ROMA - Silvio Berlusconi attacca duramente l'opposizione, accusata di diffondere falsità, e si scaglia contro le mobilitazioni in atto in tutta Italia contro il decreto Gelmini. Poi, dopo aver detto che sulla riforma della scuola il governo intende andare avanti, avverte gli studenti: basta occupazioni nelle scuole e negli atenei o interverranno le forze dell'ordine. «È una violenza, ho convocato Maroni per dargli indicazioni su come devono intervenire le forze dell'ordine», ha detto il premier, ricordando poi di essere sempre stato "uno studente modello, diligentissimo": «Non ho mai manifestato e ho avuto sempre degli insegnanti esemplari».
Un vertice tecnico per fare il punto sulla situazione delle manifestazioni di protesta della scuola si terrà intanto giovedì pomeriggio al Viminale, presieduto dal sottosegretario Alfredo Mantovano e alla quale parteciperanno i vertici delle forze di polizia. Secondo quanto si apprende, l'obiettivo è quello di operare una completa ricognizione dei rischi per la sicurezza, derivanti dalle proteste degli studenti. La decisione è stata presa dopo un incontro a palazzo grazioli tra il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e Berlusconi.
Napolitano: stop contrapposizioni. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una lettera di risposta alla missiva consegnatagli ieri dagli studenti de La Sapienza sui temi dell'istruzione e della scuola ha affermato che «è indispensabile che su questi temi non si cristallizzi un clima di pura contrapposizione, ma ci si apra all'ascolto reciproco, a una seria considerazione delle rispettive ragioni». Veltroni asupica che la linea proposta dal presidente venga seguita.
Il premier: i leader della sinistra sgambettano in tv. Il premier ha sferrato oggi anche un attacco alla tv pubblica, accusata di diffondere ansia e le situazioni solo di chi protesta: «Sono preoccupato da questo divorzio tra i mezzi di informazione e la realtà - ha detto -. In piazza ho visto trenta cartelli, e tutti chiedevano cose che sono già nel decreto. Questo è dato anche dalla cattiva informazione. Con il ministro Gelmini abbiamo fatto già una conferenza stampa sulla scuola, e sui giornali non c'è stata traccia. Con i vari leader della sinistra che sgambettano sulle tv si cerca di mandare dei messaggi sbagliati, che a volte però rischiano di diventare verosimili - ha continuato -. Abbiamo preparato un fascicolo dove facciamo un elenco di tutte le cose non vere dette dalla sinistra. Ad esempio non è vero che ci sono 8 mln di tagli».
«Avanti sul decreto». Berlusconi ha poi ribadito che sul decreto si va avanti: «Al ministro Gelmini dico: andiamo avanti. Dobbiamo applicare questo decreto e non ritirarlo. La sinistra dice solo menzogne e falsità a proposito del tempo pieno, dei tagli e dei licenziamenti. Non è vero - ha detto il premier nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi - La sinistra è contro il decreto Gelmini che, ricordo, è un decreto e non la riforma della scuola. Tenta di costruire un'opposizione di piazza su un terreno circoscritto, perché come governo siamo inattaccabili su tutta una serie di provvedimenti».
«Nessun taglio e nessuna chiusura delle scuole». Falsi secondo Berluconi anche i tagli: «La sinistra parla di 86mila insegnanti in meno. È falso - ha aggiunto - Con la riforma nessuno sarà cacciato. Ci sarà solo il pensionamento di chi ha già raggiunto l'età e il blocco del turn over. Un'altra falsità che si dice è che vogliamo chiudere le scuole. Non è vero, noi pensiamo ad una razionalizzazione del personale, cosa prevista anche dal governo del centro sinistra. Ad esempio, per le comunità montane, abbiamo previsto che un preside ed un segretario possano occuparsi si due o più scuole con meno di 50 alunni».
«Con troppi docenti addio agli investimenti». Berlusconi ha poi detto che «di fronte alla pletoricità del corpo insegnate è impossibile fare investimenti strutturali e didattici», sottolineando come il costo del lavoro impedisca rinnovi contrattuali e innovazione tecnologica: «Oggi gli insegnanti guadagnano troppo poco, guadagna lo stesso chi studia e si aggiorna e chi è spesso assente».
Classi-ponte. Poi parole in difesa della mozione della Lega per l'introduzione di classi di inserimento per gli immigrati, «si tratta di strumenti d'integrazione, di buon senso, certamente non razzisti - ha detto il premier - Nel nord ci sono classi in cui si parlano 10 lingue e vorrei sapere come si fa a insegnare a chi non parla italiano. È impossibile. Si tratta di una proposta che ci è stata richiesta dagli insegnanti, come avviene nel resto d'Europa».
