LA PETIZIONE DA FIRMARE

venerdì 27 febbraio 2009

Breve resoconto della convocazione commissariale ISPRA del 26 u.s.


L’Amministrazione a seguito dell’ispezione effettuata sulle stabilizzazioni ex ICRAM darà avvio al bando di stabilizzazione ai sensi della finanziaria 2008 con modalità analoghe a quanto avvenuto per il bando 2008 ex Apat che è ancora consultabile sul sito ISPRA.

I risultati prevedibili saranno: 3 unità stabilizzabili 2007, 32 unità stabilizzabili 2008 più eventuali altre unità aventi diritto che erano state escluse dal bando di stabilizzazione 2007 ex ICRAM.

Il personale avente i requisiti di stabilizzazione, ad eccezione di 3 unità, sarà comunque sottoposto a nuova prova selettiva riservata perché la precedente è stata ritenuta non emulativa Alla fine della nuova procedura, prevista entro il mese di marzo, verrà stilata una nuova graduatoria.


Non sarà necessario stilare una graduatoria unica ISPRA poiché tutti gli aventi diritto saranno stabilizzati.


Immediatamente all’acquisizione definitiva del numero di personale da stabilizzare (circa 204 unità) potrà effettuarsi la rimodulazione e definitiva approvazione del piano dei fabbisogni, atto propedeutico all’assunzione dei 14 vincitori di concorso, alle stabilizzazioni e al concorso.

Per i primi di marzo saranno sul sito gli avvisi di reclutamento di COCOCO tendenti a recuperare le unità di personale licenziate il 31 dicembre e per le quali USI RdB Ricerca ha comunque avviato un ricorso legale tendente a dimostrare l’applicazione del comma 3 art 3 del DL 208 con l’immediata riassunzione e risarcimento economico.

Particolare allarme desta la condizione contrattuale delle 32 unità di personale ex ICRAM che verranno escluse dalla stabilizzazione. Insufficiente appare l’impegno dell’Amministrazione tendente a garantire la prosecuzione contrattuale dei suddetti lavoratori di elevata professionalità e specificità che probabilmente oggi pagano la loro pertinenza a Progetti di Ricerca e a convenzioni provenienti dal Ministero dell’Ambiente.


Per gli iscritti Usi RdB si stanno già avviando le necessarie istruttorie per garantire l’assistenza legale gratuita.


L’Amministrazione ha rigettato ogni richiesta di assunzione immediata dei 14 vincitori di concorso ex ICRAM e degli stabilizzandi ex Apat nelle more dell’approvazione del piano di fabbisogni come avvenuto in altri E.P.R.

In merito all’emanando concorso, l’Amministrazione ribadisce la volontà di considerare titolo preferenziale l’attività svolta in ISPRA e si impegna ad un confronto con il sindacato.


USI RdB ritiene che la ricognizione delle professionalità e relativa individuazione dei profili debba essere seguita direttamente dai commissari e non da responsabili di una struttura che verrà a breve modificata.


La finalità è il recupero delle professionalità esistenti che devono infatti trovare ricollocazione nella nuova mission istituzionale.


USI RdB Ricerca ribadisce la necessità di avviare selezioni a Tempo Determinato per consentire la protezione del personale con contratto atipico in scadenza soprattutto il 30 giugno. La copertura economica e normativa dei contratti può essere trovata su fondi esterni e grazie alle deroghe di cui godono gli E.P.R. Chiede inoltre una ricognizione puntuale delle scadenze contrattuali su programmi di ricerca e convenzioni in modo da avviare nuove selezioni prima della scadenza.


Infine viene consegnata alla struttura commissariale la lettera, in allegato, datata 25 febbraio 2009, inviata dall’Assessore Comunale alle politiche del lavoro Dario Bordoni sulla preoccupante situazione del precariato ISPRA a seguito dell’iniziativa USI RdB Ricerca.


Lo sciopero diventa virtuale



di Michel Paganini - Ci mancava solo lo sciopero virtuale. Il governo sembra avere una fantasia particolare per sfornare iniziative bizzarre. Recentemente è stata approvata dalla maggioranza la nuova norma sulle intercettazioni: d'ora in poi ai giornali sarà vietata la pubblicazione di ogni atto dell'indagine preliminare, anche se solo per riassunto, e di ogni altro atto che verrà "acquisito al fascicolo del Pm o del difensore, anche se non sussiste più il segreto, fino a che non siano concluse le indagini preliminari, ovvero fino al termine dell'udienza preliminare". In parole più semplici significa che i media potranno dire addio al dritto di cronaca. Ma mettere un bavaglio alla stampa non basta, ora si vuole fare la stessa cosa con i sindacati. E' questo il trend in cui si inserisce la nuova normativa per lo sciopero nei settori essenziali, in particolare quello dei trasporti. La delega al governo prevede "l'istituto dello sciopero virtuale, che può essere reso obbligatorio per determinate categorie professionali le quali, per le peculiarità della prestazione lavorativa e delle specifiche mansioni, determinino o possano determinare, in caso di astensione dal lavoro, la concreta impossibilità di erogare il servizio principale ed essenziale". Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, sta lavorando allacremente alla bozza da presentare al Consiglio dei Ministri. Il nuovo progetto di regolamentazione prevede l'obbligo per i sindacati di una soglia del 50 per cento di rappresentatività per proclamare uno sciopero. Inoltre ci sarà per il lavoratore l'obbligo di comunicare anticipatamente la sua adesione allo sciopero così come delle sanzioni per chi viola le regole. Ma in cosa consiste esattamente lo sciopero virtuale? Chi aderisce allo sciopero trascorrerà una giornata lavorativa come tutte le altre, si recherà sul luogo di lavoro per svolgere la sua attività. L'unica differenza è che la remunerazione relativa alla giornata di sciopero sarà decurtata dallo stipendio e devoluta a un fondo speciale di solidarietà ancora tutto da specificare. Che ci sia un bisogno reale di modernizzare il diritto di sciopero non vi è alcun dubbio. Non è possibile che un gruppo di persone di un settore strategico possa bloccare l'intero Paese, ma molte sono le perplessità. Da sempre lo sciopero è stato un mezzo di pressione contro il datore di lavoro. Nello sciopero virtuale il lavoratore continua ad esercitare la sua attività senza ricevere nessun compenso. Per il datore di lavoro invece è un vero affare. Inoltre, per il momento la bozza del nuovo progetto riguarda solo il settore dei trasporti, ma non bisogna essere un fine analista politico per capire che è solo l'inizio. Chi ci dice che il governo dopo aver regolamentato il diritto di sciopero nel settore dei trasporti non passerà ad altri settori? Che ne pensi?

martedì 24 febbraio 2009

Al diavolo piace il calcio


Il tema del mobbing e del precariato, l'eterna lotta contro i mulini a vento del Co.co.co



A volte scrivere è un modo per sfogarsi. A volte serve per capire meglio cosa ti è accaduto. A volte quello che scrivi può diventare il grido di una generazione: quella dei precari.

Roberta Palma, ha trent'anni e una splendida bambina, ora. Prima, invece, ha varcato la soglia di una grande azienda, quella che quando arrivi lì per un colloquio pensi : "Se mi prendono è fatta, è arrivato anche il mio momento". Varcare quella porta per Roberta, autrice di "Al diavolo piace il
calcio", non è stato difficile, anche se, certo, prima si passa attraverso i colloqui, le pressioni, la paura, l'ansia, e i continui contratti mordi e fuggi di tante altre volte, ma questa volta non può essere la stessa cosa.

Sembra quasi automatico: mi impegno, riesco in ciò che faccio, lavoro bene per l'azienza che vuole credere in me. Bene. E invece no. Inizia il tiro a segno con il precario. Se prima tutti sembrano amici, ad un certo punto capisci che non è affatto così, che le battute, i piccoli colpi bassi hanno uno scopo preciso: metterti fuori gioco.

Roberta lotta contro se stessa, ci prova. Non si può mollare ora, non si può scappare perchè il capo "ce l'ha con te". Ma quando torni a casa e capisci che anche la tua vita fuori dall'ufficio non è più la stessa, che tu non sei più quella di prima, allora nella testa compare una parola che hai sentito, ma che forse non sapevi nemmeno bene che cosa significava: "mobbing".

Roberta Palma nel suo primo libro, racconta la sua esperienza in una grande azienza romana. Una scrittura fresca e diretta che arriva al cuore del problema e al cuore di chi quell'esperienza l'ha già vissuta, e apre gli occhi a chi, invece, ancora deve affacciarsi al mondo del lavoro. "Al diavolo piace il calcio" racconta di tutto quello che nessun lavoratore o lavoratrice dovrebbe subire. Mai più.

ECO - Crisi, Podda: Intollerabile sordità del governo su precariato


Roma, 23 feb (Velino) - “Il governo Berlusconi dimostra ancora una volta di non essere in grado di affrontare la crisi economica, anzi, a veder bene, sembra quasi che non voglia affrontarla. Le osservazioni del Governatore di Bankitalia, Mario Draghi, sull'ondata di licenziamenti in arrivo e la sua portata sociale, e sulla necessità di intervenire con una riforma strutturale sul sistema di ammortizzatori sociali, ha ricevuto come risposta una levata di scudi da parte del governo e dei suoi ministri economici”. Lo afferma Carlo Podda, segretario generale Fp Cgil nazionale. “Rimane inoltre del tutto eluso dal governo il tema del precariato (ricordiamo che lo Stato italiano è il datore di lavoro di oltre 300 mila precari, che nella Pubblica amministrazione oltre 60 mila lavoratori si troveranno senza lavoro già a partire dal 1 luglio 2009, anche negli enti locali e nelle regioni, obbligate a licenziarli, e che nei prossimi anni il numero potrebbe arrivare ben oltre le 150 mila unità), ovvero della totale assenza di protezioni per tutti quei lavoratori che restano tagliati fuori dalla cassa integrazione”. “È chiaro - prosegue il sindacalista - come l’elusione di questo problema, la sordità del governo di fronte alle richieste del sindacato, come alle osservazioni del governatore Draghi, sottendano un'aspirazione: utilizzare questa crisi per rideterminare i rapporti sociali, indebolendo il lavoro e le sue tutele. La sordità del governo – continua Podda – ha lasciato inascoltato anche il nostro appello, l'appello di centinaia di migliaia di lavorati che, da piazza San Giovanni, il 13 febbraio scorso, hanno chiesto di estendere le tutele a tutti i lavoratori, compresi i precari, e di dare ai cittadini la possibilità di devolvere ad un fondo specifico sugli ammortizzatori sociali il loro 8 per 1000. Una proposta non soltanto simbolica, che avrebbe potuto rappresentare almeno la strada attraverso cui sconfiggere questa crisi, puntando sulla salvaguardia dei diritti del lavoro, sulla estensione delle tutele al mondo del lavoro precario, sulla solidarietà sociale”.

