LA PETIZIONE DA FIRMARE

venerdì 17 ottobre 2008

Scioperi, "adesione altissima"

Stime del sindacato, forti i disagi

TG.Com - Oltre 2 milioni di lavoratori del settore pubblico e privato hanno incrociato le braccia e 500mila sono scesi in piazza a Roma per il corteo nazionale. Sono le prime stime sull'adesione allo sciopero generale di 24 ore proclamato da Cub, Cobas e Sdl. Forti i disagi anche nei settori aereo, ferroviario e marittimo. Punte di oltre il 90% per la scuola e gli enti locali. A Milano lancio di uova contro il Provveditorato. La partecipazione allo sciopero generale ha riguardato il 50% dei lavoratori dell'industria, il 60% di quelli dei trasporti, con rilevanti punte di oltre il 90% per quelli di scuola ed enti locali. Lo rivela la Confederazione unitaria di base che, in una nota, definisce "straordinaria" l'adesione alla protesta che ha coinvolto "milioni di lavoratori".
A Roma traffico in tilt
La manifestazione nazionale di Roma ha visto la presenza di studenti e lavoratori, oltre che della scuola, di vari altri settori, con una partecipazione di oltre 200mila persone al corteo, che si è snodato da piazza Esedra a piazza San Giovanni. Traffico in tilt sul Lungotevere. Il corteo degli studenti diretto verso il ministero dell'Istruzione ha, infatti, all'improvviso variato il percorso stabilito con le forze dell'ordine attraversando ponte Palatino e dirigersi verso il ministero dell'Istruzione. Gravi i disagi per il traffico.
Le richieste del sindacato
L'adesione allo sciopero e la partecipazione ai cortei, fa sapere la Cub, segnano "uno dei punti più alti della storia recente del sindacalismo di base". Riguardo al precariato, i rappresentanti di categoria propongono "l'abolizione delle leggi Treu e 30", e,sempre in ambito lavorativo, chiedono "tolleranza zero contro gli infortuni sul lavoro, con forte inasprimento della sanzioni penali per chi li provoca".
Altro punto di forza della battaglia sindacale è "l'abrogazione del decreto Gelmini, in difesa della scuola pubblica, con obbligo di assunzione dei precari".
Tra i diritti da tutelare vi è anche quello a prestazioni sanitarie di qualità, e più in generale il sindacalismo di base invoca la "tutela di tutti quei diritti legati allo stato sociale, costantemente messi in discussione, come la proposta di accelerare il progetto di privatizzazione".
Milano, lancio uova contro provveditorato
A Milano si sono svolte tre manifestazioni che hanno attraversato la città, con un presenza complessiva di 100.000, circa, tra lavoratori, pensionati e studenti. Mentre una delegazione di insegnanti e genitori viene ricevuta dal direttore dell'ufficio studi del provveditorato, Antonio Lupacchini, all'esterno si sono assiepati studenti delle scuole superiori, insegnanti e genitori. Tra gli slogan e gli striscioni anti Gelmini, la sede del provveditorato è stata colpita da lanci di uova.

Sciopero nazionale Cobas, corteo a Roma: “Siamo 500mila“

Roma- Superati i 500mila partecipanti al corteo per una partecipazione «senza precedenti». A sottolinearlo è il portavoce dei Cobas Piero Bernocchi.
Ad aprire il serpentone lo striscione unitario che racchiude i temi che hanno portato in piazza i sindacati di base, i collettivi studenteschi e i coordinamenti spontanei di insegnanti e genitori: «Basta con la distruzione di lavoro, salari, diritti, scuola e servizi pubblici».
In corteo tutti i settori del pubblico impiego, i Vigili del Fuoco, operatori dei trasporti, insegnanti, ricercatori, tantissimi studenti, la Protezione civile, bambini e genitori tutti accomunati;
spiega il leader Cobas Bernocchi, una delle tre sigle che ha indetto la manifestazione, dalla preoccupazioni per il futuro: «C`è una volontà di denuncia di tutte le politiche economiche di questo governo che salva i banchieri e mette in discussione i posti di lavoro dei precari, mette in discussione i diritti». «La coda del corteo sta entrando ora in via Cavour».
«Abbiamo sfilato per 4 ore per le vie di Roma e c`è ancora gente a piazza Esedra c`è stata una partecipazione massiccia non solo di iscritti ai sindacati di base, ma cittadini, studenti e anche molti iscritti ai confederali, domani ci sarà un`assemblea del Popolo della scuola pubblica; sarà bene che esca una proposta di mobilitazione generale, per arrivare a novembre ad una nuova tappa, a una giornata nazionale per bloccare questa sciagurata politica scolastica».
Tantissimi anche gli studenti che, insieme con i docenti, hanno srotolato striscioni contro il decreto Gelmini; non mancano poi manifesti di solidarietà per i licenziamenti alla Fiat o contro la situazione generale del pubblico impiego.

