(Velino) - Il ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione Renato Brunetta ha trasmesso oggi al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ai presidenti delle Camere Renato Schifani e Gianfranco Fini, al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta e a tutti i ministri nonché ai presidenti delle commissioni Affari Costituzionali e Lavoro di Camera e Senato la Relazione al Parlamento contenente i dati del monitoraggio dei contratti di lavoro flessibile nelle Pubbliche Amministrazioni, il cui executive summary è disponibile sul sito del ministero. L’indagine ha voluto in primo luogo fare luce quello che, ai sensi della normativa del governo Prodi e della circolare n. 5 emanata il 18 aprile 2008 dal ministro Luigi Nicolais, poteva ricondursi al cosiddetto “personale stabilizzabile”, fotografato da una disciplina che ha individuato la platea dei destinatari tenendo conto della tipologia del contratto di lavoro stipulato (lavoro subordinato a tempo determinato) e dell’anzianità di servizio maturata (tre anni nell’ultimo quinquennio secondo presupposti specifici). L’unica fonte conoscitiva ufficiale in materia di lavoro pubblico che potesse dare informazioni al riguardo è il conto annuale della Ragioneria generale dello Stato che, tuttavia, ha pubblicato gli ultimi dati aggiornati al 31 dicembre 2007 utilizzando criteri di rilevazione non sufficientemente dettagliati per consentire un esame approfondito del problema.
La rilevazione è stata effettuata tramite invio online di un dettagliato questionario a tutte le pubbliche amministrazioni sia centrali sia periferiche e ha avuto una durata di tre settimane (è stata chiusa alle ore 13 del 7 aprile). Il Formez ha garantito l’assistenza alla compilazione a tutte alle 1.123 le amministrazioni che ne hanno fatto richiesta. In particolare sono state ricontattate le amministrazioni regionali, le aziende sanitarie e i comuni capoluogo di provincia. Si può ragionevolmente sostenere che gli Enti contattati coprano circa il 95 per cento della popolazione. Le Regioni hanno inviato i dati di 159 enti (22 tra amministrazioni regionali e province autonome; 87 tra aziende sanitarie e ospedaliere, 50 enti e agenzie regionali) dopo averli sottoposti a una verifica preliminare e solo in forma riepilogativa. In conseguenza degli invii fatti, dalle risposte ottenute sia attraverso questionari nonché dalle risposte comunque date a fronte delle richiamate effettuate, si può affermare che i dati rappresentino un censimento superiore al 90 per cento della totalità del personale con i requisiti per la regolarizzazione. Delle 3.892 amministrazioni che hanno complessivamente partecipato alla rilevazione (delle quali solo 1.241 hanno dichiarato di avere personale regolarizzabile), le percentuali più significative sono quelle delle Regioni e degli Enti pubblici compresi gli Enti di ricerca (100 per cento), seguiti dalle aziende sanitarie e ospedaliere (87,3 per cento dei casi) e dalle amministrazioni provinciali (83 per cento). La percentuali di Comuni è pari al 39 per cento; va rilevato tuttavia che hanno inviato i dati 87 Comuni capoluogo nei quali risiede oltre il 90 per cento di coloro che vivono in questi Comuni (16.142.523 abitanti su un totale di 17.654.814 di tutti i capoluoghi).
Il monitoraggio deciso dal ministro Brunetta ha consentito per la prima volta di analizzare il fenomeno del cosiddetto “precariato” nelle Pa sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Sono state rilevate informazioni importanti sul fronte dell’interesse concreto da parte degli enti a regolarizzare la posizione del personale in possesso dei requisiti, delle modalità di reclutamento utilizzate dalle amministrazioni per assumere personale con contratto di lavoro a tempo determinato, dell’esistenza di graduatorie di vincitori ancora da assumere, della presenza effettiva di risorse finanziarie atte a consentire le assunzioni premesse. La rilevazione ha inoltre consentito di censire in tutte le amministrazioni pubbliche i contratti di lavoro flessibile e il personale in possesso dei requisiti previsti dalle leggi finanziarie 2007 e 2008, evidenziando per le diverse fasce professionali sia il numero di quanti sono già stati regolarizzati, sia quanti avrebbero ancora possibilità di essere assunti a tempo indeterminato; di individuare le motivazioni in base alle quali le amministrazioni non sono riuscite o non hanno avuto interesse e/o possibilità a regolarizzare il proprio personale con contratto di lavoro flessibile; di verificare se vi sono condizioni organizzative, l’interesse e la disponibilità di risorse da parte delle amministrazioni per intraprendere altri percorsi di regolarizzazione.