lunedì 23 febbraio 2009

Noi siamo quelli che perdono il posto

dall' UNITA del 23/02

SERENA CARLONI
Co.co.coministero dell’Istruzione
30 anni

Con una laurea in Sociologia mi sono dovuta riciclare come contabile. Da quattro anni lavoro al ministero dell’Università, curo le fatturazioni di un settore molto importante, di quale preferisconondire pernonrischiare ritorsioni. Il posto l’ho trovato superando una selezione e il colloquio con il dirigente con cui lavoro. Nell’ufficio siamo in quattro: due tempi indeterminati e due co.co.co. In pratica facciamo lo stesso lavoro. La differenza è che i due ministeriali, finito il loro orario, se ne vanno, ma se mi dicono: “Potresti rimanere ancora un po’?”, ame tocca restare. Oltre le 38 ore previste dal contratto. E il mio lavoro è così pensate che nessunministeriale vuole farlo». Il tutto per 900 euro mensili, fino a quest’anno quandola magnanimità del dirigente ha portato a 300 euro di aumento. «Sì,ma per la prima volta il contratto non è annuale. Scade a settembre e il rischio che non sia più rinnovato è altissimo. I sindacati ci dicono che potremmo rientrare in una deroga del provvedimento, però l’interpretazione non è certa, anche perché la norma non è stata ancora approvata definitivamente». Eh già, perché dimezzo ci si èmesso il ministro Brunetta e il suo stop alle stabilizzazioni nella Pubblica amministrazione. «Quando uscì la legge nel 2007 ero veramente felice. Ci credevo, ci sarebbe stato un concorso interno e i meritevoli sarebbero stati finalmente assunti. E invece adesso rischiamo pure il posto da co.co.co». Le conseguenze per Serena ci sono già. «Vorrei sposarmi, comprare casa, avere un figlio. Ma anche il mio ragazzo è precario e allora non posso far altro che vivere a casa con i miei genitori e mettere i sogni nel cassetto». Ormai anche il fare figli è un sogno. «Tutte le mie amiche sono in questa condizione, un’intera generazione precaria». E allora l’unico modo per continuare è rimettersi a studiare. «Ci sono due concorsi del ministero per posti fissi: ho riaperto i libri e, nei ritagli di tempo, studio. Ma è dura».


Italia, il peggio deve arrivare 2,4 milioni di precari in bilico


dall' UNITA del 23/02

Avviso - Le parole di Draghi confermano un allarmante scenario di emergenza sociale
Le aree - La recessione elimina per primi i contratti a tempo determinato, l’industria licenzia

In Italia ci sono circa 3 milioni di contratti a tempo che arriveranno a scadenza nel 2009, circa quattro quinti non sarnno rinnovati. Quindi svanisconio duemilioni 400mila posto di lavoro.

Il peggio deve ancora arrivare, ha detto il governatore Draghi. Abbiamo fatto il possibile, ha risposto Tremonti. Il primo reclama iniziative, il secondo allarga le braccia, ma entrambi sanno che una bufera sta per abbattersi sul mondo del lavoro. Difficile quantificarne la portata, come difficile è stabilire i danni provocati finora.Dache parte cominciare? Ci sono i lavoratori in cassa integrazione da mesi (oltre 500mila a fine 2008), ci sono i precari sacrificati ai primi segnali di difficoltà (almeno 400mila secondo stime prudenziali hanno già perso il lavoro), ci sono imprese individuali e partite Iva che lottano per non chiudere, e ci sono giovani tanto sfortunati da affacciarsi proprio ora sul mercato del lavoro.

EMERGENZA
Per tentareun bilancio dell’emergenza occupazionale, si potrebbe cominciare proprio da loro: ignorati dalla statistica e dalla politica, esclusi da qualsiasi intervento di sostegno, non si vedono riconosciuto nemmeno il diritto al lamento. Eppure la recessione sta presentando a loro il conto più salato: solo nella provincia di Torino, e solo in ottobre, sono venute a mancare 20mila assunzioni rispetto a settembre. L’enormità di un dato parziale lascia intuire le dimensioni diunproblema che penalizza un’intera generazione di nuovi lavoratori: «La riduzione del flusso di assunzioni nel settore privato non potrà essere compensata in alcun modo. Purtroppo la crisi è trasversale. Se nessun settore si salva, non c’è modo di frenare questa perdita» spiega Claudio Treves, responsabile del Dipartimentomercato del lavoro della Cgil. Al salasso occupazionale andranno aggiunti pure questi giovani lasciati in attesa di tempi dimigliori. E le stime azzardate dall’Unione europea non possono che definirsi ottimistiche: nel 2009 il tasso di disoccupazione dovrebbe passare dal 6,7% all’ 8,2% per un totale di due milioni e 200mila unità, 500mila in più rispetto al già catastrofico 2008. Ad oggi la situazione deve essere analizzata per via empirica dalle parti sociali e dagli organi d’informazione: i dati aggiornati in tempo reale esistono, ma il governo ha pensato bene di renderli indisponibili, secretando le comunicazioni obbligatorie che le imprese devono mandare al ministero del Lavoro di ogni cambiamento nei livelli occupazionali. Una base condivisa di numeri reali, infatti, manderebbe all’aria la strategia comunicativa di Berlusconi e Sacconi: minimizzare, rassicurare gli elettori, additare il pessimismo della stampa.

LA «CASSA»
L’evidenza dei fatti, però,nonpuò essere nascosta. È il caso dell’aumento della cassa integrazione registrato dalla Cgil nel 2008, conun incremento del130% solo in dicembre. La platea di lavoratori coinvolti nei settori industriali e del commercio è di oltre 430mila, a cui vanno aggiunti quelli del settore edile e quelli che usufruiscono della cassa in deroga, altri 100mila. Il che significa più dimezzo milione di persone che rischiano il posto. Più dimezzo milione di famiglie che
vivono con salari ridotti e che, con il perdurare della crisi, trascinano il paese verso un generale impoverimento. Il capitolo dei precari non si rivela meno doloroso. Alla fine del 2008 avevano perso il lavoro oltre 400mila persone con contratti di lavoro atipici. Una stima prudenziale che considera una riduzione del 25% nei contratti commerciali tra le imprese e le agenzie di lavoro interinale, nei contratti di apprendistato e nei rinnovi del contratti a termine, oltre a un calo del15%delle varie forme di collaborazione. Eper il 2009? Resteranno a casa i precari del settore pubblico, colpiti tra luglio e settembre dai provvedimenti dei ministri Brunetta e Gelmini: 100mila dipendenti delle pubbliche amministrazioni e 30mila insegnanti e addetti della scuola.Ma il rischio, secondo Bankitalia, incombe su quattro quinti dei lavoratori precari: due milioni e 400mila persone. «In questarecessione senza precedenti, il governo nonha saputo prendere alcuna iniziativa adeguata»

Il reddito delle famiglie fa un balzo all'indietro di 10 anni


«Non torniamo al Medioevo, al massimo torniamo al 2005 -2006», ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti a proposito della marcia indietro del Pil prevista per quest'anno. Il che è tecnicamente vero, anche se forse, con la continua revisione al ribasso delle stime (c'è chi vede il -3%, ma si tratta di congetture), stiamo più verso il 2004-2005 che il 2005-2006. Tuttavia, quello che conta per la "sensazione" di ricchezza o di povertà delle famiglie italiane è il Pil pro-capite, e qui il confronto si fa più pesante. Il livello del 2009 torna a quello di dieci anni fa. L'italiano medio, insomma, fa un indesiderato "bagno di gioventù": si ritrova con i livelli di reddito del 1999, i quali, anche se superiori (grazie al cielo!) a quelli del Medioevo, non sono quelli che si aspettava quando, due lustri or sono, guardava al futuro.

Aspettative deluse
In effetti, quel che ha caratterizzato l'economia del dopoguerra - un "pianeta diverso" rispetto al passato - è quella che è stata chiamata la "rivoluzione delle aspettative crescenti". Ci siamo talmente abituati a questa rivoluzione che non la consideriamo nemmeno più tale. Ma non era così nel passato. Traguardando l'andamento dell'economia e del benessere dei popoli nella tela dei secoli, vediamo una linea essenzialmente piatta per millenni, che comincia a innalzarsi con la rivoluzione industriale del tardo Settecento, va avanti a scatti, strappi e ritirate fino alla Seconda guerra mondiale, e finalmente s'invola, dritta e sicura, a partire dalla seconda metà del Novecento, un periodo felicemente unico nella storia dell'umanità. Ed è in quest'ultimo periodo che è iniziata quella rivoluzione, per cui consideriamo normale e quasi dovuto il fatto che ogni anno dobbiamo star meglio dell'anno prima, e se non stiamo meglio stiamo male, protestiamo, cambiamo Governo ed esigiamo che la crescita riprenda. Si comprende quindi come sia triste il fatto che un giorno ci svegliamo e ci accorgiamo che siamo tornati agli standard di vita di dieci anni fa. La "rivoluzione della aspettative crescenti" è stata soffocata dalle bieche vicende della crisi. E quello che succede in Italia succede anche negli altri Paesi: in America le vendite di auto crollano a livelli che non si vedevano da un quarto di secolo; l'inflazione è al livello più basso da mezzo secolo (e purtroppo la bassa inflazione è dovuta a un'economia debole); e i nuovi sussidi di disoccupazione come i nuovi cantieri per costruzione di case sono ai livelli più bassi «da quando sono iniziate le rilevazioni». Come si traduce tutto questo nella vita di tutti i giorni? Qui si apre un altro problema, perché gli effetti di questi "passi del gambero" in un sistema economico non sono omogenei. Si apre un grosso divario fra quelli che quasi non si accorgono della crisi (coloro che hanno un posto di lavoro o un altro reddito fisso come la pensione, e gli aumenti mantengono almeno il passo con l'inflazione) e coloro che sono in prima fila nel ricevere lo "schiaffo" della crisi: precari il cui posto di lavoro non è rinnovato, giovani che non riescono a trovare un impiego, fabbriche chiuse, fallimenti e altre disgrazie.

Impatto differenziato
A differenza della pioggia che "cade sui giusti e sugli ingiusti", la crisi è molto diseguale nei suoi effetti. Ed è importante che la politica economica di contrasto alla crisi, pur limitata come è in Italia, tenga conto di questa diversità negli effetti e si concentri nel sostegno a coloro che ne sono maggiormente colpiti. Tuttavia, come la pioggia, la crisi un giorno o l'altro finirà. E, come suggeriscono i dati dell'andamento del Pil pro-capite, in volume, dall'Unità d'Italia al 2009, la crescita riprenderà: è troppo forte lo stacco fra il dopoguerra e i novant'anni che lo hanno preceduto per non capire che sono state messe all'opera possenti forze strutturali. Queste forze - apertura dei mercati, rafforzamento delle istituzioni, accettazione crescente dell'economia di mercato, innovazione tecnologica e manageriale, livelli crescenti di istruzione... - covano sotto le ceneri della crisi e riprenderanno forza una volta riparato il sistema finanziario e tornata la fiducia. Auguri.

