza avrebbe soggiornato sull'isola (per gli altri c'era una lussuosa nave). Entrambe queste strutture sono dentro l'ex arsenale militare. Per bonificarlo sono serviti 30 milioni di euro, per riconvertirlo all'uso civile altri 140. L'utilità di queste opere è stata cancellata dalla decisione del premier di abbandonare la Maddalena. Quei soldi sono stati destinati all'arcipelago dall'Unione europea, come intervento nelle cosiddette aree svantaggiate (fondi Fas). Se non ci fosse stata l'urgenza del G8, questi soldi sarebbero tornati utili per modernizzare la logistica portuale. Quando Berlusconi parla di “risparmio” nel cambio di sede, non conteggia questo spreco.
L’umiliazione
L'arcipelago è stato umiliato, anche se gran parte dei 320 milioni dei fondi Fas sono stati investiti in infrastrutture durature. Prodi e l'allora governatore Renato Soru avevano scelto la Maddalena per ospitare il G8 e conclamare così la rinascita di questa terra incantata, per 35 anni soggiogata dalla presenza dei militari americani nella base di Santo Stefano. Incassata la vittoria elettorale con l'amico Ugo Cappellacci, adesso Berlusconi fa il padrone, toglie la vetrina, i soldi, il lavoro. «Tutta la Sardegna è ferita», contesta Angelo Comiti, sindaco dell'arcipelago, che nei giorni scorsi aveva pure ricevuto le delegazioni dei paesi attesi per il vertice, dall'India alla Cina e anche l'Egitto. Eppure, quando ieri sera ha incrociato Cappellacci, cercando di scuoterlo, ma ha trovato solo accondiscendenza verso la volontà del premier: «Perdiamo questa prestigiosa vetrina, e con essa centinaia di posti di lavoro stagionali. Ma che governatore è uno che non si fa sentire davanti a una vicenda simile?». Risposta: non è un governatore, ma il figlio del commercialista del premier. Il sindaco cerca regole in una vicenda che le ha calpestate: «Vorrei che la Corte dei conti si esprimesse. L'Europa ci ha dato dei soldi destinati a determinati scopi, vincolati a impegni precisi, come si legge sulle ordinanze firmate dallo stesso Berlusconi. Adesso quelle spese sono diventate fasulle: chi ne rende conto?».
Cosa è successo
Per capire quanto accaduto bisogna mettere in fila alcune cose. Anzitutto la ritrosia del presidente del consiglio sul vertice in Sardegna, sito scelto dal precedente governo nazionale e regionale. Voleva il G8 a Napoli, per celebrare la città liberata dalla monnezza. Bertolaso lo sconsigliò, e la conquista dell'Isola lo convinse a sostenere la Maddalena e a fare di persona i sopralluoghi. Questa titubanza ha intralciato i lavori, tanto che vi erano dubbi sulla puntualità delle consegne. Ostacolata anche dalla megalomania di Berlusconi, che aveva dilatato l'appuntamento: non più un G8, ma un G42, tanti sono infatti i Paesi esteri invitati, con ben 24 capi di Stato e 18 delegazioni. Manovrare l'afflusso sull'arcipelago sarebbe stato complicato, ma i sardi non si erano persi d'animo. Così, quando il terremoto dell'Aquila ha offerto una grande occasione mediatica per nascondere i problemi organizzativi da lui stesso creati, e ne ha approfittato. Apparecchiando la notizia: Berlusconi cita lo sventato pericolo dei Black Block, e guarda caso proprio martedì la presenza di esponenti dell'antagonismo anarchico è stata segnalata a Olbia e dintorni dalle forze di polizia. La ha scritto il quotidiano L'Unione Sarda, giornale di Zuncheddu, amico del premier, grande sostenitore di Cappellacci nella corsa contro Soru. Di questi frontisti, in realtà, nessuno sa nulla. Di vero c'è che “Sa Mesa a Fora Su G8”, che raccoglie i movimenti indipendentista ed anticolonialista sardo, pensava ad un controvertice “dei Popoli oppressi”. Caspita, che minaccia.

giovedì 23 aprile 2009

COME SPERPERARE I SOLDI PUBBLICI


VIA LIBERA ALLA PROPOSTA DI BERLUSCONI: "SPOSTARE IL G8 ALL'AQUILA"

Su proposta del premier, Silvio Berlusconi, il consiglio dei Ministri ha approvato lo spostamento del G8 di luglio dall’isola sarda della Maddalena all’Aquila; la decisione dovrà essere accolta dagli altri Paesi partecipanti. L’idea di trasferire il summit nella città più importante, fra quelle colpite dal sisma del 6 aprile, era stata resa nota da Berlusconi nel corso della riunione di governo nel capoluogo abruzzese per approvare un decreto legge con i primi stanziamenti per la ricostruzione delle zone terremotate. La notizia era stata riferita da due fonti governative che stavano seguendo i lavori del Cdm. Il primo «stop» ufficiale all’ipotesi ventilata dal premier era arrivato dal suo ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, che parlando ai microfoni di Sky aveva definito «non plausibile» un trasferimento all’Aquila del G8, sostenendo che sarebbe un costo «non sostenibile», poiché molto è già stato speso per l’organizzazione in Sardegna: «Non mi sembra assolutamente plausibile l’idea di spostare all’Aquila il G8 fissato per quest’estate in Sardegna», aveva detto Matteoli. Secondo Matteoli, «con quello che è stato speso, anche per volontà del precedente governo, mi pare difficile che oggi possa essere spostato. Francamente, credo che sia difficile, a meno che qualcuno ci dimostri il contrario». Il G8 riunisce Usa, Canada, Gran Bretagna, Francia, Germania, Giappone e Italia; nel secondo giorno del summit, il G8si allarga a G14, ospitando i Paesi del G5 (Messico, Sudafrica, Cina, India e Brasile) e l’Egitto. Per i tre giorni del summit sono attese 25.000 persone fra le rappresentanze dei Paesi coinvolti, forze dell’ordine, stampa e altre persone coinvolte nella organizzazione.

martedì 21 aprile 2009

CRISI: DAMIANO (PD), GOVERNO PREDICA BENE E RAZZOLA MALE


(ASCA) - Roma, 20 apr - ''E' da mesi che il Partito Democratico avanza proposte concrete sul tema della crisi, della cassa integrazione, delle tutele e dei licenziamenti.
Abbiamo sostenuto la necessita' di erogare un assegno mensile di disoccupazione pari al 60% dell'ultima retribuzione a favore dei lavoratori a progetto che, perdendo l'occupazione, passano praticamente a reddito zero; abbiamo richiesto la sospensione dei licenziamenti dei lavoratori precari nella pubblica amministrazione e nella scuola e il raddoppio della durata della cassa integrazione ordinaria, dagli attuali 12 mesi a 24''.
Lo afferma Cesare Damiano, responsabile Lavoro del Pd.
''La proposta del ministro Sacconi di una moratoria sui licenziamenti va sicuramente nella giusta direzione, ma sarebbe sicuramente inefficace e propagandistica -aggiunge Damiano- se non si adottassero preventivamente le misure da noi indicate. Per dare il buon esempio il ministro Sacconi, anziche' rivolgersi con scarsi risultati a Confindustria, farebbe bene a pretendere dal collega di governo Renato Brunetta di stabilizzare tutti i precari della pubblica amministrazione, dimostrando in questo modo un atteggiamento coerente. Sembra invece che l'esecutivo predichi bene e razzoli male''.

lunedì 20 aprile 2009

Laboratori ISPRA ex ICRAM quale futuro?




Brunetta: le malattie in ISPRA calano del 94%?

Il suo libro, un diario di bordo lungo un anno, comincia con la pa­rola- chiave: fannulloni.
«L’ho pronunciata dopo il giura­mento del governo. Già a maggio, il mese dell’insediamento, le assenze diminuiscono del 10,9%. A giugno, meno 22,4. A luglio tra il 37 e il 40. Agosto e settembre sono sopra il 44. E la tendenza continua. All’Ispra, l’istituto per la protezione e la ricer­ca ambientale, le assenze sono dimi­nuite del 94%. In molti enti siamo sopra il 70. Posso dirlo? Che schifo».
Questa risposta è tratta dall'intervista rilasciata dal Ministro Renato Brunetta sul Corriere della Sera di ieri. Quindi le assenze all'ISPRA sono calate del 94%? non sarà un po' troppo? sarà mica un'esagerazione? non sarebbe il caso che qualcuno facesse una precisazione?

Evasione fiscale e precari

La mancanza di fondi è una delle cause che lo Stato adduce per i licenziamenti dei precari della Pubblica Amministrazione. L'evasione fiscale è una delle cause principali della mancanza di fondi da parte dello Stato. Quindi, denunciare l'evasione fiscale è un modo per difendere il lavoro dei precari. Ora è possibile farlo in forma anonima, giusto per farsi un'idea di quanta ce ne sia, su questo sito.
Date un'occhiata a chi si prende i soldi che servirebbero per stabilizzarci.

sabato 18 aprile 2009

ROMA: ARRESTATO DIPENDENTE ISPRA

Roma, 18 apr. - (Adnkronos) - E' stato arrestato dagli agenti della Squadra Mobile di Roma R.F., Capo settore dell'Ufficio Tecnico dell'Istituto Superiore per la protezione della Ricerca Ambientale (Ispra), un Ente Pubblico soggetto alla vigilanza del ministero dell'Ambiente. Le indagini sono coordinate dalla procura della Repubblica presso il Tribunale e il Gip ha emesso un'Ordinanza di Custodia Cautelare agli arresti domiciliari nei confronti del dipendente pubblico, al quale sono stati contestati quattro diversi tentativi di concussione. In particolare l'uomo ha ripetutamente vessato una ditta incaricata dei lavori di manutenzione dello stabile che ospita l'Istituto in questione, chiedendo denaro in piu' occasioni, altrimenti avrebbe redatto una relazione negativa che avrebbe pregiudicato il rinnovo del contratto di lavoro in scadenza a breve. Solitamente il funzionario pubblico chiedeva una percentuale fissa, pari al 30% sui lavori effettuati, ma una volta ha addirittura obbligato la ditta ad eseguire lavori, mai pagati, per conto di suo fratello.

