Roma, 25 giu. (Adnkronos) - ''Contro il licenziamento di 430 precari dell'Ispra, da parte del governo, intendiamo mettere in atto tutte le possibili iniziative di sostegno e chiediamo un tavolo con Ministero dell'Ambiente, Regione Lazio e Comune di Roma per discutere del futuro dei lavoratori e della tutela dell'ambiente''. Cosi' Marco Miccoli, presidente della Commissione Sviluppo sulla mozione, firmata da maggioranza e opposizione e approvata oggi dal Consiglio provinciale di Roma. ''L'Ispra - precisa la nota - e' nato un anno fa dall'accorpamento di tre Enti: APAT-Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e i servizi Tecnici, ICRAM-Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare ed INFS-Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica vigilati dal Ministero per l'Ambiente, con lo scopo di unire, in un'unica entita', le competenze tecnico-scientifiche e di politica ambientale del Paese. ''Tra la fine di giugno e dicembre - spiega Miccoli - si vuole mandare a casa quasi un terzo dei lavoratori dell'Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale. I precari, che lamentano di essersi visti rifiutare un incontro al Ministero, hanno percio' lanciato un sos alla Provincia attraverso i propri rappresentanti, ascoltati dalle Commissioni Ambiente e Sviluppo''. ''Oltre alla drammatica situazione occupazionale - dice Alberto Filisio, che presiede la Commissione Ambiente - non si puo' trascurare l'importanza del lavoro svolto per la protezione e il controllo dello stato di salute del territorio, oltre che per lo sviluppo economico. Non puo' infatti esserci alcun risparmio, nel sottrarre cervelli alla ricerca, se a pagare siamo comunque noi e l' ambiente''. ''L'approvazione bipartisan della mozione e' un ottimo segnale - conclude Miccoli - e sottolinea l'accordo su un punto fondamentale: che la crisi economica non deve penalizzare la ricerca poiche', proprio la ricerca, puo' avere un ruolo fondamentale per uscirne''.
LA PETIZIONE DA FIRMARE
giovedì 25 giugno 2009
Cervelli al macero e milioni congelati
Il direttore de "Le Scienze" scrive sui precari dell'ISPRA
Ci sono davvero cose che fatico a capire, in questo paese di figli e figliastri. Da qui alla fine dell’anno 430 dipendenti di un istituto di ricerca, l’ISPRA, di cui ho parlato nel post precedente, non si vedranno rinnovato il contratto. Duecento di loro resteranno senza lavoro entro la fine di giugno. Cinque giorni.
Qualcuno dirà che c’è un sacco di gente che resta senza lavoro, e nessuno si straccia le vesti. Però. Però quando c’è di mezzo il futuro di interi istituti di ricerca – e resto convinto che la ricerca sia la sola forza che può trainarci fuori dalle secche in cui ci siamo infilati, con la compiacenza di politici, imprenditori e uomini di finanza – quando c’è di mezzo il futuro di tanti giovani laureati, con una professionalità, con competenze, con una dannata voglia di darsi da fare, beh mi pare che ci sia qualcosa che non funziona. Tanto più se il loro lavoro è legato al destino della ricerca sull’ambiente e della sua tutela, per le quali dovremmo avere un po’ più di rispetto.
Però. Però per un ente di ricerca che si vede privare di un quarto delle sue risorse – per ora quelle umane, ma poi c’è da scommettere che toccherà anche a quelle economiche – ce n’è un altro che ne ha, almeno dal punto di vista economico, una quantità strabiliante. Sì, sto parlando di nuovo dell’Istituto Italiano di Tecnologia, quello che dipende dal Ministero dell’economia e ha per presidente il direttore generale del Tesoro. Torno sull’argomento perché dell’IIT ha parlato di recente Roberta Carlini sull’Espresso, con un bell’articolo richiamato il 19 giugno da Laura Margottini su “Science”. Dal 2004 a oggi l’IIT ha ricevuto finanziamenti pubblici per 518 milioni di euro, e ne ha spesi 108. Resta, nelle banche genovesi, un patrimonio di 410 milioni di euro. Più di quattro volte l’impegno complessivo del MUR per tutti, dico TUTTI, i Progetti di ricerca di interesse nazionale per il 2008. Ne deduco – per quanto l’IIT giustifichi il patrimonio con il meccanismo dell’endowment delle fondazioni (peccato che le donazioni al MIT o ad Harvard siano prevalentemente private, e non denaro pubblico…) – che quelli dell’IIT devono essere progetti di interesse planetario, o siderale, addirittura, dato lo squilibrio di risorse che si è venuto a creare con tutti gli altri enti di ricerca.