Brunetta ama gli stipendi altissimi


Il ministro Renato Brunetta, il fustigatore di fannulloni e sprechi, ha sentito il bisogno di parlare del Festival di Sanremo e ha detto: ”Viva Sanremo, viva Marco Carta e viva anche il milione di euro che si è preso Bonolis se ha fatto quello share. Se l’è guadagnato tutto”. Dopo le polemiche dei giorni scorsi sul maxi-compenso del conduttore del Festival, il moralizzatore della Pubblicas amministrazione ha voluto rendere omaggio al successo di Sanremo, in nome di quello che ha definito ’sano liberismo economico’. Brunetta ha spiegato: ”Il problema non è quanto prende uno, ma quanto profitto porta alla sua impresa. Tutto qua. Questo è un sano liberismo, secondo cui uno deve essere pagato a seconda del contributo che porta. Da sempre sono un sostenitore del sano liberismo e penso che più alti sono i salari che si prendono, più alta è la produttività che ne deriva. E’ più alte sono le tasse che si pagano, a vantaggio della competitività del Paese. Nei decenni passati tutto questo non è stato fatto anche per responsabilità di un certo sindacato che ha voluto salari bassi per dividersi il potere. Un sindacato che non era dalla parte dei lavoratori ma dalla parte del potere. Quando sento parlare di moderazione salariale non ci sto. Se voglio che uno diventi più produttivo devo aumentargli lo stipendio, punto. I salari bassi non hanno mai fatto bene a nessuno, nè ai lavoratori, nè all’economia. La moderazione e i tetti salariali sono solo serviti a dividersi il potere”. Migliaia di lavoratori italiani plaudono alle parole del ministro. Ci sono anche alcuni dubbiosi: i piloti Alitalia, professionisti ad altissima specializzazioni, ai quali tuttavi è stato decurtato lo stipendio, le migliaia di cassintegrati dell’industria, che si domandano come mai siano senza lavoro, I precari, ai quali i contratti non sono stati rinnovati.

domenica 22 febbraio 2009

Tempo di crisi, ma non per tutti


Faccio alcune mie considerazioni e riflessioni, sulla crisi economica e sociale del nostro paese l’Italia.
Io dico che quando c’è in corso una crisi, il paese dovrebbe chiamare a raccolta, tutte le sue forze e tutti i suoi cittadini, a collaborare per superarla. Il governo che ha le maggiori responsabilità, dovrebbe, riunire e consultare tutte le forze del paese, non escluderne nessuna, dovrebbe cercare di unire per fare fronte meglio alle difficoltà esistenti, non dividere come purtroppo sta avvenendo nei confronti dell’opposizione e di alcune organizzazioni sindacali. In questo momento delicato e difficile, c’è veramente bisogno delle idee e energie di tutti, lasciando da parte gli interessi di particolari, ma guardare quelli generali del paese. C’è bisogno di una grande collaborazione di responsabilità, di trasparenza, per trovare tutti insieme,le strategie migliori, per fare fronte ai problemi, e per fare ripartire l’economia italiana e superare le difficoltà sociali. Le istituzioni a qualunque livello, sia nazionale che locale, rendersi più efficienti, sulla produttività ma anche sulla qualità dei servizi, eliminare gli sprechi, fare la propria parte per combattere l’evasione fiscale, una maggiore attenzione ai cittadini più bisognosi. Anche alle società ed organizzazioni sportive, agli enti pubblici e privati, dalla rai a mediaset, alle aziende, darsi una calmata, e gestire gli stipendi con maggiore responsabilità. Per dirigenti, presentatori, allenatori, calciatori, conduttori di programmi televisivi, la crisi economica sicuramente non la sentono, con i loro stipendi d’oro, neanche per quei personaggi che hanno ville lussuose sparse per l’Italia. Non è possibile cari cittadini stare a guardare e stare zitti su queste cose, e in una crisi economica e sociale, seria come quella che stiamo vivendo in Italia, ci siano tanti allenatori, giocatori di calcio, piloti di automobili, di motocicletta, dirigenti, presentatori, personaggi dello spettacolo, che prendono fior di milioni di euro l’anno, poi ci siano lavoratori dipendenti, magari anche precari, che non arrivano a mille euro al mese di stipendio. Poi la cosa che mi fa veramente star male, vedere tantissimi pensionati che prendono dai 500 ai 600 euro al mese di pensione, veramente da fame. Mi chiedo dove è la serietà, la responsabilità, la coscienza civile e sociale, del nostro paese. Io dico che quando c’è in atto una crisi cosi seria, c’è bisogno della responsabilità e del contributo di tutti, proporzionata al proprio reddito. Siccome dicono gli esperti di economia che la crisi non è arrivata al suo massimo di gravità, direi che dobbiamo imboccarci tutti le maniche. A partire dal governo in carica, consultare subito tutte le forze sociali del nostro paese, ed elaborare un piano straordinario anticrisi, dove ci dovrebbero essere più stanziamenti per gli ammortizzatori sociali, disoccupazione, cassa integrazione, per il precariato, aumento delle pensioni e dei salari per i lavoratori dipendenti, aumentare le detrazioni fiscali, lotta seria all’evasione fiscale, (per pagare meno e pagare tutti) e per ricuperare soldi e diminuire le tasse. Per dirigenti salari più contenuti, diminuzione delle tasse a partire dai ceti medi a quelli più in basso, maggior investimento nella sicurezza, sul territorio, sui posti di lavoro, sulle strade, investire di più anche nelle energie pulite alternative al petrolio, per la salvaguardia del ambiente. Per quanto riguarda le società sportive, aziende di ogni genere, diminuzione dei mega stipendi, per i giocatori, allenatori, presentatori, conduttori di programmi televisivi, dirigenti. Ora un invito tutti insieme diamoci da fare con molto più impegno, prendersi ognuno la propria responsabilità, da protagonisti non da spettatori, con le nostre proposte, le nostre idee, i nostri suggerimenti, se ci metteremo al servizio del paese, con coscienza e responsabilità, contribuiremo sicuramente a superare la crisi, ma anche costruire una società, più sicura, più equa, più solidale, più giusta, nell'interesse del bene comune.

Draghi: il peggio deve venire


Tremonti: abbiamo fatto il possibile


Il peggio deve ancora arrivare, l'impatto della crisi sull'occupazione «non si è ancora pienamente manifestato». Ma si farà sentire a stretto giro con un aumento della cassa integrazione e la perdita di posti di lavoro.

Quanto agli interventi, è vero che il governo ha esteso gli ammortizzatori sociali a categorie che prima non li avevano, ma non basta, bisogna fare di più. Al congreso del Forex, il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, traccia un quadro a tinte fosche e non risparmia frecciate al governo. Parlando a banchieri e operatori finanziari, dice che tutti gli indicatori «prefigurano un netto deterioramento» della situazione. Anche le imprese «si attendono una flessione dell'occupazione nei prossimi mesi» dice Draghi e prefigura che il calo della produzione industriale porterà «all'aumento della cassa integrazione». La crisi colpirà soprattutto le categorie più deboli «quelle meno protette come i precari, i giovani e le famiglie a basso reddito». Nel terzo trimestre 2008 i lavoratori a termine, interinali e a progetto erano quasi tre milioni e per circa quattro quinti di loro il contratto scade entro un anno. Sono questi che rischiano di più. Draghi riconosce al governo di aver «esteso ai lavoratori atipici la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali» ma va fatto di più. Ovvero «una riforma organica che copra tutti i lavoratori dal rischio della disoccupazione, favorendone il rientro nell'attività produttiva». Per il Governatore è essenziale, come antidoto alla recessione, che si ristabilisca la fiducia. Non solo. Occorre ripulire i bilanci bancari dai titoli tossici, pensare a forme nuove di ricapitalizzazione anche con garanzie pubbliche e ricorrere senza remore al salvagente offerto dai Tremonti bond. L'obiettivo è di rafforzare le banche italiane, che pure sono messe meglio di quelle estere, ed evitare strette sul credito alle imprese. Draghi propone garanzie pubbliche non solo sui titoli tossici esistenti, ma anche sulle nuovi emissioni così da ridurre il rischio e permettere alla banche di collocarle sul mercato per finanziarsi. Al governo chiede sgravi fiscali sulle perdite sui crediti. Immediata la replica di Tremonti. Il ministro dell'Economia propone di trasferire a enti separati, le cosiddette bad banks, i titoli più rischiosi e lancia una frecciata a Draghi ricordandogli che spettava alla Banca d'Italia la vigilanza sulle banche. Quanto alle misure sull'occupazione, Tremonti sottolinea che «è stato fatto il possibile» a cominciare da un accordo con le Regioni sugli ammortizzatori sociali. Sull'uso dei Tremonti bond è intervenuto anche l'ad di Unicredit Alessandro Profumo. «Per il governo sono un buon investimento, per noi un'assicurazione. Non vanno però visti come un'attività salvabanche, ma servono a dare capitali per far crescere gli impieghi». L'allarme occupazione ha scatenato la reazione dei sindacati. Per Angeletti, leader della Uil, «con gli allarmismi non si salvano i posti di lavoro» mentre per Bonanni (Cisl) occorre uno sforzo congiunto di governo e parti sociali.

Crisi, Draghi: «La disoccupazione aumenterà»