Precari Ispra bloccano presentazione del sito web

Da OnLine-News - Ieri mattina a Roma, presso la Sala Fazzini dell’Ispra di via Curtatone, i precari dell’istituto hanno bloccato il convegno "Sito WEB dei laboratori ISPRA" ed hanno proiettato un video sui lavoratori “buttati al mare”. Mancano infatti solo 74 giorni al licenziamento di centinaia di lavoratori precari che all’Ispra svolgono ricerche sull’ambiente marino, attività determinanti per lo sviluppo di un paese che vive sul e del mare, per lo sviluppo del turismo, delle politiche ambientali e della stretta correlazione con la salute dei cittadini. Più del 50% dei ricercatori e tecnici specializzati in questo ambito sono precari, e vivono dei fondi che riescono a reperire insieme con il personale di ruolo grazie alla qualità della loro ricerca. “Tra i provvedimenti del ministro Brunetta e il mancato intervento del ministro Prestigiacomo già 21 nostri colleghi sono a casa”, racconta Michela Mannozzi, del Coordinamento Precari USI-RdB Ricerca. “Neanche l’intervento del Comune di Roma ha sortito effetti, e nei fatti il ministro sta delegando funzionari ministeriali al nostro licenziamento. Ma se i provvedimenti sul precariato pubblico andranno in porto, se la struttura commissariale non varerà un piano per il mantenimento di questo personale e la stabilizzazione, nei prossimi 3 anni resteranno solo altri 500 disoccupati in più, proprio ora che c’è la crisi”. “L’intervento di oggi del Sub Commissario all’ISPRA Santori ci ha confermato il disinteresse su questo tema – aggiunge Mannozzi – noi invece vogliamo che tutti gli stabilizzandi, anche quelli esclusi ingiustamente, siano assunti entro giugno; che tutti i precari ISPRA siano assunti a tempo determinato con contratti quinquennali, che sia avviato un piano triennale di assunzione. Siamo una risorsa importante per le politiche ambientali del paese, non una spesa da tagliare, non siamo da buttare a mare. Per questo da oggi riprendiamo con forza la mobilitazione”, conclude la sindacalista Usi-RdB.

Brunetta lo spammer

Dal blog di Massimo Mantellini

Oggi lo staff di Renato Brunetta ha spammato mezza blogosfera italiana con una mail di presentazione del nuovo libro del ministro in uscita la prossima settimana. Si potrebbe dire che “non si fa” ma è una di quelle affermazioni che potevano avere senso dieci anni fa. Cambiare consiglieri allora? Anche nessuno va bene se le scelte di web marketing sono queste.

p.s. curiosità per curiosità lo staff di Renato Brunetta (la gestione è della società Serverstudio di Palermo) mi aveva scritto una mail personale stamattina per chiedermi un indirizzo postale al quale spedire il fatidico libro.

p.p.s qui di seguito il testo di una mail arrivatami oggi:

Ciao Massimo,
sono uno dei tuoi lettori, dall’Olanda,
ti scrivo per segnalarti questa simpatica mail che ho appena ricevuto da parte di Renato Brunetta, o magari non e’ lui ma qualche simpatico burlone che per metterlo in cattiva luce fa spam con il suo nome, pubblicizzando un suo libro….

Secondo te ha senso che un cittadino riceva spam commerciale nella mail privata da parte del proprio MINISTRO dell’innovazione?
Come avrà fatto il Ministro ed il suo staff a reperire la mail mail? mi devo preoccupare?
Sono il solo ad aver ricevuto questa simpatica mail?

venerdì 17 aprile 2009

Precari da “buttare a mare”?

Da Ideambiente web - di Lorena Cecchini
Hanno indossato dei camici bianchi da laboratorio e proiettato un video per protestare contro chi li vuole ’buttare a mare’. I precari dell’ISPRA, così nella mattinata del 17 aprile nella sala Fazzini dell’Istituto, in via Curtatone, hanno manifestato durante il convegno sul lancio del sito web dei laboratori dell’Ispra per denunciare la situazione del personale precario dei laboratori che si verrebbe a creare dopo le scadenze contrattuali del 30 giugno e del 31 dicembre 2009. Nella nota diffusa si legge che i lavoratori con queste tipologie contrattuali costituiscono dal 50% al 100% del personale operativo, ribadendo il ruolo fondamentale che il personale ISPRA ex ICRAM ha nello studio e nella ricerca sull’ambiente marino. "Se la struttura commissariale non varerà un piano per il mantenimento di questo personale e la stabilizzazione - avvertono i lavoratori - nei prossimi 3 anni resteranno solo altri 500 disoccupati in più, proprio ora che c’e’ la crisi". Poca la fiducia che il personale precario mostra nelle politiche della struttura commissariale dell’Ispra che, secondo i lavoratori non lascerebbe molti dubbi su quello che sarà il destino dei precari dopo le date fatidiche della scadenza dei contratti.
“Annichilimento della Ricerca Pubblica ambientale e ulteriore fuga di cervelli dall’Italia”. Questa la pessimistica visione dei lavoratori con la quale si chiude la nota di protesta.

La ricerca ambientale va a fondo Si lavora per mille euro al mese

dal Corriere della sera - L'Italia, il “giardino d’Europa” che a turno i vari governi di sinistra e di destra invitano a visitare, versa in stato di abbandono, lasciato in buona parte al suo destino. Le persone chiamate alla sua “manutenzione” non guadagnano più 1000-1200 euro al mese, spesso lorde. Il Bel Paese spende pochissimo per la ricerca ambientale e naturalistica e chi la svolge lo fa più per passione che per altro. Negli ultimi 50 anni l’investimento generale dell’Italia per “ricerca e sviluppo” non ha mai superato l’1% del Pil, cioè tra la metà e un quarto di quanto non abbiamo sempre fatto gli altri paesi europei sviluppati. In questa fetta, già striminzita, alla ricerca naturalistica sono sempre rimaste briciole, visto che è la cenerentola dei vari rami della “conoscenza”. Con i tagli alla spesa del 2008, la situazione è ulteriormente peggiorata. Ma se i vari governi hanno sempre avuto il “braccino corto” per il lavoro sul territorio di biologi, geologi e zoologi, ora ci vuole una manica larga per pagare i danni non solo d’immagine che questa politica ha prodotto. A cominciare dalle multe e dalle sanzioni che ci piovono addosso dalla Commissione Ue per non aver rispettato direttive che, come paese membro, abbiamo sottoscritto e non abbiamo onorato. Non preoccuparsi della propria natura non ha costi solo economici o di immagine. Disboscamenti, edilizia selvaggia, smaltimento senza regole dei rifiuti, anche tossici, oltre alle multe della Ue, comportano frane, case distrutte, malattie, vittime. L’Abruzzo è solo l’ultima enorme ferita, e la notizia che 180
Scheletri di cemento armato a Capo Rossello (Agrigento)
Scheletri di cemento armato a Capo Rossello (Agrigento)
ricercatori precari dell'Istituto di geofisica rischiano il posto di lavoro è come buttarci sopra del sale. Altre ferite si possono aprire, è inutile fingere di non saperlo, come sottolinea l’ultimo dossier dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che, come ha scritto Gianantonio Stella sul Corriere della Sera del 9 aprile, “dovrebbe togliere il sonno”. “I comuni italiani interessati da frane – è scritto nel rapporto - sono ad oggi 5.596, pari al 69% del totale», e quelli che corrono pericoli di livello «molto elevato» sono 2.839. Queste frane «sono le calamità naturali che si ripetono con maggiore frequenza e causano, dopo i terremoti, il maggior numero di vittime e di danni a centri abitati, infrastrutture, beni ambientali, storici e culturali». Eppure, tra i 132 Prin (Progetti di rilevante interesse nazionale) finanziati nel 2007 in tutta Italia per il settore “Scienze biologiche”, solo quattro riguardavano fauna, flora e ambiente.

Uno scorcio del Parco nazionale del Gran Paradiso (Ansa)
Uno scorcio del Parco nazionale del Gran Paradiso (Ansa)
I COSTI EUROPEI –
Nei lontani tempi della Cee, per la precisione nel 1992, i paesi membri firmavano la direttiva “Habitat”, nella quale si fissavano i principi per la tutela di territorio, animali e vegetazione. Tra questi l’istituzione dei Sic (Siti di interesse comunitario), come dire che questi luoghi di particolare valore naturalistico sono un bene comune di tutta l’Europa; sui quali vanno fatte ricerche, preparate relazioni, eseguiti interventi. Chi non lo fa, oltre al danno che produce al proprio territorio e alla gente che ci vive, ha anche la beffa di pagare multe o di dover investire una valanga di soldi per rimediare alle inadempienze messe all’indice dalla Ue. A oggi sono 176 le procedure di infrazione aperte dalla Commissione Ue nei confronti dell’Italia e, tra queste, 50 sono tutte su violazioni ambientali. Siamo finiti sotto i riflettori europei diverse volte, a cominciare dalla condanna emessa dalla Corte di Giustizia per la violazione della direttiva sullo smaltimento dei rifiuti. Le discariche abusive elencate nella relazione della Corte arrivano al totale di 4866. Solo in tema di rifiuti, e solo per quanto riguarda la Campania, per dare un’ordine di grandezza delle cifre, la procedura comporta “un impatto finanziario negativo sul bilancio dello Stato di 150 milioni di euro nel solo 2008, dovuto all’istituzione di un fondo per l’emergenza”. “E’ un fiume di denaro che non si può quantificare quello che l’Italia paga in modo diretto o indiretto per le violazioni del diritto comunitario in tema ambientale - spiega l’europarlamentare del gruppo dei Verdi Monica Frassoni. Lo spirito europeista di un paese lo si misura anche dal modo in cui applica le leggi che lui stesso adotta».
E in Italia in questi anni sono piovute a decine le “messe in mora” emesse dalla Commissioni Ue, o le condanne della Corte di giustizia. Si va dalla violazione delle norme in materia di valutazione
Scheletro di un viadotto abbandonato a Porto Empedocle
Scheletro di un viadotto abbandonato a Porto Empedocle
ambientali del piano regolatore di un singolo comune, alla costruzione di “una terza linea” di un inceneritore, agli interventi edilizi in una baia della Sardegna, alle concessioni autostradali. E ancora, deferimenti alla Corte di giustizia, “per cattiva applicazione e disapplicazione della direttiva 79/409CEE art. 9 sulla caccia in deroga in Veneto (LR n.17 del 2004), in relazione alla caccia in deroga a specie protette in Sardegna. Ma ci sono anche almeno altre 10 regioni italiane che sono finite nel mirino della Corte di giustizia per la non osservanza della direttiva sulla tutela degli uccelli selvatici. Non si contano i deferimenti in relazione a costruzioni nei pressi, o addirittura all’interno, dei Siti di interesse naturalistico. Nel mirino europeo l’Italia ci è anche finita per l’inquinamento dell’aria, e per tutta la questione del rimborso spese di salute”.

