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mercoledì 14 gennaio 2009

''Statali pride'', su Facebook in onda la rivolta anti-Brunetta


Per il ministro i dipendenti pubblici si vergognano del lavoro che fanno. Reazioni.

Vergognarsi di essere dipendenti statali? Sono passati solo 2 giorni dall’ultima esternazione del ministro della Pubblica amministrazione, Brunetta, e le reazioni scorrono veloci tanto nel mondo reale, quanto in quello virtuale della rete. È un vero e proprio "Statali pride", una manifestazione dell'orgoglio offeso dei dipendenti pubblici.
Su Facebook, il social network più in voga del momento, nascono e crescono nuovi gruppi sul tema perché, anche on line, gli statali proprio non sono d’accordo col ministro, che vorrebbe una pubblica amministrazione stile Ferrari, dove i dipendenti siano orgogliosi, come nella scuderia del Cavallino, di dire al figlio che fanno l’impiegato al catasto, l’insegnante o il burocrate.

I politici dovrebbero vergognarsi e non gli statali

Il neonato “I politici dovrebbero vergognarsi e non gli statali” ha le idee ben chiare in merito. L’immagine dell’indirizzo mostra uno dei 7 nani, ma se ci si aspetta di trovare qualche traccia di ironia anche nei contenuti, si rimane delusi. Perché l’autrice, a sorridere, proprio non ci riesce, e scrive: “Dopo l'ennesima sparata del ministro, mi sento di dire, anzi urlare a gran voce che dovrebbero essere i politici a vergognarsi nel raccontare ai propri figli quale lavoro fanno e come rubano lo stipendio, non certo gli statali!! Le mele marce ci sono ovunque, ma in parlamento c'è sicuramente la concentrazione più alta!!”

La rivolta dei figli degli statali

“Io non mi vergogno che i miei genitori siano statali” è il titolo di un altro gruppo. Data di creazione: 11 gennaio. Perché si sa che sul web la tempestività è tutto. E appena il ministro Brunetta ha reso pubblica la sua ultima idea sui dipendenti pubblici, possiamo solo immaginare l’autore del gruppo che si precipita a controbattere in rete.
E non è neanche il “diretto interessato”. Perché Brunetta è riuscito, con una sola frase, a chiamare in casa contemporaneamente genitori e prole.

A gran voce: Noi figli, fieri di avere genitori statali

Marco è lapidario, nel descrivere la sua nuova creatura on line: “I miei genitori sono entrambi statali, i tuoi figli dovrebbero vergognarsi di te”.
E vai con la rivolta degli altri iscritti, che in soli 2 giorni hanno raggiunto quota 90.
Gianluca scrive di essere “orgoglioso” di suo padre, almeno quanto è schifato dal “servilismo degli organi di Stato (che qualcuno chiama erroneamente "media") italiani”, che fanno da vassalli a Brunetta.
E Federica ribadisce il suo “orgoglio” nell’avere parenti e amici nella pubblica amministrazione. “Io vado fiera di mia mamma e di mio zio (statali)”, scrive, “delle mie maestre, dei miei professori e delle mie professoresse (tutti orgogliosamente e dignitosamente statali), di mia zia e di mio zio (maestra e professore statali), di mio cognato (statale) e di molti altri statali che conosco e conoscerò.
Se Brunetta volesse darmi un megafono o 3 secondi di intervista alla televisione lo griderei a gran voce di quanto sono fiera di loro”.

Gli arrabbiati: Mi vergogno di essere italiano, non statale

Oltre agli orgogliosi, ci sono anche gli arrabbiati. E Massimiliano ci va giù duro: “mia madre era infermiera in un ospedale psichiatrico: sono sicuro che sarebbe felice di riprendere la carriera per prendersi cura di un tale psicolabile!!!”.
Pasquale non è da meno: “Mio papà era un'insegnante, attualmente in pensione! E me ne vanto tantissimo, perché è stato sempre onesto, e un punto di riferimento tanto per me, quanto per la sua scuola, per anni. Io sono un assistente amministrativo, quindi statale anche io, e sono precario da 10 anni! È una grande vergogna trattarci come "Fannulloni"! Sanno cosa significa essere precari da 10 anni? Non poterti permettere nulla! Cosa devo raccontare a mia figlia? Cosa dovrò raccontare a mio figlio che sta per nascere? Che è nato in una nazione sbagliata? Che ho vergogna di essere Italiano?”.

Dal mondo reale: Mi vergogno del mio stipendio, non del mio lavoro

Lo stipendio è un punto dolente, per gli statali, perché, ci spiega dal mondo reale Patrizia, archeologa, “Noi funzionari, 30 anni di lavoro, una laurea alle spalle, guadagniamo circa 1.700 euro al mese (netti); contro i nostri “colleghi” europei che ne prendono quasi il doppio, fino a 3.000. Io amo il mio lavoro, e lo faccio con orgoglio, ma qui dove lavoro io, in media gli impiegati prendono 1.300 euro. Vedo amici che fanno il secondo lavoro, di sabato e domenica, per mandare avanti la famiglia”.
La cosa strana è che Patrizia, su “certe cose” che diceva Brunetta, era pure d’accordo. Perché qualche “fannullone c’è”, si sfoga, “e noi qui lavoriamo il doppio anche per loro. Ma per affrontare i problemi seri ci vuole serietà, e queste offese costanti a gente che lavora tutta la settimana per 1.300 euro al mese, per favore, ce le risparmi”.