Per il governatore di Bankitalia la crisi deve innescare riforme strutturali

Fasce deboli, lavoratori precari, giovani e famiglie a basso reddito: sono le categorie che, nell'analisi del governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, risentiranno di più della caduta della domanda. Per uscire in tempi rapidi dalla crisi occorre ridare fiducia nelle prospettive di lavoro e di reddito, adottare azioni forti di sostegno all'economia e consolidare il sistema finanziario. Botta e risposta con il governo. Draghi: «Tutti gli indicatori prefigurano un netto deterioramento». Tremonti: «Fatto tutto il possibile». La disoccupazione aumenterà. L’allarme arriva dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, intervenuto sabato a Milano al quindicesimo congresso del Forex. Parlando a una platea di banchieri e operatori finanziari, Draghi ha avvertito che «le ripercussioni sull’occupazione non si sono ancora pienamente manifestate» e che «gli indicatori disponibili per i mesi più recenti prefigurano un netto deterioramento». A risentire di più della caduta della domanda saranno «le fasce deboli e meno protette, i lavoratori precari, i giovani, le famiglie a basso reddito». La categoria maggiormente a rischio è quella dei quasi tre milioni di lavoratori a termine, interinali e a progetto che vedono il loro contratto in scadenza. Il futuro dunque non è roseo. Per questo il governatore della Banca d’Italia detta la strategia da seguire nei prossimi mesi. L’uscita dalla recessione potrà verificarsi in tempi brevi soltanto se gli interventi saranno «globali, di ampia portata, il più possibile coordinati» e se il governo saprà sfruttare la crisi per adottare riforme strutturali, capaci di far crescere l’Italia di più e meglio. «L’uscita dalla recessione sarà tanto più rapida quanto prima si ristabilirà la fiducia nelle prospettive di lavoro e di reddito, nel ritorno a una crescita equilibrata, nella solidità del sistema finanziario». Il messaggio di Draghi è chiaro: no al pessimismo di chi vede soltanto nubi nere all’orizzonte e al contempo un invito a fare di più in materia di interventi pubblici e di politiche economiche, soprattutto per le fasce deboli le cui capacità di consumo vanno sostenute. La frecciata diretta al governo ha innescato subito la replica del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che si difende: «Il governo ha da tempo gestito nei termini che poteva e doveva questo fenomeno. Pochi giorni fa abbiamo siglato con le Regioni un importante accordo sugli ammortizzatori sociali. Noi siamo convinti di aver visto per tempo i fenomeni e di averli gestiti nel modo migliore». Dal canto suo, Draghi riconosce al governo di avere esteso ai lavoratori atipici la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali ma chiede che la riforma tuteli tutti i lavoratori dal rischio della disoccupazione, facendoli rientrare nel ciclo produttivo. Il numero uno della Banca d’Italia ha inoltre approvato il ricorso ai Tremonti bond in un’ottica di nuove forme di ricapitalizzazione, di rafforzamento delle banche italiane e di pulizia dei bilanci bancari dai titoli tossici. «Se i fondi messi a disposizione dallo Stato – ha spiegato Draghi – sono di dimensione adeguata, se le condizioni che accompagnano gli interventi sono ragionevoli e concrete, senza ingerenze amministrative nelle scelte imprenditoriali, non si esiti a utilizzarli». Nel sottolineare l’esigenza di una forte azione per sostenere l’economia, il governatore di Bankitalia ha parlato anche di misure protezionistiche, i cui effetti sono a lungo andare negativi. Pur riconoscendo che il ricorso a queste politiche è naturale in tempi di crisi e che nell’immediato può offrire qualche beneficio, il protezionismo ha una natura «certamente illusoria e distruttiva nel medio periodo» e un suo impiego esagerato «potrebbe avere effetti deleteri, innescando un ciclo di ritorsioni commerciali».

Draghi: crisi colpisce piu' deboli, bene Governo su precari

Resta esigenza riforma organica ammortizzatori sociali

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 21 feb - Proteggere le
fasce piu' deboli e meno protette della popolazione, come i
lavoratori precari, i giovani e le famiglie a baso reddito,
che rischiano di essere colpite piu' duramente dalla crisi:
e' il messaggio lanciato dl Governatore di Bankitalia, Mario
Draghi, al Forex di Milano. In questa direzione, dice
Draghi, e' andato il provvedimento del Governo che ha esteso
ai lavoratori atipici la possibilita' di accedere agli
ammortizzatori sociali. Tuttavia, ha aggiunto Draghi, resta
"l'esigenza di una riforma organica, che copra l'insieme dei
lavoratori tutelandoli dal rischio della disoccupazione,
favorendone il rientro nell'attivita' produttiva".

DRAGHI: ALLARME OCCUPAZIONE, PARTICOLARMENTE A RISCHIO I LAVORATORI PRECARI


La caduta della domanda puo' colpire con particolare intensita' le fasce deboli e meno protette e in particolare i lavoratori precari: e' il governatore Draghi a lanciare l'allarme occupazione nel suo intervento al 15* congresso Aiaf Assiom Atic Forex. ''Per piu' di dieci anni - ha detto - l'occupazione e' cresciuta in Italia a ritmi sostenuti. Tra il 1995 ed il 2008 si erano creati tre milioni e mezzo di posti di lavoro, sopratutto grazie all'andamento moderato delle retribuzioni e alla maggiore flessibilita' del lavoro. Sono piu' che raddoppiate - ha proseguito Draghi - le posizioni temporanee: nel terzo trimestre del 2008 l'insieme dei lavoratori a termine, interinali e a progetto sfiorava i tre milioni. Per circa quattro quinti di questi lavoratori il contratto giunge a scadenza entro un anno. Su di loro grava un rischio particolare''.

Ricominciamo noi! lunedì a Casalotti per riunione preliminare GdL statuto ISPRA


La lotta per la difesa del nostro lavoro e delle nostre professionalità, a questo punto, deve necessariamente assumere altre forme oltre alla protesta. Ai nostri "NO" è ora di affiancare anche delle proposte concrete e la nostra visione dell'ISPRA. L'intenzione è di concretizzare e realizzare la proposta lanciata all'inizio della settimana scorsa, ed emersa anche dal confronto con
tanti colleghi, che consiste nel promuovere un'assemblea di tutto il personale dell'ISPRA per organizzare dei gruppi di lavoro che elaborino bozze di statuto, struttura, funzioni e organizzazione del nuovo ente da presentare all'amministrazione, prima che nel silenzio generale venga elaborata un'idea ritagliata a posteriori sui "superstiti" dello sfoltimento delle "risorse umane"." Per far questo serve il contributo dei lavoratori di tutti e tre gli ex-enti APAT, ICRAM e INFS, oltre a motivazione ed energie. L'idea è stata già abbracciata anche da alcuni colleghi strutturati che hanno dato la loro disponibilità a collaborare. La riunione preliminare si terrà a Casalotti martedì 24 febbraio la mattina verso le 10.30. Per gli altri incontri si pensa alla sede di Brancati. Se abbiamo già idee e proposte non esitiamo a portare documenti e quant'altro possa rappresentare già una base di partenza per i lavori, così da guadagnare tempo prezioso. Per raggiungere l'istituto:
http://www.icram.org/cometrovarci.htm


Ai fini organizzativi sarebbe utile capire l'adesione all'iniziativa. Ci vediamo martedì a Casalotti!!!!

Francesca Assennato, Andrea Fiorentino, Michela Mannozzi.

lunedì 16 febbraio 2009

EMENDAMENTO AMMAZZA-PRECARI


Il 19 febbraio l'emendamento ammazza-precari di Brunetta, che ormai è diventato l'art.7 del DDL A.S. 1167 (DISPOSIZIONI IN MATERIA DI STABILIZZAZIONE) sarà discusso dalla Commissione Lavoro del Senato nell'assoluto e assordante silenzio che sta accompagnando questo provvedimento normativo. Se passa l'ammazza-precari così com'è, dal 1 luglio 2009 sono abrogati tutti i commi delle finanziarie 2007 e 2008 che prevedevano le conversioni a TD dei cococo (519) o le stabilizzazioni dei TD (519, ecc.) o la sanatoria (417,ecc. ).

FERMIAMOLI!!




Art. 7.

/(Disposizioni in materia di stabilizzazione)/

1. A decorrere dal 1º luglio 2009 sono abrogati i commi 417, 418, 419, 420, 519, 529, 558, 560 e 644 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e i commi 90, 92, 94, 95, 96 e 97 dell'articolo 3 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, fatte salve, fino al 31 dicembre 2009_, le disposizioni speciali contenute nella normativa abrogata riferite al personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e a quello di cui all'articolo 23, comma 1, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni. Fermo restando quanto previsto dai commi 3 e 4 del presente articolo, sono in ogni caso fatte salve le procedure di stabilizzazione in corso, per le quali si sia proceduto all'espletamento delle relative prove selettive alla data di entrata in vigore della presente legge. Tali procedure di stabilizzazione devono in ogni caso concludersi entro il 30 giugno 2009.
2. A decorrere dal 1º luglio 2009, alla data di scadenza dei relativi contratti, le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, non possono in alcun caso proseguire i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa e quelli di lavoro subordinato a tempo determinato in contrasto con la disciplina di cui agli articoli 7, comma 6, e 36 del medesimo decreto legislativo n. 165 del 2001, e successive modificazioni. Il divieto di cui al presente comma si applica, con la medesima decorrenza, anche ai contratti prorogati ai sensi dell'articolo 1, comma 519, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e dell'articolo 3, commi 92 e 95, della legge 24 dicembre 2007, n. 244; tali contratti sono risolti alla data di scadenza oppure, ove manchi il termine finale del contratto, il 30 giugno 2009.
3. Nel triennio 2009-2011, le amministrazioni di cui al comma 2, nel rispetto della programmazione triennale del fabbisogno e previo espletamento della procedura di cui all'articolo 35, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, possono bandire concorsi per le assunzioni a tempo indeterminato con una riserva di posti non superiore al 40 per cento dei posti messi a concorso per il personale non dirigenziale in servizio alla data del 1º gennaio 2007 con contratto di lavoro a tempo determinato da almeno tre anni, anche non continuativi, o che consegua tale requisito in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 29 settembre 2006, o che sia stato in servizio per almeno tre anni, anche non continuativi, nel
quinquennio anteriore al 1º gennaio 2007, e per il personale non dirigenziale in servizio alla data del 1º gennaio 2008 con contratto di lavoro a tempo determinato che consegua i tre anni di anzianità di servizio in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 28 settembre 2007.
4. Nel triennio 2009-2011, le amministrazioni di cui al comma 2, nel rispetto della programmazione triennale del fabbisogno e previo espletamento della procedura di cui all'articolo 35, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, possono altresì bandire concorsi pubblici per titoli ed esami, finalizzati a valorizzare con apposito punteggio l'esperienza professionale maturata dal personale di cui al comma 3 del presente articolo nonché dal personale che ha prestato attività lavorativa presso le pubbliche amministrazioni per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio antecedente al 28 settembre 2007, in virtù di contratti di collaborazione coordinata e continuativa stipulati anteriormente a tale data.
5. Per il triennio 2009-2011, le amministrazioni di cui al comma 2, nel rispetto dei vincoli finanziari previsti in materia di assunzioni, possono assumere, limitatamente alle qualifiche di cui all'articolo 16 della legge 28 febbraio 1987, n. 56, e successive modificazioni, il personale in possesso dei requisiti di anzianità previsti dal comma 3 del presente articolo maturati nelle medesime qualifiche e nella stessa amministrazione. Sono a tal fine predisposte da ciascuna amministrazione apposite graduatorie, previa prova di idoneità ove non già svolta all'atto dell'assunzione. Le predette graduatorie hanno efficacia non oltre il 31 dicembre 2011.
6. Nella programmazione triennale del fabbisogno rideterminata ai sensi del presente articolo e delle norme in materia di organici recate dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, le amministrazioni di cui al comma 2 prevedono le procedure di mobilità, i concorsi da bandire e le assunzioni da effettuare compatibilmente con i vincoli finanziari scaturenti dal regime delle assunzioni e con quelli relativi al contenimento della spesa per il personale.
7. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, le amministrazioni di cui al comma 2 trasmettono alla Presidenza del Consiglio dei ministri -- Dipartimento della funzione pubblica l'elenco del personale, in servizio alla medesima data di entrata in vigore, assunto con contratti di lavoro a tempo determinato e avente i requisiti di cui al comma 3. Le amministrazioni indicano per ciascuna unità di personale la qualifica posseduta, la data di inizio del relativo rapporto, specificando le date delle eventuali proroghe e rinnovi, le modalità delle procedure concorsuali svolte, nonché l'esigenza di proseguire il rapporto di lavoro. Le stesse amministrazioni comunicano altresì il numero delle graduatorie ancora vigenti, indicando le qualifiche cui esse si riferiscono, la data di approvazione delle graduatorie stesse e il numero dei vincitori eventualmente ancora da assumere. I vincitori di concorsi appartenenti alle suddette graduatorie hanno priorità per l'assunzione rispetto al personale assunto a tempo determinato.
8. Entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e sentiti i Ministri interessati, sono stabiliti i criteri e le modalità in base ai quali le amministrazioni possono proseguire, anche in deroga al comma 2 e comunque non oltre l'espletamento delle procedure concorsuali di cui al comma 3, i rapporti di lavoro a tempo determinato del personale di cui al comma 7, nel rispetto dei vincoli finanziari e di bilancio previsti dalla legislazione vigente.
9. Le disposizioni dei commi 7 e 8 non si applicano per il personale di cui al comma 5


