LA PETIZIONE DA FIRMARE

venerdì 5 dicembre 2008

Stavros Dimas a nome della Commissione Europea per l'Ambiente


Ai sensi della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), i firmatari del protocollo di Kyoto, al fine di mantenere la possibilità di partecipare ai meccanismi flessibili di Kyoto (scambio di quote di emissione, attuazione congiunta e meccanismi di sviluppo pulito), ogni anno devono dimostrare di poter garantire la funzionalità del sistema nazionale di monitoraggio e di notifica delle emissioni di gas serra in conformità con le linee guida della convenzione UNFCCC. La Commissione ha incluso il medesimo requisito nella decisione n. 280/2004/CE[ 1] e nelle relative disposizioni d'applicazione di cui alla decisione 2005/166/CE[ 2]. Qualora l'Italia, a seguito della sua recente decisione di risolvere i contratti del personale citati nell'interrogazione o per qualsiasi altra ragione, non rispetti le norme dell'UE o delle Nazioni Unite, la Commissione prenderà tutte le misure necessarie per porre rimedio a tale situazione, compreso l'eventuale avvio di un procedimento d'infrazione.La Commissione, nel frattempo, comunicherà al governo italiano le sue preoccupazioni riguardo alla continuità delle attività di monitoraggio e di notifica da parte dell'Italia.

Dimas: miliardi in multe per infrazione se si licenziano i precari ISPRA


I 700 precari dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale, svolgono compiti fondamentali di tutela e protezione dell’ambiente anche in adempimento alle direttive europee, e il loro venir meno porterebbe all’apertura di procedure d’infrazione che costerebbero allo Stato italiano miliardi di euro.
Lo ha affermato ieri il Commissario Europeo per l’Ambiente, Stavros Dimas, in risposta a un’interrogazione del parlamentare della Sinistra Europea Roberto Musacchio, in cui si chiedeva se secondo la Commissione siano conciliabili il “rispetto del monitoraggio dell'Emissions Trading e degli obblighi del Protocollo di Kyoto” con il rischio che in Italia vengano licenziati i precari dell’ISPRA.

Il Commissario ha risposto affermando che “Qualora l'Italia, a seguito della sua recente decisione di risolvere i contratti del personale citati nell'interrogazione o per qualsiasi altra ragione, non rispetti le norme dell'UE o delle Nazioni Unite, la Commissione prenderà tutte le misure necessarie per porre rimedio a tale situazione, compreso l'eventuale avvio di un procedimento d'infrazione”.

Un rischio che potrebbe costare al Paese centinaia di milioni di euro, e che non riguarda solo il settore dell’Emission Trading e dell’applicazione del Protocollo di Kyoto. Tra le attività portate avanti dai lavoratori a tempo dell’Ispra, infatti, ci sono anche la valutazione di impatto ambientale, la difesa del suolo, il controllo della qualità dell’aria, e le bonifiche. Tutti settori che, se non si rispettano gli accordi internazionali, possono condurre all’apertura di procedure di infrazione.

A fronte di un costo per mantenere in servizio i precari dell’Istituto pari a 16 milioni, quindi, si rischiano nei prossimi anni miliardi di multe e un costo altissimo per tutta la collettività.

