I rilevatori precari dell'Istat chiedono un incontro al Ministro Brunetta
di precaristat- Di seguito la lettera inviata ai dirigenti del dipartimento della Funzione Publbica:
Siamo gli oltre 300 rilevatori ISTAT per l’Indagine Continua sulle Forze di Lavoro, indagine tra le più importanti sia a livello nazionale che internazionale, i cui risultati vengono inviati regolarmente a EUROSTAT, che di fatto coordina tale rilevazione. Ad onor di precisione non siamo esattamente rilevatori dell’ISTAT, ma collaboratori dell’ISTAT, in quanto il nostro rapporto di lavoro con l’Istituto Nazionale di Statistica è regolato da un contratto co.co.co, rinnovato di anno in anno, a cominciare dall’ormai lontano Ottobre 2002. In netto contrasto con l’oggetto del nostro mandato, vale a dire l’ “Indagine CONTINUA sulle Forze di Lavoro”, che su richiesta di EUROSTAT si configura come continuativa, il nostro rapporto di lavoro è più che mai precario e, ironia della sorte, ci rechiamo quotidianamente nelle case delle famiglie campione, nei diversi Comuni italiani, per rilevare i dati che forniscono il polso della situazione sulle critiche condizioni lavorative nel nostro Paese. Come Lei ben sa, i contratti co.co.co. non possono essere protratti a lungo e lo Stato impone alle aziende di regolare la posizione dei co.co.co. dopo un periodo massimo di 3 anni. Ma, come spesso accade, quello che lo Stato legifera e che vale per le aziende private non vale per il legislatore stesso, che si auto legittima emanando per se stesso deroghe su deroghe. E così eccoci qua, formalmente co.co.co. ma dipendenti dell'Istat a tutti gli effetti e "stabilmente" precari per il sesto anno consecutivo, con una retribuzione tipo cottimo, un tot ad intervista, stabilita nell’Ottobre 2002 e rimasta invariata fino al 31 Dicembre 2007, in quanto da Gennaio 2008 ci è stato finalmente riconosciuto un aumento lordo di Euro 1,50 per intervista. Lo sconforto è profondo, aggravato poi dalla consapevolezza delle ben differenti condizioni di lavoro dei nostri colleghi europei, che si occupano della stessa rilevazione nei propri Paesi, non come collaboratori, ma come lavoratori dipendenti, ai quali viene inoltre riconosciuto un effettivo rimborso spese, congruo rispetto agli aumenti dei carburanti, viene fornito un cellulare per i contatti telefonici con le famiglie per poter fissare gli appuntamenti e hanno tutti i diritti dei lavoratori dipendenti. Un esempio per tutti può essere quello inglese, visionabile sul sito www.statistics.gov.uk . Ogni fine anno la nostra massima preoccupazione è ovviamente quella del rinnovo del contratto di lavoro. In passato è anche stata prospettata dall’Istat l’eventualità di “esternalizzare” la rete di rilevazione delle Forze di Lavoro, con tutto il carico di aspetti negativi che ciò rappresenta, primo fra tutti la sicura perdita di qualità dei dati raccolti di cui c'è esplicita testimonianza nella scarsissima qualità dei risultati ottenuti dalle rilevazioni date in appalto ai privati e nelle fallimentari risultanze dei casi in cui l'Istat ha sperimentato la costituzione di società private a capitale pubblico. Ebbene sì, il “manipolo” degli oltre 300 rilevatori senza diritti ha segnalato, primo fra tutti i dati negativi di una simile operazione, la caduta verticale della qualità della rilevazione, oltre ovviamente alle nefaste conseguenze per i lavoratori stessi. Questo perché, senza peccare di immodestia, possiamo affermare di lavorare al meglio, nonostante la nostra ormai cronica situazione di precarietà. Proprio nei giorni scorsi dalla sede Istat di Roma è stata inviata una mail di ringraziamento ai rilevatori delle Forze di Lavoro per l’ottimo lavoro svolto lo scorso anno, in quanto è stato raggiunto ”il livello di qualità più elevato che nella nostra esperienza più che decennale all'ISTAT ci sia capitato di incontrare in una rilevazione. Ovviamente questo è stato possibile soprattutto grazie al contributo della nostra rete di rilevazione”. Ascoltando il Suo discorso di Lunedì 12 Maggio, ci si è aperto il cuore apprendendo la sua ferma intenzione di adoperarsi per le fasce più deboli e di premiare chi lavora seriamente. Ci siamo sentiti rassicurati, ma a distanza di qualche ora il disincanto, dovuto alle delusioni maturate in tutti questi anni, ci ha spinto a scriverle nel timore che ancora una volta i co.co.co. dello Stato, in particolare quelli che in Istat si occupano delle Forze di Lavoro, siano considerati una categoria talmente atipica da essere nuovamente esclusa da qualsivoglia prospettiva di miglioramento. Abbiamo dovuto aspettare fino ad ora per sapere chi fosse il nostro interlocutore, in qualità di Ministro della Funzione Pubblica, ed ora riponiamo in Lei la speranza di un incontro a breve termine per chiarire e definire il nostro futuro, confidando di non trovare il muro di gomma già sperimentato negli anni scorsi. Restiamo quindi in fiduciosa attesa di un suo gradito riscontro, volto a fissare a breve un incontro, perché noi precari, purtroppo, abbiamo scadenze pressanti e imprescindibili.