RICOMINCIANO LE VOCI


Erano ormai troppi giorni che non si sentivano voci (il che era già molto inquietante), quando ecco che puntuale si ricomincia: la solita "voce di corridoio" (che alla fine vuoi o non vuoi ha sempre un fondo di verità), vuole che l'ennesimo dirigente abbia avuto un colloquio con il Commissario, il quale ha dichiarato che a Giugno sarà mattanza (fatti salvi pochissimi eletti.....raccomandati?). Del concorso non se hanno notizie se non chè bisognerà aspettare dopo Giugno (Settembre nelle stime più ottimistiche, visto che lor signori andranno in vacanza..., probabilmente Ottobre, perchè bisogna carburare dal post-ferie, ossia Novembre, ma si sà che è un mese caldo e denso di impegni, quindi il 31 Dicembre perchè ultima data utile...ma!!!!!). I primi a pagare sono stati i colleghi ex Icram e Infs (che nonostante le rassicurazioni di TUTTI sono ancora a casa), poi saranno sicuramente i Co.Co.Co. diplomati, poi i laureati (ricordiamoci che bisogna essere altamente specializzati : tre lauree, due dottorati, un post dottorato e un master di II° livello, e chi più ne ha più ne metta, per essere confermati) senza dimenticarci che, pur avendo avuro l'ok ad avviare la stabilizzazione, anche i colleghi Td non sanno di che morte morine. E nel frattempo? ... ma sicuramente si trova qualcosa da fare visto che siamo tutti pischelletti di 35/40 anni, senza famiglia, figli, mutuo e che non siamo in recessione e che di lavoro se ne trova a bizzeffe; e poi vuoi mettere il brivido di non poter pagare gas e luce (che fico!!!), e di partecipare al fantomatico concorso da esterni? (allora si che avremmo le possibilità di entrare). L'andazzo è noto: fuori noi e dentro altri. Per usare un francesismo...mi sono rotto il cazzo di chi ci considera solo numeri, di chi ci governa e racconta solo una marea di frottole per abbindolare il popolo in modo da farsi eleggere presidente della repubblica, di chi come i sindacati fanno solo e soltanto parole e vanno a braccetto con i commissari. BASTA!!! ABBIAMO UN CERVELLO, DUE BRACCIA, DUE GAMBE, SIAMO PERSONE!!!!!!!!

Tremorti e il Nuovo Ordine Mondiale


Tremorti è in giro per l’Europa a parlare di Nuovo Ordine Mondiale. Lo psiconano inizia a nutrire qualche preoccupazione per l’economia. La Marcegaglia degli inceneritori annuncia un rischio povertà. L’Italia produce sempre meno, - 0,9% il PIL nel 2008. L’Italia si indebita sempre di più, il debito pubblico è di quasi 1.700 miliardi di euro. Dall’inizio dell’anno centinaia di migliaia di precari hanno perso il lavoro in silenzio. Tecnicamente non erano dipendenti, ma lavoratori a progetto. Terminato il finto lavoro a progetto, in realtà un vero lavoro continuativo, tutti a casa senza nessun paracadute sociale grazie alla legge Maroni intestata a Biagi. Il precario del 2007 è diventato il non licenziato del 2009. Nè vivo, nè morto, uno zombie sociale.
Le fabbriche chiudono senza sosta nell’indifferenza dell’informazione. Dei manifestanti non si occupa la solidarietà pubblica. Il manganello della Polizia arriva invece implacabile sul cranio del cassintegrato, del disoccupato, del padre di famiglia che alza la voce. Gli stabilimenti Fiat di Pomigliano D’Arco hanno funzionato solo per poche settimane dall’agosto 2008, sono a rischio chiusura. La protesta è finita a mazziate la scorsa settimana sull’autostrada. Non è l’unica, sono decine, note però solo ai mazziati e ai mazzolatori. I lavoratori dell’INNSE, fabbrica chiusa dopo decenni, sono stati caricati il 9 febbraio a Milano. Un militare per ogni bella ragazza e un celerino per ogni operaio disoccupato.
Ormai parlare degli zoccoli dei bisonti è riduttivo. Ogni giorno mi arrivano appelli di lavoratori di aziende che chiudono da ogni parte d’Italia.Testa d’Asfalto si preoccupa delle intercettazioni e di fare propaganda elettorale in Sardegna mentre l’Italia affonda. Le isole di disoccupazione sono ancora a macchia di leopardo, ma entro giugno si salderanno tra loro. I celerini non basteranno, bisognerà chiedere aiuto ai caschi blu. A inizio gennaio il PIL per quest’anno era -1%, dopo poche settimane siamo arrivati a previsioni di -3%. Il gettito fiscale diminuirà per l’effetto combinato di chiusura delle fabbriche e della caduta dei consumi. L’ultimo salvagente di Tremorti per continuare a pagare le pensioni e gli stipendi dei quasi quattro milioni di dipendenti pubblici sono i titoli di Stato. Tra nuove emissioni e titoli in scadenza sono da acquisire dal mercato centinaia di miliardi di euro per coprire il debito dello Stato. Insieme ai nostri ci saranno, però, anche migliaia di miliardi di euro di titoli messi in vendita dagli altri Stati. Che sono meno indebitati di noi e senza rischio default. Tremorti è ormai in pieno delirio. Se lo intervisti fugge. Quando parla da solo nomina il Nuovo Ordine Mondiale. Se non sarà tsunami, mi mangio il cappello.

Il "Merda Wall" di D'Alia contro Internet


Il senatore D'Alia dell'UDC vuole oscurare la Rete. Ha proposto un emendamento, approvato in Senato, a un disegno di legge di Brunetta che obbligherà i provider a oscurare siti, blog o social media come YouTube e Facebook su richiesta del ministero degli Interni per reati di opinione, ad esempio un filmato o un gruppo che invitano a non osservare una legge considerata ingiusta. Senza nessuna sentenza della magistratura. Questo, oggi, avviene solo in Cina. In una dittatura. I cinesi hanno eretto contro l'informazione di Internet un "Golden Wall", si sono ispirati alla Muraglia Cinese. D'Alia vuole costruire un "Merda Wall", si è ispirato allo psiconano.
Il vero concorrente di Mediaset è YouTube. Mediaset non la comprerei neppure se me la regalassero. La pubblicità sta abbandonando la televisione e l'informazione si fa in Rete. Mettere Internet sotto il controllo del potere esecutivo vuol dire chiuderla di fatto e tappare la bocca ai cittadini liberi.
Marco Pancini di Google ha dichiarato:"No, le leggi ad Aziendam che poi hanno un impatto su tutto l’ecosistema non si possono fare. E bisognerebbe evitare di portare l’Italia a livello dei peggiori paesi del mondo in fatto di reati d’opinione". L'Italia stessa è ormai un Paese ad Aziendam e in quanto a perseguire reati di opinione non siamo secondi a nessuno.
Lo Stato è nostro e noi ce lo riprenderemo. Testo: Dall'intervista di Alessandro Gilioli al sen. D'Alia pubblicata su "L'Espresso" A. Gilioli: Io volevo parlare di questo emendamento: innanzitutto, spieghi lo scopo e l'utilità.

D'Alia: L'emendamento introduce l'articolo 50 bis al pacchetto sicurezza, che consente al ministro dell'interno, su comunicazione dell'autorità giudiziaria che procede per delitti di istigazione a delinquere o apologia di reato, attribuisce al ministero dell'interno il potere di disporre che i fornitori di connettività alla rete internet utilizzino gli strumenti di filtraggio nei confronti di quei siti o social network che contenessero, diciamo, dichiarazioni e quant'altro connesse a queste ipotesi di reato.
Cioè, è una norma che serve a cominciare a intervenire nella regolamentazione di internet e questo nasce sostanzialmente dalle vicende che hanno riguardato Facebook, della comparsa su quel social network di gruppi inneggianti a Riina, Provenzano, alle Brigate Rosse eccetera.
E poiché non vi è alcuno strumento, nell'ordinamento, che consenta un intervento immediato qualora ovviamente si ravvisi un'ipotesi di reato, cioè qualora la magistratura stia indagando, il ministro dell'interno interviene con uno strumento di natura squisitamente cautelare che serve ad evitare che vi sia una moltiplicazione di questi siti o di queste manifestazioni illecite sulla rete.
Ovviamente, tutto questo avviene con la possibilità del ricorso all'autorità giudiziaria da parte degli interessati, e comunque attraverso una procedura di natura contraddittoria anche con i gestori dei siti a cui viene notificata una diffida ad oscurare o cancellare quelle parti che sono in contrasto con le posizioni citate.

A. Gilioli: Però, senatore, mi permetta di interromperla. La contestazione che viene fatta è proprio questa: io ho letto bene il suo emendamento, non si parla di cancellare le parti ma di oscurare il sito. Allora si dice: se c'è un gruppo su facebook che incita a Provenzano piuttosto che altre cose, gli effetti del suo emendamento non sarebbero cancellare quella pagina ma oscurare l'intero sito.

D'Alia: Ma mi scusi: se il gestore del sito non si fa carico di cancellare questi soggetti dal sito, è giusto che il sito venga oscurato. Il ministero diffida il gestore, il gestore poi ha due possibilità: o ottemperare e quindi cancellare dal sito i gruppi oppure non ottemperare. Se non ottempera si rende complice di chi inneggia a Provenzano e Riina quindi è giusto che venga oscurato.

A. Gilioli: All'interno di YouTube, per esempio, ci sono diversi video che potrebbero ricadere, forse, all'interno della tipologia da lei enunciata. Se YouTube non cancella quei video viene oscurato l'intero YouTube?

D'Alia: Secondo me si, certo.

