LA PETIZIONE DA FIRMARE

mercoledì 6 maggio 2009

CESARE DAMIANO A OVADA

agenfax.it - Il Partito Democratico prosegue il proprio impegno elettorale cercando di promuovere le proprie idee attraverso la voce autorevole di molti esponenti nazionali che si alterneranno nei prossimi giorni in provincia. Tra i temi più delicati di questo periodo sicuramente il lavoro: “Il nostro partito – dice Lino Rava, segretario provinciale del Pd – ha sempre affrontato questo argomento con serietà e responsabilità, respingendo dichiarazioni altisonanti che non ci appartengono, ma proponendo soluzioni concrete e responsabili.
La dimostrazione è arrivata dalla giunta Filippi che, con grande fermezza e con notevoli sacrifici, ha cercato di tamponare la difficile crisi che ha attraversato la provincia”.
Questa politica, di grande responsabilità, è stata perseguita da Cesare Damiano durante il suo incarico di Ministro del Lavoro.
Per questo proprio Damiano sarà in provincia il prossimo giovedì 7 maggio. A Ovada, al Teatro Splendor in via Buffa, alle 21, insieme ad Andrea Oddone e Federico Fornaro si parlerà del “mercato del lavoro al tempo della crisi”.
Il momento economico nazionale è delicato e occorrono prese di posizione coraggiose e determinate come lui stesso ha dichiarato in una recente intervista: “Abbiamo sostenuto la necessita' di erogare un assegno mensile di disoccupazione pari al 60% dell'ultima retribuzione a favore dei lavoratori a progetto che, perdendo l'occupazione, passano praticamente a reddito zero; abbiamo richiesto la sospensione dei licenziamenti dei lavoratori precari nella pubblica amministrazione e nella scuola e il raddoppio della durata della cassa integrazione ordinaria, dagli attuali 12 mesi a 24''.
Il Pd insomma propone soluzioni e idee evitando gli slogan e le frasi a effetto.
“La nostra provincia ha saputo presentare i fatti in un periodo in cui a livello nazionale sembra che abbiano più valore le parole – conclude Paolo Filippi.
Le nostre idee sul mondo del lavoro sono chiare e possono essere verificate sulla base di quanto abbiamo proposto negli ultimi anni con il nostro lavoro.” A Ovada, giovedì 7 maggio, al Teatro Splendor di Ovada, si parlerà anche di questo.

LAVORO: NASCE TELEFONO PRECARIO, CALL CENTER AUTOGESTITO

(IRIS) - ROMA, 6 MAG - "E’ oggi partita una nuova sfida per le 11 centraliniste precarie licenziate nell’agosto scorso dall’Ospedale di Legnano. Dopo la “strip conference”, in cui si erano spogliate per protesta; i numerosi presidi; lo “sciopero del futuro”, in cui hanno manifestato bendate da Milano fino al Ministero della Funzione Pubblica, le lavoratrici hanno ora dato vita a "Telefono Precario", il primo call center autogestito destinato ai precari vita e nel lavoro. Al call center, situato presso la Federazione milanese della RdB-CUB, ci si può rivolgere attraverso il numero verde gratuito 800.03.42.35. Le centraliniste forniscono informazioni e consulenze ai lavoratori. Accanto a loro, avvocati e sindacalisti della RdB-CUB per la difesa legale e sindacale ma anche per sostenere le lotte e le piattaforme rivendicative sia nei luoghi di lavoro che nei territori". E' quanto annuncia una nota di RdB-CUB.
”Non sappiamo se la nostra iniziativa susciterà lo stesso interesse mediatico della strip conference: purtroppo nel nostro paese le donne fanno parlare di loro solo quando mettono in gioco i propri corpi”, afferma Laura Guzzetti, una delle 11 centraliniste legnanesi. “Stavolta non ci spoglieremo, non venderemo prodotti né faremo assistenza per marchi o ditte private, ma metteremo in gioco la nostra intelligenza precaria a servizio degli altri precari con un unico obiettivo: ridare dignità a chi la perde ogni giorno con contratti non degni”.
”Lavoreremo anche nella rete – spiega Guzzetti - con il sito www.telefonoprecario.it , dove sarà possibile ricevere consulenze, trovare materiale utile e raccontare le proprie storie e lotte. Nel sito stiamo collaudando una chatt, dove sarà possibile confrontarsi su discussioni a tema e cercare soluzioni unitarie e condivise. Abbiamo poi aperto delle nostre pagine su Facebook, da dove stiamo chiedendo a tutti i precari della rete di unirsi e gemellarsi a Telefono precario e Sciopero del futuro”, conclude Guzzetti.