«In 5 anni 6mila nuove classi a tempo pieno». Considerando una media di 21 alunni per classe, secondo Berlusconi in cinque anni «riusciremo ad avere quasi 6mila classi in più di tempo pieno. Non solo non c'e alcuna riduzione del tempo pieno ma è lapalissiano che passando da più insegnanti a uno possiamo avere più docenti da utilizzare nel tempo pieno, e quindi si possono aumentare del 50% la classi che possono usufruire del tempo pieno».
Il leader del Pd Walter Veltroni ha replicato affermando che le parole del premier sulla scuola «sono molto gravi e cariche di conseguenze» mentre un presidente del Consiglio anziché «soffiare sul fuoco» dovrebbe «sforzarsi di garantire l'unità del Paese». Veltroni ha sottolineato poi che in democrazia si dissente senza l'intervento della polizia e ha accusato il premier di raccontare bugie sui tagli. Nel corso di una conferenza stampa Veltroni ha letto l'articolo 6 del decreto 112, varato ai primi di agosto dal Parlamento, in cui sono enumerati tutti i tagli alla scuola nei prossimi tre anni, per un totale di otto miliardi: «Come fa il presidente del Consiglio - ha commentato Veltroni - ad andare davanti all'opinione pubblica per dire queste bugie? Senza contare che c'erano anche altri tagli». «Migliaia di persone hanno manifestato pacificamente per dire la loro come sempre è avvenuto nella democrazia - ha aggiunto Veltroni -. Il problema va affrontato dalla politica. Mi domando se è ancora possibile dissentire. In Francia, nei giorni scorsi, c'è stata una gigantesca manifestazione ma non è stata chiamata la polizia. Spero che rimanga ancora la possibilità di dissentire».
Il governo ritiri il decreto. Il leader del Pd ha poi chiesto al governo di ritirare il decreto Gelmini e le misure sull'università: «Se fossi nel governo farei un gesto politico: ritirerei quel decreto Gelmini che è alla base di tutta questa sofferenza e ritirerei le misure finanziarie prese - ha affermato chiedendo l'apertura di un tavolo con gli studenti -. C'è un movimento di protesta molto ampio, che non può essere identificato, come ho visto fare da qualche giornale della destra, con gli estrtemisti. No, è un movimento che riguarda famiglie, studenti, insegnanti».
Gelmini: «Abbassare i toni». Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ha invitato ad abbassare i toni della protesta: «Il Governo da sempre è aperto al confronto - ha detto - Sulla natura della protesta è chiaro che la sinistra ha scelto la scuola e l'università come terreno di scontro. Sono indignata nel constatare che in molte scuole e università alcuni gruppi minoritari impediscono ai ragazzi di entrare in classe e di studiare».
«Da oggi si volta pagina anche all'università - ha poi detto Gelmini -Partiamo da una fotografia dell'esistente per intervenire. Non è alzando i torni a attaccando il ministro e il governo che si risolvono i problemi. Ho dato la disponibilità a incontrare la Crui e tutte le realtà del mondo accademico aperto al cambiamento. Nelle prossime settimane presenterò un progetto per le università. Voglio conoscere la reale situazione debitoria e creditoria degli atenei».
«5.500 corsi, offerta autoreferenziale» Per Gelmini i 5.500 corsi di laurea esistenti sono «un'offerta didattica autoreferenziale, volta a moltiplicare la cattedre e non certo a fare gli interessi degli studenti».
Idv: Berlusconi istiga al conflitto. Secondo il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi «Berlusconi ha uno strano concetto della democrazia. Vuole sedare le proteste e le critiche degli studenti con azioni di forza, utilizzando la polizia. Lo invitiamo a non fare il sergente di ferro e a mantenere l'equilibrio indispensabile per un presidente del Consiglio. Questo atteggiamento non si addice ad un capo di governo, è pericoloso ed istiga al conflitto».
Epifani: il governo non minacci gli studenti. Per il leader della Cgil Guglielmo Epifani «è profondamente sbagliato rispondere alle ragioni del movimento degli studenti con una modalità che non sia quella del dialogo. Il governo - sottolinea Epifani - non può ricorrere alle minacce. Questo è un movimento che ha caratteristiche del tutto nuove, che non ha senso paragonare al '68 né, tanto meno, al '77. È un movimento pacifico, gli studenti chiedono di investire nella scuola, è gente che chiede di studiare di più e meglio. Il governo deve saper dialogare. Bisogna aprire canali di dialogo con gli studenti e anche con il sindacato confederale».
