LA PETIZIONE DA FIRMARE

mercoledì 15 ottobre 2008

Presidio a Montecitorio in onda stasera su Sky

oggi, nel corso della trasmissione sky tg 24 sera, in onda alle 22.35 sui canali 100 e 500 del pacchetto Sky, andrà in onda un servizio sul presidio dei precari a Montecitorio, con intervista ad Andrea Fiorentino.

RICERCA: CAMERA APPROVA NORMA 'AMMAZZAPRECARI', DELUSIONE FLC CGIL

Roma, 15 ott. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - "Come previsto, la Camera ha dato il suo via libera all'emendamento 'ammazzaprecari'. Una norma sbagliata, che introduce solo un meccanismo di licenziamento dei ricercatori a tempo determinato". E' il commento a caldo di Maria Brigida, segretario nazionale Flc Cgil, che insieme a centinaia di ricercatori precari sta manifestando davanti Piazza Montecitorio. Un 'plotone' che, collegato in diretta radiofonica con l'Aula, ha seguito minuto per minuto la votazione. Fino alla delusione finale. Dal primo luglio 2009 decadranno quindi le norme approvate dal precedente Governo Prodi sulla stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione, che potranno essere regolarizzati solo per concorso. C'e' da dire che nella prima stesura dell'articolo lo stop alla stabilizzazione degli oltre 10.000 precari degli enti di ricerca era immediato. Poi la maggioranza ha deciso di rinviarlo all'anno prossimo. Un rinvio che non suscita pero' molti consensi tra i ricercatori a tempo determinato. "Questo rinvio al primo luglio - sottolinea Brigida - e' solo un prolungare il problema. Temo - conclude - che a luglio del prossimo anno saremo nelle stesse condizioni di ora. Con tutti i precari a casa e con gli istituti di ricerca bloccati, dal momento che in alcuni enti la percentuale di precari sfiora il 70%". Ora la palla passa al Senato.

Da luglio '09 tutti a casa i precari del settore pubblico

ROMA - Stamane l'Aula di Montecitorio ha cancellato la misura approvata dal governo Prodi sulla stabilizzazione dei precari della Pubblica amministrazione. A questo punto, alla fine di giugno, i lavoratori co.co.co e a tempo determinato non vedranno rinnovato il loro rapporto e in base ai dati acquisiti dal ministero della Funzione pubblica, l'amministrazione decidera' se e quanti concorsi avviare per assumere chi ha gia' lavorato nel settore pubblico.
Dura la replica di Marianna Madia, deputata del Pd, contro il ministo promotore Renato Brunetta: "Si lamenta spesso delle infornate. Le infornate non piacciono neanche al Pd, ma le cacciate di massa, e qui parliamo di 60 mila licenziamenti, sono altrettanto gravi" dice. Per Madia l'eventuale non rinnovo avrebbe delle ricadute "sulla qualita' dei servizi" e avrebbe anche "un grave effetto sociale". Per la deputata democratica "il balletto sui numeri dimostra tutta l'irrazionalita' della norma" e la politica del ministro Brunetta denota "una visione dello Stato totalmente fuori dai parametri europei. Il governo- conclude Madia- abbia l'onesta' intellettuale di ripristinare norme approvate dal governo Prodi" in materia.
In difesa del governo è intervenuta Barbara Saltamartini, componente della commissione Lavoro della Camera: "La vera norma 'spot' sulla delicata questione dei precari e' stata quella del governo Prodi, finalizzata soltanto a creare illusioni poiche', nella realta', priva dei fondi sufficienti per procedere alle stabilizzazioni". In questi giorni, osserva la parlamentare Pdl, "abbiamo letto sulla stampa tutto e il contrario di tutto, grazie anche a una strumentale polemica montata ad arte dal Centrosinistra. E' arrivato il momento di sgombrare il campo da queste bugie che nuocciono innanzitutto ai tanti precari che sono giustamente preoccupati per il loro futuro".
Dice Saltamartini: "Basta leggere la circolare emanata dall'allora ministro Luigi Nicolais per comprendere la vacuita' di queste polemiche. In essa e' chiaramente prevista la stabilizzazione soltanto per i precari che dispongano dei necessari requisiti". E questo, rivendica, "e' esattamente quello che sta facendo l'attuale esecutivo, prendendosi tra l'altro la responsabilita' di ripristinare un principio di basilare giustizia sociale, l'accesso nella Pa tramite concorso".