Finanziaria, si riapre il dialogo su patto di stabilità e nuove spese

L'Unione Sarda.it - Il confronto sul testo si ferma all'approvazione dell'articolo 1, con la conferma dei mutui al posto delle entrate anticipate di soriana memoria. Ma resta in piedi l'obiettivo di approvare la legge (quattro soli articoli, di fatto) entro domani.

POLI OPPOSTI Il voto finale, presumibilmente, vedrà ancora i due schieramenti su posizioni diametralmente opposte: difficile che l'opposizione torni a una più morbida astensione, dopo aver votato contro il passaggio agli articoli. Eppure il clima in aula è di confronto, più che di scontro. Su alcune questioni rilevanti si registrano forti convergenze: e non solo sulla norma, passata in serata con approvazione assolutamente trasversale, che stabilizza i dipendenti dei gruppi del Consiglio inserendoli nel ruolo unico dell'amministrazione regionale. La contrapposizione invece emerge soprattutto sulla questione dei mutui, utilizzati dalla Giunta per coprire disavanzo e investimenti. Il ritorno all'indebitamento è una radicale inversione di rotta rispetto al sistema, adottato negli anni scorsi, dell'anticipazione delle future entrate statali. «Percorso obbligato, dopo che la Corte dei conti e la Consulta hanno bocciato quell'operazione», precisa l'assessore al Bilancio Giorgio La Spisa. Va così definitivamente in archivio la scelta forse più discussa della politica economia della Giunta Soru. L'opposizione attacca su questo e su altri temi. Il relatore di minoranza Chicco Porcu (Pd) riporta in aula il G8, con l'assenza di Ugo Cappellacci alla manifestazione di lunedì alla Maddalena: «E questo dopo che nei giorni scorsi era già stata respinta la nostra richiesta di un'informativa immediata al Consiglio, da parte del presidente, sul trasferimento del vertice».

IL DIALOGO Una convergenza significativa, invece, riguarda la necessità di ridiscutere con lo Stato il patto di stabilità, che blocca la capacità di spesa della Regione. Tema illustrato nel dettaglio dal presidente della commissione Bilancio, Paolo Maninchedda (Psd'Az), che lo aveva sollevato già nella scorsa legislatura. Il Consiglio, per altro, approva una risoluzione della maggioranza che però - citando l'esito della vertenza entrate del 2006 - accoglie anche una richiesta dell'opposizione. Proprio il fatto di avere a disposizione oltre un miliardo e mezzo di entrate in più all'anno rende necessario rinegoziare del patto di stabilità: altrimenti il vantaggio sarebbe puramente virtuale. La trattativa con lo Stato andrà aperta in un prossimo futuro, intanto però i due schieramenti si accordano per un primo intervento sulla questione. Con un emendamento condiviso da centrodestra e centrosinistra, infatti, si alleggerisce per gli enti locali il vincolo del patto di stabilità interno. Una norma, invocata da tempo dalle associazioni dei Comuni e delle Province, che aumenta per questi ultimi la reale capacità di spesa. Altro capitolo sarà invece la capacità di spesa della Regione. Su questo, la Giunta annuncia che nei prossimi tre mesi una commissione tecnica condurrà un'analisi precisa, per trovare il modo di ridurre i residui. «Un impegno che la maggioranza ha sollecitato già in commissione», sottolinea il capogruppo del Pdl Mario Diana, «perché i residui sono cresciuti negli ultimi anni. Il bilancio potrebbe essere ripulito da tutte le somme non esigibili, e riproposte inutilmente di anno in anno».