VITA DA RICERCATORE – Ma se si spendono tanti soldi per rimediare ai danni fatti, in Italia chi ha i titoli per prevenirli ne prende pochissimi. I ricercatori continuano a lavorare facendo quasi sempre salti mortali che ricordano più il volontariato che non una professione indispensabile in un paese che crede nelle sue bellezze naturali e investe per conservarle. Anni di studio alle spalle, spesso all’estero, e poi mille euro al mese in Italia, a volte anche lordi, per seguire progetti di ricerca naturalistica e ambientale che, se da un lato ci mettono al riparo dalle sanzioni europee, dall’altro servono a proteggere il nostro territorio. La gran parte del lavoro si svolge “sul campo”. «Non esistono weekend, o giornate di otto ore – spiega la biologa Elisabetta De Carli. Io lavoro nel ramo della ricerca degli uccelli nidificanti e si comincia a lavorare prima dell’alba. Se la stagione lo permette a volte si dorme in macchina, oppure si cerca ospitalità da conoscenti. A volte, se i fondi lo permettono, si sta anche in pensione. Ma è raro». «Io uso spesso un furgone attrezzato a camper – spiega l’erpetologo Vincenzo Ferri, che studia anfibi e rettili -. Una volta sono stato svegliato di notte dai carabinieri con pistola alla mano. Da allora prima di parcheggiarmi nella zona dove devo lavorare passo sempre dalla caserma più vicina ad avvisare». Sempre con poco più di mille euro al mese c’è anche chi come Elena Patriarca, lavora solo di notte, visto che studia i pipistrelli. O chi sta in barca per settimane, come il biologo marino Francesco Maria Passarelli che sottolinea come un altro problema che i ricercatori devono fronteggiare «è quello di dover anticipare tutte le spese per il lavoro che viene richiesto dalle strutture pubbliche».
Stefano Rodi - Corriere della sera

Al ridicolo non c’è mai fine. Brunetta come il mago Otelma!


Il Ministro Brunetta ama farsi pubblicità e utilizza i media per ogni suo spot. Peccato che le sue esternazioni non siano sostenute da dati oggettivi ma solo dalla volontà di tagliare servizi e posti nella Pubblica amministrazione. Ignoto è il vero numero dei precari nella Pubblica Amministrazione e in questo anno il Governo non ha fatto nulla se non bloccare al 1 luglio 2009 ogni forma di stabilizzazione. Nelle settimane scorse, il Ministro Brunetta ha inviato un questionario alle Amministrazioni per censire il numero dei precari, cosa che avrebbe dovuto fare molto tempo fa invece di denigrare i lavoratori pubblici e tagliando i fondi per il contratto nazionale e per la contrattazione decentrata Ebbene, su 10886 amministrazioni consultate per il monitoraggio dei precari, solo 3.800 avevano risposto al 2 Aprile, ma la documentazione inviata fa scoprire un’altra verità ossia che il monitoraggio è finalizzato solo al personale con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato in possesso dei requisiti per la stabilizzazione previsti dall'Articolo 1, commi 519 e 558, della Legge 296/2006 e dall'articolo 3,comma 90, della Legge 244/2007. Fatti alcuni calcoli sono esclusi i lavoratori socialmente utili, i co.co.co e co.co.pro, il personale a contratto, ossia svariate decine di migliaia di lavoratori/trici che operano magari da anni nella Pubblica Amministrazione. Il Governo poi con la circolare 39 del 6-3-09 potenzia gli strumenti di tutela del reddito in caso di sospensione dal lavoro o di disoccupazione (a 90 giorni viene portato il trattamento massimo della disoccupazione ordinaria con requisiti ridotti e requisiti normali, includendo gli apprendisti nella indennità ordinaria di disoccupazione), una sorta di card per i precari che non porta alcun beneficio al riconoscimento dei precari come forza lavoro né opera per la loro stabilizzazione nel Pubblico Impiego. Mentre Il Governo chiude la porta alla stabilizzazione dei precari condannando i servizi pubblici alla privatizzazione, ecco arrivare l’ultima trovata (che penalizza in questo caso direttamente i lavoratori pubblici in procinto di andare in pensione). Nel maxiemendamento al D.L 5/2009 (misure di sostegno dei settori industriali in crisi), hanno presentato una proposta di emendamento che prevede per il 2009-2010-2011, per tutti i dipendenti di strutture pubbliche, (ma con alcune illustri esclusioni che riguardano magistrati, docenti universitari, e dirigenti medici), non solo il pensionamento al raggiungimento dei 40 anni di anzianità massima contributiva, ma anche il congelamento delle liquidazioni fino al 2013. Quindi alla beffa di perdere posti di lavoro senza la stabilizzazione dei precari, segue il danno economico. Il Governo vuole affossare la pubblica amministrazione e il lavoro pubblico E noi che si fa? Non dobbiamo permetterlo!

mercoledì 15 aprile 2009

Come buttare 42 milioni di euro


Per i giovani trovare un lavoro è sempre un’impresa ardua, anche prima della crisi. Oltre che i soliti sistemi all’italiana, ragazzi e ragazze possono iscriversi al portale del Ministero del lavoro. Si accorgeranno che per ora è meglio rivolgersi ad amici e parenti e farsi raccomandare.

Uno dei più gravi problemi italiani (anche prima della crisi economica) è la disoccupazione giovanile, fenomeno dalle profonde implicazioni economiche e sociali. Basti pensare che, secondo i dati Istat (aggiornati fino ad ora al 2007), il tasso di disoccupazione giovanile (età tra 15-24 anni) in Italia era pari al 20%, mentre quello complessivo era il 6,2%. Il problema morde più al sud e tra le donne, ma è molto diffuso anche nel mitico nord est, dove è pur sempre il 9,6% rispetto al 3% totale. La causa principale è il cosiddetto “mismatch“, ovvero il mancato incontro tra chi cerca lavoro e chi ha bisogno di personale. Per questo a partire dal 1996, sono state varate prima dal governo Prodi e poi da quello Berlusconi alcune riforme in materia di collocamento, di ordinamento del lavoro e di contratti.

IL PORTALE BORSALAVORO.IT - Tra le tante cose fatte, nel Decreto legislativo n.276 del 10 settembre 2003 è stata istituita la Borsa continua nazionale del lavoro, un sistema aperto e trasparente di incontro tra domanda e offerta di lavoro basato su una rete di nodi regionali, alimentato da tutte le informazioni utili a tale scopo immesse liberamente nel sistema stesso sia dagli operatori pubblici e privati, autorizzati o accreditati, sia direttamente dai lavoratori e dalle imprese. Un portale internet con all’interno un database nazionale di curricula e di offerte d’impiego, per favorire l’incontro rapido domanda-offerta di lavoro. Alla creazione del portale fu incaricata Italia Lavoro SpA, di proprietà del Ministero dell’Economia, guidata da Natale Forlani, ex sindacalista della Cisl, manager statale da 255mila euro l’anno. Il progetto fu affidato a Mauro Boati.

UNA DIFFICILE GESTAZIONE - Dopo 2 anni di difficile gestazione, il portale Borsalavoro.it ha visto infine la luce nel settembre 2005. Maurizio Sacconi, all’epoca sottosegretario al Lavoro lo presentò come “Il simbolo della svolta” che avrebbe consentito “un mercato libero e trasparente” e “un servizio gratuito“. Proprio gratuito per lo Stato non si direbbe: secondo la relazione annuale del 2007 della Corte dei Conti è costato 36 milioni di euro (10 per la sola realizzazione della Borsa telematica). Bastava dire che sarebbe stato un buon investimento per il futuro, ma Sacconi non va rimproverato: si sa che i politici esagerano sempre. Il funzionamento del portale è in teoria semplice: i cittadini e i datori di lavoro accedono alla Borsa, scelgono il livello territoriale (provincia, regione, tutta Italia) in cui esporre curriculum o offerta di lavoro, si registrano, inseriscono i dati: et voilà! Il database li metterà in contatto. Geniale! Davvero una svolta.

COMINCIANO I GUAI - Purtroppo, qualcosa non ha funzionato. Spulciando nei vari forum di internet, si leggono opinioni come quelle riportate in questo forum. jadis scrive: “Ragazzi io mossa a curiosità sono andata a far l’iscrizione su borsalavoro… NON CI HO CAPITO NULLA!!! Ho inserito 150.000 informazioni, alla fine sono andata e vedere il curriculum… ma non c’era nemmeno un’informazione di quelle inserite”. Il sito era attivo solo da pochi mesi, magari serviva un po’ di rodaggio. Una svolta come questa, con tutto quello che è costata, dovrà funzionare, prima o poi. Passano i mesi e in un altro forum, il 27 dicembre 2006 maryangy20 scrive: “Il sito borsalavoro.it è un buon sito dal punto di vista delle offerte di lavoro”. Meno male, allora: funziona! Un momento, continuiamo a leggere: “…ma a me sinceramente non è servito granché, perché trovo sempre annunci dove la ditta vuole persone con esperienza minima di uno o due anni…e per una giovane non è motivante!!!” Pazienza, non si può avere tutto. Forse per questi difettucci nel secondo numero del 2006 di Spinn, un periodico del ministero, si quantificava un calo sostanzioso delle registrazioni: dalle 9mila di gennaio 2006 alle 4mila di giugno 2006. Una svolta ha bisogno di tempo. Poi le cose si saranno sicuramente aggiustate.

IL SITO NON VA - Continuando a leggere troviamo, il 22 ottobre 2007, sempre su questo forum, l’opinione di AlbioB: “”Il sito è graficamente ben curato” Ottimo. “Non è vero che serve un quoziente intellettivo esagerato per capirlo, basta impegnarsi un po’ e poi si entra nel meccanismo” Splendido. “Il problema è che funziona malissimo: nel senso che devono avere qualche problema di sovraccarico, oppure i tecnici che lo hanno programmato sono dei cretini. E’ impossibile navigare normalmente su questo sito, è lento, è pieno di errori, spesso che riguardano proprio le pagine per la visualizzazione delle offerte di lavoro: ma allora cosa esiste a fare!? Scommetto che solo una piccola percentuale di datori di lavoro e lavoratori conosce l’esistenza di questo sito. Magari se mi assumono glielo rifaccio io“. Un giudizio così severo meritava una risposta. Ed in effetti, gli attentissimi responsabili del progetto si erano accorti che qualcosa non funzionava. Infatti Mauro Boati, di Italia Lavoro, responsabile del progetto diceva il 22 gennaio 2008: “La Borsa dovrebbe diventare uno strumento più snello. L’obiettivo per il 2008 è semplificare il meccanismo di registrazione degli utenti, chiedere meno informazioni e velocizzare gli accessi“.