Statali, sì Camera a stop stabilizzazione precari Concorsi pubblici, favoriti i residenti. Protesta Pd

ROMA (15 ottobre) - Dal 1 luglio 2009 decadranno le norme sulla stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione, che potranno essere regolarizzati solo per concorso. È l'ultima versione dell'emendamento del ministro Renato Brunetta al ddl collegato sul lavoro, che cancella le norme approvate dal Governo Prodi ed è stato approvato oggi dalla Camera.
Nella prima stesura dell'articolo lo stop alla stabilizzazione era immediato. Poi la maggioranza ha deciso di rinviarlo all'anno prossimo. La norma proposta dal ministro della Pubblica amministrazione prevede che le amministrazioni potranno bandire concorsi per assunzioni a tempo indeterminato riservando fino al 40% dei posti ai precari che non abbiano incarichi di dirigente e abbiano maturato tre anni di anzianità, anche non continuativa.
Per i concorsi pubblici favoriti i residenti. Sì della Camera all'emendamento della commissione, con il voto contrario dell'opposizione, al ddl lavoro collegato alla Manovra che introduce la «territorializzazione» dei concorsi pubblici. In base al testo approvato, in un concorso per l'accesso ai pubblici uffici la residenza del candidato può essere considerata come titolo privilegiato se l'ente che lo bandisce ritiene che quel requisito serva a un migliore assolvimento del servizio.
«Da oggi - protesta Giovanni Burtone (Pd) per i laureati meridionali sarà ancora più difficile accedere ad un concorso fuori dalla regione di residenza. Per questo devono ringraziare i silenti parlamentari del sud del centrodestra. Altro che dialogo sul federalismo; la maggioranza sta spaccando il Paese a colpi di mano mortificando il Mezzogiorno e i suoi abitanti».
Duro anche Amedeo Ciccanti dell'Udc: «L'offensiva della maggioranza che discrimina e divide la società italiana, fa il paio con le 'classi differenziatè approvate ieri, aprendo la porta alla discriminazione dei disabili, come prossimo appuntamento sull'efficienza e competitività della pubblica amministrazione e del sistema produttivo».
È scontro intanto in Aula sulla legge 104 sui permessi per i lavoratori familiari di disabili. Durante l'esame del ddl Lavoro collegato alla Finanziaria il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta risponde all'appello lanciato da Livia Turco (Pd) per una discussione «più attenta e seria sul tema», oggetto di modifica in un emendamento al testo. «Alla collega Turco, che io stimo e apprezzo - dice Brunetta - porterò tutta la documentazione sugli abusi della legge 104. Qui stiamo dalla parte dei disabili, di chi soffre e non di chi ha abusato delle casse pubbliche, dei fannulloni e degli opportunisti». «La sinistra - aggiunge il ministro - deve decidere da che parte stare. Lo so che è una norma difficile, facilmente strumentalizzabile. Ma nelle cose difficili, si vede la buona politica».
L'ex ministro della Salute ha chiesto di eliminare l'emendamento, cercando di pensare «alle famiglie speciali» che sarebbero colpite nel caso fosse approvato ed aggiunge: «Ministro Brunetta, bisogna affrontare la materia con più rispetto». «In questo emendamento non si tratta la lotta ai falsi invalidi. Le modifiche che si vogliono apportare aggraveranno la vita di alcune famiglie disabili». Così l'ex ministro Livia Turco ha ribattuto all'intervento del ministro Brunetta sulla discussione in aula di un emendamento che potrebbe modificare la legge 104. «Abbiamo votato poco tempo fa un vostro piano di accertamento e verifica» ha detto Turco, sottolineando ancora una volta che l'opposizione è favorevole all'intervento del ministro Brunetta «di contrastare la lotta ai falsi invalidi» ma ribadendo la necessità di una discussione più attenta nelle sedi giuste. Il dibattito è stato chiuso da Brunetta. «Sono pronto - ha detto - a ritirare i miei articoli: ma solamente dopo aver verificato emendamento per emendamento, sub emendamento per sub mendamento, da quale parte sta quest'Aula. Se sta dalla parte di chi soffre o da quella degli opportunisti».