Un autunno caldo per i diritti per il lavoro e la democrazia

Un autunno caldo per i diritti per il lavoro e la democrazia

di Ugo Boghetta, Responsabile nazionale Lavoro Prc-Se

Lo sciopero generale del sindacalismo di base di oggi è un passaggio importante nella costruzione dell’opposizione al governo reazionario di Berlusconi. Ancora una volta il governo delle destre caratterizza il proprio operato con l’attacco sistematico al lavoro. È un governo di classe che della distruzione delle condizioni materiali e dei diritti il fondamento della sua azione. Nel mandato precedente c’era stato il libro bianco di Maroni, l’attacco all’articolo 18, la legge 30 che ha reso totale la precarietà e la condizione normale. Oggi da Sacconi a Brunetta, dalla Gelmini a Maroni che praticano sistematicamente un attacco articolato agli ultimi baluardi delle conquiste del mondo del lavoro. Per un verso la scuola diventa funzionale ad un’economia basata sul basso costo del lavoro ( e delle politiche di apartheid) dall’altra la riforma della contrattazione abbassa le difese del salario e dell’occupazione e procede verso l’obiettivo, attraverso la contrattazione in unità sempre più piccole, del rapporto individuale fra lavoratore e padrone.

Così è per l’ennesimo attacco al diritto di sciopero, alle modifiche del processo del lavoro in cui il giudice certifica solo la legittimità degli atti. Così come è in previsione un ulteriore aumento dell’età della pensione sia per uomini che per donne La crisi del neoliberismo speculativo e finanziario non solo ha bruciato i sudati risparmi ma sta avendo effetti pesanti: aumenta a dismisura la Cassa Integrazione. L’aumento dei prezzi incide sempre più sui bilanci delle famiglie che sono costrette ad indebitarsi a fronte di tassi sempre più alti. La precarietà pervade tutta la vita. L’aumento dell’orario di lavoro come necessita risposta alla diminuzione del salario trova una letale conseguenza negli incidenti del lavoro rispetto ai quali si stanno versando lacrime di coccodrillo poiché è evidente che queste non possono essere ridotte se non si eliminano le cause di fondo: l’esigibilità dei diritti sindacali, le più complessive condizioni di lavoro, nonché lo scaricare sui migranti i problemi dell’insicurezza.

Contemporaneamente l’attacco ai lavoratori prosegue con lo smantellamento dello stato sociale preparato dalle campagne di Brunetta sui "fannulloni", al fine di perseguire la privatizzazione di beni e servizi che dovrebbero essere pubblici. Operazione che verrà ulteriormente completata dal cosiddetto federalismo fiscale. E ciò proprio nel momento in cui fallisce clamorosamente e rumorosamente l’ideologia e la politica delle liberalizzazioni. Ormai non si contano più i singoli provvedimenti che vanno in questo senso: dai disabili alla cancellazione del diritto acquisito ad essere assunti di decina di migliaia di precari. È un progetto complessivo di società che vanno perseguendo, cui è necessario rispondere con la difesa del lavoro, del salario, dei diritti dentro e fuori il lavoro, per un modello produttivo di qualità basato sul lavoro, qualità dei prodotti, tutela ambientale. Se il lavoro diventa un accessorio del mercato e dell’impresa è necessario ricostruire, contro la frammentazione contrattuale e di sito produttivo, i legami sociali, l’essere comunità e il senso di appartenenza ad una classe contro il lavoratore atomo.

Passaggio ineliminabile è la sconfitta del sindacato "complice", collaborazionista. È importante in questo senso la tenuta della Cgil, sul tema del modello contrattuale, dalle pressioni che provengono da ogni dove (anche dal Pd). Ma è altresì necessario svoltare verso un modello sindacale democratico ed autonomo dal mercato, dalle logiche d’impresa e dai vari quadri politici. Senza una uscita in basso a sinistra sul piano sindacale e politico, non è praticabile la riconquista di salari e pensioni decenti, un orario che tuteli lavoro e ampli l’occupazione, la cancellazione della legge 30 e norme affini, la sicurezza sui luoghi di lavoro, uno stato sociale veramente tale. In fondo è la lotta che i lavoratori hanno da sempre ingaggiato per la democrazia e la difesa della Costituzione. È la lotta di classe che la Marcegaglia aveva decretato terminata dopo le elezioni del 13-14 aprile. Le lotte della scuola, le resistenze dei lavoratori Alitalia, gli scioperi per il rinnovo dei contratti, le lotte contro le discariche abusive del governo, la manifestazione dell’11 ottobre, lo sciopero generale di oggi, lo giornata contro la Gelmini del 30, la manifestazione europea indetta contro la direttiva dell’orario di lavoro dimostrano che la lotta di classe è ancora viva.