ITALIA, LAVORO? NO, GRAZIE! - Forse anche per questo, Italia lavoro SpA nel bilancio 2007 ha destinato altri 6 milioni di euro per “attivare e supportare l’operatività della rete infrastrutturale integrata (dominio lavoro) dei sistemi informativi regionali“, per finanziare “la promozione e divulgazione dei servizi di Borsa” e per “supportare la creazione della rete con gli operatori privati autorizzati“. La svolta annunciata nel 2005 da Sacconi ci sarà stata sicuramente. E allora andiamo a vedere questa meraviglia da 36 + 6 milioni di euro: nella home page del sito si legge: “Su borsa Lavoro.it trovi 4.126 annunci da consultare“. E gli iscritti sono 179 mila. Mano male, funziona! Però, se si spulcia la sezione annunci, i 4.126 di cui si parla nella home sono riferiti al 17 dicembre 2007. Chi scrive non è un genio di internet ma ha navigato nel sito con una certa difficoltà, e ha trovato solo annunci di più di un anno fa e curricula fermi al 2007. D’altronde, anche il direttore dell’innovazione tecnologica del ministero, Grazia Strano, ammette che il sito è fermo. Ma niente paura, dice: “Ne stiamo progettando una nuova versione“. Un’altra? Che sollievo! Forse, con altri 36 milioni di euro il sito comincerà a funzionare. La svolta di Sacconi però nel frattempo c’è stata: Italia lavoro SpA, nata per aiutare a trovare lavoro ha messo a rischio il posto di lavoro dei suoi dipendenti precari, che difficilmente si vedranno rinnovati i contratti. E loro infatti hanno scioperato, richiamando attenzione. Naturalmente, attraverso il web: questo è il loro blog. I giovani alla ricerca di un lavoro, intanto, possono aspettare ancora un po’. Oppure, rivolgersi a qualche parente, amico. O un politico “benefattore”.

«Pronto a tutto, non trovo nulla»


C'è chi ha perso il lavoro perchè l'azienda dove lavorava ha chiuso e chi l'ha lasciato perchè il salario era troppo basso. Ci sono stranieri, italiani, giovani e persone di mezza età, ciascuno con la propria storia e tutti con una sola necessità: trovare un posto di lavoro. Li abbiamo incontrati nella sala d'aspetto del Centro per l'impiego della Provincia, in via delle Franceschine, in fila per accedere al colloquio con uno degli impiegati degli uffici dove si accolgono le domande di lavoro e si valutano, tramite colloquio, i requisiti dei candidati.
La media attuale delle richieste al Centro per l'impiego di Verona registra un afflusso di 50 persone al giorno, ma che possono diventare anche più del doppio nei primi cinque giorni del mese, quando i lavoratori rimasti disoccupati devono chiedere di iscriversi nel cosiddetto elenco anagrafico, quella che un tempo si chiamava lista di disoccupazione. Annualmente la media degli accessi ai sei centri per l'impiego di Verona e provincia era pari a circa 8000, cifra che poteva anche lievitare mettendo insieme non solo le richieste di lavoro ma anche quelle d'informazione, che sono molto numerose. Quest'anno però, stando al trend dei primi tre mesi, questa cifra è destinata sembra destinata almeno a raddoppiare.
In sala d'attesa attende Fabrizio B., artigiano edile di 50 anni, che abita a Lugagnano. È sposato e ha quattro figli, di cui tre ancora in casa. Si sfoga raccontando la sua storia:«Ho lavorato fin da giovanissimo, sempre in cantieri all'aperto e, purtoppo, mi sono rovinato la salute. Ho una grave forma d'artrosi e non posso fare più di tre o quattro lavori l'anno. Troppo poco. Così ho dovuto chiudere l'attività. Il problema è che lo Stato le tasse continua a chiederle, e salate, senza tenere conto che se uno non lavora non ha più reddito. Non capisco perchè non si possano ridurre le imposte in proporzione alla mole di lavoro che una persona svolge. E, come se non bastasse, mi è arrivato da pagare il sequestro di un immobile per tasse. mi hanno comunicato, inevase vent'anni fa. Una faccenda, tra l'altro, tutta da chiarire. Il risultato è che adesso sono qua a iscrivermi nelle liste per trovare un lavoro. Ma non è certo una cosa facile».
Vicino a lui c'è la moglie Maria:«Mi alzo ogni giorno alle quattro per andare a fare le pulizie negli uffici. È un lavoro duro e il salario è quello che è. Devo stare attenta fino all'ultimo centesimo quando faccio al spesa. Dobbiamo stare attenti anche a quello che mangiamo. E ho tre ragazzi che ancora studiano. È un periodo difficile per molte persone. Sento tante colleghe che hanno i mariti con lavori a termine e non sanno come fare ad arrivare a fine mese. Il problema», commenta amara, «è che in Italia se si lavora onestamente si guadagna poco».
Nella stessa sala d'aspetta c'è Stella, una signora romena di 50 anni. È diplomata infermiera in Romania e ha fatto anche un anno d'università. È in Italia da quattro anni:«Sono dovuta venir via dal mio Paese perchè guadagnavo ormai pochissimo e anche perchè sono stata truffata e mi hanno portato via la casa. Qui in Italia ho fatto diversi lavori, anche negli alberghi come cameriera ma vorrei un lavoro più stabile. Così ora mi sono iscritta a un corso per operatore socio sanitario. Almeno potrò lavorare o come badante o in qualche casa di riposo. Finora ho trovato solo lavori precari».
Un'altra signora romena, Maria, pure lei cinquantenne attende con il suo biglietto in mano:«Sono in Italia da nove anni e finora ho lavorato come infermiera, nelle case di riposo. Anch'io ho deciso di frequentare un corso per operatore socio sanitario per avere una qualifica che mi consenta di avere un salario un po' più passabile. Qui a Verona ho tutta la mia famiglia e le esigenze sono sempre di più».
In sala d'attesa arriva Elisa, veronese, 30 anni. È laureata in Giurisprudenza. Ha lavorato come praticante per alcuni mesi nello studio di un avvocato ma poi ha deciso che non era quella la sua strada: «Beh, soldi pochissimi e, in compenso moltissimo lavoro. La prassi è questa per gli aspiranti avvocati. E poi bisogna passare l'esame di Stato. Ho visto colleghi tentare diverse volte senza successo. Ho anche lavorato per un anno, con un contratto a progetto, in un'azienda di servizi. Ma quando sono rimasta incinta non mi hanno più rinnovato il contratto. Sono anche ricorsa alle agenzie per il lavoro interinale ma senza troppo successo. Ora mi iscrivo qui. Mi accontenterei anche di fare l'impiegata contabile».
Vicino a lei c'è una giovane, pure lei veronese. Ha 23 anni, un diploma professionale e per sei anni ha lavorato in un negozio di parrucchiera:«Ho deciso di cambiare perchè prendevo molto poco, sì e no 800 euro al mese. E se sei da solo non ce la fai a mantenerti. Il mio sogno è di poter lavorare in proprio ma, intanto, sono disposta a fare qualsiasi lavoro, possibilmente pagato un po' meglio».
In sala d'aspetto entra un'altra signora. Ha 46 anni, veronese, si chiama Graziella. «Ho lavorato fino a pochissimo tempo fa in un negozio di alimentari a Verona. Purtroppo i proprietari hanno ceduto l'attività e io sono rimasta a piedi. Sono commessa banconista, pratica nel settore gastronomia. Sono venuta qui per informarmi sull'indennità di disoccupazione ma anche per iscrivermi nel registo per l'impiego. Non posso permettermi di restare a casa. Sono separata e con un figlio di 14 anni da mantenere. Ho lavorato fin da quando avevo 16 anni e il lavoro non mi spaventa di certo, nessun tipo di lavoro. Ma adesso al situazione s'è fatta proprio difficile».
Un'altra signora resta in disparte. Non vuole dire il suo nome ma poi, parlando, salta fuori che ha 42 anni, veronese, e che perso il lavoro da un anno. «Per un'ingiustizia», precisa. e Poi aggiunge:« A quarant'anni non ti ricicli più. Le aziende vogliono personale giovane, così lo sfruttano meglio, senza tenere conto che una persona diciamo matura ha non solo più esperienza ma anche una situazione personale già definita. Insomma, figli eventualmente ne ha già e non creerebbe problemi, se così li vogliamo chiamare, di assenze per maternità. Invece dopo i 35 anni sembra che abbiamo la "peste"».
Arriva Federica, 27 anni, veronese, diploma come perito linguistico, reduce da esperienze professionali «poco fortunate». Ha fatto qualche periodo di lavoro, precario, ma ora sta cercando una vera occupazione:«Mi piacerebbe lavorare in un settore che ha rapporti con l'estero ma qualsiasi occupazione mi andrebbe bene. Con questi chiari di luna non ci si può permettere di fare i difficili».
Vicino a lei si siede un immigrato nigeriano di 40 anni. È in Italia da circa un anno, con la moglie che comunque lavora:«Sono artigiano, falegname restauratore, ma non sono riuscito a trovare nulla. È veramente molto difficile. Spero che iscrivendomi nelle liste della Provincia possa saltare fuori qualcosa».
E c'è Manuele, 31 anni, arrivato dalla Sardegna nel 2001. È un autista con patente C e E. «Finora sono sempre riuscito a lavorare con dei contratti a termine. Solo che qualche anno fa era più facile trovare lavoro. Ultimamente è sempre più difficile. Ho appena terminato un contratto con l'aeroporto Catullo e ora mi devo reiscrivere nelle liste della Provincia. Ho fatto e sono disposto a fare qualsiasi tipo di lavoro, magazziniere, mulettista, non mi importa. Il mio sogno è un lavoro fisso, penso come tutti. Non si può restare precari a vita».
Un'altra storia è qualla di Andres, un colombiano di 32 anni, in Italia da 13, che per sette anni ha lavorato in una cooperativa come operaio. «Poi la cooperativa ha perso l'appalto e ci siamo trovati tutti per strada», racconta sconsolato. «Ho girato una quantità di cooperative per vedere se riuscivo a trovare un'occupazione ma non c'è stato niente da fare. Pare che trovare un lavoro sia diventato impossibile».