Art. 37-bis. (Disposizioni in materia di stabilizzazione)

1. A decorrere dal 1° luglio 2009 sono abrogati i commi 417, 418, 419, 420, 519, 529, 558, 560 e 644 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e i commi 90, 92, 94, 95, 96 e 97 dell'articolo 3 della legge 24 dicembre 2007, n. 244, fatte salve, fino al 31 dicembre 2009, le disposizioni speciali contenute nella normativa abrogata riferite al personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e a quello di cui all'articolo 23, comma 1, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni. Fermo restando quanto previsto dai commi 3 e 4 del presente articolo, sono in ogni caso fatte salve le procedure di stabilizzazione in corso, per le quali si sia proceduto all'espletamento delle relative prove selettive alla data di entrata in vigore della presente legge, fermo restando che le suddette procedure di stabilizzazione sono perfezionate entro il 30 giugno 2009.Tali procedure di stabilizzazione devono in ogni caso concludersi entro il 30 giugno 2009.

2. A decorrere dal 1° luglio 2009, alla data di scadenza dei relativi contratti, le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, non possono in alcun caso proseguire i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa e quelli di lavoro subordinato a tempo determinato in contrasto con la disciplina di cui agli articoli 7, comma 6, e 36 del medesimo decreto legislativo n. 165 del 2001, e successive modificazioni. Il divieto di cui al presente comma si applica, con la medesima decorrenza, anche ai contratti prorogati ai sensi dell'articolo 1, comma 519, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e dell'articolo 3, commi 92 e 95, della legge 24 dicembre 2007, n. 244; tali contratti sono risolti alla data di scadenza oppure, ove manchi il termine finale del contratto, il 30 giugno 2009.

3. Nel triennio 2009-2011 le amministrazioni di cui al comma 2, nel rispetto della programmazione triennale del fabbisogno e previa autorizzazione ai sensi dell'articolo 35, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, possono bandire concorsi per le assunzioni a tempo indeterminato con una riserva di posti non superiore al 40 per cento dei posti messi a concorso per il personale non dirigenziale in servizio al 1o gennaio 2007 con contratto di lavoro a tempo determinato da almeno tre anni, anche non continuativi, o che consegua tale requisito in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 29 settembre 2006, o che sia stato in servizio per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio anteriore al 1o gennaio 2007, e per il personale non dirigenziale in servizio al 1o gennaio 2008 con contratto di lavoro a tempo determinato che consegua i tre anni di anzianità di servizio in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 28 settembre 2007.

4. Nel triennio 2009-2011 le amministrazioni pubbliche di cui al comma 2, nel rispetto della programmazione triennale del fabbisogno e previa autorizzazione ai sensi dell'articolo 35, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, possono altresì bandire concorsi pubblici per titoli ed esami finalizzati a valorizzare con apposito punteggio l'esperienza professionale maturata dal personale di cui al comma 3 del presente articolo nonché in ragione dell'attività lavorativa prestata presso le pubbliche amministrazioni per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio antecedente al 28 settembre 2007, in virtù di contratti di collaborazione coordinata e continuativa stipulati anteriormente a tale data.

5. Per il triennio 2009-2011 le amministrazioni di cui al comma 2, nel rispetto dei vincoli finanziari previsti in materia di assunzioni, possono assumere, limitatamente alle qualifiche di cui all'articolo 16 della legge 28 febbraio 1987, n. 56, e successive modificazioni, il personale in possesso dei requisiti di anzianità previsti dal comma 3 del presente articolo maturati nelle medesime qualifiche e nella stessa amministrazione. Sono a tal fine predisposte da ciascuna amministrazione apposite graduatorie, previa prova di idoneità ove non già svolta all'atto dell'assunzione. Le predette graduatorie possono avere efficacia non oltre il 31 dicembre 2011.

6. Nella programmazione triennale del fabbisogno rideterminata ai sensi del presente articolo e delle norme in materia di organici recate dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, le amministrazioni di cui al comma 1 di cui al comma 2 prevedono le procedure di mobilità, i concorsi da bandire e le assunzioni da effettuare compatibilmente con i vincoli finanziari scaturenti dal regime delle assunzioni e con quelli relativi al contenimento della spesa del personale.

7. Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, di cui al comma 2 trasmettono al Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri l'elenco del personale in servizio alla medesima data di entrata in vigore assunto con contratti a tempo determinato e avente i requisiti di cui al comma 3. Le amministrazioni indicano per ciascuna unità di personale la qualifica posseduta, la data di inizio del relativo rapporto, specificando la data delle eventuali proroghe e rinnovi, le modalità delle procedure concorsuali svolte, nonché l'esigenza di proseguire il rapporto di lavoro. Le stesse amministrazioni comunicano altresì il numero delle graduatorie ancora vigenti con le relative qualifiche, indicando la data di approvazione delle stesse e il numero dei vincitori eventualmente ancora da assumere. I vincitori di concorsi appartenenti alle suddette graduatorie hanno priorità per l'assunzione rispetto al personale assunto a tempo determinato.

8. Entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e sentiti i Ministri interessati, sono stabiliti i criteri e le modalità in base ai quali le amministrazioni possono proseguire, anche in deroga al comma 2 e comunque non oltre l'espletamento delle procedure concorsuali di cui al comma 3, i rapporti di lavoro a tempo determinato del personale di cui al comma 7, nel rispetto dei vincoli finanziari e di bilancio previsti dalla legislazione vigente.

9. Le disposizioni dei commi 7 e 8 non si applicano per il personale di cui al comma 5.

CONFERENZA STAMPA 16/10/2008 ORE 12

Il personale dell'ISPRA organizza per il 16/10/2008, alle ore 12, una conferenza stampa sul precariato presso l'Hotel Nazionale di Piazza Montecitorio.
Si parlerà, in particolare, delle conseguenze sul personale precario dell'Istituto dei provvedimenti in fase di adozione da parte del Governo, in particoolare decreto sullo sviluppo ed emendamento-Brunetta al medesimo, che rischiano di espellere 400 lavoratori dall'ISPRA entro la fine dell'anno.
I precari spiegheranno la loro situazione lavorativa e i compiti che svolgono all'interno dell'ente, spesso delicatissimi e relativi a controlli su nucleare, suolo, rifiuti, siti contaminati ed emissioni in atmosfera tra gli altri
Si invitano tutti i rappresentanti della stampa ad intervenire.

Vietato scioperare. Parola di ministro

Sacconi annuncia un disegno di legge delega per riformare l'astensione dal lavoro nei settori di pubblica utilità, in senso maggiormente restrittivo e punitivo. Guarda caso proprio quando scuola e P.A. hanno minacciato e annunciato la mobilitazione di protesta contro il governo.