A. Gilioli: Ancora un altro caso...

D'Alia: Le faccio un esempio: se su YouTube esce un video, come è successo e peraltro ci sono state diverse polemiche, in cui quattro ragazzi picchiano un loro coetaneo disabile - peraltro, in questo caso siamo in presenza della rappresentazione di un reato non è che siamo in presenza di una apologia: c'è la diretta o la riproduzione di un film in cui viene commesso un illecito penale - è giusto che un sito lo mantenga? Io credo di no.

A. Gilioli: Un altro caso: c'è una discussione online, nei siti, nei forum. Fra utenti del forum può capitare che ci si insulti o anche che ci si minacci. Lei questo lo ritiene una tipologia...

D'Alia: Se io minaccio qualcuno, lo minaccio nella realtà o su internet sempre un reato è.

A. Gilioli: Le faccio un'altra tipologia: io sono ipoteticamente autore di un blog. All'interno del mio blog qualcuno, tra i commentatori del mio blog, mi insulta, minaccia. Io che sono il blog master e quindi ritengo che sia giusto lasciare aperto il mio blog a ogni voce, comprese quelle che mi minacciano e mi insultano, non tolgo queste voci.
Anche in questo caso si rientra nella tipologia?

D'Alia: Guardi, rientrano tutte quelle ipotesi che sono previste dal codice penale nell'ambito dei delitti di istigazione a delinquere o disobbedire alle leggi. I delitti di apologia di reato, che sono previste dal codice penale o da altre disposizioni. Sono tutte ipotesi che sono ricondotte a fattispecie illecite, che sono già sanzionate nel codice penale e che quindi hanno la necessità di essere sanzionate in tutte le loro manifestazioni. Non è che cambia se io faccio un ciclostile con cui dico che Riina...

A. Gilioli: Scusi senatore, stiamo parlando dei commenti a un blog...

D'Alia: Guardi, i commenti a un blog non è che sono diversi: se in un commento a un blog io dico che le Brigate Rosse hanno fatto bene ad uccidere Moro, questa si chiama apologia di reato. Che io lo faccia sul blog, con un telegramma, su un bigliettino, con un comunicato stampa non cambia: sempre di reato si tratta e va perseguito, e va perseguito colui il quale se ne fa complice pubblicando queste porcherie, ivi compreso se è un gestore di internet tanto per essere chiari.
Io la penso in questo modo.

A. Gilioli: Senta senatore: lei è un frequentatore della rete?

D'Alia: Certo

A. Gilioli: Su facebook ci va?

D'Alia: No, su facebook vado poco perché mi indigna vedere su quel sito che si censurino le mamme che allattano i figli perché si ritiene esteticamente un fatto offensivo, antiestetico e poi si consenta a vari gruppi, ad esempio "Omaggio a Cutolo, chi è parente di pentiti infami e confidenti è pregato di non iscriversi a questo sito dedicato a Cutolo". Io non ci vado perché questo sito che censura le mamme, come dichiara peraltro correttamente Articolo 21, e consente queste porcherie è un sito indegno, dal mio punto di vista.
Con tutto il rispetto per chi vi accede.

A. Gilioli: Lei è conscio del fatto che se in Italia si chiude YouTube e Facebook siamo peggio della Birmania?

D'Alia: Guardi, io non sono per chiudere né Facebook né YouTube: io sono perché Facebook e YouTube rispettino le vittime di mafia, del terrorismo e degli stupri.

A. Gilioli: E se non le rispettano?

D'Alia: Se non le rispettano non possono avere il rispetto dello Stato.

A. Gilioli: Quindi vanno chiusi.

D'Alia: E' evidente."

venerdì 13 febbraio 2009

LAVORO: PRECARI ISPRA, USI RDB INCONTRA ASSESSORE COMUNE ROMA


Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Grazie al presidio dei lavoratori dell'Istituto Superiore della Ricerca Ambientale, organizzato ieri mattina in Campidoglio dall'Usi-RdB Ricerca, il sindacato ha incontrato l'assessore al Lavoro del Comune di Roma, Davide Bordoni. Ne riferisce Claudio Argentini, della Segreteria nazionale USI-RdB Ricerca: "L'incontro ha avuto un esito a nostro avviso positivo. L'assessore ha subito compreso che in un momento di crisi come quello attuale i 4.000 posti messi a rischio dal 1 luglio a causa dalla legge 133 sono un prezzo veramente alto per la citta' di Roma. Oltretutto si tratta di un personale di alto valore professionale ed impegnato in un settore che dovrebbe promuovere il rilancio del Paese". "Bordoni - continua l'esponente sindacale - si e' impegnato ad intervenire direttamente per i 28 licenziati romani dell'Ispra, e chiedera' all'Ente quale siano le azioni che intende assumere per riassorbire questo personale. Inoltre ci sara' un'azione piu' generale, inserendo nell'Osservatorio della Capitale sullo stato occupazionale anche il monitoraggio dei numerosi Enti di Ricerca romani e chiamando le organizzazioni sindacali ad incontri specifici sul tema". "La lotta sara' dura, anche perche' solo USI-RdB sta sostenendo le mobilitazioni dei precari - precisa Argentini - ma ci auguriamo che il coinvolgimento del Comune di Roma sia di stimolo per il Ministero dell'Ambiente e l'Ispra, che invece continuano a non dare risposte", conclude il dirigente Usi RdB Ricerca.


giovedì 12 febbraio 2009

Decreto "Milleproroghe": votata la fiducia dal Senato


L'Aula di Palazzo Madama ha approvato, con 162 sì e 126 no, l'emendamento interamente sostitutivo dell'articolo unico del ddl 1305, di conversione in legge del decreto-legge n. 207 recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti (cosiddetto "milleproroghe"), sul quale il Governo ha posto ieri la questione di fiducia. La parola passa ora alla Camera. L'Assemblea del Senato ha avviato nel pomeriggio la discussione del disegno di legge n. 1306 di conversione in legge del decreto-legge n. 208 recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente. Il relatore, sen. D'Alì (PdL), ha dato conto dei lavori svolti in Commissione, dove sono state messe a punto modifiche migliorative grazie all'aperto e approfondito confronto fra tutti i Gruppi parlamentari. Il decreto proroga le Autorità di bacino fino all'entrata in vigore del DPCM relativo alle nuove Autorità; introduce una forma di risoluzione stragiudiziale del contenzioso riferito alle procedure di rimborso delle spese di bonifica e ripristino di aree contaminate e al risarcimento del danno ambientale; prevede norme per la funzionalità dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e per la continuità operativa della commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale; interveniene sulle norme che disciplinano la tariffa per lo smaltimento dei rifiuti urbani, i rifiuti ammessi in discarica e la gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche; prevede infine il finanziamento della spesa di 100 milioni di euro per fronteggiare le situazioni di emergenza a seguito dei fenomeni alluvionali verificatisi nel mese di dicembre. La Commissione ha ritenuto necessario approvare una serie di emendamenti di carattere aggiuntivo, finalizzati ad inserire disposizioni volte a rafforzare l'azione delle pubbliche autorità a salvaguardia dell'ambiente, a promuovere iniziative e progetti di educazione ambientale nella scuola superiore e nelle università, a valorizzare il mercato dell'usato nella prospettiva fondamentale della prevenzione e riduzione dei rifiuti, ad agevolare la realizzazione di interventi di recupero ambientale di siti. In discussione generale sono intervenuti i sen. Della Seta, Mazzuconi, Soliani (PD), Russo (IdV), Monti (LNP) e Fluttero (PdL). Premesso che provvedimenti legislativi di proroga di disposizioni vigenti impediscono certezza del quadro normativo, l'opposizione ha sottolineato il carattere di provvedimento omnibus in materia ambientale del decreto, rispondente più ad esigenze di controllo politico dell'Esecutivo che a reale urgenza e dove peraltro non trovano collocazione misure pur necessarie quali quelle legate ai gravi eventi alluvionali che hanno colpito recentemente il Paese; così come i temi del dissesto idrogeologico, della protezione ambientale e della protezione civile non ricevono l'attenzione che meriterebbero, né si introducono previsioni di prospettiva volte, ad esempio, a ridurre la produzione di rifiuti. Esaurito l'esame degli emendamenti riferiti ai primi sette articoli del decreto, la seduta si è interrotta sulla votazione dell'emendamento 7.1 a causa della mancanza del numero legale. Il seguito della discussione del provvedimento è stato rinviato alla seduta antimeridiana di domani.

Nella seduta antimeridiana

Con 162 voti favorevoli e 126 contrari, il Senato ha accordato la fiducia al Governo approvando in prima lettura il ddl n. 1305 di conversione in legge del decreto-legge n. 207 recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni finanziarie urgenti. L'originario testo del decreto-legge è stato sostituito dal maxiemendamento del Governo, con cui sono state introdotte modifiche sulla base dell'approfondito lavoro svolto in Commissione affari costituzionali. Il cosiddetto decreto milleproroghe presenta una scadenza temporale più avanzata rispetto al decreto originario e una sistematizzazione delle norme raccolte sotto Capi corrispondenti ai vari Ministeri. In sede di dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia, il sen. Olivo (MPA) ha dichiarato voto favorevole ad un provvedimento che costituisce un atto dovuto per il buon andamento della pubblica amministrazione, richiamando però il Governo ad ottemperare agli impegni assunti con gli elettori del Mezzogiorno che tanto hanno contribuito al suo successo. Voto contrario è stato dichiarato dal sen. Pinzger (UDC-SVP-Aut) che ha rilevato l'assenza di urgenza e l'eterogeneità rispetto all'oggetto del decreto-legge di molte delle norme in esso contenute, che peraltro dimostrano l'incapacità della pubblica amministrazione di garantire efficienza alla propria azione. Contrario anche il voto dichiarato dal sen. Pardi (IdV), per il quale il decreto milleproroghe, caricato peraltro di misure clientelari, rappresenta la definitiva demolizione del mito della finanziaria estiva risolutiva di ogni esigenza, mito alimentato dal Governo che invece nel frattempo ha dovuto a più riprese rimettere mano ai conti. La fiducia al Governo è stata dichiarata dal sen. Massimo Garavaglia (LNP) che, malgrado il mancato accoglimento di alcune proposte avanzate dal Gruppo, ha apprezzato in particolare il cambio di rotta a favore dei Comuni rispetto ai vincoli del patto di stabilità interno. Il sen. Ceccanti (PD) ha dichiarato il convinto voto contrario del Gruppo, soprattutto per le continue forzature operate dal Governo su temi come il ricorso a maxiemendamenti da sottoporre a questione di fiducia, l'uso abnorme della decretazione d'urgenza, la questione democratica e il fastidio per i vincoli. Infine, voto favorevole è stato dichiarato dal sen. Boscetto (PdL), ad avviso del quale il testo avrebbe dovuto essere valutato positivamente anche dall'opposizione alla luce dei tanti miglioramenti inseriti grazie al proficuo e concorde lavoro svolto in Commissione. In precedenza, nel corso della discussione sulla fiducia, i sen. Adamo, Vita, Blazina, Micheloni, Andria, Pinotti, Casson, Nerozzi, Marco Filippi, Tomaselli (PD), Carlino, Lannutti, Li Gotti e Mascitelli (IdV) avevano lamentato l'ennesimo ricorso alla fiducia, che espropria il Parlamento delle sue prerogative e nasconde in realtà la sfiducia dell'Esecutivo nei confronti della sua stessa maggioranza. Nel merito, molte sono le misure criticabili, dagli ulteriori tagli inferti al settore della giustizia al rinvio dell'entrata in vigore delle norme sulla class action, e altrettanto criticabili sono le omissioni, in particolare l'assenza di misure di sostegno al settore agroalimentare e della pesca, ai precari e ai disoccupati. Opposto il giudizio dei sen. Benedetti Valentini, Bornacin, Santini (PdL) e Mauro (LNP) che, pur prendendo atto del mancato intervento in riferimento a settori e situazioni meritevoli, hanno sottolineato come le norme contenute nel provvedimento siano tutte necessarie e corrispondenti ad esigenze reali dei molti settori coinvolti.