Roma, capitale dei nuovi poveri

Crescono le famiglie che non ce la fanno: molti s'affidano
ai centri di assistenza gestiti da Sant'Egidio e Caritas


Mille, a volte duemila pacchi al giorno. Sono i numeri dei «viveri» distribuiti ogni giorno ai nuovi poveri di Roma dalla Comunità di sant'Egidio. Allo sportello di via Anicia, a Trastevere, si presentano sempre più numerosi, uomini e donne, di ogni età. Sono persone comuni, che fino a qualche mese fa avevano un lavoro regolare, capifamiglia, casalinghe, giovani ex precari traditi dalla flessibilità: sono un piccolo esercito. Accanto a loro, al centro di accoglienza trasteverino, in coda con il numero del proprio turno, ci sono persone che da anni non hanno altra chance se non quella di far conto sulla solidarietà e la carità, cristiana o laica che sia. Disoccupati, senza fissa dimora, pensionati con la minima, gente che dovrebbe campare una famiglia con 350-400 euro al mese. E come si fà?

EMPORIO DELLA CARITA' - Alla Caritas di via Marsala, dove giorni fa è emersa - rivelata da Fabrizio Peronaci sulle pagine tomane del Corriere della Sera - la storia dell'informatico Salvatore Clemente, divenuto clochard dopo la separazione e il pignoramento dello stipendio, c'è un'altra schiera di nuovi poveri. Anche qui sono centinaia i romani che hanno oltrepassato la soglia della povertà perchè rimasti senza lavoro o in cassa integrazione (secondo Confindustria, a Roma e Provincia il ricorso alla Cig è aumentato del 282% nel primo trimestre 2009). E all'Emporio della carità, il primo supermercato dove la spesa è gratuita, voluto da monsignor Guerino Di Tora, si sta studiando come allargare l'accesso a più nuclei famigliari possibili, dopo che nella prima fase sperimentale il negozio senza casse era stato aperto a 200 famiglie romane.

RECUPERO TRA GLI SCARTI - Nei mercati rionali, raccontano alcuni operatori dell'Ama, la raccolta delle cassette di frutta e verdure scartate perchè non più commerciabili, è divenuta più lenta perchè tra i cumuli di carciofi troppo vecchi per esser venduti e zucchine da selezionare e ripulire dal marciume, si aggirano sempre più persone in cerca di qualcosa di recuperabile, da mettere poi in tavola senza spesa. Il pudore viene vinto dallo stato di necessità. E non sono più soltanto anziani o pensionati che non ce la fanno a tirare fine mese. Non bastasse, a dare il segno della crisi, ci sono le misure antitaccheggio applicate da alcuni grandi magazzini e supermercati anche ad articoli sotto i 6-8 euro: i furti per necessità sono in crescita esponenziale, tanto che neppure i colossi della grande distribuzione a Roma possono più permettersi di chiudere un occhio. E' la Capitale dei nuovi poveri, ma non è un caso a sé. Roma non è che lo specchio di quanto accade in molte grandi e medie città italiane.

martedì 14 aprile 2009

ISTITUTO NAZIONALE GEOFISICA: BOSCHI, I PRECARI SONO 231


(ASCA) - Roma, 14 apr - ''Il reale numero di precari dell'INGV e' 231. Per 'precari' intendiamo quei ricercatori che avevano i requisiti richiesti dalle leggi finanziarie 2007 e 2008 per essere considerati 'stabilizzandi'. Gli 'stabilizzandi', secondo la circolare Nicolais n. 5 dell'aprile 2008 , dovrebbero essere mandati via il 31 dicembre 2009 se non sono stati assunti sulla base della copertura finanziaria e della disponibilita' della pianta organica, previa autorizzazione della Funzione Pubblica''. Lo dichiara in una nota il presidente dell'Istituto, Enzo Boschi, precisando relativamente ad alcune notizie stampa. ''L'intervento successivo del Ministro Brunetta (atto Senato n. 1167) - prosegue - migliorerebbe la situazione: innanzi tutto consentirebbe di accelerare le procedure concorsuali riservate garantendo agli aventi diritto la possibilita' di estendere i contratti fino all'assunzione. Inoltre garantirebbe agli aventi diritto la riserva dei posti del 40% per il triennio 2009 - 2011. L'INGV e' un ente ''virtuoso'' : spende solo il 65% del suo budget ordinario per stipendi e quindi rispetta una delle due condizioni attualmente richieste per le nuove assunzioni. Purtroppo la sua pianta organica, gia' molto povera, e' gia' piena. L'eta' media dei dipendenti INGV e' molto bassa (sotto i 40 anni) e quindi solo pochissimi posti si libereranno nei prossimi anni. Pertanto e' necessario un semplice ampliamento della pianta organica per risolvere il problema. In questa direzione da parte del Governo c'e' un impegno formale, preso in Senato durante la discussione della conversione in legge del cosidetto Decreto Milleproroghe. Inoltre - conclude Boschi - abbiamo ricevuto un forte sostegno finanziario dal Ministro della Ricerca Mariastella Gelmini''.

UN SEGNALE DI FIDUCIA


A partire dall’ultimo decennio, forse anche da prima, nei paesi cosiddetti avanzati, compreso il nostro, si va registrando una crescita demografica a saldo zero, se non addirittura negativo, originata soprattutto dal diffuso fenomeno della denatalità. Ciò, nonostante le imponenti masse di immigrazione da aree tutt’altro che avanzate, diciamo “giovani”. La scarsità di cicogne viene messa in relazione con problematiche diverse, ma sostanzialmente fondate: penuria di case, lavori precari, stipendi insufficienti, esplosione dei prezzi, incertezza nel futuro. Sennonché, pur spettatore consapevole di siffatti scenari globali, mi è appena capitato di cogliere uno spunto - non importa se, forse, occasionale e isolato - che sembra suonare note meno pessimistiche, come una sorta di incoraggiamento. Qualche giorno addietro, passeggiando per il centro cittadino a tramonto incipiente, in un brevissimo tratto di strada, si o no una ventina di metri, mi sono difatti imbattuto, in sequenza, in ben quattro giovani donne in evidente stato di gravidanza, tre delle quali verosimilmente alla prima maternità, la restante già accompagnata da una bimbetta. Non c’è che dire, personalmente ho interpretato tali incontri alla stregua di auspici favorevoli per il tempo a venire, dal momento che, bisogna riconoscerlo, alla decisione di mettere al mondo un figlio, concorrono, indubbiamente, anche sentimenti di fiducia. Ed è stato bello il particolare che, mentre ero intento a gustare i quadretti di tali incontri, nutriti stormi di rondini volteggiavano sul mio capo all’altezza dei tetti del magico centro storico di Lecce, dando l’impressione, con i loro festosi garriti, di giocare e divertirsi.

Terremoto /Abruzzo: l'ISPRA manda geologi, geofisici, topografi e cartografi


L'ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, struttura operativa del Servizio Nazionale della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a seguito dell'evento sismico che ha colpito l'Abruzzo, è stato chiamato a svolgere attività emergenziali e post emergenziali.
In particolare, il Dipartimento Difesa del Suolo ha coinvolto geologi, geofisici, topografi e specialisti di cartografia; il Servizio Interdipartimentale Emergenze è stato incaricato di assicurare il coordinamento di tutte le attività connesse a questa emergenza e tra le differenti strutture interne dell'ISPRA, in raccordo con il MATTM, per l'individuazione delle attività e delle risorse umane, logistiche, operative e strumentali da mettere a disposizione in questa prima fase di emergenza.
In raccordo con il Ministero dell'Ambiente è stata Istituita presso la sede dell'Ispra un'apposita Sala Emergenza quale punto di contatto dell'Istituto per assicurare il flusso delle comunicazione durante la fase dell'emergenza.
Al momento sono attivi sul territorio interessato dal sisma 9 unità di personale, suddivise in 4 squadre.
Già nel primo pomeriggio del 6, una squadra di personale geofisico si è recata in Abruzzo per l'esecuzione di misure sulle stazioni della rete di monitoraggio GPS nell'area limitrofa all'epicentro del sisma (settore SE).
I sopralluoghi sono effettuati in collaborazione con il Servizio Sismico e l'INGV.
Successivamente altre tre squadre di esperti, sono partite da Roma alla volta de l'Aquila per eseguire rilievi degli effetti geologici e ambientali del terremoto quali: frane, fratture, crolli di materiali, variazioni portata sorgenti, sia nell'area epicentrale che nella porzione di territorio a Nord Ovest de L'Aquila, dove sono in corso studi sulla pericolosità dell'area per frana.
I sopralluoghi sono svolti in coordinamento con il Servizio Sismico e Dipartimento di Protezione Civile.
Le verifiche nell'area di Onna, particolarmente colpita dal punto di vista dell'edificato, hanno evidenziato una modesta quantità di effetti geologici, limitati a frane di crollo, fratture del manto stradale, danneggiamento degli argini del fiume Aterno nei pressi del ponte lesionato tra Onna e Fossa.
Anche nell'area di Barete e Pizzoli, a Nord Ovest dell'Aquila, gli effetti sul territorio sembrano, stando alle prime valutazioni, di modesta entità.
Le osservazioni sugli effetti ambientali, di carattere preliminario, confermano gli esperti, in questa fase risultano in linea con quelli attesi in relazione all'entità del sisma.
Ulteriori sopralluoghi, richiesti direttamente dalla Protezione Civile alle squadre sul posto, sono in corso di svolgimento nell'area delle Gole di San Venanzio, dove un crollo di massi ha interrotto la SS5 Tiburtina Valeria.