Il personale con contratto di lavoro flessibile e in possesso dei requisiti previsti dalla normativa vigente per la regolarizzazione è pari a 15.282 unità, mentre per la Regione Sicilia è pari a 17.986 unità. Il maggior numero di unità di personale in possesso dei requisiti per la regolarizzazione è dipendente delle Aziende sanitarie e ospedaliere (un fenomeno che riguarda in maniera uniforme tutte le aree territoriali). E’ presente in maniera significativa anche il personale dei Comuni e quello degli Enti di ricerca (concentrato prevalentemente nel Lazio in quanto si tratta di centri nazionali). Il personale regolarizzabile delle Università, seppure in numero abbastanza contenuto, risulta concentrato soprattutto nelle regioni del Centro. La Regione che ha il maggior numero di unità di personale con requisiti per la regolarizzazione nel comparto Sanità è la Puglia, seguita da Sicilia, Campania, Calabria e Marche. Tutte le amministrazioni hanno già provveduto negli anni scorsi a effettuare procedure di regolarizzazione (oltre 2.300 unità in Sicilia e circa 27.000 nel resto del Paese).
L’analisi dei dati consente alcune considerazioni di carattere generale. Il fenomeno del personale con contratto flessibile e in possesso dei requisiti per la regolarizzazione risulta maggiormente concentrato nel Mezzogiorno (72 per cento), fatta eccezione naturalmente per gli Enti di ricerca che hanno sedi nazionali. Il dato è fortemente influenzato dalla Sicilia (che da sola dichiara oltre il 50 per cento del personale regolarizzabile), dove interessa prevalentemente il comparto della sanità e i Comuni di medie dimensioni. Dall’analisi dei dati emerge inoltre che il fenomeno in molti casi non è un problema legislativo ma piuttosto di risorse e organizzazione. Nella grande maggioranza dei casi le amministrazioni con personale regolarizzabile hanno posti in pianta organica e risorse economiche sufficienti ma si devono misurare con complessi strumenti attuativi. Nel 12 per cento dei casi (dati nazionali) le amministrazioni non hanno intenzione di assumere a tempi indeterminato personale che pure possiede i requisiti. Nel complesso il problema risulta pertanto assolutamente nei limiti fisiologici (fatte alcune eccezioni, in particolare quella dei Comuni siciliani). Il personale con requisiti previsti dalle leggi vigenti è mediamente inferiore al 2 per cento degli organici per oltre il 95 per cento della amministrazioni e comunque inferiore al 5 per cento degli organici, anche considerando i contratti di limitata anzianità e collaborazioni.
L’analisi dei dati consente alcune considerazioni di carattere generale. Il fenomeno del personale con contratto flessibile e in possesso dei requisiti per la regolarizzazione risulta maggiormente concentrato nel Mezzogiorno (72 per cento), fatta eccezione naturalmente per gli Enti di ricerca che hanno sedi nazionali. Il dato è fortemente influenzato dalla Sicilia (che da sola dichiara oltre il 50 per cento del personale regolarizzabile), dove interessa prevalentemente il comparto della sanità e i Comuni di medie dimensioni. Dall’analisi dei dati emerge inoltre che il fenomeno in molti casi non è un problema legislativo ma piuttosto di risorse e organizzazione. Nella grande maggioranza dei casi le amministrazioni con personale regolarizzabile hanno posti in pianta organica e risorse economiche sufficienti ma si devono misurare con complessi strumenti attuativi. Nel 12 per cento dei casi (dati nazionali) le amministrazioni non hanno intenzione di assumere a tempi indeterminato personale che pure possiede i requisiti. Nel complesso il problema risulta pertanto assolutamente nei limiti fisiologici (fatte alcune eccezioni, in particolare quella dei Comuni siciliani). Il personale con requisiti previsti dalle leggi vigenti è mediamente inferiore al 2 per cento degli organici per oltre il 95 per cento della amministrazioni e comunque inferiore al 5 per cento degli organici, anche considerando i contratti di limitata anzianità e collaborazioni.