L'Unione degli Studenti considera «inaccettabili» le dichiarazioni del presidente del Consiglio. «L'utilizzo dell'intimidazione non servirà a fermare le lotte degli studenti - si legge in una nota - Siamo fermamente contrari all'utilizzo della repressione come metodo di risoluzione dei conflitti, crediamo che gli studenti invece che essere criminalizzati dovrebbero essere coinvolti nelle decisioni di questo Governo in materia di istruzione».
Un vertice tecnico per fare il punto sulla situazione delle manifestazioni di protesta della scuola si terrà intanto giovedì pomeriggio al Viminale, presieduto dal sottosegretario Alfredo Mantovano e alla quale parteciperanno i vertici delle forze di polizia. Secondo quanto si apprende, l'obiettivo è quello di operare una completa ricognizione dei rischi per la sicurezza, derivanti dalle proteste degli studenti. La decisione è stata presa dopo un incontro a palazzo grazioli tra il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e Berlusconi.
Napolitano: stop contrapposizioni. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in una lettera di risposta alla missiva consegnatagli ieri dagli studenti de La Sapienza sui temi dell'istruzione e della scuola ha affermato che «è indispensabile che su questi temi non si cristallizzi un clima di pura contrapposizione, ma ci si apra all'ascolto reciproco, a una seria considerazione delle rispettive ragioni». Veltroni asupica che la linea proposta dal presidente venga seguita.
Il premier: i leader della sinistra sgambettano in tv. Il premier ha sferrato oggi anche un attacco alla tv pubblica, accusata di diffondere ansia e le situazioni solo di chi protesta: «Sono preoccupato da questo divorzio tra i mezzi di informazione e la realtà - ha detto -. In piazza ho visto trenta cartelli, e tutti chiedevano cose che sono già nel decreto. Questo è dato anche dalla cattiva informazione. Con il ministro Gelmini abbiamo fatto già una conferenza stampa sulla scuola, e sui giornali non c'è stata traccia. Con i vari leader della sinistra che sgambettano sulle tv si cerca di mandare dei messaggi sbagliati, che a volte però rischiano di diventare verosimili - ha continuato -. Abbiamo preparato un fascicolo dove facciamo un elenco di tutte le cose non vere dette dalla sinistra. Ad esempio non è vero che ci sono 8 mln di tagli».
«Avanti sul decreto». Berlusconi ha poi ribadito che sul decreto si va avanti: «Al ministro Gelmini dico: andiamo avanti. Dobbiamo applicare questo decreto e non ritirarlo. La sinistra dice solo menzogne e falsità a proposito del tempo pieno, dei tagli e dei licenziamenti. Non è vero - ha detto il premier nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi - La sinistra è contro il decreto Gelmini che, ricordo, è un decreto e non la riforma della scuola. Tenta di costruire un'opposizione di piazza su un terreno circoscritto, perché come governo siamo inattaccabili su tutta una serie di provvedimenti».
«Nessun taglio e nessuna chiusura delle scuole». Falsi secondo Berluconi anche i tagli: «La sinistra parla di 86mila insegnanti in meno. È falso - ha aggiunto - Con la riforma nessuno sarà cacciato. Ci sarà solo il pensionamento di chi ha già raggiunto l'età e il blocco del turn over. Un'altra falsità che si dice è che vogliamo chiudere le scuole. Non è vero, noi pensiamo ad una razionalizzazione del personale, cosa prevista anche dal governo del centro sinistra. Ad esempio, per le comunità montane, abbiamo previsto che un preside ed un segretario possano occuparsi si due o più scuole con meno di 50 alunni».
«Con troppi docenti addio agli investimenti». Berlusconi ha poi detto che «di fronte alla pletoricità del corpo insegnate è impossibile fare investimenti strutturali e didattici», sottolineando come il costo del lavoro impedisca rinnovi contrattuali e innovazione tecnologica: «Oggi gli insegnanti guadagnano troppo poco, guadagna lo stesso chi studia e si aggiorna e chi è spesso assente».
Classi-ponte. Poi parole in difesa della mozione della Lega per l'introduzione di classi di inserimento per gli immigrati, «si tratta di strumenti d'integrazione, di buon senso, certamente non razzisti - ha detto il premier - Nel nord ci sono classi in cui si parlano 10 lingue e vorrei sapere come si fa a insegnare a chi non parla italiano. È impossibile. Si tratta di una proposta che ci è stata richiesta dagli insegnanti, come avviene nel resto d'Europa».
«In 5 anni 6mila nuove classi a tempo pieno». Considerando una media di 21 alunni per classe, secondo Berlusconi in cinque anni «riusciremo ad avere quasi 6mila classi in più di tempo pieno. Non solo non c'e alcuna riduzione del tempo pieno ma è lapalissiano che passando da più insegnanti a uno possiamo avere più docenti da utilizzare nel tempo pieno, e quindi si possono aumentare del 50% la classi che possono usufruire del tempo pieno».