Ora serve lo sciopero generale come passo ulteriore e necessario ad unificare tutti i lavoratori, per far fallire la trattava sul modello contrattuale e imporre un diverso programma incentrato sugli interessi dei lavoratori. Marcegaglia e Berlusconi, siamo ancora qua!

Scuola, trecentomila in piazza "E' solo l'inizio della protesta"

ROMA - "Non pagheremo noi la vostra crisi". Il copyright è degli universitari ma lo slogan rimbalza di spezzone in spezzone nel corpaccione del grande corteo in difesa dell'istruzione pubblica che ha attraversato la città sotto una pioggia scrosciante. Un corteo di studenti medi e universitari in primo luogo, e poi di professori, maestri, lavoratori della scuola e genitori. Società civile, insomma, della quale i Cobas e il sindacalismo di base hanno intercettato l'urgenza di voler esprimere il proprio no a quella che tutti chiamano "la distruzione della scuola pubblica".
Fuori la politica ufficiale, fuori i partiti a parte qualche striscione di Rifondazione però estraneo al centro della protesta. Il corteo dei trecentmila, si capisce subito, non è nato nelle loro sedi, ma nelle scuole elementari, nelle case dei promotori dei mille comitati genitori che stanno nascendo in tutta la penisola, nelle facoltà occupate.
Che sarebbe stata una manifestazione imponente lo si era capito dalla prima mattina, nello stupore generale a partire dagli organizzatori. Alle 9,30 piazza Esedra era già piena. E la cifra comune un po' a tutti, tranne ai tanti bambini delle elementari felici per questa giornata in cui possono fare confusione con l'approvazione di maestre e genitori, è la preoccupazione. Quella delle maestre in ambasce per il posto di lavoro che girano con cartelli fatti in casa con su scritto "taglia, taglia, il bambino raglia" o che,m orgogliosamente rivendicano "sono già un maestro unico". I genitori, preoccupati anche loro, perché già si vedono con i piccoli a casa ad ora di pranzo e costretti a rivedere tutta l'organizzazione familiare si sono presentati con delle magliette verdi con su scritto "il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini". I ragazzi dei licei la loro preoccupazione la esprimono in modo diretto: "Preokkupati per il futuro", scrivono quelli della Rete degli studenti che danno anche un consiglio alla ministra "i tagli te li fai ai capelli". I precari della scuola, veramente in tanti, che temono di aver buttato anni ed anni. Gli universitari che portano in piazza il loro incubo: la precarietà del futuro. Non a caso il loro striscione è firmato "studenti precari" e in tanti girano con un cartello scritto in inglese: "Sono uno studente italiano, adottatemi". Mentre il collettivo di Scienze ha scritto sullo striscione "Tagli, privatizzazioni, precarietà. Ecco l'università spa".
Il corteo scorre lento verso piazza San Giovanni e quando la testa raggiunge l'arrivo la coda è ancora in piazza Esedra. Questo al di là delle cifre dà il senso della grandezza della manifestazione. E da un capo all'altro le star sono sempre loro: Gelmini, Brunetta, Tremonti. Berlusconi è quasi dimenticato negli slogan e negli striscioni. Il ministro della Funzione pubblica è ritratto mentre con una flebo succhia il sangue agli impiegati pubblici e quando da un camion gli dedicano "Un giudice" di De Andrè, con allusione alla statura del ministro, è un boato.
Il clima è tranquillo e sereno, d'altra parte aspettarsi che austeri professori di greco e latino si potessero trasformare in black bloc sarebbe stato arduo. E tuttavia qualche momento di tensione c'è stato quando universitari e studenti medi hanno deciso di andare a trovare la Gelmini nella sua tana, al ministero della Pubblica Istruzione, fuori dal percorso programmato. "Siamo stati ieri da Tremonti, se no la Gelmini ci rimane male", sorride un ragazzo dietro lo striscione di Roma III. I responsabili dell'ordine pubblico capiscono che non ci sono pericoli: le facce di quei ragazzi dicono che non sono degli sfasciatutto e quindi acconsentono al fuori programma.
E così mentre a San Giovanni si comincia a tornare a casa, i più giovani prolungano la protesta. Nei confronti dei poliziotti e carabinieri nessuna provocazione solo improbabili inviti a ballare e slogan per ricordare agli uomini e alle donne in divisa che "anche voi avete dei figli, stiamo lottando anche per loro". Anche per la ministra un solo coro: fuori, fuori. "Ci accusano di non voler dialogare - dice Francesco di Scienze della Sapienza - perché non viene fuori a parlare con noi?".
La Gelmini non scenderà ma loro non si scompongono: "Andremo avanti fino a che non sarà ritirata la legge 133. Da domani occupazioni a oltranza in scuole e università. Oggi è solo l'inizio". Casualmente il "ce n'est qu'un debut" del '68. Loro forse nemmeno lo sanno e, per quanto sono distanti dai movimenti del passato, se lo sanno se ne fregano.