E 400 sismologi rischiano il posto per colpa del decreto del ministro Brunetta

La denuncia dei precari dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Nel clima di tragedia e di "terremoto continuo", che colpisce l'Abruzzo e le regioni confinanti, suscita allarme (e anche indignazione) la notizia che - per effetto del decreto Brunetta contro l'assunzione dei precari - quelli che studiano vulcani e terremoti (e accorrono sui luoghi del sisma, com'è accaduto anche all'Aquila per monitorare l'evolversi delle scosse) rischiano il licenziamento in tronco.
A nulla è servita, finora, la lettera inviata dal governo dal professor Enzo Boschi, presidente dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Speriamo che quanto è accaduto in Abruzzo induca il ministro Brunetta (e il governo di cui fa parte) a un ripensamento.
La notizia appare ora sul sito dell'Osservatorio vesuviano, che vi riportiamo integralmente: "Il monitoraggio dei vulcani attivi del sud Italia viene messo a rischio a causa di una proposta di decreto legge che prevede il licenziamento del personale precario entro 120 giorni dalla sua entrata in vigore.
Questa proposta di legge continua il testo - che mira ad eliminare il lavoro precario presso tutte le pubbliche amministrazioni, coinvolgerebbe anche il personale in forza a tutti gli enti di ricerca.
L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e la sua sezione di Napoli, "Osservatorio Vesuviano" sarebbero duramente colpiti in quanto circa la metà del personale ha un contratto di natura precaria.
Il Vesuvio, i Campi Flegrei e Stromboli abbandonati senza monitoraggio
L'Osservatorio Vesuviano, oltre alle attività di ricerca in campo geofisico e vulcanologico, svolge attività di sorveglianza H24 sui vulcani attivi ad elevato rischio quali Vesuvio, Campi Flegrei e Stromboli.
A tale scopo sviluppa e gestisce una fitta rete di strumenti per la rilevazione di terremoti, deformazioni del suolo, variazioni termiche e di composizione dei fluidi. I dati registrati da queste reti sono di fondamentale importanza per definire lo stato di pericolosità dei vulcani ai fini della protezione delle popolazioni a rischio.
Personale con contratto a tempo determinato
La gran parte delle attività di monitoraggio, sorveglianza e manutenzione delle reti viene attualmente garantita da personale con contratto a tempo determinato, i cosiddetti precari. Senza il contributo di questi, tali attività verrebbero seriamente compromesse con conseguenze facilmente immaginabili sulla sicurezza dei cittadini in caso di crisi eruttive.
Il ricorso al personale a tempo determinato è stato necessario vista l'impossibilità di assumere nuove unità. Nel frattempo i precari hanno assunto un ruolo fondamentale per i fini istituzionali dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia contribuendo alla crescita scientifica e tecnologica dell'ente. Con questo decreto si cancellerebbero istantaneamente centinaia di professionalità che lavorano tutti i giorni, a volte in emergenza, senza orari di lavoro definiti e spesso in condizioni di pericolo.
Una domanda inquietante
In un Paese particolarmente esposto alle catastrofi naturali la perdita di questo personale qualificato, o peggio la loro necessaria fuga verso l'estero, è a tutti gli effetti la perdita di una inestimabile ricchezza sia in termini economici che di conoscenze ed esperienze acquisite. Cosa accadrebbe, quindi, se tutto il personale precario dell'Istituto venisse licenziato?".
E' una domanda davvero inquietante.

Precari dell'Istituto di geofisica, a rischio il posto di lavoro

Quelli che possono restare a casa sono circa 180, altri 224 si salvano in quanto «stabilizzandi»
ROMA - Circa 400 lavoratori e ricercatori dell'Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) non hanno un contratto a tempo indeterminato e molti di loro rischiano di perdere il posto di lavoro per effetto della legge Brunetta sulla Pubblica amministrazione, nonostante molti siano stati «precettati» per il terremoto in Abruzzo. Si tratta di circa il 40% dei dipendenti dell'Ingv. Ben il 40% dunque verrebbe spazzato via se il decreto passasse.
POSTI A RISCHIO - Quelli che rischiano veramente il posto sono circa 180 persone, in quanto dei 284 dipendenti con un contratto a tempo determinato, 224 sono «stabilizzandi», ovvero praticamente assunti avendo acquisito con oltre tre anni di contratto a tempo determinato il diritto all'assunzione in base alle precedenti Finanziarie. Quindi di questi sono 60 i non stabilizzandi, ossia che potevano almeno contare sul rinnovo del contratto ma che con la nuova legge non ne avrebbero più diritto. A questi vanno aggiunte 60 persone con assegni di ricerca e altre 60 tra borsisti e dottorandi. Tra i precari vi sono ricercatori, tecnologi, collaboratori tecnici e addetti ai servizi amministrativi e di supporto. La maggior parte non solo rischia di non vedere rinnovato il contratto, ma ha un'anzianità molto alta. Una situazione già più volte denunciata dai sindacati della ricerca e dallo stesso direttore dell'Invg, Enzo Boschi, che il 1° ottobre scorso aveva inviato una lettera al governo per richiamare l'attenzione sulla questione.
ALLERTATI - Appena è scattato l'allarme all'Aquila i sismologi dell'Ingv sono stati subito coinvolti: c'è chi è partito immediatamente dopo la scossa delle 3,32 del 6 aprile per installare la rete di monitoraggio, e chi ha lavorato in sede. Ora sono tutti a disposizione, anche oltre l'orario di lavoro per fronteggiare l'emergenza. L'Ingv esegue infatti il monitoraggio sismico e vulcanico dell'Italia 24 ore su 24 e per 365 giorni all'anno e fornisce alla Protezione civile servizi e consulenza.
CONTRIBUTO - «Da tempo abbiamo messo in luce la necessità di procedere alla stabilizzazione dei precari», ha detto il segretario generale della Flc Cgil, Domenico Pantaleo. «La situazione è curiosa, perché si tratta di lavoratori che, come hanno dimostrato anche con il terremoto in Abruzzo, possono dare un contributo importante. Sono stati i primi che si sono mossi per raggiungere le aeree colpite. Il punto è capire se questi ricercatori servono o meno. Riteniamo sbagliato e ipocrita licenziare questi lavoratori». Sulla stessa linea il segretario nazionale della Uilpa-Ur, Alberto Civica: «La rete sismologica viene garantita soprattutto grazie ai precari, perché l'Ingv è un ente che ha organici molto ridotti. La Protezione civile dà i soldi con il contagocce, il bilancio non è mai consolidato per cui non possono fare assunzioni, non possono aumentare gli organici, e il controllo sismico sta tutto in mano ai precari». Per il segretario confederale della Cisl, Claudio Santini, il terremoto in Abruzzo non fa che «rafforzare la necessità di battersi per la stabilizzazione di questi lavoratori».

Pubblica amministrazione, oltre 33 mila precari

ROMA - "Il personale con contratto di lavoro flessibile e in possesso dei requisiti previsti dalla normativa vigente per la regolarizzazione è pari a 15.282 unità, mentre per la Regione Sicilia è pari a 17.986 unità". E' quanto emerge dai dati che il ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta, ha trasmesso al presidente della Repubblica, ai presidenti delle Camere, al presidente del Consiglio e a tutti i ministri nonché ai presidenti delle Commissioni Affari Costituzionali e Lavoro di Camera e Senato la Relazione al Parlamento contenente i dati del monitoraggio dei contratti di lavoro flessibile nelle pubbliche amministrazioni, il cui executive summary è sul sito del ministero (www.innovazionepa.it).
Il monitoraggio deciso da Brunetta ha consentito per la prima volta di analizzare il fenomeno del cosiddetto "precariato" nelle PA sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. La rilevazione è stata effettuata tramite invio on line di un dettagliato questionario a tutte le Pubbliche Amministrazioni e ha avuto una durata di tre settimane.
In conseguenza degli invii fatti, "si può affermare che i dati rappresentino un censimento superiore al 90% della totalità del personale con i requisiti per la regolarizzazione".
Il dato che emerge è che "delle 3.892 amministrazioni che hanno partecipato alla rilevazione (delle quali solo 1.241 hanno dichiarato di avere personale regolarizzabile), le percentuali più significative sono quelle delle Regioni e degli enti pubblici compresi gli enti di ricerca (100%), seguiti dalle aziende sanitarie e ospedaliere (87,3% dei casi) e dalle amministrazioni provinciali (83%). La percentuali di Comuni è pari al 39%.
Il maggior numero di unità di personale in possesso dei requisiti per la regolarizzazione è dipendente delle aziende sanitarie e ospedaliere. La Regione che ha il maggior numero di unità di personale con requisiti per la regolarizzazione nel comparto Sanità è la Puglia, seguita da Sicilia, Campania, Calabria e Marche. Tutte le amministrazioni hanno già provveduto negli anni scorsi a effettuare procedure di regolarizzazione (oltre 2.300 unità in Sicilia e circa 27.000 nel resto del Paese).
L'analisi dei dati consente alcune considerazioni di carattere generale. Il fenomeno del personale con contratto flessibile e in possesso dei requisiti per la regolarizzazione risulta maggiormente concentrato nel Mezzogiorno (72%), fatta eccezione naturalmente per gli Enti di ricerca che hanno sedi nazionali. Il dato è fortemente influenzato dalla Sicilia (che da sola dichiara oltre il 50% del personale regolarizzabile), dove interessa prevalentemente il comparto della sanità e i Comuni di medie dimensioni.
Dall'analisi dei dati emerge che nella grande maggioranza dei casi le amministrazioni con personale regolarizzabile hanno posti in pianta organica e risorse economiche sufficienti ma si devono misurare con complessi strumenti attuativi. Nel 12% dei casi (dati nazionali) le amministrazioni non hanno intenzione di assumere a tempo indeterminato personale che pure possiede i requisiti. Nel complesso il problema risulta pertanto assolutamente nei limiti fisiologici (fatte alcune eccezioni, in particolare quella dei Comuni siciliani). Il personale con requisiti previsti dalle leggi vigenti è mediamente inferiore al 2% degli organici per oltre il 95% della amministrazioni e comunque inferiore al 5% degli organici, anche considerando i contratti di limitata anzianità e collaborazioni.