Il leader del Pd Walter Veltroni ha replicato affermando che le parole del premier sulla scuola «sono molto gravi e cariche di conseguenze» mentre un presidente del Consiglio anziché «soffiare sul fuoco» dovrebbe «sforzarsi di garantire l'unità del Paese». Veltroni ha sottolineato poi che in democrazia si dissente senza l'intervento della polizia e ha accusato il premier di raccontare bugie sui tagli. Nel corso di una conferenza stampa Veltroni ha letto l'articolo 6 del decreto 112, varato ai primi di agosto dal Parlamento, in cui sono enumerati tutti i tagli alla scuola nei prossimi tre anni, per un totale di otto miliardi: «Come fa il presidente del Consiglio - ha commentato Veltroni - ad andare davanti all'opinione pubblica per dire queste bugie? Senza contare che c'erano anche altri tagli». «Migliaia di persone hanno manifestato pacificamente per dire la loro come sempre è avvenuto nella democrazia - ha aggiunto Veltroni -. Il problema va affrontato dalla politica. Mi domando se è ancora possibile dissentire. In Francia, nei giorni scorsi, c'è stata una gigantesca manifestazione ma non è stata chiamata la polizia. Spero che rimanga ancora la possibilità di dissentire».
Il governo ritiri il decreto. Il leader del Pd ha poi chiesto al governo di ritirare il decreto Gelmini e le misure sull'università: «Se fossi nel governo farei un gesto politico: ritirerei quel decreto Gelmini che è alla base di tutta questa sofferenza e ritirerei le misure finanziarie prese - ha affermato chiedendo l'apertura di un tavolo con gli studenti -. C'è un movimento di protesta molto ampio, che non può essere identificato, come ho visto fare da qualche giornale della destra, con gli estrtemisti. No, è un movimento che riguarda famiglie, studenti, insegnanti».
Gelmini: «Abbassare i toni». Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini ha invitato ad abbassare i toni della protesta: «Il Governo da sempre è aperto al confronto - ha detto - Sulla natura della protesta è chiaro che la sinistra ha scelto la scuola e l'università come terreno di scontro. Sono indignata nel constatare che in molte scuole e università alcuni gruppi minoritari impediscono ai ragazzi di entrare in classe e di studiare».
«Da oggi si volta pagina anche all'università - ha poi detto Gelmini -Partiamo da una fotografia dell'esistente per intervenire. Non è alzando i torni a attaccando il ministro e il governo che si risolvono i problemi. Ho dato la disponibilità a incontrare la Crui e tutte le realtà del mondo accademico aperto al cambiamento. Nelle prossime settimane presenterò un progetto per le università. Voglio conoscere la reale situazione debitoria e creditoria degli atenei».
«5.500 corsi, offerta autoreferenziale» Per Gelmini i 5.500 corsi di laurea esistenti sono «un'offerta didattica autoreferenziale, volta a moltiplicare la cattedre e non certo a fare gli interessi degli studenti».
Idv: Berlusconi istiga al conflitto. Secondo il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi «Berlusconi ha uno strano concetto della democrazia. Vuole sedare le proteste e le critiche degli studenti con azioni di forza, utilizzando la polizia. Lo invitiamo a non fare il sergente di ferro e a mantenere l'equilibrio indispensabile per un presidente del Consiglio. Questo atteggiamento non si addice ad un capo di governo, è pericoloso ed istiga al conflitto».
Epifani: il governo non minacci gli studenti. Per il leader della Cgil Guglielmo Epifani «è profondamente sbagliato rispondere alle ragioni del movimento degli studenti con una modalità che non sia quella del dialogo. Il governo - sottolinea Epifani - non può ricorrere alle minacce. Questo è un movimento che ha caratteristiche del tutto nuove, che non ha senso paragonare al '68 né, tanto meno, al '77. È un movimento pacifico, gli studenti chiedono di investire nella scuola, è gente che chiede di studiare di più e meglio. Il governo deve saper dialogare. Bisogna aprire canali di dialogo con gli studenti e anche con il sindacato confederale».
L'Unione degli Studenti considera «inaccettabili» le dichiarazioni del presidente del Consiglio. «L'utilizzo dell'intimidazione non servirà a fermare le lotte degli studenti - si legge in una nota - Siamo fermamente contrari all'utilizzo della repressione come metodo di risoluzione dei conflitti, crediamo che gli studenti invece che essere criminalizzati dovrebbero essere coinvolti nelle decisioni di questo Governo in materia di istruzione».
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