LA PETIZIONE DA FIRMARE

giovedì 23 ottobre 2008

SINDACATI, SCIOPERO 14/11 SE NON CI CONVOCANO

(AGI) - Roma, 22 ott. - Sciopero generale di universita', ricerca e accademie il 14 novembre con corteo a Roma e manifestazioni di fronte ai ministeri (28 ottobre Agricoltura, 5 novembre Miur). I sindacati confederali confermano la mobilitazione, che potrebbe rientrare solo a seguito di una convocazione da parte del governo, che finora non ha voluto aprire un tavolo di confronto. "Non riusciamo a farci ascoltare e siamo costretti ad andare allo sciopero generale. I ministri Brunetta, Gelmini e Prestigiacomo non hanno mai risposto alle nostre richieste e non ci hanno mai convocato", hanno affermato i segretari generali di Flc-Cgil, Cisl Universita' e Cisl Fir, Uil Pa-Ur, nel corso di una conferenza stampa. Secondo i sindacati, la politica "a dir poco miope" del governo, fatta solamente di tagli indiscriminati, rischia di minare la sopravvivenza stessa delle universita' e di impedire il funzionamento dei centri di ricerca. "Sfidiamo il governo ad aprire una discussione a tutto campo", ha dichiarato Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil. "Il sindacato e' pronto ad accettare il confronto in nome dell'efficienza e della razionalizzazione, ma nessun ministro ha voluto incontrarci - ha fatto notare Giuseppe De Biase, della Cisl Fir - Abbiamo scioperato anche contro il governo Prodi, non e' una questione di schieramento politico. Lo sciopero rientrerebbe se si aprisse un confronto reale: diversamente, non ci fermeremo, anche dopo lo sciopero". "Il sindacato chiede un incontro da giugno - ha ribadito Antonio Marsilia, segretario generale di Cisl Universita' - Il ministro Gelmini ha riferito di avere pronta una proposta di riforma dell'Universita', che noi ignoriamo totalmente". "Siamo costretti allo sciopero - fa eco Alberto Civita, segretario generale della Uil Pa - Il ministro Brunetta ha parlato per ora solo per slogan sui giornali ma sull'universita' e la ricerca si gioca il futuro del paese".
Secondo Pantaleo il governo invece di mandare la polizia negli atenei dovrebbe piuttosto dialogare con il sindacato che "ha il compito di tenere coesa la societa'"; il premier dimostra invece di avere "un'idea autoritaria" dei rapporti con le forze sociali, e non ha "rispetto per le funzioni del sindacato". "In uno stato democratico e' fondamentale ascoltare e capire chi dissente - ha aggiunto - ed avere anche l'umilta' di cambiare".
Le ragioni dello sciopero sono il taglio del Fondo di finanziamento ordinario, il blocco del reclutamento e dei processi di stabilizzazione dei precari, il taglio delle retribuzioni del personale, la possibilita' di trasformare gli atenei in fondazioni di diritto privato, l'assenza di risorse per il rinnovo dei contratti (Universita' per il biennio 2008-2009 e Alta formazione artistica musicale 2006-09). La prospettiva e' "la sparizione dell'universita' italiana come sistema nazionale tutelato dalla Costituzione", l'aumento delle tasse universitarie e una divaricazione classista tra chi ha la possibilita' di studiare magari nelle sedi piu' prestigiose e chi no. Negli enti di ricerca, il taglio delle piante organiche, il blocco delle assunzioni, la non considerazione dei precari atipici, la riduzione degli stipendi si tradurerrebbero in un'impossibilita' a garantire le attivita' svolte finora e in un'ulteriore "fuga di cervelli". Per le accademie non ci sono i fondi per rinnovare il contratto scaduto da 34 mesi e per i conservatori vi e' la proposta "folle" di mantenerne attivi solo 5-6 per regionalizzare gli altri, con il pericolo di farli sparirire, viste le magre risorse degli enti locali. "Siamo difornte alle destrutturazione completa del sistema universitario - hanno detto i sindacalisti - Non si puo' pensare di migliorare la ricerca con lo strangolamento finanziario". (AGI)

Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950

L'ipotesi di Calamandrei.
"Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica,intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, ascreditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia afavorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole delsuo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola previlegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaropubblico."