I PRECARI Infine, il capitolo stabilizzazioni. La minoranza, pronta a dare battaglia con un emendamento destinato a sanare il precariato nell'ampio mare dell'amministrazione pubblica (compresi gli enti regionali), alla fine ritira la proposta. Accoglie così l'impegno dell'assessore al Bilancio di ritornare sul punto con un disegno di legge apposito. «Non diciamo che risolveremo tutta la questione delle stabilizzazioni - precisa La Spisa - ma faremo una proposta per continuare a lavorare per il superamento del precariato». «Per noi è un punto irrinunciabile», rimarca Luciano Uras, capogruppo dei Comunisti-Sinistra sarda-Rossomori: «Contando Abbanoa, stiamo parlando del futuro di alcune migliaia di lavoratori. La Giunta si è impegnata a presentare la legge prima della pausa estiva: se ci sarà la reale volontà di affrontare il problema, collaboreremo». Oggi i lavori in aula riprenderanno con l'articolo 2, ma è probabile che ci sarà battaglia soprattutto sul terzo, dedicato alle misure di contrasto della povertà. Gli emendamenti da discutere, comunque, non sono moltissimi: c'è l'urgenza di approvare subito la legge, per uscire da un lunghissimo esercizio provvisorio di bilancio.

Precari nella P.A., per la FP CGIL “falsi i dati del ministero”, si prevede “licenziamento di massa”

Oltre 60 mila lavoratori dal primo luglio di quest´anno, altrettanti nei successivi dodici mesi, fino a un totale di 200 mila persone nel 2011. Sono i precari del pubblico impiego (senza contare scuola e università, altrimenti la somma sarebbe di 400 mila) che perderanno il posto a causa dello stop alle stabilizzazioni imposto dal governo. A lanciare l´allarme è la Funzione pubblica Cgil, che oggi (5 maggio) ha presentato le proprie stime in risposta a quelle fornite dal ministro Brunetta. Oggetto del contendere è un collegato alla manovra economica di Tremonti, per l´esattezza l´articolo 7 del disegno di legge 1167: qualora venisse approvato definitivamente le amministrazioni non potranno più rinnovare i contratti dei precari dopo 36 mesi. Visto che le casse dello stato non ridono, e considerando i vincoli imposti dai patti di stabilità, la logica conseguenza è che tutti questi lavoratori rimarranno a casa e i servizi che forniscono spariranno. Almeno quelli pubblici.
“Il fatto più allarmante – sottolinea il leader degli statali Cgil, Carlo Podda – è proprio questo licenziamento di massa. Senza gli addetti a tanti servizi essenziali, a chi bisognerà rivolgersi? Stiamo parlando di maestre d´asilo, infermieri, vigili del fuoco”. In sostanza, osserva il numero uno della Fp, “mentre il ministro Brunetta continua a sminuire questo fenomeno per renderlo socialmente più accettabile, il governo rivela un suo preciso disegno politico, cioè quello di favorire il settore privato. Ma quale credibilità – si chiede Podda – può avere un esecutivo che decide di mandare a casa i propri dipendenti?”. Il sindacalista ha anche fatto sapere che la Cgil sta negoziando con le Regioni per un “accordo che preveda la proroga dei tre anni nei rapporti di lavoro per precari” che potrà riguardare sia la sanità sia gli enti locali: “Non abbiamo abbandonato l´idea di stabilizzazione occupazionale – ha precisato – ma ora dobbiamo lottare per evitare che si perdano posti”.
LE CIFRE. Lo strumento più efficace per quantificare il numero dei precari, utilizzato anche dal Mef per le previsioni di spesa di finanza pubblica, è il Conto Annuale della Ragioneria Generale dello Stato. Stando a questa fonte il totale dei precari nei settori di riferimento della sola Funzione pubblica (quindi esclusi gli enti di ricerca, scuola, università e Conservatori) ammonta a 201.716 unità così suddivise: 102.388 lavoratori a tempo determinato, 11.321 interinali, 4.307 in formazione lavoro, 25.164 lavoratori socialmente utili, 58.536 collaborazioni. Quanto alle stabilizzazioni, nel 2007 risultano assunti 10.982 lavoratori della Pubblica amministrazione e altri 38.956 risultano gli aventi diritto.
Secondo Brunetta in questo scenario i precari stabilizzabili sarebbero soltanto 24 mila. Ma il monitoraggio fatto dal ministero della Pubblica amministrazione, dice la Cgil, “è parziale, pressappochista e strumentale” poiché censisce “meno della metà degli enti che risultano dal Conto Annuale, 4.027 contro 9.903”. Di più. Non tiene conto di molti precari solo perché le loro amministrazioni non hanno risposto a quel questionario (non obbligatorio). Tra di loro Andrea, dirigente della Asl di Viterbo “a termine” da cinque anni; Alessia, dell´ufficio immigrazione della Questura di Roma e precaria da quattro; Lorena, da 17 anni alla Croce Rossa senza mai vedere un contratto a tempo indeterminato. La Fp Cgil ha voluto far parlare anche loro durante la conferenza stampa che si è svolta alla Casa del Cinema, per dimostrare con i volti, oltre che con le cifre, la difficoltà di lavorare quando si è considerati “invisibili”.
PRECARIO-DAY. Per accendere i riflettori su questo tema la Fp ha anche deciso di promuovere una “Giornata nazionale del precario”. La data, scelta non a caso, è il 30 giugno prossimo. “Vedremo – ha spiegato Podda – in che modo e in che forma articolare questa giornata. Ci sarà una manifestazione nazionale ma non nella forma tradizionale, vogliamo mettere insieme oltre a lavoratori e lavoratrici anche gente di spettacolo”. Con un invito agli altri confederali: “Se riuscissimo a farlo anche con i nostri amici di Cisl e Uil saremmo contenti, almeno su questo non ci dovrebbero essere divisioni. Altrimenti lo faremo lo stesso, non possiamo condannarci all´immobilismo” per scelte di altri.