17 ottobre. Esplode la protesta contro il Governo

ROMA - Lo sciopero generale indetta dai sindacati di base SdL, Cub e Cobas è l'ennesima prova dell'insostenibile politica che l'attuale Governo sta portando avanti ad oltranza, noncurante del dissenso popolare. A darne una prova tangibile il corteo di quest'oggi, che ha visto la partecipazione di migliaia di persone, 200mila secondo gli organizzatori. Il serpentone ha sfilato da Piazza della Repubblica, fino a San Giovanni in Laterano. sotto una pioggia battente che non è riuscita a fermare i partecipanti, i quali senza sosta hanno continuato ad attraversare il centro storico di Roma. Moltissimi gli slogan contro il Governo e la Confindustria gridati da giovani studenti, lavoratori del comparto dei trasporti e docenti giunti da tutte le zone d'Italia. Presenti anche una delegazione di dipendenti di Alitalia che non hanno mancato all'appuntamento, reduci dal drammatico epilogo sulla vicenda della compagnia di bandiera. "Chi pensava di salvare la compagnia di bandiera - dice Massimo, assistente di volo precario Alitalia - ha preso in giro gli italiani. Ora oltre agli esuberi dovremo far fronte anche ai debiti contratti dalle vecchie gestioni sulla nostra pelle. Intanto io dovrò cercare un altro lavoro." Ma il clima è particolarmente infuocato anche sul fronte del trasporto su ferro e su gomma. "Privatizzeranno anche noi - ribatte Renato, autista di tram, anch'egli precarizzato - lo spezzatino è sul tavolo delle trattative e così invece di unire il trasporto sotto una gestione unica ci troveremo un pò alla volta con tanti rami d'azienda appetibili per il mercato e pronti adessere venduti al migliore speculatore. Una fine annunciata, che non possiamo accettare." Insomma la protesta è ormai esplosa, le azioni intraprese dal Governo sono viste come un danno irreparabile sulle quali bisogna al più presto porre un rimedio, che si intravede esclusivamente attraverso un cambio di tendenza alle attuali politiche. Ma i veri protagonisti di questa giornata sono i precari. Ogni settore ne ha tantissimi al seguito, a testimonianza che le politiche e le condizioni sul lavoro accomunino praticamente tutti. Nessuno escluso. Da quello del pubblico impiego, agli enti pubblici, fino ai vigili del fuoco che sfilano con una folta delegazione, trasportando in barella un manichino dal quale Brunetta direttamente ne succhia il sangue. "Rischiamo la vita ogni giorno - dice uno di loro - eppure nessuno si accorge che i lavoratori di questo importantissimo servizio versano in una condizione di estrema precarietà. Aspettiamo da anni un adeguamento salariale e nuove assunzioni che non verranno mai." Di lavoro si continua a morire è scritto su uno striscione tenuto dai lavoratori. "Sì perchè, nonostante le morti bianche siano ogni anno più di 1.200, - incalza Ottavio, precario di 24 anni - il fenomeno continua ad essere ignorato. Ormai questi episodi sono diventati talmente abituali che nessuno ci fa più caso. Straordinaria anche la partecipazione dei docenti, dei genitori con gli studenti e dei bambini, che intonano slogan contro la riforma Gelmini - Tremonti tenendo tra le mani striscioni ironici, ma anche drammatici. Giovanna è arrivata dalla Sicilia. Lei è una di quelle che vedrà scomparire il suo posto di lavoro precario. “Io sono qui con mio figlio di sette anni, perché c’è in ballo non solo il mio futuro, ma anche il suo. Questo attacco a trecentosessanta gradi alla scuola pubblica è il segnale che questo governo vuole smantellarla a favore dell’istruzione privata, incidendo drammaticamente sulla didattica” dice Giovanna. “Quello che il governo persegue è rendere una classe di studenti ignoranti per poter plasmare ancora di più le coscienze” - grida Alfonso, papà di due studenti delle superiori. “Ci hanno provato con la Moratti, adesso ci riprovano con la Gelmini” urla uno studente universitario e continua: “Vogliono rendere l’istruzione un privilegio per pochi, con la legge 133 che prevede la possibilità di trasformare in fondazioni private tutti gli atenei”. Un ‘altra studentessa universitaria dice: “Questa grande manifestazione è solo l’inizio di un grande movimento di protesta che coinvolgerà tutte le scuole pubbliche e le università italiane e durerà fino a quando questa legge non sarà abrogata”. Un anziano insegnante porta al collo un cartello con scritto: “Ho fatto il 68 e mi ritrovo in un 48” e dice: “Non mi sarei mai aspettato, dopo quarant’anni, di ritrovarmi in una situazione così drammatica”. Tuttavia oggi a distanza di qualche lustro in questa situazione ci si ritrova la maggior parte degli italiani che oggi sono qui a manifestare per contrastare le politiche iperliberiste di questo Governo e di una Confindustria sempre più cieca di fronte ai propri interessi personali. Oggi è un giorno particolare. La protesta è esplosa e sarà difficile fermarla.