Piero Calamandrei

STATALI: GOVERNO CONVOCA SINDACATI

Roma, 23 ott. (Adnkronos) - Il governo convoca i sindacati, per oggi nel primo pomeriggio, sulla riforma del modello contrattuale ed il rinnovo del contratto del pubblico impiego. A presiedere l'appuntamento che - a quanto si apprende da fonti sindacali - si terra' a palazzo Vidoni alle 15, sara' il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta. La Fp-Cgil ha chiesto che alla riunione partecipi anche il leader della confederazione, Guglielmo Epifani che sara' presente all'incontro.

Regione: Loiero soddisfatto per accordo stabilizzazione precari

Agazio Loiero e' ''soddisfatto'' per l'accordo con il Governo sul precariato calabrese. ''Non era una cosa scontata - dice il presidente della Regione Calabria - anzi tra i lavoratori c'erano molti allarmi e timori. Il governo ha capito il rischio sociale, il sottosegretario Viespoli ci si e' messo d'impegno e con l'accordo in cui si stabilisce che verranno erogati alla Regione 60 milioni di euro, gia' stanziati dal governo Prodi, si mette la parola fine al precariato di altri circa 1.759 lavoratori. Il resto verra'''.
''Quella dei lavoratori di pubblica utilita' e socialmente utili - ha ricordato Loiero - e' una vicenda di precariato che, in questi anni, ha interessato migliaia di persone in Calabria, trascinandosi per molti anni e provocando forti tensioni sociali, sfociate spesso in scioperi e proteste. Gli enti, che hanno finalmente avuto la possibilita' di assumere definitivamente tali lavoratori, ci sono riusciti grazie alle norme contenute nelle Legge Finanziaria del 2007, emanata dal precedente Governo Prodi. Il decreto Legge 159, approvato dal Consiglio dei Ministri all'articolo 27, ha, infatti, attribuito alla Regione Calabria, 60 milioni di euro per sostenere i percorsi di stabilizzazione ed equiparazione dei lavoratori Lsu e Lpu, con la possibilita' per i Comuni con popolazione fino a 5 mila abitanti di assumerli in attuazione degli interventi previsti dalla stessa Legge Finanziaria 2007.
''Un risultato enorme per la Calabria, una cifra consistente di risorse aggiuntive - afferma Loiero - in grado di svuotare finalmente il bacino del precariato regionale''.
L'accordo con l'allora ministro al Lavoro Cesare Damiano - spiega un comunicato - frutto di una grande sinergia tra Loiero e il governo Prodi, grazie anche agli sforzi dei sindacati nazionali e regionali di categoria, prevedeva di stabilire una sede di confronto permanente per seguire tutti i passaggi necessari e complessi utili a risolvere definitivamente il problema, attraverso una programmazione pluriennale e entro e non oltre questa legislatura regionale. Un confronto che doveva vedere impegnati anche i Ministeri dell'Economia e della Funzione Pubblica, per ricercare cosi' le risorse finanziarie essenziali al processo di stabilizzazione.
Il rispetto dell'accordo sugli Lsu-Lpu calabresi fu posto da Loiero al primo punto del ''Tavolo Calabria'', in tutti gli incontri a Palazzo Chigi con l'ex presidente Prodi ed e' stato riproposto al nuovo governo Berlusconi. In attesa che la Legge divenisse attuativa, il presidente della Regione Calabria ha continuato a esercitare la massima pressione su Palazzo Chigi e sul Parlamento, per il pieno rispetto degli impegni concordati e il mantenimento dei 60 milioni a favore della Calabria.
Un percorso che rischiava di incepparsi a seguito degli annunciati tagli e blocchi delle assunzioni a partire dal prossimo primo gennaio e del decreto Brunetta che fissa nella prima meta' dell'anno 2009 il termine ultimo per la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili. (asca)