Rdb: Alta adesione agli scioperi, tribunali chiusi, deserti gli enti di ricerca


Roma, 5 dic. (Apcom) - Tribunali chiusi ed enti di ricerca deserti; è questo per le Rdb-Cub e le Usi-Rdb l'esito dello sciopero nazionale di 24 ore nel settore della giustizia e della ricerca. "Consistente, nonostante il maltempo - spiegano le Rdb - è stata la partecipazione ai cortei e ai presidi organizzati in diverse città (Roma, Bologna, Palermo,Venezia, per ricordare solo le principali)" rilevando "disagi all'utenza in molti uffici giudiziari, con particolari ripercussioni nei Tribunali di Roma, Padova, e Venezia; punte di astensione dal lavoro sono state registrate in Enti di Ricerca come ISS, ISPRA ed ENEA". "Folta e combattiva - si legge in una nota - la manifestazione a Bologna, dove a scendere in piazza sotto una pioggia battente, oltre ai dipendenti di Giustizia e Ricerca, tanti altri lavoratori in sciopero contro le politiche comunali e provinciali: dall'Altercoop alla Provincia, alle educatrici dei nidi comunali agli operatori di ANLAIDS e della Casa Alloggio Cardinale Lercaro. Il corteo è giunto fin sotto le finestre del Comune di Bologna e si è concluso sotto la Prefettura. I lavoratori giudiziari, che a Roma hanno sfilato fino in via Arenula con lo striscione 'Ingiustizia nella Giustizia: siamo pochi, mal pagati e neanche riqualificati', hanno atteso invano un incontro con i rappresentanti del Ministero. "E' un atto di arroganza gravissimo - ha commentato Pina Todisco, della direzione nazionale RdB-CUB P.I. - il Guardasigilli, che dal suo insediamento non ha mai voluto incontrare le organizzazioni sindacali, persevera in un atteggiamento sprezzante anche davanti alla forte protesta dei lavoratori e rende noto che ci convocherà l'11 dicembre solo per comunicare decisioni già assunte dal suo Dicastero, dimostrando così l'incapacità politica di questo Governo ad affrontare la necessità di un servizio Giustizia degno di un paese civile". 'Estendiamo i diritti: stabilizziamo la Ricerca' è stata la parola d'ordine del presidio di circa 400 precari della Ricerca che si è svolto a Roma davanti al Parlamento. Delegazioni Usi-RdB hanno incontrato, fra ieri ed oggi, i parlamentari Marianna Madia, Leoluca Orlando e Pancho Pardi, i quali hanno mostrato interesse e disponibilità nei confronti della proposta di legge elaborata dalla sigla sindacale e mirata a riformare l'organizzazione del lavoro a partire dalla stabilizzazione di tutti i precari. "Illustreremo la nostra proposta nella prossima assemblea nazionale dei precari di Ricerca, Scuola e Università del 16 dicembre -ha annunciato Cristiano Fiorentini, della Direzione nazionale RDB-CUB P.I - in cui lavoratori decideranno se convocare lo sciopero di tutti i precari di questi settori".

Dopo gli universitari liguri tocca alla sanità siciliana


Sicilia, Russo accelera procedure per precari sanità


Roma, 4 dic (Velino)
- L’assessore alla Sanità della regione siciliana, Massimo Russo, ha firmato una direttiva inviata ai direttori delle Ausl e delle Aziende ospedaliere con la quale imprime una forte accelerazione alle procedure di stabilizzazione del personale precario non dirigenziale. L’annuncio è stato dato oggi al dibattito sulla sanità in Sicilia, organizzato dalla Fp Cgil Sicilia alla Camera di Commercio di Palermo. “L’assunzione dei precari - ha spiegato Russo - è un atto di grande rilevanza sociale. E’ importante far comprendere che la riorganizzazione della sanità siciliana e il conseguente contenimento della spesa permetteranno forti investimenti su nuove strutture senza pregiudicare in alcun modo i livelli di occupazione. Nessuno andrà a casa, se ci saranno esuberi in qualche settore impiegheremo i lavoratori della sanità in altri settori preoccupandoci della necessaria formazione”. L’assessore Russo ha poi sottolineato che la tutela dei lavoratori del mondo della sanità dovrà riguardare anche il settore privato. “A partire dal 2009 - ha precisato - voglio legare la concessione dei budget al rispetto dei contratti di lavoro: chi non li rispetterà verrà escluso dall’accreditamento e i sindacati dovranno produrre il massimo sforzo per controllare che ciò avvenga. Non è più tollerabile la posizione di chi in questi mesi ha strumentalmente utilizzato la minaccia di licenziamenti per contrastare la nostra politica di rigore e di contenimento della spesa”. La direttiva ribadisce i criteri per la definizione dei bandi selettivi nei quali dovranno essere specificati i posti da coprire. In particolare, si dovrà avere riguardo sia ai posti in atto vacanti e disponibili nelle attuali dotazioni organiche che alle risorse finanziarie disponibili nel bilancio aziendale, nel rispetto dei limiti di spesa posti dalle leggi finanziarie in materia di personale, in conformità al protocollo d’intesa approvato dalla Giunta nel febbraio del 2008. Si dovrà anche tenere conto della eventuale necessità di garantire “un adeguato accesso dall’esterno, in misura non inferiore al 50 per cento dei posti da coprire”. L’assessore Russo precisa inoltre che sono in fase di definizione le procedure di verifica dell’andamento della spesa del personale delle aziende al terzo trimestre 2008 per valutare con grande attenzione le singole disponibilità finanziarie e quindi autorizzare l’emanazione dei bandi di selezione.
Secondo quanto stabiliscono i protocolli d’intesa approvati in giunta, “il personale che può partecipare alle procedure di stabilizzazione non deve avere in atto rapporti di lavoro a tempo indeterminato con pubbliche amministrazioni e deve essere in possesso di almeno uno di questi requisiti: - in servizio alla data del 31 dicembre 2007 presso l’Azienda sanitaria che stabilizza e con un’anzianità alla stessa data di almeno tre anni, anche se non continuativi, maturata tra l’1 gennaio 2002 e il 31 dicembre 2007 anche presso altre aziende del sistema sanitario nazionale; - in servizio in data successiva al 31 dicembre 2007, con un contratto stipulato entro il 28 settembre 2007 presso l’azienda che stabilizza e con un’anzianità di tre anni anche maturata successivamente al 31 dicembre 2007. Ai fini dell’acquisizione dell’anzianità di servizio saranno valutati utili i servizi, pure non continuativi, prestati anche presso altre aziende del Sistema sanitario nazionale nel periodo intercorrente tra l’1 gennaio 2002 e il 31 dicembre 2007, mentre non saranno considerate utili le proroghe successive al 31 dicembre 2007; - in servizio in data anteriore al 31 dicembre 2007 con un’anzianità di servizio alla stesa data di almeno tre anni anche non continuativi, maturati nel periodo intercorrente tra l’1 gennaio 2002 e il 31 dicembre 2007 presso l’azienda che stabilizza o altre aziende del Sistema sanitario nazionale. Per il personale il cui contratto a termine non sia stato preceduto da selezioni, dovranno essere espletate apposite prove di idoneità.