Un passato in Cgil e da socialista che proprio non ha lasciato traccia nel suo attuale dna politico. Se ci fosse bisogno di un'ennesima conferma, ecco che il diretto interessato la fornisce oggi, in occasione del convegno organizzato dal Cnel e dedicato al tema "Diritto di sciopero e assetto costituzionale". Sacconi prende la parola e annuncia la volontà dell'esecutivo di varare nei prossimi giorni "un disegno di legge delega per riformare l'attuale regolazione del diritto di sciopero nei servizi di pubblica utilità". Avendo visto in azione il ministro (ed il governo) in questi mesi e su vari fronti -dalla riforma dei contratti alla vertenza Alitalia fino al piano precari- l'annuncio non può che essere percepito come una minaccia. Del resto, la ragione di rimettere mano alla materia appare piuttosto superflua perché, come ha commentato Giorgio Cremaschi (ala sinistra della Cgil), la regolamentazione "esiste già ed una legge, la 146 del 12 giugno del 1990, modificata dalla 83 dell'11 aprile 2000". Una norma "molto precisa e restrittiva", insiste Cremaschi, a cui si affiancano ulteriori paletti posti anche "nei contratti privati". Dunque, perché agire in tal senso? Una motivazione in verità l'avanza lo stesso Sacconi molto candidamente quando spiega che si deve procedere ad una riforma "anche in relazione a questa stagione di scioperi". Riferimento al passato recente, ma anche al futuro, ovvero le annunciate mobilitazioni per fine mese della pubblica amministrazione e della scuola. Si teme il fronte sindacale e la protesta del mondo del lavoro? Allora si decide di risolvere il problema alla radice, scegliendo di azzerare il diritto ad astenersi dall'occupazione in segno di protesta. Il tentativo in atto risulta ancora più chiaro e preoccupante quando Sacconi snocciola i contenuti di questo futuribile ddl delega. Primo punto, l' obbligatorietà del referendum consultivo-preventivo in occasione di ogni sciopero e dell'adesione individuale (del singolo lavoratore) alla protesta, allo scopo di "evitare l'annuncio di scioperi che determinano un danno ai servizi di pubblica utilità e che poi vengono interrotti all'ultimo momento". Al contrario attraverso consultazione e partecipazione singola si garantirebbe, secondo il ministro, "che gli utenti siano informati circa il livello di adesione alla protesta" e che i diretti interessati, cioè gli scioperanti, paghino il dietrofront. "Spesso si annuncia uno sciopero e poi lo si revoca all'ultimo minuto-secondo, in modo che il danno è stato fatto senza pagare il pegno della perdita del salario", ammonisce. Per questo la revoca di astensione dal lavoro deve essere "adeguatamente anticipata", tranne qualora si arrivi in extremis ad un accordo, ma attenzione "un accordo che risolva in via definitiva il problema". Secondo punto, l'intervallo tra gli scioperi "deve essere più robusto e garantito". Terzo, si deve favorire il ricorso allo sciopero virtuale. "Si può fare - spiega sempre Sacconi- ad esempio con un fazzoletto al braccio per dire che io sono in uno stato di agitazione, perdo il salario e però il mio datore di lavoro paga una cifra congrua per ogni lavoratore che si astiene virtualmente dal lavoro". In questo modo, comunque, "la controparte paga ugualmente" e queste risorse "vanno in un fondo solidaristico", evitando "l'interruzione del servizio ma legittimamente manifestando un disagio". Ultimo aspetto, le sanzioni saranno affidate ai prefetti, perché a detta di Sacconi in questo modo "vengono effettivamente applicate", visto che spesso sono "di poca misura e poco applicate". Attualmente infatti spetta alle commissioni di garanzia esprimersi in merito, per poi affidare al datore di lavoro l'applicazione, che però "normalmente" procede ad imporle "quando il conflitto si è esaurito e di solito non lo fa mai". Le proposte del responsabile Welfare naturalmente non piacciono al sindacato della Cgil. Carlo Podda (Segretario Funzione pubblica) ci spiega quale sia la ragione di questa controriforma prospettata dall'esecutivo. "Evidentemente il governo pensa di affrontare il conflitto nel settore pubblico impedendo che il conflitto stesso possa democraticamente svilupparsi". A sostegno di questa tesi, dice Podda, c'è il fatto che le proposte di Sacconi, o meglio alcune di esse, sono scontante perché "già contenute nella presente disciplina". La rarefazione dello sciopero, l'impossibilità che le astensioni si ripetano nello stesso periodo e bacino, l'obbligo a rispettare una distanza temporale minima, la conciliazione come strada maestra: è tutto già normato e stabilito. Per quanto riguarda le altre misure prospettare, Podda è assolutamente critico e denuncia una tendenza "autoritaristica" da parte del governo che non può che preoccupare, anche perché in contrapposizione con la stessa legge. "L'idea di un referendum consultivo previo mette in discussione il principio costituzionale dell'astensione dal lavoro come un diritto individuale del lavoratore" per farne, ci spiega, "una forma di lotta che può essere decisa solo dopo che la maggioranza dei lavoratori l'ha approvata con la consultazione". Nei fatti, si tratta di uno svuotamento di senso che "mina e non rispetta la Costituzione". Per non parlare dell'adesione del singolo lavoratore: "una schedatura, una misura di intimidazione", la definisce il segretario. A condire il tutto dandogli un connotato repressivo, il ricorso ai prefetti, "che conferisce un aspetto poliziesco a questo progetto". Secondo Podda il piano di Sacconi non trova fondamento neanche dal punto di vista statistico e reale, visto che "il sindacato fino ad ora si è sempre comportato correttamente tanto da non essere mai stato sanzionato in modo eclatante", perché "ha sempre cercato di tenere insieme il diritto del lavoratore con quello dell'utenza". Anche sullo sciopero virtuale il responsabile della Funzione pubblica cigiellina non è persuaso da quello che bolle nella pentola governativa: "E' una modalità che propose nel ‘96 la stessa Cgil, ma come alternativa, come possibilità, non come un obbligo come vorrebbe Sacconi". Non solo. Questa modalità non conviene nemmeno allo Stato (la proposta del ministro infatti riguarda i settori di pubblica utilità). Chiarisce Podda che "viste le finanza pubbliche sarebbe molto oneroso da realizzare: lo Stato infatti dovrebbe versare il doppio di quello che attualmente versa il sindacato". Allora perché volere riformare lo sciopero dei settori pubblici? "Per intimidire i lavoratori, proprio nel momento in cui scuola e P.A. hanno preannunciato giornate di mobilitazione", conclude Podda.