Sciopero generale del sindacalismo di base Trasporti, scuola e pubblico impiego in piazza

È partita e finita sotto una fitta pioggia, a Roma, la manifestazione organizzata dai sindacati di base Rdb, Cobas e Sdl nel giorno dello sciopero generale. «La sensazione che questa manifestazione sia grandissima è ora certezza: enorme la partecipazione e grandissima anche l'adesione allo sciopero» non ha nascosto la sua soddisfazione Fabrizio Tomaselli, coordinatore nazionale Sdl. Alla fine i numeri gli hanno dato ragione infatti i partecipanti alla manifestazione sono stati circa 300.000.

Il corteo, partito da piazza della Repubblica, è stato aperto da uno striscione con la scritta: «Tremonti e Gelmini distruttori della scuola». A sfilare naturalmente, oltre alle varie categorie di lavoratori aderenti ai sindacanti di base, anche i coordinamenti degli studenti universitari e delle scuole superiori. Hanno protestato contro i tagli alla scuola, all'università, alla ricerca, i tagli al tempo scuola e il ritorno al maestro unico, insieme a genitori e insegnanti. Il passaggio di un gruppetto di alunni delle elementari, accompagnati dalle proprie mamme e insegnanti, che attraversava piazza Esedra ormai gremita, è stato salutato con un lungo applauso dai fratelli maggiori ormai arrivati all'università.
In corteo tutti i settori del pubblico impiego, i Vigili del Fuoco, la Protezione civile, operatori dei trasporti, insegnanti, ricercatori, tantissimi studenti, bambini e genitori tutti accomunati, ha spiegato il leader dei Cobas, Piero Bernocchi, una delle tre sigle che ha indetto la manifestazione, dalla preoccupazioni per il futuro: «C'è una volontà di denuncia – ha affermato Bernocchi - di tutte le politiche economiche di questo governo che salva i banchieri e mette in discussione i posti di lavoro dei precari, mette in discussione i diritti».

E sono stati rivolti specialmente contro i ministri Gelmini e Brunetta gli slogan presenti sugli striscioni e quelli scanditi nei cori dei manifestanti: «noi la scuola l'amiamo» hanno scritto gli alunni del liceo Kennedy di Ariccia. «Oggi termina la nostra occupazione – hanno detto gli studenti del Mamiani - è stata un'iniziativa simbolica ma la nostra lotta continua: il futuro è nostro e ce lo vogliamo prendere». Inviti a tutta voce per il ministro della Pubblica istruzione Maria Stella Gelmini «guarda quanti siamo, la pioggia non ci spegne». Nel corteo anche un gruppo di vigili del fuoco, con una barella sulla quale hanno adagiato un manichino in divisa, alle cui spalle è stata posta una foto del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta intento a succhiarne il sangue. «Siamo qui perchè chiediamo la stabilizzazione dei precari e salari più dignitosi» ha detto Giovanni Muccarino, coordinatore nazionale dei vigili del fuoco della Rdb.