Istituto di geofisica: scioperano i precari. Lavorano per la sicurezza, senza sicurezza

ROMA - Giovedì 12 febbraio, dalle 10 davanti alla sede nazionale del dipartimento di Protezione Civile a Roma, l’Flc-Cgil, Fir Cisl e Uilpa Ur nazionali hanno indetto una mobilitazione del personale dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) nel quadro della lotta contro lo stato di precarietà e la minaccia di perdita del posto di lavoro che stanno portando avanti. L’Ingv è un Ente pubblico di ricerca che si occupa di monitoraggio dei terremoti e delle attività dei vulcani. Sviluppa le sue ricerche nella direzione del monitoraggio dei rischi naturali comunemente conosciuti, tanto quanto di quelli dovuti al cambiamento di clima (vi ricordate lo tsunami?). La sua attività è quindi impostata in parte su quella che potremmo definire ordinaria amministrazione, ma in soprattutto sullo sviluppo della ricerca, reso ancor più necessario dal precipitare in questi ultimi anni dei mutamenti ambientali. Ciò che lascia intendere la necessità di uno “sviluppo continuo in pianta stabile”, e per quanto questa possa sembrare una contraddizione in termini, è esattamente ciò che meglio rappresenta la sostanza di questo ente di ricerca. Riformato nel 2001, ha ridefinito in questi termini la sua missione e la pianta organica lavorando in collaborazione con partners (p. es la protezione civile) per sviluppare la ricerca. Ma come si può ben capire non si tratta di ricerche a tesi; una ricerca sui rischi sismici (con la protezione civile) non si può esaurire, non solo perché la terra è cosa viva e in continua evoluzione, ma anche perché l’intervento dell’uomo sull’ambiente provoca spesso conseguenze che vanno ben oltre le conseguenze di una catastrofe naturale. Dunque, oltre la pianta organica, la necessità della presenza dei molti ricercatori che sono entrati a far parte dell’Istituto in questi anni si spiega in questo modo, e viene ancor più sostenuta proprio dal fatto che il tipo di ricerca è “giovane” ovvero si è andato sviluppando moltissimo in questi ultimi anni e a maggior ragione ha visto la presenza di numerosissimi ricercatori giovani, e con grande successo. Nel 2007 l’Ingv ha avuto il riconoscimento del più alto numero di citazioni di pubblicazioni scientifiche in campo geofisico nel mondo. Ma fronte del blocco delle assunzioni intervenuto da più di dieci anni, i ricercatori ora si trovano nella posizione di ricoprire incarichi essenziali per il funzionamento di questo istituto, come il servizio di monitoraggio di terremoti attraverso turni 24 ore su 24, fornendo alla Protezione civile servizi e consulenza utili per la riduzione del rischio sismico e vulcanico, senza alcuna sicurezza. La certezza della necessità del loro lavoro è inversamente proporzionale a quella del loro posto. Le lotte che tutti i ricercatori hanno avviato questo autunno contro la legge 133 hanno ottenuto che almeno fosse rispettata la scadenza dei contratti, che secondo Brunetta, di qualsiasi tipo fossero o anche se avessero ottenuto nel frattempo un rinnovo a più lunga scadenza, sarebbero dovuti scadere tutti a giugno. Ma per questo Istituto in particolare ben 230 persone con contratto a tempo determinato rischiano di non veder comunque rinnovato il contratto che non sia stato stabilizzato entro giugno, mentre 170 atipici non avrebbero neanche l’opportunità di quel contratto. Il problema a questo punto è dell’Ente, che rischia la paralisi del servizio. Cosa che sta accadendo in moltissimi altri casi, come per esempio quello del Comune di Roma. Ma quando Alemanno ha coperto Roma di manifesti in cui faceva sapere che aveva assunto 3.000 precari, in realtà il gesto “generoso” se l’è fatto a se stesso: se non li avesse assunti, con i tanti precari con contratti a scadenza, nessun servizio avrebbe potuto più funzionare. E benché Brunetta con velleità da padrone elargisca a gocce l’acqua agli assetati in modo che non muoiano ma che siano sempre assetati, il punto è questo: l’Istituto rischia di non poter più funzionare. Il comunicato sindacale che ha indetto la giornata di lotta lo dice chiaramente: “Chiediamo che il governo prenda in dovuta considerazione la situazione dell’Ingv per giungere in tempi rapidi ad una risposta che dia finalmente soluzione a questa autentica emergenza – si legge – permettendo l’ampliamento della pianta organica ed il completamento del processo di stabilizzazione del personale precario senza la quale lo stesso Ente non sarebbe, peraltro, in grado di rispondere ai propri compiti fondamentali”. Domani, mentre a Catania chiederanno di essere ricevuti dal prefetto, da tutte le altre sedi i lavoratori si ritroveranno a Roma davanti alla protezione civile.

martedì 10 febbraio 2009


NO NEWS?! BAD NEWS!!
NOI CONTINUIAMO LA LOTTA

Nonostante l'impegno personale del Ministro, preso durante il presidio del 4 febbraio, a stamattina nessuna risposta dal Ministero dell' Ambiente del Territorio e della Tutela del Mare.

Un problema di facile soluzione sta diventando insormontabile!, non possiamo che riprendere la lotta con più convinzione di prima.

Mercoledì 11 febbraio dal Sindaco Alemanno per denunciare l'inizio di quello che sarà il licenziamento in massa del 30 giugno 2009 e che inevitabilmente si aggiungerà ai problemi della città!

Per nessuno dei precari Ispra vi è certezza del futuro.

Sui CO.CO.CO. incombono l'esclusione dei diplomati e il limite temporale imposto da Brunetta dei 3 anni nel quinquennio; agli assegni di ricerca si nega persino la condizione di lavoratori; nei concorsi già largamente insufficienti, ISPRA non intende applicare le riserve previste per legge alle decine di TD esclusi dalla stabilizzazione.

La scelta politica sembra essere quella di tagliare la ricerca pubblica sul territorio e sul mare.

Il silenzio e l'attesa non daranno soluzioni, è tempo di lotta e di denuncia.

  • PER LA RIASSUNZIONE DEI COCOCO LICENZIATI LAUREATI E DIPLOMATI
  • PER LA CONVERSIONE DI TUTTI GLI ATIPICI A TD
  • PER UN PIANO TRIENNALE CHE PREVEDA L'INTERA COPERTURA DELLA PIANTA ORGANICA.

USI RdB RICERCA E I LAVORATORI IN PRESIDIO
MERCOLEDI 11 DALLE ORE 10:00 A PIAZZA S. MARCO (Piazza Venezia)


quanto accade nel Lodigiano mi ricorda qualcosa.........


La crisi economica avanza e i sindacati si trasformano in centri di assistenza legale


SUI TAVOLI dei delegati sindacati, man mano che la crisi fa sentire i suoi effetti nel Lodigiano, si accumulano migliaia di richieste di assistenza legale ...

SUI TAVOLI dei delegati sindacati, man mano che la crisi fa sentire i suoi effetti nel Lodigiano, si accumulano migliaia di richieste di assistenza legale presentate dai lavoratori. «In tempi buoni, difficile che un operaio stia a controllare se manca l’euro in busta paga - spiega il segretario provinciale della Uil, Massimiliano Castellone -. Diverso il discorso in tempi di crisi: da alcuni mesi in qua i lavoratori hanno paura, e chi è in cassa integrazione o mobilità controlla riga per riga le voci del contratto. Se trova qualcosa che non gli è chiaro, si rivolge ai sindacati», aggiunge. Fuori dalla sede della Uil, in corso Mazzini a Lodi, le code di operai cominciano di prima mattina. «A volte sono costretto a trasferirmi in un altro locale, per la confusione che c’è», dice con rammarico Castellone. Una folla silente di manovali e operai - spesso stranieri - ogni mattina si piazza davanti alla porta degli uffici.
DISCORSO SIMILE per Domenico Campagnoli, leader della Cgil. «Anche da noi c’è stato un sensibile aumento delle richieste di assistenza legale. Soprattutto per i lavoratori precari e atipici». Che, spesso, sono i primi a pagare il prezzo salato della crisi economica che incombe.
Ciro Ciriello, responsabile dell’Ufficio legale per la Cisl lodigiana, conferma la tendenza: «Molte mobilità, tante aziende in crisi. Normale che aumentino le vertenze. Faccio un esempio: tante ditte prima hanno fatto un contratto a termine o atipico al lavoratore, magari di sei mesi, poi hanno cominciato un contratto di apprendistato da 30 mesi. Lì per me diventa obbligatoria l’assunzione a tempo indeterminato. L’anno scorso ho fatto assumere 10 persone così». Neppure il settore del commercio è esente dal boom di vertenze. «Nel complesso ho verificato un aumento dell’80% nelle richieste di assistenza legale».
E NON SI FERMA il ricorso alle casse integrazione. «La settimana scorsa abbiamo avuto una infornata spaventosa», chiosa la Uil. La Baerlocher di Lodi ha chiesto per 90 dipendenti la cassa integrazione, a rotazione a zero ore e per 5 settimane. Giovedì mattina è fissato l’incontro con i sindacati.