Scuola: occupata l'Università di Roma Tre

ROMA - 23 Ottobre 2008, 11:12 - Gli studenti hanno occupato questa mattina la facoltà di Scienza dell'Università Roma Tre. Lo spazio occupato, fanno sapere gli studenti in un comunicato, ''costituisce un laboratorio permanente di dibattito e informazione, da cui partiranno le future mobilitazioni ed iniziative, volte a sensibilizzare l'opinione pubblica, sia all'interno che all'esterno dell'Ateneò'. Stamattina c'è stata una manifestazione con studenti, dottorandi, docenti e precari della ricerca dell'Ateneo. (Agr)

Scuola, ancora proteste Roma: il prefetto contro la linea dura del governo

Milano - Le parole di Berlusconi non fermano le proteste degli universitari: "La mobilitazione continua, anzi aumenta" dice l’Udu (Unione degli universitari). "Non ci sentiamo minimamente intimoriti dalle parole di Silvio Berlusconi di ieri - precisa - perché non si tratta di una mobilitazione soltanto degli studenti. Questa contrarietà è ormai, oltre che dell’intero mondo accademico, anche propria della società civile che si sta rendendo conto che la legge 133 mina lo sviluppo del Paese oltre al diritto allo studio". Mentre oggi è attesa la riunione fra il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano e i vertici delle forze di polizia per misure contro "eventuali forme di protesta contro il provvedimento del governo in tema di scuola".

Il prefetto di Roma contro il governo "La nostra Costituzione prevede che la libertà di riunione, garantita, venga attuata pacificamente e senza armi" lo ha detto il prefetto di Roma, Carlo Mosca, rispondendo a chi gli ha chiesto un parere sulle dichiarazioni di ieri del presidente del Consiglio e della sua intenzione di inviare forze dell’ordine in caso di occupazione nelle università. Per Mosca questa garanzia costituzionale è "approntata per tutti coloro che sono sul nostro territorio e questo vale per i cittadini e ovviamente per gli studenti".

Milano in rivolta I cancelli della facoltà di scienze politiche dell'università Statale sono stati bloccati dagli studenti per un'ora, impedendo così l'ingresso a chi voleva frequentare i corsi. Nessuna protesta da parte del centinaio di ragazzi presenti all'esterno, dove sono stati appesi striscioni contro il ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. In mattinata, la mobilitazione contro i tagli all'università prosegue con gruppi di "libero sapere", che prepareranno le lezioni da tenere domani all'aperto in piazza Duomo, e con il coinvolgimento di alcuni professori disponibili a modificare i loro corsi. Nel pomeriggio, alle 14.30, gli studenti di scienze politiche presenteranno un loro documento all'assemblea di facoltà. La mobilitazione continua anche in altre facoltà, atenei e scuole milanesi, ad esempio con lezioni aperte nel pomeriggio all’accademia di Belle Arti di Brera e un'assemblea nella sede centrale della Statale in via Festa del Perdono.

Roma, occupati i licei Non si fermano le proteste nel mondo della scuola: come annunciato nei giorni scorsi dalla rete degli studenti, sono iniziate questa mattina le occupazioni in scuole superiori di tutta Italia. In particolare a Roma, a quanto risulta, sono stati occupati alcuni Licei come lo storico classico Tasso o il periferico scientifico Malpighi. Stamani è entrato in occupazione anche il liceo classico Virgilio, uno dei più antichi di Roma, situato in via Giulia nel cuore del centro storico della capitale. Hanno scelto, invece, lo "sciopero creativo" gli studenti del liceo romano Russell e soprattutto rumorosa, facendo suonare la banda di istituto e organizzando una assemblea nel cortile dell'istituto. Gli studenti del Russell, insieme a altre scuole del X municipio, si stanno ora riunendo in piazza Re Di Roma per dare vita ad un corteo.