Brunetta: «La parola precari mi fa venire l'orticaria. Mi fa schifo chi li mitizza»


Il Messaggero
- «Li chiamerei lavoratori flessibili e non precari, perchè la parola precario mi fa venire l'orticaria», è una delle battute del ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione, Renato Brunetta, a margine della presentazione al Cnel dei dati del monitoraggio sul lavoro flessibile nella P.a..
«Mi fa schifo chi mitizza i precari». «La mitizzazione del precario -ha ribadito Brunetta- non mi piace. Io stesso ho fatto il precario tanti anni all'università e non amo certo questo periodo, ma fare del precario una 'classè, come fa certa letteratura o certa filmografia, non è certo giusto». «Chi mitizza la figura del precario con attività sindacale, letteraria o filmografica, mi fa letteralmente schifo e mi fa venire l'orticaria». Così il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, a proposito delle critiche avanzate oggi dalla FP-Cgil sul monitoraggio del ministero della Funzione pubblica accusato di contenere numeri «truccati».
Secondo Brunetta (intervenuto oggi al Cnel), infatti, mitizzare la figura del precario è «una strumentalizzazione politica». I precari, ha aggiunto, «non possono e non devono essere una classe sociale, ma una forma di passaggio. Chi li mitizza lo fa sulla pelle di questi giovani».
No a numeri a caso. Il ministro ha insistito nell'affermare che «non è utile sparare numeri a vanvera pensando che così si tutelino meglio i lavoratori. La loro tutela sta nel dire le cose come stanno. La nostra intenzione è quella di capire e far capire al Parlamento che deve legiferare. Buttare lì numeri, congestionare il dibattito o lanciare anatemi non serve a nessuno, certo non serve ai lavoratori con contratto di lavoro flessibile».
Brunetta: sono 10-15mila unità Brunetta (che oggi ha presentato al Cnel il monitoraggio dei contratti di lavoro flessibile nella pubblica amministrazione già inviato al Parlamento) ha voluto lanciare un messaggio di «tranquillità e sicurezza» per quei lavoratori precari che hanno i requisiti per essere regolarizzati. Il fenomeno, tuttavia, ha precisato lo stesso ministro, non riguarda cento o duecentomila unità ma 10-15 mila, esclusa la regione Sicilia. «Non è certamente colpa dell'orrido Brunetta - ha aggiunto - se questi lavoratori non sono regolarizzati, ma ci sono altri problemi che ancora non conosciamo. Sarei felice di vedere avviati i processi di regolarizzazione, ma il problema è che ci sono enti che ancora non sono riusciti a farlo o non hanno voluto».
Ministro: monitoraggio fatto onestamente. Il ministro ha confermato, quindi, la validità del monitoraggio del suo ministero. «Ovviamente lascio al signor Podda la responsabilità di quello che dice, il monitoraggio è stato fatto con onestà e la massima trasparenza possibile e con una metodologia aggiornata». Il ministro ha anche reso noto che Palazzo Vidoni sta mettendo in piedi con il Cnel e l'Istat un sistema stabile di monitoraggio su questo fronte.