Quando la testa del corteo che ha sfilato per le vie della capitale, era giunta già da un pò a piazza San Giovanni la coda del lungo serpentone, intanto, non aveva ancora imboccato via Merulana. Nella piazza storica del sindacalismo italiano un camion è diventato palco da cui molti hanno preso la parola, per illustrare i motivi della protesta

Venerdì nero per i trasporti in città (e non solo) SCUOLA: 500.000 IN CORTEO A ROMA TRE CORTEI SFILANO NEL CENTRO DI MILANO

Forti disagi per gli spostamenti. I sindacati autonomi contro la Finanziaria e la riforma Gelmini. Gli orari - città per città - delle "fasce protette".


Venerdì 17, che peggio non si potrebbe per chi deve spostarsi. Ma anche di grande mobilitazione contro la riforma Gelmini. Lo sciopero generale nazionale di 24 ore indetto dalle tre sigle sindacali Cub, Cobas, e Sdl crea pesanti disagi e paralizza il traffico di intere città, dal Nord al Sud d'Italia. Al centro della protesta i provvedimenti del governo in materia di scuola, pubblico impiego e sui precari, assunti nell'ultima Finanziaria.
Nella Capitale, nonostante la pioggia battente, è in corso una grande manifestazione organizzata da Rdb, Cobas e Sdl, alla quale partecipano anche gli studenti. Gli striscioni contro la Gelmini sono, ovviamente, numerosi.Il ministro ha detto che chi protesta non conosce i suoi provvedimenti. Minore sicumera le gioverebbe.
Per i leader dei sindacati di base "l'adesione dello sciopero è enorme".

Da 300.000 a mezzo milione di partecipanti

Gli organizzatori parlavano inizialmente di 300.000 partecipanti al corteo, ma col passar delle ore modificano la cifra fino a 500.000. "Uno sciopero riuscitissimo: più della metà delle scuole sono chiuse contro la politica Tremonti-Gelmini, contro una filosofia della scuola che appartiene all'800, contro provvedimenti razzisti di separazione tra italiani e stranieri, contro un'idea di distruzione di un'istituzione fondante del paese": commenta soddisfatto Pietro Bernocchi, segretario nazionale Cobas. "La nostra protesta - aggiunge - si rivolge principalmente alle politiche sulla scuola, ma in questa manifestazione sono presenti tutte le categorie: sono lavoratori che rifiutano che lo Stato si impegni per salvare banche fraudolente e non investe sui servizi ai cittadini".
"La coda del corteo sta entrando ora in via Cavour": così dal palco gli organizzatori annunciano che si è superata la soglia dei 500.000 presenti.
Una partecipazione "senza precedenti", commenta Piero Bernocchi. "Abbiamo sfilato per 4 ore per le vie di Roma e c'è ancora gente a piazza Esedra. C'è stata una partecipazione massiccia non solo di iscritti ai sindacati di base, ma di cittadini, studenti e anche di molti iscritti ai sindacati confederali".
Di adesione enorme parla anche un altro dei sindacati promotori della manifestazione, la Sdl.

Anche migliaia di studenti

Alla manifestazione di Roma partecipano anche i coordinamenti degli studenti universitari e delle scuole superiori. Ad aprire il corteo uno striscione con la scritta: "Tremonti e Gelmini distruttori della scuola".
Poi ne seguono tanti altri, tra cui: "Ministro la riforma non va bene, trova il modo di non rovinarci la vita". Tra i più curiosi questo: "I nostri figli hanno già una madre, servono insegnanti": è portato da due bambini di 7 e 13 anni che partecipano, insieme alla madre, al corteo.

…E molto altro

Lo sciopero coinvolgerà poi a livello nazionale anche i lavoratori della sanità, dal primo all'ultimo turno, pur garantendo i servizi pubblici essenziali e le emergenze; il commercio della piccola e grande distribuzione; i vigili del fuoco, per tutta la giornata; e la pubblica amministrazione (scuole, università, enti locali e agenzie fiscali).

Le motivazioni dello sciopero

Lo sciopero, proprio perché di carattere generale, coinvolge tanto i lavoratori del pubblico impiego quanto i privati, e ha diverse motivazioni, riunite nella lotta comune contro la finanziaria e i tagli decisi dal governo.
Le tre sigle sindacali chiedono aumenti generali di salari e pensioni, con l'introduzione di un meccanismo automatico di adeguamento salariale legato agli aumenti dei prezzi; la revisione della riforma della scuola, che con il decreto Gelmini sta destabilizzando la scuola pubblica; e la riduzione dei prezzi per i beni di prima necessità.
Contemporaneamente si sciopera in nome della precarietà lavorativa e sociale, contro il razzismo; e si cerca di ottenere più sicurezza sul lavoro e sanzioni penali per chi provoca infortuni gravi o mortali.