E Roma tre Gli studenti hanno occupato la facoltà di scienza dell'università Roma Tre. Lo ha reso noto un comunicato degli studenti, sottolineando che la decisione "è la naturale prosecuzione della manifestazione che oggi ha coinvolto studenti, dottorandi, docenti e precari della ricerca di Roma Tre, che hanno formato un corteo spontaneo che, attraversando i quartieri San Paolo e Ostiense, ha raggiunto il rettorato".

Napoli, disagi al traffico Un corteo, non in programma, percorre Viale Kennedy, nel quartiere Fuorigrotta, e probabilmente raggiungerà la sede della Rai in Viale Marconi. Un altro corteo, anche questo non in programma, sta attraversando il centro della città e sta raggiungendo piazza del Gesù. Si stanno registrando pesanti ripercussioni sul traffico.

Sfilata a Palermo Gli studenti della facoltà di ingegneria dell’università di Palermo stamattina fanno lezione nella centralissima piazza Castelnuovo, davanti al teatro Politeama. I colleghi di lettere, invece, i primi ad avviare la protesta nell'ateneo, continuano la sospensione dell'attività didattica, decisa dal consiglio di facoltà fino al 31 ottobre. Un provvedimento, quest'ultimo, che ha portato la componente di destra, Azione universitaria, ad annunciare il ricorso alla magistratura per interruzione di pubblico servizio. Tra le superiori, sono da ieri in autogestione il liceo classico Umberto I e lo scientifico Cannizzaro. Assemblee sono previste oggi in altri licei cittadini.

Tutti in piazza Anche oggi sono diverse le inizitive in programma. A l'Aquila è previsto un sit-in, alle 18, sotto la Prefettura; a Perugia è stata convocata un'assemblea a lettere dove si terrà un consiglio di facoltà aperto a tutti gli studenti di lettere. A Urbino nell’aula magna di economia i sindacati hanno indetto un’assemblea per le 11 che vedrà la partecipazione anche dell’associazione studentesca Agorà. A Lecce ci sarà il blocco della didattica nella facoltà di scienze politiche ottenuto dal coordinamento per l'università pubblica. Blocco della didattica anche a Cagliari, da domani, nella facoltà di lettere, con un'autogestione che durerà fino al 30 ottobre. A Bari sono previste assemblee per gli studenti di scienze matematiche, biotecnologia e farmacia e per quelli della facoltà di lingue. Una fiaccolata è in programma stasera a Siena, mentre a Pisa nel pomeriggio si terrà una manifestazione.

Berlusconi: «Stop occupazioni, agenti negli atenei» E il Viminale convoca vertice su rischi sicurezza