Allarme precari della Cgil. A lanciare l'allarme sui precari nella pubblica amministrazione era stata la Cgil. Dal primo luglio - è la stima del sindacato di categoria Fp - in 60 mila perderanno il posto a causa della norma, all'esame del Parlamento, che blocca i percorsi di stabilizzazione dei rapporti di lavoro. Ma il numero è destinato a salire: nel 2010 si arriverà ad oltre 120 mila unità fino a giungere nel 2011 a 200 mila. In una conferenza stampa, il sindacato ha sottolineato che in base alla «strategia del governo, tutto il personale precario, a prescindere dal possesso dei requisiti per la stabilizzazione, non vedrà rinnovato il proprio contratto». Insomma, per l'organizzazione guidata da Carlo Podda, si assisterà nei prossimi mesi ad un «licenziamento in massa». E alla «perdita di una singola unità lavorativa, in settori come la sanità o il socio-assistenziale, corrisponderà un'assenza di organico difficilmente colmabile. In questi casi, la cessazione del rapporto di lavoro corrisponderà con quella del servizio».
Le cifre del sindacato. Sempre secondo dati forniti dal sindacato, sulla base del Conto Annuale della Ragioneria Generale, il totale del personale precario nell'intera P.A. è di 440.920 unità, considerando invece i soli comparti di riferimento della sola Funzione Pubblica Cgil (quindi esclusi gli enti di ricerca, la scuola e università) ammonta a 201.716 unità (102.388 lavoratori a tempo determinato, 11.321 lavoratori interinali, 4.307 lavoratori in formazione lavoro, 25.164 lavoratori socialmente utili, 58.536 collaborazioni). Nel 2007 le stabilizzazioni hanno interessato 10.982 lavoratori della pubblica amministrazione, mentre altri 38.956 sono i cosiddetti aventi diritto.
Critiche al monitoraggio del Ministero. La Fp è tornata, quindi, a criticare il monitoraggio fatto dal ministero della Pubblica Amministrazione giudicandolo «parziale, pressappochista e strumentale» che censisce «meno della metà degli enti censiti dal Conto Annuale: 4027 contro 9903)». E che, ancora, non tiene conto, per esempio, dei precari tra i vigili del fuoco, della Croce Rossa o della Protezione Civile. Si punta a «ridimensionare il fenomeno - è la tesi della Fp - per rendere socialmente più accettabile lo stop alle stabilizzazioni, il cui percorso era stato avviato dal precedente governo». Sotto accusa lo stesso criterio «con il quale il questionario è stato formulato, laddove la richiesta riguardava le unità di personale che gli enti 'intendono stabilizzare e non il loro fabbisogno».

Brunetta: "La parola 'precario' mi fa venire l'orticaria"


(Adnkronos/Labitalia) - ''Li chiamerei lavoratori flessibili e non precari, perché la parola 'precario' mi fa venire l'orticaria''. Così il ministro della Pubblica Amministrazione e Innovazione, Renato Brunetta, a margine della presentazione al Cnel dei dati del monitoraggio sul lavoro flessibile nella P.a., ha criticato l'uso del termine 'precario'. ''La mitizzazione del precario -ha ribadito Brunetta- non mi piace. Io stesso ho fatto il precario tanti anni all'università e non amo certo questo periodo, ma fare del precario una 'classe', come fa certa letteratura o certa filmografia, non è certo giusto''.
Anzi, per il ministro le distorsioni non finiscono qui. ''Non c'è -ha affermato Brunetta- un'intera generazione precaria, ma esistono solo alcune sacche di persistenza nel precariato e bene ha fatto Damiano a mettere il vincolo dei tre anni. Ma -ha concluso- nella P.a. non vorrei che col sistema delle proroghe si possa andare avanti a vita''. E tuttavia per il ministro è bene sapere che ''nel pubblico impiego non può essere che o si entra a tempo indeterminato o non c'è spazio per il lavoro flessibile, perché, invece, di quest'ultimo c'è bisogno''.