venerdì 10 aprile 2009

POL - Pa, Brunetta trasmette a istituzioni dati monitoraggio precari


(Velino) - Il ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta ha trasmesso oggi al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ai presidenti delle Camere Renato Schifani e Gianfranco Fini, al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta e a tutti i ministri nonché ai presidenti delle commissioni Affari Costituzionali e Lavoro di Camera e Senato la Relazione al Parlamento contenente i dati del monitoraggio dei contratti di lavoro flessibile nelle Pubbliche Amministrazioni, il cui executive summary è disponibile sul sito del ministero. L’indagine ha voluto in primo luogo fare luce quello che, ai sensi della normativa del governo Prodi e della circolare n. 5 emanata il 18 aprile 2008 dal ministro Luigi Nicolais, poteva ricondursi al cosiddetto “personale stabilizzabile”, fotografato da una disciplina che ha individuato la platea dei destinatari tenendo conto della tipologia del contratto di lavoro stipulato (lavoro subordinato a tempo determinato) e dell’anzianità di servizio maturata (tre anni nell’ultimo quinquennio secondo presupposti specifici). L’unica fonte conoscitiva ufficiale in materia di lavoro pubblico che potesse dare informazioni al riguardo è il conto annuale della Ragioneria generale dello Stato che, tuttavia, ha pubblicato gli ultimi dati aggiornati al 31 dicembre 2007 utilizzando criteri di rilevazione non sufficientemente dettagliati per consentire un esame approfondito del problema.
La rilevazione è stata effettuata tramite invio online di un dettagliato questionario a tutte le pubbliche amministrazioni sia centrali sia periferiche e ha avuto una durata di tre settimane (è stata chiusa alle ore 13 del 7 aprile). Il Formez ha garantito l’assistenza alla compilazione a tutte alle 1.123 le amministrazioni che ne hanno fatto richiesta. In particolare sono state ricontattate le amministrazioni regionali, le aziende sanitarie e i comuni capoluogo di provincia. Si può ragionevolmente sostenere che gli Enti contattati coprano circa il 95 per cento della popolazione. Le Regioni hanno inviato i dati di 159 enti (22 tra amministrazioni regionali e province autonome; 87 tra aziende sanitarie e ospedaliere, 50 enti e agenzie regionali) dopo averli sottoposti a una verifica preliminare e solo in forma riepilogativa. In conseguenza degli invii fatti, dalle risposte ottenute sia attraverso questionari nonché dalle risposte comunque date a fronte delle richiamate effettuate, si può affermare che i dati rappresentino un censimento superiore al 90 per cento della totalità del personale con i requisiti per la regolarizzazione. Delle 3.892 amministrazioni che hanno complessivamente partecipato alla rilevazione (delle quali solo 1.241 hanno dichiarato di avere personale regolarizzabile), le percentuali più significative sono quelle delle Regioni e degli Enti pubblici compresi gli Enti di ricerca (100 per cento), seguiti dalle aziende sanitarie e ospedaliere (87,3 per cento dei casi) e dalle amministrazioni provinciali (83 per cento). La percentuali di Comuni è pari al 39 per cento; va rilevato tuttavia che hanno inviato i dati 87 Comuni capoluogo nei quali risiede oltre il 90 per cento di coloro che vivono in questi Comuni (16.142.523 abitanti su un totale di 17.654.814 di tutti i capoluoghi).
Il monitoraggio deciso dal ministro Brunetta ha consentito per la prima volta di analizzare il fenomeno del cosiddetto “precariato” nelle Pa sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Sono state rilevate informazioni importanti sul fronte dell’interesse concreto da parte degli enti a regolarizzare la posizione del personale in possesso dei requisiti, delle modalità di reclutamento utilizzate dalle amministrazioni per assumere personale con contratto di lavoro a tempo determinato, dell’esistenza di graduatorie di vincitori ancora da assumere, della presenza effettiva di risorse finanziarie atte a consentire le assunzioni premesse. La rilevazione ha inoltre consentito di censire in tutte le amministrazioni pubbliche i contratti di lavoro flessibile e il personale in possesso dei requisiti previsti dalle leggi finanziarie 2007 e 2008, evidenziando per le diverse fasce professionali sia il numero di quanti sono già stati regolarizzati, sia quanti avrebbero ancora possibilità di essere assunti a tempo indeterminato; di individuare le motivazioni in base alle quali le amministrazioni non sono riuscite o non hanno avuto interesse e/o possibilità a regolarizzare il proprio personale con contratto di lavoro flessibile; di verificare se vi sono condizioni organizzative, l’interesse e la disponibilità di risorse da parte delle amministrazioni per intraprendere altri percorsi di regolarizzazione.
Il personale con contratto di lavoro flessibile e in possesso dei requisiti previsti dalla normativa vigente per la regolarizzazione è pari a 15.282 unità, mentre per la Regione Sicilia è pari a 17.986 unità. Il maggior numero di unità di personale in possesso dei requisiti per la regolarizzazione è dipendente delle Aziende sanitarie e ospedaliere (un fenomeno che riguarda in maniera uniforme tutte le aree territoriali). E’ presente in maniera significativa anche il personale dei Comuni e quello degli Enti di ricerca (concentrato prevalentemente nel Lazio in quanto si tratta di centri nazionali). Il personale regolarizzabile delle Università, seppure in numero abbastanza contenuto, risulta concentrato soprattutto nelle regioni del Centro. La Regione che ha il maggior numero di unità di personale con requisiti per la regolarizzazione nel comparto Sanità è la Puglia, seguita da Sicilia, Campania, Calabria e Marche. Tutte le amministrazioni hanno già provveduto negli anni scorsi a effettuare procedure di regolarizzazione (oltre 2.300 unità in Sicilia e circa 27.000 nel resto del Paese).
L’analisi dei dati consente alcune considerazioni di carattere generale. Il fenomeno del personale con contratto flessibile e in possesso dei requisiti per la regolarizzazione risulta maggiormente concentrato nel Mezzogiorno (72 per cento), fatta eccezione naturalmente per gli Enti di ricerca che hanno sedi nazionali. Il dato è fortemente influenzato dalla Sicilia (che da sola dichiara oltre il 50 per cento del personale regolarizzabile), dove interessa prevalentemente il comparto della sanità e i Comuni di medie dimensioni. Dall’analisi dei dati emerge inoltre che il fenomeno in molti casi non è un problema legislativo ma piuttosto di risorse e organizzazione. Nella grande maggioranza dei casi le amministrazioni con personale regolarizzabile hanno posti in pianta organica e risorse economiche sufficienti ma si devono misurare con complessi strumenti attuativi. Nel 12 per cento dei casi (dati nazionali) le amministrazioni non hanno intenzione di assumere a tempi indeterminato personale che pure possiede i requisiti. Nel complesso il problema risulta pertanto assolutamente nei limiti fisiologici (fatte alcune eccezioni, in particolare quella dei Comuni siciliani). Il personale con requisiti previsti dalle leggi vigenti è mediamente inferiore al 2 per cento degli organici per oltre il 95 per cento della amministrazioni e comunque inferiore al 5 per cento degli organici, anche considerando i contratti di limitata anzianità e collaborazioni.

Brunetta, 33mila precari da assumere


Concluso monitoraggio, inviata relazione in parlamento

(ANSA) - ROMA, 9 APR - Sono 15.282 i precari (con contratto a tempo determinato e 3 anni di anzianita') in possesso dei requisiti per la regolarizzazione in Italia. E' quanto ristulta dalla relazione sul monitoraggio dei contratti di lavoro flessibile nelle Pubbliche amministrazioni, trasmessa dal ministro Brunetta al presidente Napolitano, ai presidenti delle Camere, al premier ed ai ministri e presidenti delle Commissioni. Per la Regione Sicilia la cifra e' di 17.986 unita', per un totale di oltre 33 mila atipici.

giovedì 9 aprile 2009

Fiat, tre dirigenti sequestrati nella sede di Bruxelles


Tre dirigenti della Fiat sono stati rinchiusi dentro due stanze della sede di Bruxelles da alcuni lavoratori che protestavano per un piano di licenziamenti. A quanto apprende AKI-ADNKRONOS, i tre dirigenti, di cui uno proveniente dall'Italia, sono stati bloccati dentro gli uffici della sede Fiat di Chaussèe de Louvain intorno alle 13.45. La Polizia sarebbe giá sul posto. Sono circa due mesi che alla Fiat-Belgio va avanti un negoziato tra azienda e sindacato, che si oppone a un taglio di 24 dipendenti.

Arrivano gli aiuti ai precari e il bonus rottamazione-auto

Dalla rottamazione di auto, moto ed elettrodomestici ai mini-rimborsi per gli obbligazionisti di Alitalia, dal fondo di garanzia per le pmi che potranno contare anche sul sostegno della Cassa depositi e prestiti, al pacchetto per i precari, dalle norme anti-speculazione in Borsa alle pensioni per i lavoratori esposti all’amianto, sino alle quote latte. Per Genova, poi, riveste particolare importanza il via libera all’emendamento “salva-pensioni” legato all’annosa questione dell’amianto (ne riferiamo nell’articolo sopra, ndr). È arrivato nella serata di ieri il via libera definitivo di Palazzo Madama al dl incentivi, con una seconda fiducia dopo quella incassata alla Camera dal governo giovedì scorso. Queste le principali misure del provvedimento convertito in legge.

Pacchetto precari. Nuove forme di sostegno per i precari che perdono il lavoro durante la recessione. Le misure prevedono, in particolare, il raddoppio al 20% dell’indennità “una tantum” stabilita per i lavoratori a progetto.


mercoledì 8 aprile 2009

Il dialogo dei manganelli



P.A./ Fp-Cgil: In ministero Ambiente si nega presenza precari


Roma, 7 apr. (Apcom) - "Nel ministero dell'Ambiente si nega la presenza dei precari". E' quanto afferma il segretario nazionale della Fp-Cgil, Alfredo Garzi. "Infatti al ministro Brunetta sono stati comunicati solo 67 precari, a vario titolo, e non stabilizzabili - dice Garzi riferendosi al monitoraggio del titolare della Funzione pubblica - strano, visto che un decreto dello stesso ministero (14 aprile 2008) aveva certificato la presenza di 133 precari con i requisiti di stabilizzazione previsti dalle norme. Strano perché il ministero ha ottenuto l'autorizzazione alla stabilizzazione per 42 unità (Dpr 28 dicembre 2007)". "Strano - sottolinea - perché il ministero ha ottenuto i fondi per la continuità dei rapporti di lavoro precario soggetto a contenzioso. Adesso al ministero dell'Ambiente si è deciso di cancellare completamente i precari. Infatti la graduatoria per la stabilizzazione è stata annullata. Così si realizza la coerenza con la rilevazione fornita al ministero della Funzione pubblica. Il ministro Prestigiacomo ha quindi chiuso il cerchio. Delle altre centinaia di precari presenti al ministero, solo formalmente dipendenti da altri datori di lavoro, basta non parlarne, così diventano invisibili".

martedì 7 aprile 2009

DL INCENTIVI: TUTTE LE MISURE DA BONUS A QUOTE LATTE

(AGI) - Roma, 6 apr. - BEI: Le imprese che hanno ottenuto fondi per la realizzazione di opere infrastrutturali potranno rivolgersi direttamente alla Banca europea di investimenti per finanziare il progetto.

- PACCHETTO PRECARI: Approvate le misure varate dal governo il 13 marzo. Tra l’altro, si prevede la riduzione a 20 giorni i tempi per l’erogazione degli ammortizzatori, la concessione della cig in deroga ai lavoratori di particolari settori produttivi o aree regionali, il raddoppio dell’indennita’ ai co.co.pro e incentivi alle aziende che assumono lavoratori che beneficiano di ammortizzatori in deroga.

- CASSA DEPOSITI E PRESTITI: Le operazioni della Cdp possono assumere qualsiasi forma, dalla concessione di finanziamenti al rilascio di garanzie, all’assunzione di capitale di rischio o di debito e possono essere realizzate anche a favore delle piccole e medie imprese per finalita’ di sostegno dell’economia.