ROMA - Silvio Berlusconi attacca duramente l'opposizione, accusata di diffondere falsità, e si scaglia contro le mobilitazioni in atto in tutta Italia contro il decreto Gelmini. Poi, dopo aver detto che sulla riforma della scuola il governo intende andare avanti, avverte gli studenti: basta occupazioni nelle scuole e negli atenei o interverranno le forze dell'ordine. «È una violenza, ho convocato Maroni per dargli indicazioni su come devono intervenire le forze dell'ordine», ha detto il premier, ricordando poi di essere sempre stato "uno studente modello, diligentissimo": «Non ho mai manifestato e ho avuto sempre degli insegnanti esemplari».
Un vertice tecnico per fare il punto sulla situazione delle manifestazioni di protesta della scuola si terrà intanto giovedì pomeriggio al Viminale, presieduto dal sottosegretario Alfredo Mantovano e alla quale parteciperanno i vertici delle forze di polizia. Secondo quanto si apprende, l'obiettivo è quello di operare una completa ricognizione dei rischi per la sicurezza, derivanti dalle proteste degli studenti. La decisione è stata presa dopo un incontro a palazzo grazioli tra il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e Berlusconi.
Napolitano: stop contrapposizioni. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una lettera di risposta alla missiva consegnatagli ieri dagli studenti de La Sapienza sui temi dell'istruzione e della scuola ha affermato che «è indispensabile che su questi temi non si cristallizzi un clima di pura contrapposizione, ma ci si apra all'ascolto reciproco, a una seria considerazione delle rispettive ragioni». Veltroni asupica che la linea proposta dal presidente venga seguita.
Il premier: i leader della sinistra sgambettano in tv. Il premier ha sferrato oggi anche un attacco alla tv pubblica, accusata di diffondere ansia e le situazioni solo di chi protesta: «Sono preoccupato da questo divorzio tra i mezzi di informazione e la realtà - ha detto -. In piazza ho visto trenta cartelli, e tutti chiedevano cose che sono già nel decreto. Questo è dato anche dalla cattiva informazione. Con il ministro Gelmini abbiamo fatto già una conferenza stampa sulla scuola, e sui giornali non c'è stata traccia. Con i vari leader della sinistra che sgambettano sulle tv si cerca di mandare dei messaggi sbagliati, che a volte però rischiano di diventare verosimili - ha continuato -. Abbiamo preparato un fascicolo dove facciamo un elenco di tutte le cose non vere dette dalla sinistra. Ad esempio non è vero che ci sono 8 mln di tagli».
«Avanti sul decreto». Berlusconi ha poi ribadito che sul decreto si va avanti: «Al ministro Gelmini dico: andiamo avanti. Dobbiamo applicare questo decreto e non ritirarlo. La sinistra dice solo menzogne e falsità a proposito del tempo pieno, dei tagli e dei licenziamenti. Non è vero - ha detto il premier nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi - La sinistra è contro il decreto Gelmini che, ricordo, è un decreto e non la riforma della scuola. Tenta di costruire un'opposizione di piazza su un terreno circoscritto, perché come governo siamo inattaccabili su tutta una serie di provvedimenti».
«Nessun taglio e nessuna chiusura delle scuole». Falsi secondo Berluconi anche i tagli: «La sinistra parla di 86mila insegnanti in meno. È falso - ha aggiunto - Con la riforma nessuno sarà cacciato. Ci sarà solo il pensionamento di chi ha già raggiunto l'età e il blocco del turn over. Un'altra falsità che si dice è che vogliamo chiudere le scuole. Non è vero, noi pensiamo ad una razionalizzazione del personale, cosa prevista anche dal governo del centro sinistra. Ad esempio, per le comunità montane, abbiamo previsto che un preside ed un segretario possano occuparsi si due o più scuole con meno di 50 alunni».
«Con troppi docenti addio agli investimenti». Berlusconi ha poi detto che «di fronte alla pletoricità del corpo insegnate è impossibile fare investimenti strutturali e didattici», sottolineando come il costo del lavoro impedisca rinnovi contrattuali e innovazione tecnologica: «Oggi gli insegnanti guadagnano troppo poco, guadagna lo stesso chi studia e si aggiorna e chi è spesso assente».
Classi-ponte. Poi parole in difesa della mozione della Lega per l'introduzione di classi di inserimento per gli immigrati, «si tratta di strumenti d'integrazione, di buon senso, certamente non razzisti - ha detto il premier - Nel nord ci sono classi in cui si parlano 10 lingue e vorrei sapere come si fa a insegnare a chi non parla italiano. È impossibile. Si tratta di una proposta che ci è stata richiesta dagli insegnanti, come avviene nel resto d'Europa».
