LA PETIZIONE DA FIRMARE

lunedì 11 maggio 2009

P.A.: BRUNETTA, NON CI SARANNO TAGLI MA VOGLIO ECCELLENZA

(ASCA) - Roma, 11 mag - ''Non ho mai parlato di tagli e licenziamenti, ma la Pubblica Amministrazione deve dare il 50% in piu' rispetto ad oggi. Credo che sia un obiettivo perseguibile ed e' la strada da seguire per arrivare verso l'eccellenza''. Il ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, questa mattina ha inugurato il Forum P.A. alla Fiera di Roma. ''La Pubblica amministrazione costa 300 miliardi l'anno e se la P.A. fosse un'azienda il giudizio dei suoi clienti sarebbe negativo. Il rischio - ha avvertito Brunetta - e' che sui servizi pubblici piu' importanti come la giustizia, la scuola, la siicurezza perdiamo competitivita' rispetto agli altri paesi che spendono come noi. Non e' quindi un problema di soldi e nemmeno di capacita' perche' il capitale umano che lavora nel pubblico e' superiore a quello del privato''. Per affrontare i problemi del comparto, il ministro ha ricordato che ''il pesce puzza dalla testa'' e che a questa situazione si e' arrivati perche' ''i politici quando hanno amminisrato hanno fatto clientela, il sindacato ha puntato sul consenso degli iscritti e i dirigenti, che sono soprattutto ex sindacalisti, sono il risultato di tutto cio'''.

Brunetta: "Se entro 60 giorni non passa il ddl me ne vado"


"Trecento miliardi l'anno. E' questo il costo della Pubblica Amministrazione in Italia; una cifra enorme e spaventosa a fronte della quale ci sono beni e servizi non sempre utili". Ha esordito così il Ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta al convegno d'apertura del Forum PA, che si svolge alla Nuova Fiera di Roma, da oggi al 14 maggio.

Dunque il punto della situazione, un anno dopo è questo: ci sono stati dei progressi, ma il giudizio dei cittadini sulla PA è sostanzialmente negativo e l'obiettivo resta quello del 50% in più di efficienza in tutti i campi, dalla scuola alla sanità, dalla giustizia alla burocrazia. "Perché i prodotti della PA non sono bulloni o automobili - ha detto Brunetta - ma beni e servizi pubblici che portano avanti il Paese. Non ci si può accontentare di averne un po' perché così si va fuori dalla competizione con gli altri Stati che ne hanno di più. Ci sono tutte le condizioni per non accontentarsi visto che spendiamo come, se non di più, di altri Paesi e abbiamo un capitale umano che è superiore a quello dell'impresa".

Questa è una questione che sta davvero a cuore al Ministro Brunetta, tanto che ha annunciato una sfida: "Se entro 60 giorni non dovesse passare il decreto legge sul sistema di valutazione della PA io me ne vado". Dunque il decreto legislativo che venerdì scorso ha ottenuto il via libera dal Consiglio dei Ministri ora ha due mesi di tempo per diventare legge; se dovesse essere fermato da qualche potere forte, il Ministro ha lanciato il suo impegno di dimettersi.

E quali potrebbero essere questi poteri forti? Il sindacato, ad esempio, più volte chiamato in causa da Brunetta come responsabile di una contrattazione troppo abusata, "sotto la quale è passato di tutto". "Io amo la contrattazione - ha dichiarato il Ministro - nel settore privato il contratto produce efficienza, nella Pubblica Amministrazione ha prodotto rendita. Se il contratto è buono sono d'accordo anch'io con il sindacato, altrimenti viva le regole e viva la legge. E su questo dovrebbero essere d'accordo tutti i cittadini". Gli altri poteri forti, che sanno fare lobby, non sempre nell'interesse dei cittadini, sono le public utilities; anch'esse dovranno essere sottoposte alla customer satisfaction.

Renato Brunetta nel corso del suo intervento al Forum PA ha paragonato spesso la PA ad un'impresa, sottolineandone le differenze e cioè la mancanza del mercato, che detta le regole dell'efficienza e che potrebbe determinarne la chiusura. "Se un'azienda non riesce a stare sul mercato chiude - ha detto il Ministro - per la PA questa possibilità non c'è. Ma c'è una possibilità in più e cioè quella di trasformare parte dei suoi costi in produttività, aumentandola di quel famoso 50% che è il mio obiettivo. E per far questo le soluzioni possibili sono due: o si privatizza il settore o si introducono nel settore la voce e i piedi. Le faccine che abbiamo già introdotto sono la voce dei cittadini; le Reti Amiche devono essere i piedi perché se un cittadino può decidere di andare dove si trova meglio ".

Secondo Renato Brunetta la Pubblica Amministrazione è una questione troppo seria per essere lasciata soltanto nelle mani della politica o del sindacato. "E' una realtà che riguarda tutti, soprattutto i più deboli perché sono loro che hanno bisogno più degli altri di un ospedale efficiente, di una buona università e di una buona giustizia. I più forti possono anche provvedere da soli, comprandosela da mercati paralleli". Tra gli applausi generali degli uditori Brunetta ha dichiarato di aver interpretato il suo mandato di Ministro dalla parte della gente e dei lavoratori, ribadendo il fatto di non aver mai pensato ad una politica di tagli, ma ad una politica di trasparenza ed efficienza.