- CREDITI ALLE IMPRESE: Esteso ai crediti maturati dalle imprese nei confronti dei ministeri nel 2008 la possibilita’ di compensazione fiscale gia’ prevista dal decreto anti-crisi per gli anni precedenti.

Istituito anche un sistema di monitoraggio per evitare per il futuro l’accumularsi di crediti.

- TESSILE E CALZATURIERO: Dieci milioni del fondo di garanzia saranno destinati nel 2009 ai settori tessile, calzaturiero e della concia, per interventi legati a smaltimento rifiuti e depurazione delle acque, e per il rilascio di garanzie anche attraverso i confidi.

- ACCIAIO: Introdotti severi standard di qualita’ a salvaguardia dell’acciaio italiano.

- AMIANTO: Confermate le pensioni per i lavoratori esposti all’amianto, con una dotazione per il 2009 di 35 milioni di euro.

- GRANDI OPERE: Ridefinite le prerogative del commissario grandi opere fissate gia’ nel dl 185.

- NCC: Slitta al 30 giugno l’entrata in vigore delle nuove norme sul servizio di noleggio con conducente.

- POSTE E FS: Annullato per Poste e Fs il tetto alle spese per consulenze, studi, sponsorizzazioni e pubblicita’.

- AUTOTRASPORTO: Nei contratti per il trasporto sara’ inserita la variazione del costo del gasolio.

Prorogati proroga di un mese, al 16 maggio, i pagamenti dei premi Inail.

- TIRRENIA: Consentito al gruppo Tirrenia di utilizzare gli oltre 6 miliardi e 600 milioni di euro di pagamenti non piu’ dovuti a parziale copertura del disavanzo 2008.

Anche i lavoratori Tirrenia, poi, potranno usufruire degli ammortizzatori introdotti dal dl.

- NAVIGAZIONE LAGHI: Per scongiurare che sia compromessa la continuita’ del servizio pubblico di navigazione sui laghi Maggiore, di Garda e di Como, e’ consentito per il 2009 e 2010 alla Gestione Governativa Navigazione Laghi l’utilizzo degli avanzi di amministrazione 2007 e 2008.

- LOTTA ALL’EVASIONE: Incrementati di 4 milioni di euro nel 2009 e nel 2010 gli stanziamenti per la lotta all’evasione e all’elusione fiscale.

- BONUS DECODER: Saranno estesi ovunque, previa intesa con le singole regioni, i rimborsi all’acquisto di decoder gia’ previsti in Sardegna e Valle d’Aosta, in base a parametri di reddito ed eta’.

- CONVERSIONE CENTRALI A CARBONE: Gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati a olio combustibile potranno riconvertirsi a carbone, in deroga alle leggi nazionali e regionali sui limiti di localizzazione territoriale, purche’ la riconversione assicuri l’abbattimento delle emissioni di almeno il 50 per cento rispetto ai limiti previsti per i grandi impianti di combustione. La norma si applica alla centrale Enel di Porto Tolle.

Terremoti, si licenzia chi li studia


La lotta dei ricercatori dell'istituto di geofisica e la lettera del presidente dell'INGV al governo

ROMA - Giovedì 12 febbraio 2009 Dazebao scriveva: i dipendenti dell’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia scioperano e manifestano davanti alla sede nazionale del Dipartimento di Protezione civile a Roma.
La mobilitazione dei lavoratori è stata promossa dai sindacati di categoria aderenti a Cgil, Cisl, Uil nel quadro della lotta contro lo stato di precarietà e la minaccia della perdita del posto di lavoro. L’Istituto svolge un compito di grande importanza, si occupa di monitoraggio dei terremoti e delle attività dei vulcani. Per assolvere a questo compito ha bisogno di sviluppare al massimo la ricerca, ha bisogno di ricercatori preparati che entrano a far parte dell’Istituto, anche a fronte del blocco delle assunzioni. Nel 2007 l’Istituto ha avuto il riconoscimento del più alto numero di citazioni scientifiche in campo geofisico al mondo. Ma tutto ciò non è sufficiente a garantire il posto di lavoro, a far si che il monitoraggio di terremoti avvenga attraverso turni 24 ore su 24. Stante la legge 133, leggi ministro Brunetta, ben 230 dipendenti con contratto a tempo determinato rischiano di non vedere comunque rinnovato il contratto mentre 170 atipici non avrebbero neanche l’opportunità di quel contratto. Da qui la lotta dei lavoratori, le manifestazioni, che ci fanno capire quanto grande sia la responsabilità di chi, di fatto, affossa Istituto espressioni di grande professionalità,proprio quelli che dovrebbero garantire la nostra sicurezza. Di questo Istituto è presidente il professor Enzo Boschi, che fa parte della Commissione Grandi rischi il quale in una dichiarazione ha posto il problema della prevenzione per evitare tragedie delle dimensioni di quella che si sta vivendo in Abruzzo. La situazione denunciata dai lavoratori era ben nota anche al governo, perché proprio il presidente dell’Istituto di geofisica e vulcanologia in data 1 ottobre 2008 aveva inviato una lettera all’esecutivo. La riportiamo integralmente perché, oggi ancor di più, è un documento emblematico. Naturalmente senza polemiche, come va di moda oggi.
Questo il testo della missiva inviata al Governo il 1 ottobre 2008 da Enzo Boschi , Presidente INGV e Tullio Pepe, Direttore Generale INGV

Lettera al Governo
L'Ente da me presieduto si avvale dell'apporto di numerose unità di personale con contratti di lavoro subordinato a tempo determinato, assegni di ricerca e, in qualche caso, contratti di collaborazione coordinata e continuativa al fine di soddisfare i crescenti impegni istituzionali inclusi quelli relativi alla sorveglianza (anche tramite la tenuta in funzione di tre sale operative presidiate h 24 per 365 giorni l'anno) della sismicità del territorio nazionale e di sette vulcani attivi in zone fortemente antropizzate.
In particolare, allo stato attuale, a fronte di 556 unità di personale con contratto a tempo indeterminato sono in servizio:

- 282 titolari di contratti di lavoro dipendente a tempo determinato;
- 68 titolari di assegni di ricerca;
- 7 titolari di contratti di collaborazione coordinata e continuativa in settori tecnico - scientifici,

per un totale di 357 unità di personale "precario".
I 282 contrattisti risultano così distribuiti tra i profili professionali:

- n. 108 ricercatori
- n. 59 tecnologi
- n. 76 collaboratori tecnici enti di ricerca (tecnici specializzati)
- n. 39 addetti ai servizi amministrativi e di supporto.

Di essi, circa 175 sono inseriti nelle graduatorie degli "stabilizzandi" 2007 (sono risultati in possesso dei requisiti previsti dalla legge finanziaria 2007 ma non sono rientrati nei contingenti autorizzati dal Governo). Nelle more della stabilizzazione, l'Ente si era attrezzato per continuare ad avvalersi di loro, come previsto dalle norme.
Altri circa 45 "precari" hanno risposto all'avviso pubblico emanato in applicazione dell'art. 3, comma 90, della legge finanziaria 2008 e presumibilmente sarebbero entrati nelle graduatorie 2008.
In tutti i casi si tratta di personale altamente specializzato che ha contribuito fortemente ai risultati scientifici conseguiti dall'Istituto nei settori tradizionali di attività (sismologia, vulcanologia, geomagnetismo e aeronomia) ma anche in nuovi campi di attività quali la climatologia dinamica e la oceanografia operativa; risultati particolarmente positivi come si evince dal fatto che l'Ente che ha ricevuto sul piano nazionale una ottima valutazione da parte del CIVR (http://vtr2006.cineca.it/php4/vtr_rel_civr_menu_x_area.php?info) e ha conseguito diversi importanti riconoscimenti sul piano internazionale (si veda ad esempio la notizia riportata dal sito http://sciencewatch.com/inter/ins/08/08jul-INGV/).
La forte incidenza del personale precario sul totale degli occupati non è dovuta ad abusi nel ricorso al lavoro flessibile ma è dovuto essenzialmente al fatto che l'Istituto, essendo nato nel 2001, ha operato quasi esclusivamente in regime di divieto di assunzioni.
In questi anni, nella quasi totale impossibilità di reclutare addetti alla ricerca con contratti di lavoro a tempo indeterminato, l'Ente si è sforzato di migliorare la propria competitività sul mercato della ricerca nazionale, comunitaria e internazionale, ottenendo crescenti finanziamenti sui quali attivare e rinnovare contratti di lavoro flessibile.
Il personale in discorso è diventato così parte integrante delle risorse organiche dell'Ente e ha consentito soprattutto all'Istituto di onorare gli impegni internazionali.
Ora, le norme contenute nell'emendamento all'art. 37 - bis del ddl n. 1441 - quater:

- cancellerebbero le aspettative di stabilizzazione del personale inserito già da alcuni mesi nelle graduatorie degli "stabilizzandi" 2007 (abrogazione dell'art. 1, comma 519, della legge finanziaria 2007);
- annullerebbero la procedura di stabilizzazione prevista dalla legge finanziaria 2008 che all'INGV è in avanzato stato di completamento (abrogazione dell'art. 3, comma 90, della legge finanziaria 2008);
- vanificherebbero lo sforzo realizzato dall'Ente per onorare i rinnovi "ope legis" dei contratti degli stabilizzandi 2007 e quello in programma per gli "stabilizzandi" 2008 (abrogazione dell'art. 1, comma 519, della legge finanziaria 2007 e dell'art. 3, comma 92, della legge finanziaria 2008);

- costringerebbe l'Istituto a rinunciare a unità di personale sul cui impiego aveva commisurato i propri programmi di attività,

senza contare che quelle contenute nella legge n. 133/'08:

- bloccano ogni forma di sviluppo dell'Ente, dal momento che il taglio della dotazione organica di cui all'art. 74 della legge n. 133/'08, cancella tutti i posti attualmente vacanti presso l'INGV (n. 28 posti su 584), comportando, quindi, la totale saturazione dell'organico.

Tutto ciò premesso, mi appello alla sensibilità degli organi di governo affinché le predette disposizioni normative possano essere rivedute e si possa porre in essere quanto necessario per consentire all'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di salvaguardare e poi, con la dovuta gradualità e previa rigorosa verifica del possesso dei requisiti professionali e dell'attività svolta, assorbire i propri lavoratori precari che costituiscono ormai uno strumento irrinunciabile per le attività dell'Ente e un patrimonio per il Paese.