«In 5 anni 6mila nuove classi a tempo pieno». Considerando una media di 21 alunni per classe, secondo Berlusconi in cinque anni «riusciremo ad avere quasi 6mila classi in più di tempo pieno. Non solo non c'e alcuna riduzione del tempo pieno ma è lapalissiano che passando da più insegnanti a uno possiamo avere più docenti da utilizzare nel tempo pieno, e quindi si possono aumentare del 50% la classi che possono usufruire del tempo pieno».
Il leader del Pd Walter Veltroni ha replicato affermando che le parole del premier sulla scuola «sono molto gravi e cariche di conseguenze» mentre un presidente del Consiglio anziché «soffiare sul fuoco» dovrebbe «sforzarsi di garantire l'unità del Paese». Veltroni ha sottolineato poi che in democrazia si dissente senza l'intervento della polizia e ha accusato il premier di raccontare bugie sui tagli. Nel corso di una conferenza stampa Veltroni ha letto l'articolo 6 del decreto 112, varato ai primi di agosto dal Parlamento, in cui sono enumerati tutti i tagli alla scuola nei prossimi tre anni, per un totale di otto miliardi: «Come fa il presidente del Consiglio - ha commentato Veltroni - ad andare davanti all'opinione pubblica per dire queste bugie? Senza contare che c'erano anche altri tagli». «Migliaia di persone hanno manifestato pacificamente per dire la loro come sempre è avvenuto nella democrazia - ha aggiunto Veltroni -. Il problema va affrontato dalla politica. Mi domando se è ancora possibile dissentire. In Francia, nei giorni scorsi, c'è stata una gigantesca manifestazione ma non è stata chiamata la polizia. Spero che rimanga ancora la possibilità di dissentire».
Il governo ritiri il decreto. Il leader del Pd ha poi chiesto al governo di ritirare il decreto Gelmini e le misure sull'università: «Se fossi nel governo farei un gesto politico: ritirerei quel decreto Gelmini che è alla base di tutta questa sofferenza e ritirerei le misure finanziarie prese - ha affermato chiedendo l'apertura di un tavolo con gli studenti -. C'è un movimento di protesta molto ampio, che non può essere identificato, come ho visto fare da qualche giornale della destra, con gli estrtemisti. No, è un movimento che riguarda famiglie, studenti, insegnanti».
Gelmini: «Abbassare i toni». Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ha invitato ad abbassare i toni della protesta: «Il Governo da sempre è aperto al confronto - ha detto - Sulla natura della protesta è chiaro che la sinistra ha scelto la scuola e l'università come terreno di scontro. Sono indignata nel constatare che in molte scuole e università alcuni gruppi minoritari impediscono ai ragazzi di entrare in classe e di studiare».
«Da oggi si volta pagina anche all'università - ha poi detto Gelmini -Partiamo da una fotografia dell'esistente per intervenire. Non è alzando i torni a attaccando il ministro e il governo che si risolvono i problemi. Ho dato la disponibilità a incontrare la Crui e tutte le realtà del mondo accademico aperto al cambiamento. Nelle prossime settimane presenterò un progetto per le università. Voglio conoscere la reale situazione debitoria e creditoria degli atenei».
«5.500 corsi, offerta autoreferenziale» Per Gelmini i 5.500 corsi di laurea esistenti sono «un'offerta didattica autoreferenziale, volta a moltiplicare la cattedre e non certo a fare gli interessi degli studenti».
Idv: Berlusconi istiga al conflitto. Secondo il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi «Berlusconi ha uno strano concetto della democrazia. Vuole sedare le proteste e le critiche degli studenti con azioni di forza, utilizzando la polizia. Lo invitiamo a non fare il sergente di ferro e a mantenere l'equilibrio indispensabile per un presidente del Consiglio. Questo atteggiamento non si addice ad un capo di governo, è pericoloso ed istiga al conflitto».
Epifani: il governo non minacci gli studenti. Per il leader della Cgil Guglielmo Epifani «è profondamente sbagliato rispondere alle ragioni del movimento degli studenti con una modalità che non sia quella del dialogo. Il governo - sottolinea Epifani - non può ricorrere alle minacce. Questo è un movimento che ha caratteristiche del tutto nuove, che non ha senso paragonare al '68 né, tanto meno, al '77. È un movimento pacifico, gli studenti chiedono di investire nella scuola, è gente che chiede di studiare di più e meglio. Il governo deve saper dialogare. Bisogna aprire canali di dialogo con gli studenti e anche con il sindacato confederale».
L'Unione degli Studenti considera «inaccettabili» le dichiarazioni del presidente del Consiglio. «L'utilizzo dell'intimidazione non servirà a fermare le lotte degli studenti - si legge in una nota - Siamo fermamente contrari all'utilizzo della repressione come metodo di risoluzione dei conflitti, crediamo che gli studenti invece che essere criminalizzati dovrebbero essere coinvolti nelle decisioni di questo Governo in materia di istruzione».