Cortei a Milano e Roma: previste nella capitale 100 mila presenze

Per domani sono inoltre previsti due cortei: uno a Milano, con partenza alle 10 da Largo Cairoli (MM1) fino a piazza Duomo; e un altro a Roma che, sempre dalle 10, si snoderà da Piazza della Repubblica fino ad arrivare nella piazza di San Giovanni.
“È prevista un'adesione di circa 100 mila persone”, dice Piero Castello, dell'esecutivo nazionale Cobas Scuola, “E solo nel nostro settore, quello scolastico, abbiamo già organizzato 90 pullman da diverse città”.

Piero Castello (Cobas): un corteo per salvare la scuola

Il responsabile Cobas spiega che è soprattutto la scuola ad essersi mobilitata per il corteo di domani, in particolare studenti e cittadini, preoccupati per il loro futuro. “Tagliare alla scuola 8 miliardi in tre anni significa privare la pubblica istruzione del 20% delle sue entrate”.

Perché non uno sciopero unitario con Cisl, Uil, Cgil?

La domanda, a questo punto, sorge spontanea: perché non unirsi con lo sciopero indetto per il 30 ottobre da Cisl, Uil, Cgil, Gilda e Snals, contro il decreto Gelmini? Non crede che l'unione, in questo caso, avrebbe dato una maggiore forza alla protesta?
“Sono d'accordo; probabilmente i lavoratori si sentono “sbandati” e scontenti dalla frammentazione delle manifestazioni; ma noi lo abbiamo deciso prima, e comunque non mi sembra che lo sciopero del 30 stia prendendo una giusta piega”.
Si riferisce alla posizione di Cisl e Uil, che sono disposti a revocare la manifestazione in caso di un'apertura del governo? “Esattamente, ma non solo. Il decreto arriva al Senato la prossima settimana; quindi anche la scelta temporale non mi sembra adeguata”.

Tagli alla ricerca, sfilano i precari

TORINO (17/10/2008) - Elena Berrone, 32 anni. Laurea in Biotecnologie, master, e dottorato di ricerca. Risultato di tanti anni di studio? Precariato a gogo, stipendio da fame, garanzie per il futuro zero, e fuga all'estero già programmata.

«Andrò ad Harvard. Ho già predisposto tutto. In Italia in fatto di ricerca scientifica si gioca, lì fanno sul serio. Se sei bravo ti assumono e ti pagano. Sono stufa di contrattini che scadono ogni 3-6 mesi, senza che mai si sappia se ne firmerai un altro».

E' una delle voci di medici e ricercatori precari che ieri hanno protestato davanti alle Molinette, tra gli sguardi sconcertati di chi vedeva reggere gli striscioni a gente con i camici bianchi. Il presidio s'è trasformato in corteo che s'è diretto al polo delle Biotecnologie in via Nizza 52.

Scuola, corteo anti-Gelmini a Roma: «Siamo in 300 mila». Studenti e precari in piazza

