I rilevatori, arrivati da tutta Italia, appoggiati dall Flc Cgil e da un ampio numero di lavoratori dell'ente di statistica, hanno chiesto risposte al ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta. Il presidio ha visto la partecipazione di oltre 100 persone durante la giornata. I contratti co.co.co., rinnovati di anno in anno da 6 anni, si trovano di nuovo in scadenza il prossimo 31 dicembre. L'Istituto Nazionale di Statistica ha fatto una gara per assegnare la rilevazione a una società privata, dopo 6 anni di "sperimentazione" in cui, in relazione all'indagine sulle forze di lavoro, l'Istat aveva un controllo diretto sull'indagine. L'utilizzo di rilevatori Istat, seppur con contratto co.co.co., invece dei rilevatori comunali (come accade con le altre indagini statistiche), ha garantito una qualità nettamente superiore, come certificato da documenti ufficiali dell'istituto. Dall'incontro ottenuto con i funzionari del ministero, il dottor Gallozzi dell'Ufficio per le Relazioni Sindacali e la dottoressa Barillà, sono emersi alcuni elementi di novità: il ministero porterà in Consiglio dei ministri una proroga dei contratti dei rilevatori di 6 mesi, fino al 30 giugno 2009. Questa notizia cambia ben poco, visto che l'Istat vuole continuare nell'esternalizzazione della rete di rilevazione, attaverso una società a capitale pubblico, o semplicemente come appalto a un'azienda privata. I lavoratori cercano una soluzione definitiva al problema, attraverso la strada dell'internalizzazione, che garantirebbe la qualità dei dati raccolti, e contemporaneamente attraverso una stabilizzazione dei rapporti di lavoro di chi fa le interviste. Attualmente sono in 317 senza contratto al primo gennaio 2009 e proseguiranno la mobilitazione nei prossimi giorni, con la prima assemblea nazionale dei rilevatori precari di giovedì nella sede centrale dell'Istat di via Balbo e con lo sciopero generale di venerdì 12.
LA PETIZIONE DA FIRMARE
giovedì 11 dicembre 2008
Presidio dei rilevatori precari dell'Istat
I rilevatori, arrivati da tutta Italia, appoggiati dall Flc Cgil e da un ampio numero di lavoratori dell'ente di statistica, hanno chiesto risposte al ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta. Il presidio ha visto la partecipazione di oltre 100 persone durante la giornata. I contratti co.co.co., rinnovati di anno in anno da 6 anni, si trovano di nuovo in scadenza il prossimo 31 dicembre. L'Istituto Nazionale di Statistica ha fatto una gara per assegnare la rilevazione a una società privata, dopo 6 anni di "sperimentazione" in cui, in relazione all'indagine sulle forze di lavoro, l'Istat aveva un controllo diretto sull'indagine. L'utilizzo di rilevatori Istat, seppur con contratto co.co.co., invece dei rilevatori comunali (come accade con le altre indagini statistiche), ha garantito una qualità nettamente superiore, come certificato da documenti ufficiali dell'istituto. Dall'incontro ottenuto con i funzionari del ministero, il dottor Gallozzi dell'Ufficio per le Relazioni Sindacali e la dottoressa Barillà, sono emersi alcuni elementi di novità: il ministero porterà in Consiglio dei ministri una proroga dei contratti dei rilevatori di 6 mesi, fino al 30 giugno 2009. Questa notizia cambia ben poco, visto che l'Istat vuole continuare nell'esternalizzazione della rete di rilevazione, attaverso una società a capitale pubblico, o semplicemente come appalto a un'azienda privata. I lavoratori cercano una soluzione definitiva al problema, attraverso la strada dell'internalizzazione, che garantirebbe la qualità dei dati raccolti, e contemporaneamente attraverso una stabilizzazione dei rapporti di lavoro di chi fa le interviste. Attualmente sono in 317 senza contratto al primo gennaio 2009 e proseguiranno la mobilitazione nei prossimi giorni, con la prima assemblea nazionale dei rilevatori precari di giovedì nella sede centrale dell'Istat di via Balbo e con lo sciopero generale di venerdì 12.
Grazie a Brunetta, da settembre diossina libera
Da l'UNITA - L’allarme è rientrato. Tutte le novanta partite di carne suina provenienti dall’Irlanda sono state sequestrate preventivamente e nessuna anomalia è stata riscontrata nei 228 tra supermercati ed esercizi commerciali ispezionati. Dunque, rassicura il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini «tutto ora è sotto controllo».
Ma a guardar bene, una questione di cui preoccuparsi c’è. È che tutti i controlli sono stati condotti dai carabinieri del Nas insieme agli uffici veterinari e alle Asl. Da lavoratori precari che il prossimo settembre, secondo il cosiddetto decreto Brunetta, finiranno senza lavoro. Fannulloni come tanti, avrà pensato il ministro. Peccato che solo quando servono ci si ricordi che fannulloni non sono.
Il coordinamento nazionale Funzione Pubblica Cgil non fa giri di parole: se gli italiani non mangeranno a Natale carne potenzialmente dannosa per la salute lo si deve a professionisti che saranno senza lavoro nell'agosto 2009. «Gli uffici interessati ai controlli – spiegano – sono prevalentemente costituiti da personale tecnico ed amministrativo con contratto a tempo determinato che grazie alle recenti norme Tremonti e Brunetta, perderà il lavoro il 31 agosto 2009 . Le emergenze sanitarie sugli alimenti - sottolinea la Cgil - sono frequenti e, di conseguenza, l'attività degli uffici di frontiera dell'ex Ministero della salute (Pif e Uvac per le carni, Usmaf per le altre merci e la salute umana) richiede elevate competenze e flessibilità e disponibilità lavorativa anche al di fuori del consueto orario di lavoro per tutelare la salute dei cittadini impedendo la commercializzazione di prodotti non idonei . Si rileva – prosegue il sindacato – una forte contraddizione fra i propositi dichiarati dai ministri di voler aumentare quantità e qualità dei controlli per la tutela della sicurezza alimentare dei consumatori e le leggi di questo governo che dapprima sopprimono il Ministero della Salute, unico caso in Europa, e poi causano il licenziamento del personale precario in servizio presso l'ex Ministero che rappresenta in alcuni il 100% dell'organico tecnico di alcuni uffici».
La stessa denuncia arriva anche dai medici veterinari di Parma: «Se il cittadino italiano ancora una volta - si legge in una nota - è andato incontro a un rischio minimo di consumare prodotti contaminati ciò è dovuto, non all'opera di repressione, bensì all'opera di prevenzione che i Servizi Veterinari Pubblici effettuano vigilando costantemente sulla regolarità e la conformità sanitaria dei prodotti di origine animale oggetto di scambi commerciali. È con dolore e preoccupazione – proseguono – che ci troviamo costretti a denunciare il fatto che la maggior parte dei veterinari preposti ai suddetti uffici siano precari ormai da molti anni e oggi titolari di un contratto di lavoro in scadenza nei prossimi mesi. I tagli previsti dal governo colpiscono in modo grave la spesa per la tutela della salute pubblica e per la prevenzione e impediscono la necessaria stabilizzazione di questi operatori sanitari. Così sono messi a repentaglio i controlli sanitari sui prodotti come quelli che oggi allarmano giustamente il cittadino italiano».
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