"Le Mani sul Futuro", Anno Zero sulle proteste studentesche

Stasera consueto appuntamento del giovedì con Anno Zero, il programma di approfondimento di Michele Santoro, che sceglie (probabilmente con una settimana “di ritardo”) di andare sul tema più caldo del momento: la contestazione studentesca alla Legge 133 del Ministro Gelmini che impone tagli piuttosto rilevanti all’intero sistema dell’Istruzione Pubblica.

Sul piatto ci sono un miliardo e 500 milioni di euro in meno di finanziamento in 5 anni, turn over per gli insegnanti e i professori ridotto al 20% (ogni 5 pensionamenti una sola assunzione), ritorno al Maestro unico per le elementari: la reazione di studenti è lentamente cresciuta nelle ultime settimane con occupazioni, assemblee, blocchi della didattica, lezioni in piazza, cortei e manifestazioni che ieri a Milano sono trascese nel primo confronto violento. Da una parte gli studenti (non solo universitari) dall’altra le forze dell’ordine.

In una protesta che include anche tanti genitori, preoccupati per una scuola pubblica sempre meno in grado di formare i loro figli, gli insegnanti e i professori universitari insieme ai ricercatori precari, i famosi “cervelli in fuga” che accusano “i tagli ci costringono all’espatrio“, le due principali forze politiche ritrovano una contrapposizione netta smarrita nei mesi all’insegna del “dialogo”. In studio ospiti di Santoro il segretario del Partito Democratico Walter Veltroni e il capogruppo della Lega Nord alla Camera Roberto Cota.

Precariato: Berlusconi: stop alle assunzioni sulla scuola. Precari a casa. Polizia nelle Piazze

23 ottobre 2008 - ANIEF
Nella conferenza stampa tenuta dal Presidente del Consiglio di ieri, si è chiarito con fermezza che gli 87.000 tagli previsti colpiranno soltanto i precari visto che sarà bloccato il turn-over non soltanto nell’università ma anche nella scuola, e che sarà usata la Polizia contro le occupazioni delle scuole e delle università, invece che un nuovo piano di reclutamento…

Lo avevamo detto in audizione: meglio avere più maestri che carabinieri. Evidentemente, ancora non ci siamo rassegnati a cambiare mestiere e a fare gli animatori turistici, dopo anni di onorato servizio per lo Stato.

Speriamo che i giudici del Tar accolgano il ricorso promosso dall'Avv. Tarsia e ricordino al Premier che esiste ancora una legge da rispettare, che prevede l'immissione in ruolo di altri 75.000 precari nel prossimo anno, e non il deciso ridimensionamento programmato.

CINEMA: FESTIVAL ROMA, CONTESTAZIONE DEI PRECARI SUL RED CARPET

Roma, 22 ott. - (Adnkronos) - La contestazione di un gruppo di precari anima la passerella inaugurale del Festival del Cinema di Roma, dove e' atteso l'attore Al Pacino. Un gruppo di giovani precari, che mostrano al muro dei fotografi presenti dei fogli con vari slogan contro il precariato e contro il governo ("Chi uccide la cultura uccide la liberta'", "Non paghiamo noi", "La vostra rendita la nostra precarieta'"), ha infatti preso posto sulla parte finale del red carpet che attende oltre all'attore statunitense, autorita' e vip. Due dei giovani presenti, che avevano scavalcato le transenne entrando sul tappeto rosso, sono stati allontanati dalle forze dell'ordine. Il gruppo ha dedicato diversi cori alla contestazione del sindaco di Roma Gianni Alemanno, e al centro sociale occupato Horus sgombrato nei giorni scorsi dalle forze dell'ordine proprio su richiesta del sindaco.