"Il gioco che sta per iniziare è fatto di pesi e contrappesi, come quello che c'è nel mercato, in cui vengono inseriti la voce e i piedi dei cittadini, consentendo loro di dare un giudizio finale. I premi si danno soltanto se la partita si vince". Renato Brunetta ha parlato anche di class action, che verrà introdotta perché dà voce al cittadino, anche se potrebbe intasare il sistema della giustizia.


Brunetta: se non c'è la riforma lascio

Il ministro: 60 giorni per il decreto

La Stampa - «Se entro 60 giorni non passa il decreto legislativo me ne vado». Renato Brunetta lancia la sfida nel corso del suo intervento al forum della Pubblica Amministrazione. «Se l’iter non sarà completato entro 60 giorni mi dimetto - ha sottolineato il ministro - se ci sarà qualche potere forte che mi blocca me ne vado».
A proposito della riforma della Pa, Brunetta ha spiegato che ha trovato consensi non solo nella maggioranza ma anche nell’Udc, in una parte del Pd e dell’Italia dei Valori.
Contro - ha spiegato - c’è solo la Cgil mentre Cisl, Uil e Ugl stanno a guardare. Circa i contenuti del decreto legislativo, Brunetta ha spiegato che «all’interno c’è il superamento della premialità a tutti perchè tale principio è l’esatto contrario del concetto di premialità. La parola contrattazione - ha proseguito - è una bella parola perchè nel settore privato ha prodotto efficienza. Nella pubblica amministrazione invece la contrattazione ha prodotto solamente rendite di posizione e la contrattazione non deve puntare alla rendita. La mia riforma - ha concluso - è a favore dei cittadini e contro le rendite di posizione».
Il ministro ha detto che «La stragrande maggioranza è d’accordo con la mia rivoluzione». Poi ha incalzato le sigle: la pubblica amministrazione «è una cosa troppo importante perché sia lasciata solo alla politica o solo alla politica e al sindacato. È una cosa troppo seria per lasciarla nelle mani di tutti».
Secondo Brunetta la P.A. «deve essere oggetto valutato da tutti, dal sistema delle imprese alle famiglie, al Parlamento e al sistema delle autonomie. Il sindacato è un interlocutore importante - ha sottolineato - ma non l’unico».

Lo sfogo di Beatrice Borromeo, oscurata da Rai 2



La Cisl flerta con Brunetta e tradisce gli Statali!


Ma è mai possibile che soltanto la Cgil sia rimasta dalla parte dei lavoratori dello Stato? Com’è possibile che il sindacato di Guglielmo Epifani sia rimasto "il solo" a difendere gli impiegati della Pubblica amministrazione da questa continua e vergognosa campagna mediatica tutta mirata “contro” il pubblico impiego, fatta d’insulti e sberleffi, di contratti e di norme da terzo mondo? Lasciamo stare la Uil, da sempre considerata la “terza gamba” del Sindacato. Lasciamo stare pure l’Ugl, il sindacato di Fini, che invece è tutto preso a diventare la… “quarta gamba” del tavolo contrattuale. Ma è mai possibile che in casa Cisl, il secondo sindacato italiano per numero di iscritti, il sindacato che annovera il maggior numero di tessere nel comparto Stato, siano tutti “brunettiani” convinti? E’ mai possibile che la Cisl consideri “fannulloni” i dipendenti pubblici, degni di stipendi da fame e dia il suo tacito assenso alla gogna mediatica, alla campagna vessatoria e alla demolizione di un’intera categoria? Ebbene sì, è possibile. Ormai è fin troppo chiaro come le posizioni di Bonanni e company, in materia di Pubblica Amministrazione, siano pressoché identiche a quelle di Brunetta e del governo, sia nei fatti, che nelle parole. Un esempio su tutti? Le parole del segretario generale della Csil-Fps, ovvero di quella parte della Cisl cui fa capo la categoria del pubblico impiego e alla quale sono “ancora” iscritti, questo si che ha dell’incomprensibile, milioni di dipendenti pubblici. State un po’ a sentire quello che dice (testuale) il massimo esponente degli statali di casa-cisl: "…questa è la sfida che abbiamo lanciato con l'accordo di secondo livello e con l'abbracciare anche molte delle proposte dell’amico Renato, sì, del mio amico Renato Brunetta. Proposte che io condivido, e lo dico. Io ne sono intimamente convinto". Già in passato era accaduto che il fronte confederale si spaccasse, ma quando capitava di sottoscrivere accordi a firme separate, i cislini non rinunciavano mai ad un atteggiamento critico nei confronti del governo, quantomeno nella forma, e ad un dialogo con il resto del mondo sindacale. Adesso invece nelle posizioni della Cisl la vera controparte è diventata la Cgil. Il vero nemico da sconfiggere è il pubblico impiego. Per contro si esibisce una grande omogeneità di vedute con Brunetta in merito alla riforma delle Pubbliche Amministrazioni e del lavoro dipendente in genere, di cui il sindacato di Raffaele Bonanni ne condivide dichiaratamente obiettivi e strategie... il ministro Brunetta scava la fossa al pubblico impiego, la Cisl s'impegna a consegnargli il cadavere!