Brunetta: basta con film e libri che mitizzano i precari

Il caso «Non si specula sulla pelle dei giovani». Alt a Facebook in ufficio

Corriere della Sera - ROMA — Non piace al mini­stro della Funzione pubblica, Re­nato Brunetta, la «mitologia» del precario che tanta filmografia e letteratura ha ispirato nell’ulti­mo decennio. Per essere precisi, gli fa «letteralmente schifo», quando non gli «fa venire l’ortica­ria ». «I precari - ha spiegato il mi­nistro - non possono e non devo­no essere una classe sociale, ma una forma di passaggio». Ma l’or­ticaria, al ministro, la fa venire anche Facebook, che vuole toglie­re ai dipendenti pubblici.
L’attacco alla «mitologia» del precariato, che a prima vista po­teva apparire diretto soltanto a un fenomeno che speculerebbe «sulla pelle dei giovani», finisce per colpire la Cgil Funzione pub­blica che ieri ha presentato i dati sui lavoratori flessibili nella pub­blica amministrazione. L’indagi­ne, condotta sui dati della Ragio­neria Generale dello Stato, regi­stra un numero di precari pari a 440.920. Di questi, è stato spiega­to, 60 mila rischiano di subire lo stop alle stabilizzazioni a partire da luglio, sempre che venga ap­provata «la norma sulla quale si basa la strategia del governo».
La polemica parte da lontano. Da quando Brunetta ha iniziato un monitoraggio sui contratti flessibili nella pubblica ammini­strazione e sulla loro regolarizza­zione, i cui primi esiti sono stati pubblicati a fine aprile: 34.267 precari regolarizzabili, più della metà in Sicilia. «Il fenomeno - si concludeva - risulta assoluta­mente nei limiti fisiologici», vi­sto che «nella grande maggioran­za dei casi le amministrazioni hanno posti in pianta organica e risorse economiche sufficienti» per stabilizzare. Ma per Carlo Podda, segretario generale Fp-Cgil, il monitoraggio sarebbe «strumentale, perché una volta ridimensionato il fenomeno del precariato nei numeri, risulterà socialmente più accettabile l’in­terruzione del processo di stabi­lizzazione avviato dal precedente governo». Brunetta ieri ha respin­to l’addebito. E ha annunciato che il monitoraggio non sarà più precario ma stabile.

BRUNETTA: "AGLI STATALI VERRÀ TOLTO FACEBOOK"


«Sto predisponendo un sistema di filtraggio che impedisca ai dipendenti pubblici di andare su Facebook». Lo ha annunciato il ministro per la Pubblica Amministrazione e Innovazione Renato Brunetta in un'intervista all'emittente televisiva Roma Uno. «Sembra che uno dei luoghi di maggior utilizzo del famoso social network siano proprio le postazioni pubbliche - ha spiegato Brunetta - quindi stiamo mettendo a punto un progetto che non ha nulla di vessatorio ma che vuole impedire di spendere soldi della collettività in modo non corretto». A proposito della sua pagina su Facebook il ministro ha detto di aver raggiunto oltre cinquantamila contatti: «È una bellissima esperienza perchè permette di fare i conti con un pubblico amico ma anche molto esigente e di tenere i piedi per terra».

BRUNETTA: STOP A CHI MITIZZA I PRECARI «Chi mitizza la figura del precario con attività sindacale, letteraria o filmografica, mi fa letteralmente schifo e mi fa venire l'orticaria». Così il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, a proposito delle critiche avanzate oggi dalla FP-Cgil sul monitoraggio del ministero della Funzione pubblica accusato di contenere numeri «truccati». Secondo Brunetta (intervenuto oggi al Cnel), infatti, mitizzare la figura del precario è «una strumentalizzazione politica». I precari, ha aggiunto, «non possono e non devono essere una classe sociale, ma una forma di passaggio. Chi li mitizza lo fa sulla pelle di questi giovani». Il ministro ha insistito nell'affermare che «non è utile sparare numeri a vanvera pensando che così si tutelino meglio i lavoratori. La loro tutela sta nel dire le cose come stanno. La nostra intenzione è quella di capire e far capire al Parlamento che deve legiferare. Buttare lì numeri, congestionare il dibattito o lanciare anatemi non serve a nessuno, certo non serve ai lavoratori con contratto di lavoro flessibile».