ROMA (17 ottobre) - È partita poco dopo le 10.30 sotto una fitta pioggia a Roma la manifestazione organizzata dai sindacati di base Cobas, Cub e Sdl nel giorno dello sciopero generale. Ad aprire la marcia da piazza della Repubblica uno striscione con su scritto: «Tremonti e Gelmini distruttori della scuola» mentre su un altro striscione si legge «No alla distruzione di lavoro, salari, scuola, servizi pubblici e diritti». Subito dopo i cinque striscioni tematici dedicati alla scuola, ai licenziamenti, ai morti sul lavoro, al precariato e al welfare.
Studenti in piazza a Roma. A sfilare nella capitale, oltre alle varie categorie di lavoratori aderenti ai sindacanti di base, anche i coordinamenti degli studenti universitari e delle scuole superiori. Protestano contro i tagli alla scuola, all'università, alla ricerca, i tagli al tempo scuola e il ritorno al maestro unico, insieme a genitori e insegnanti. Il passaggio di un gruppetto di alunni delle elementari, accompagnati dalle proprie mamme e insegnanti, che attraversava piazza Esedra ormai gremita, è stato salutato con un lungo applauso dai "fratelli maggiori" ormai arrivati all'università.
Sanità. Nel gruppo anche molti dipendenti del settore sanità. «Un corteo immenso», è il primo commento a caldo da parte del sindacato Rdb-Cub. «Un numero destinato a crescere, visto che attendiamo ancora l'arrivo di altri pullman».
Precari. Tra i manifestanti anche una folta rappresentanza di lavoratori precari, tra cui molti operatori sanitari che hanno attirato l'attenzione generale. Alcuni autisti di autoambulanza si sono presentati direttamente alla guida dei mezzi di soccorso, con sirene spiegate.
Cobas: protesta riuscitissima. «Uno sciopero riuscitissimo: più della metà delle scuole sono chiuse contro la politica Tremonti-Gelmini, contro una filosofia della scuola che appartiene all'800, contro provvedimenti razzisti di separazione tra italiani e stranieri, contro un'idea di distruzione di un'istituzione fondante del paese - ha detto Pietro Bernocchi, segretario nazionale Cobas - La nostra protesta di rivolge principalmente alle politiche sulla scuola ma in questa manifestazione sono presenti tutte le categorie: sono lavoratori che rifiutano che lo Stato si impegni per salvare banche fraudolente e non investe sui servizi ai cittadini».
«Siamo 300mila» Secondo gli organizzatori, sono circa trecentomila i partecipanti al corteo che sfila per le strade di Roma.
"No Gelmini day" a Milano. A Milano insegnanti e genitori della Rete Scuole hanno atteso il lungo corteo degli studenti in corso di Porta Romana. Accolti con un lungo applauso i giovani hanno salutato l'altra parte della manifestazione contro la riforma della scuola voluta dal ministro dell'Istruzione (No Gelmini day).
Petardo e uova contro il Provveditorato. Un grosso petardo e alcune uova sono state lanciate contro una sede distaccata del Provveditorato agli studi. Durante il tragitto sono stati lanciati da alcuni gruppi di studenti numerosi i fumogeni. Inoltre giovani con il viso coperto hanno scritto con le bombolette spray slogan soprattutto contro le banche.
Genova. Striscioni, fumogeni, scritte spray hanno caratterizzato un corteo di alcune migliaia di persone a Genova contro la riforma Gelmini e l'ex decreto Brunetta, con in testa bambini delle elementari e delle materne, seguiti da studenti, docenti e precari delle scuole e dell'università. Slogan sono stati gridati contro il taglio di 100 mila posti di lavoro, contro il maestro unico e contro i provvedimenti che vanificano le speranze per 500 precari dell'Ateneo genovese.
A Palermo traffico in tilt. È partito da piazza Castelnuovo, al centro di Palermo, il corteo dello Slai Cobas diretto in via Cavour dove ha sede la prefettura. Alla manifestazione partecipano alcune centinaia di persone che protestano contro «la riduzione del tempo pieno alle scuole elementari e prolungato alle medie, contro l'accorpamento delle classi di concorso e contro il ricorso al maestro unico». Il traffico in città è andato in tilt, soprattutto nelle zone centrali, e vi sono ingorghi e code di auto.

Lettera al Corriere della Sera

Caro Severgnini,
sono un ricercatore precario dell'Istituto Superiore di Sanità e le scrivo per la situazione tragica che si sta creando in Italia, nel silenzio dei mass-media. La Camera ha approvato l'emendamento Brunetta (cosiddetto "ammazza-precari") al ddl C1441-quater-A, in cui si prevede che, dal 1° luglio 2009, tutti i precari che abbiano lavorato per più di tre anni con contratti a termine nel pubblico impiego siano licenziati. E' stato stimato che il provvedimento riguarderà circa 150000 persone che resteranno senza lavoro, 10 volte i dipendenti Alitalia. Essendo precari, non avranno liquidazione, cassa integrazione, ammortizzatori sociali. Molti tra loro sono ricercatori. La norma prevede il licenziamento indipendentemente dal fatto che il contratto sia pagato da fondi pubblici o provenienti da finanziamenti esterni. E' una brutale scelta di principio, non dettata da ragioni economiche. Si intende eliminare una generazione di precari, "giovani" dai 25 ai 45 anni, che saranno fatti fuori, mentre chi è dentro (sia un premio Nobel che un "fannullone") resterà al proprio posto. Perciò non si prevede nessun criterio meritocratico. Sottolineo che i precari della ricerca non sono una piccola minoranza ma rappresentano una percentuale elevata del personale, iper-qualificata, che svolge attività estremamente specializzate riguardanti ad esempio la salute, i controlli su farmaci e alimenti, la ricerca energetica e tecnologica. Nel nostro istituto su 2500 lavoratori 700 sono precari. L'emendamento porterà alla paralisi delle attività. E' come se il governo americano da un giorno all'altro licenziasse il 30% dei lavoratori della NASA o dell'NIH. Nessun governo occidentale, di destra o di sinistra, farebbe mai qualcosa del genere. Il nostro sì. E' una situazione paradossale che l'opinione pubblica ignora o approva, senza considerare le ricadute devastanti in un settore strategico per la crescita del paese come la ricerca scientifica.