Decreto “famiglie” o elemosina di Stato?


Da politicamentecorretto.com
- Il decreto presentato dal governo allo scopo di sostenere le famiglie italiane non è un esempio di buona politica, poiché sceglie di procedere ancora una volta per annunci roboanti e spot propagandistici e non realizza invece il necessario e duraturo intervento di sostegno a favore delle famiglie italiane vessate dalla crisi economica. Si prenda il bonus di 1000 euro. Un’unica e solitaria mancia che non verrà percepita da molti prima di febbraio e che non darà prospettive continuative per il rilancio dell’economia italiana a partire dalle spese dei ceti medi. Lo stesso vale per la social card. Una tessera prepagata per acquisti nei supermercati da 40 euro al mese (un cappuccino al giorno) riservata ad anziani e genitori con bimbi sotto i 3 anni, che però devono avere meno di 6.000 euro di Isee. In totale: solo 1milione 300mila beneficiari su oltre 8 milioni di famiglie che vedono esaurire il loro reddito alla terza settimana (dati Swg). Per non parlare poi dell’annunciato blocco delle tariffe di gas e elettricità e dei pedaggi autostradali, che il governo voleva vantare come suo merito, ma che è in verità competenza dell’Authority preposta. Questa è miopia. Occorre invece lavorare, per esempio, a interventi strutturali come la detassazione della tredicesima e la sostituzione delle detrazioni con le deduzioni fiscali, più corpose e più eque. Tra l’altro, l’insieme delle risorse messe in campo dal governo non arriva a metà di quello che finiremo di spendere per Alitalia, come ha osservato il ministro ombra dell’Economia del Pd, Pierluigi Bersani. Il governo continua a spostare soldi da una parte all’altra, fingendo di averne reperiti e spesi di nuovi, perché si ostina a non modificare i saldi della Finanziaria che Tremonti ha elaborato a luglio. Cioè molto prima dell’esplosione della crisi finanziaria e dell’allarme recessione, e molto prima che l’Europa consentisse come fa ora qualche margine di manovra in più. Quest’ultima possibilità è rinviata al mittente dal governo con il pretesto del nostro debito pubblico enorme. È vero il debito è un grave problema - che tra l’altro solo i governi di centrosinistra hanno affrontato mentre quelli berlusconiani hanno peggiorato – ma non si può pensare di non rivedere i conti come fa il resto dell’Ue. Sarebbe un handicap pesante per l’Italia. È il tempo di più fondi per gli ammortizzatori sociali per proteggere i lavoratori, soprattutto quelli precari, che potrebbero essere i primi a pagare le conseguenze della crisi. E si deve intervenire in sostegno di chi vive di stipendio, perché chi non spende, non lo fa per mancanza di volontà, ma per mancanza di soldi.