Per dare altri termini di paragone, il patrimonio dell’IIT, che al momento conta 380 ricercatori, supera il 10 per cento del fondo ordinario assegnato nel 2008 a TUTTE le università italiane messe insieme (che solo di docenti di ruolo hanno oltre 23.000 dipendenti). Altro esempio: l’Istituto nazionale di fisica nucleare, fiore all’occhiello della ricerca italiana, conta circa 2000 dipendenti, tra ricercatori, tecnici e personale amministrativo, ma il numero di ricercatori arriva a circa 5000 unità, se si contano gli associati nelle università. E l’INFN è impegnato in prima linea con altissime competenze nella realizzazione di un progetto internazionale come LHC, solo per dirne uno (oltre ai laboratori sul territorio nazionale, da Frascati al Gran Sasso). Ebbene, il fondo ordinario dell’INFN è di 270 milioni di euro all’anno contro i 100 milioni all’anno dell’IIT.
I numeri non dicono mai tutto, ma aiutano a orientarsi in uno strano mondo in cui tre enti di ricerca – ISPRA, INFN, IIT – afferiscono a tre ministeri diversi, e hanno trattamenti alquanto diversi. È normale che, in un periodo di vacche magre, un governo selezioni direzioni strategiche della ricerca. Però sarebbe normale anche che spiegasse quali e perché. E magari anche perché la sua fondazione di ricerca di punta ha il consiglio d’amministrazione farcito di dirigenti del mondo dell’industria e della finanza.
È evidente che la ricerca ambientale – secondo la strategia attuale, ammesso che ce ne sia una – è meno importante di quella industriale, ed è chiaro che l’industria è alla finestra, che aspetta di sfruttare i potenziali risultati dell’IIT. Ma è giustificabile una simile sproporzione di investimenti di denaro pubblico? E, soprattutto, che cosa ci mette di suo l’industria italiana, per favorire l’innovazione? Altrove (sempre al MIT, che è l’esempio al quale ci si ispira) ci sono multinazionali come British Petroleum che investono milioni per fondare laboratori sulla ricerca energetica, finanziando un’università privata. Nel nostro mondo all’incontrario (sembra un sogno di Paolo Rossi, il comico) pare che lo Stato assegni fondi a un ente pubblico per metterlo al servizio degli interessi privati. Per non parlare dell’assegnazione dei fondi pubblici alla ricerca privata. Ma questa è un’altra storia, avremo modo di riparlarne…
Convocazione 25 giugno al Ministero dell'Ambiente
Siamo ora al rush finale, dobbiamo essere in grado di sfruttare bene il tempo che rimane fino alle scadenze del 30 giugno!
Oggi come USI RdB Ricerca siamo convocati al Ministero dell'Ambiente alle 15:30. Abbiamo opportunamente rinviato l'incontro al pomeriggio di oggi per avere il tempo di sapere di più sul dispositivo normativo che potrebbe esserci d'aiuto, ma che non sarà di immediata emanazione.
E' necessario prepararsi all’esito dell'incontro col Ministero, che deve dare risposta ai circa 200 lavoratori precari in scadenza. Come Organizzazione Sindacale non accettiamo che si possano mandare a casa 200 lavoratori senza battere ciglio, laddove la copertura economica per l'immediata proroga ci sarebbe o in alternativa si potrebbero convertire a Tempo determinato come più volte da noi proposto.
Dobbiamo essere in grado di reagire immediatamente in assenza di garanzie alternative al licenziamento da parte del Ministro.
Venerdì è troppo tardi!
Oggi è l’ultimo incontro utile per evitare il licenziamento!
A partire dalle ore 15:00 i precari ISPRA nelle sedi di Brancati e Casalotti fermeranno contemporaneamente le loro attività e parteciperanno ad un sit-in ad oltranza in attesa dell'esito dell'incontro.
IL MINISTRO PRESTIGIACOMO DEVE ASSOLUTAMENTE SAPERE CHE MENTRE QUALCUNO, NELLE STANZE DEL SUO PALAZZO, STA DELIBERATAMENTE DI FATTO LICENZIANDO 200 LAVORATORI PRECARI QUI IN ISPRA I LAVORATORI NON SONO D’ACCORDO E NON SI FANNO LICENZIARE IL MINISTRO DEVE PRENDERE L’IMPEGNO FORMALE DI MANTERNERE IN SERVIZIO IL PERSONALE PRECARIO E LE NOTIZIE CHE VOGLIAMO SENTIRE OGGI DALL’INCONTRO CON USI RDB RICERCA SONO SOLO QUESTE : PROROGA DEI CONTRATTI IN SCADENZA (PERCHE’ C’E’ LA COPERTURA ECONOMICA PER FARLO) O IMMEDIATA CONVERSIONE A TEMPO DETERMINATO AI SENSI DELL’ART.5 DEL CCNL 2002-2005, COSI’ COME NEGLI ALTRI ENTI DI RICERCA (VEDI ISS, ISFOL MA ANCHE INFN E CNR)
ORA BASTA NON ACCETTIAMO SCONTI E NON ANDIAMO A RIBASSO!
NESSUN PRECARIO DEVE ESSERE LICENZIATO MA TUTTI DEVONO ESSERE GARANTITI NEL LORO DIRITTO A LAVORARE E AD ESSERE ASSUNTI!
USI-RdB Ricerca