Un disastro sociale: il precariato


Un disastro umano per milioni di giovani lavoratori Repubblica di oggi, un giornale che ha sostenuto con pervicacia la linea della cosidetta "modernizzazione" dei rapporti di lavoro attraverso i precari privi dei diritti dei lavoratori "tipici" si accorge dell'enormità del disastro sociale che si è creato e vi dedica una attenzione che non dovrebbe sfuggire ai sindacati, ai politici, a quei settori della sinistra che si sono fatti infinocchiare dall'idea di una serie di opzioni lavorative assai attraenti messe una dietro l'altro e tra queste una rete di protezione. Naturalmente la realtà è assai più squallida e tetra per i precari. Vengono assunti in genere di tre mesi in tre mesi e magari sempre dalla stessa azienda dal momento che la condizione di precario è assai più conveniente per questa. Alcuni addirittura di settimana in settimana esclusi i festivi. La media delle retribuzioni dei precari credo non superi i seicento euro al mese . Diritti quasi inesistenti. Una intera generazione è stata umiliata Gli studi fatti spesso con tanta passione sono diventati carta straccia. La laurea che rappresentava il passaporto di ingresso non solo verso le professioni ma anche per un lavoro ed una vita sicuri è diventata inutile dal momento che, come spiega benissimo Vandana Shiva, oggi il padrone non si accontenta della tua forza lavoro ma vuole l'essenza di ciò che sei per farne ciò che vuole. Si è voluto diffondere la falsa ideologia della continua trasformazione della economia che comporta una mobilità lavorativa senza fine. La responsabilità di quanto è accaduto e delle sofferenze sociali che si sono create si deve una una corrente giuslavorista che va da Treu e Sacconi da D'Antoni a Biagi da Boeri a Ichino a Cazzola. corrente che si può assimiliare ai monetaristi nella politica economica. Come i monetaristi hanno provocato disastri fino alla crisi planetaria sostenendo la libertà assoluta del mercato e dello imprenditore, cosi i giuslavoristi che ho citato hanno provocato un enorme distrastro umano e sociale condannato alla miseria da quattro a cinque milioni di giovani e non hanno arrecato alcun beneficio al sistema paese dal momento che le aziende si dichiarano in crisi e chiedono nuovi aiuti che verranno dati da questo governo senza condizioni.Non è vero che il lavoro precario ha creato nuovi posti di lavoro. Ha trasformato il lavoro stabile in lavoro insicuro,a termine, ricattato. Gravi sono le responsabilità della CGIL che, dopo essersi pronunziata prima con Cofferati e poi con Epifani contro la legge Biagi alla fine ha smesso di combatterla e con gli accordi di welfare dello anno scorso l'ha addirittura rafforzata. Gravi sono le responsabilità del PD che ha dentro di se da treu a Letta a Damiano a Ichino e naturalmente Colaninno e Calearo. Ma tutto continua ad andare come decide la Confindustria . Tutti gli scioperi indetti dalla CGIL non si pongono il problema di abolire la legge trenta e si limitano a chiedere un poco di elemosina che non sarà maggiore della socialcard e non per tutti i precari.

I precari rischiano l'estinzione


Di Roberto Mania - Da flessibili a precari. Da precari a disoccupati. La recessione sconvolge i mercati globali ma anche quelli locali del lavoro. In Italia ci sono circa 4 milioni di lavoratori con contratto atipico e per molti di loro l'obiettivo del posto fisso scolorisce e forse svanisce dentro la perfetta tempesta finanziaria. Per gli atipici, piuttosto, questa è la stagione dei licenziamenti, mentre la precarietà allarga i suoi tentacoli e penetra in quella che era la cittadella dei garantiti del contratto a tempo indeterminato. S'avanzano valanghe di cassa integrazione e di mobilità. E almeno un milione di atipici rischia di finire nelle liste di disoccupazione. La flex-security resta un anglicismo e soprattutto uno slogan con poca fortuna nel Belpaese.
Questa è la prima recessione che affrontano i precari made in Italy. La precedente, quella del '93 con quasi un milione di posti persi, non l'hanno vista semplicemente perché non c'erano. Il pacchetto Treu e poi la legge Biagi, con le tante tipologie contrattuali, arriveranno dopo, a cavallo tra il Novecento e il nuovo secolo: dai co. co. co ai co. co. pro; dal lavoro interinale a quello in somministrazione; dal job sharing al job on call, fino allo staff leasing. Si disse che bisognava rendere più facile l'ingresso nel mercato del lavoro. E le generazioni più giovani hanno sperimentato tutte le vie d'accesso. Ma ci si accorge oggi che è soprattutto più facile licenziare. O non rinnovare i contratti a tempo, che poi è lo stesso. Così - stando a un sondaggio di Eurispes - oltre il 46 per cento degli italiani ritiene che le nuove regole del mercato del lavoro abbiano soltanto reso più difficili le possibilità occupazionali dei più giovani.
Eppure certifica l'ultimo Rapporto del Censis - tra il 2004 e il 2007 l'incremento del lavoro atipico è stato del 14,7 per cento contro una crescita di quello tipico di appena il 2,3 per cento. E ancora: nello stesso periodo i contratti a tempo determinato sono aumentati di quasi il 19 per cento.
I numeri complessivi sui precari in transito verso la disoccupazione ancora non ci sono, ma basta guardare cosa sta accadendo in alcune regioni industriali del nord, dove la crisi sta picchiando già duramente, per intuire il trend. In Piemonte a dicembre le assunzioni attraverso i contratti a tempo determinato sono crollate di quasi il 20 per cento, dopo il - 13,3 per cento di ottobre e il - 18 per cento di novembre. I prossimi mesi, va da sé, saranno peggiori. Tra ottobre e novembre nel torinese - dati provenienti dai Centri per l'impiego - si sono persi, senza i rinnovi dei contratti a termine, così quasi 21 mila posti di lavoro, quando solo nei tre mesi precedenti il calo era stato decisamente più contenuto: poco più di 4.000.
Il grafico del Veneto non è diverso e l'inversione di tendenza si è registrata a ottobre: da quasi 12 mila contratti a tempo determinato di settembre e meno di 7.000 a novembre. Poi c'è l'Emilia Romagna: nel 2008 sono stati assunti con contratto a tempo determinato 109 mila persone, 90 mila di queste scadono nei primi sei mesi di quest'anno. Dire che sono a rischio è un eufemismo.
Tre economisti del sito de lavoce. info (Fabio Berton, Matteo Richiardi e Stefano Sacchi) hanno stimato che a dicembre sarebbero scaduti 300 mila contratti a tempo determinato e solo una parte di questi (meno del 38 per cento) avrebbe poi potuto ottenere il sostegno al reddito. Perché - nell'epoca della produzione just in time e, appunto, della flessibilità del lavoro - il sistema degli ammortizzatori sociali, salvo qualche intervento realizzato dall'ultimo governo di centrosinistra, non è ritagliato per le misure degli atipici. Che non hanno la cassa integrazione perché non mantengono il rapporto con la propria azienda, e per i quali l'accesso all'indennità di disoccupazione è spesso un tragitto tortuoso per superare gli ostacoli che la legge frappone a chi non ha avuto un rapporto standard senza interruzioni. D'altra parte questo è il doppio mercato del lavoro che si è ingrossato negli anni e che non si è mai avvicinato alle vecchie, in fondo rassicuranti, protezione d'epoca taylorista.
Ancora i numeri, questa volta relativi al lavoro interinale che, nell'ingordigia definitoria, è diventato "a somministrazione". Insomma, il "lavoro in affitto". La fonte, questa volta, è l'ultima indagine trimestrale dell'Ente bilaterale nazionale per il lavoro temporaneo. Dunque, nel terzo trimestre del 2008 la differenza tra missioni avviate e cessazioni ha registrato un saldo negativo di 60 mila unità (pari al 25 per cento delle missioni avviate nel periodo). Ma nel 2007, considerando il medesimo arco temporale, il saldo era positivo, con un numero di assunzioni superiore di circa 7 mila rispetto alle cessazioni. D'altra parte se sprofonda la domanda, nessuno può chiedere lavoro. E già in condizioni normali - secondo l'Istat - un lavoratore temporaneo ha 14 probabilità su cento di perdere il posto entro un anno, contro il 4 per cento del lavoratore tipico.
Gli atipici, si sa, sono i più giovani. Il 21,5 per cento dell'arcipelago del lavoro precario è costituito da lavoratori fino a 34 anni di età. La classe di età compresa tra i 35 e i 44 anni - secondo il Censis - rappresenta il 9 per cento; e ancora meno la classe tra i 45 e i 54 anni: il 6,2 per cento. Ma la precarietà dei giovani - sostiene il Censis - "risulta aggravata" dal netto calo del lavoro tipico nella loro fascia d'età: - 9,5 per cento. E' così che la precarietà è entrata nel ceto medio, perché sono anche i figli di un piccola borghesia poco avvezza alle intemperie del mercato del lavoro, cresciuta all'insegna della stabilità e del progressivo miglioramento del proprio status, a fare i conti con l'incertezza. Certo, sono i precari delle professioni intellettuali, degli uffici, delle consulenze, della pubblica amministrazione, delle università, della ricerca. Non delle fabbriche e neanche dei call center.
Che, probabilmente, restano ad appannaggio delle classi popolari. Ma - ha scritto Aris Accornero nel suo "San Precario lavora per noi" - "non si può escludere che i ceti medi, coinvolti in una precarietà che non avevano mai conosciuto, ne vengano da questa frustrati più di quanto tocchi alla classe operaia, se non altro perché avevano aspettative di una maggiore stabilità dell'impiego". La precarietà allora diventa capillare come fenomeno percepito dalla comunità, aldilà delle sue dimensioni numeriche. Soprattutto perché non esistono paracaduti sociali: il precario, in Italia, è senza rete protettiva.
In un'inchiesta di poco più di un anno fa, la Ces (la Confederazione dei sindacati europei) ha stimato che l'esercito dei lavoratori vulnerabile (o perché no? working poor, come negli Stati Uniti) ha superato i 30 milioni in tutto il continente: sei milioni nella Spagna del boom immobiliare e della iperliberalizzazione del mercato del lavoro, cinque nella Gran Bretagna, deindustrializzata, sei nella Germania dal welfare opulento. Così che - dati Eurostat - la percentuale di lavoro temporaneo in Europa è di poco superiore al 14 per cento (14,3), ma è oltre un terzo nel mercato spagnolo, il 14,2 per cento in Germania, il 13,3 per cento in Francia, il 12,3 in Italia. Una percentuale non clamorosa ma che negli anni, nella mancanza di un progressivo adeguamento delle protezioni sociali, ha inciso fortemente sulla cultura del lavoro e anche sulla scarsa produttività della nostra economia. Perché non può non esserci un rapporto tra la flessibilizzazione disordinata del nostro mercato del lavoro, con le sue frammentazioni e destrutturazioni, con la sua illusione di un'occupazione crescente nonostante un Pil perlopiù stagnante, e il crollo della produttività del sistema. E' solo una coincidenza che dal 1995 al 2004 la produttività media del lavoro sia aumentata da noi solo del 3,1 per cento, contro il 12 per cento tedesco e l'11,8 per cento francese? Eppure nei decenni passati, quelli delle garanzie, eravamo stati noi la tigre europea.
Infine, dopo essere stati tanto flessibili e poi anche precari, i nostri lavoratori atipici difficilmente saranno pensionati, almeno come concepiamo noi adesso questa categoria. Certo - quando lavorano - versano i contributi previdenziali, e il loro è uno dei fondi dell'Inps con il migliore attivo. Ma serve per pagare le pensioni dei loro padri. E forse anche i prepensionamenti decisi, ancora una volta, dall'arroganza della recessione.