LA PETIZIONE DA FIRMARE

domenica 31 maggio 2009

Draghi, radiografia di un paese malato

HA SCRITTO Alessandro Penati ("Repubblica" di venerdì scorso) che le "Considerazioni finali" lette dal governatore della Banca d'Italia il 29 maggio ad una vasta platea di banchieri, imprenditori e uomini politici sono un evento che non ha alcun riscontro nelle altre democrazie occidentali. Così pure le esternazioni del presidente della Confindustria all'assemblea degli industriali e i discorsi dei leaders sindacali il primo maggio. Queste frequenti sortite, secondo Penati, sono altrettante prediche inutili che nulla tolgono ma nulla aggiungono alla realtà economica e sociale del paese creando però un intreccio perverso che spinge ciascuno degli attori fuori dal proprio seminato con la conseguenza di confondere le competenze, alzare inutili polveroni ed infine paralizzare il sistema decisionale. C'è del vero nella tesi di Penati che però non si pone la domanda del perché questi vecchi riti (come egli li definisce) durino da cinquant'anni e non accennino a scomparire. Per quanto riguarda in particolare il governatore della Banca d'Italia, quei riti cominciarono nel 1947 con Luigi Einaudi e proseguirono con i suoi successori fino all'ultimo Draghi. Perché? Le ragioni a mio avviso sono due. La prima deriva dalla struttura corporativa del paese: una serie di piccoli poteri ma coriacei, che hanno segmentato il cosiddetto interesse generale in una serie di agguerriti interessi particolari blindati e non comunicanti tra loro, compartimenti-stagni all'interno dei quali la visione complessiva non penetra. Guido Carli, in una delle sue "Considerazioni finali" le chiamò "arciconfraternite del potere" attribuendo alla loro presenza quel sistema di lacci e lacciuoli che paralizza o comunque rallenta la diffusione del benessere all'interno della società. In questo paesaggio di corporazioni la Banca d'Italia è una delle poche voci (forse la sola) al servizio dell'interesse generale perché non è condizionata da interessi propri né di categoria.
La seconda ragione deriva dal fatto che l'Italia è sempre stata, fin dalla formazione dello Stato unitario, un paese povero di capitali di rischio. Il capitale l'hanno fornito le banche, anzi per un lungo periodo le banche straniere, prima francesi, poi tedesche. Ma la dotazione del capitale di rischio è sempre stata insufficiente. Di qui una compressione costante delle retribuzioni, una altrettanto costante evasione fiscale, una bassa produttività, una stentata crescita del reddito nazionale, un elevato livello del debito pubblico che è sempre stato tra i più alti d'Europa dai tempi di Marco Minghetti a quelli di Giulio Tremonti. La Banca d'Italia, nella veste di suprema magistratura economica che le condizioni storiche le hanno assegnato, si è dunque dovuta occupare della crescita del reddito e dell'occupazione essendo essa una delle premesse per mantenere la stabilità dei prezzi e del valore della moneta. Il professor Penati converrà con me che il vecchio rito delle "Considerazioni finali" ha dunque una sua ragion d'essere in un paese in cui non esiste una classe generale portatrice degli interessi generali. Fu questo il cruccio di Ugo La Malfa ed è stato il nostro cruccio per mezzo secolo, reso più intenso che mai in questi ultimi quindici anni di populismo e di demagogia "a gogò". La relazione di Mario Draghi apparentemente non ha scontentato nessuno. In realtà il governo l'ha accolta a denti stretti, i sindacati, la Confindustria e le opposizioni vi hanno invece visto la conferma delle loro posizioni. Il ministro dell'Economia si è chiuso in un superbo silenzio rivendicando al potere politico il diritto di gestire senza interferenze la politica economica. "Grazie, so sbagliare da solo": Tremonti non l'ha detto ma l'ha certamente pensato. Ridotto all'essenza il discorso di Draghi si può riassumere nei seguenti punti:

1. Forse la crisi mondiale ha toccato il fondo e forse cesserà di sprofondare ulteriormente, ma la risalita "a riveder le stelle" sarà lenta specie in Europa e specie in Italia.
2. Gli effetti negativi della crisi finanziaria non si sono ancora scaricati sull'economia reale. Per quanto riguarda in particolare l'occupazione questi effetti cominciano appena ora a vedersi e agiranno in misura crescente nell'ultimo quadrimestre del 2009 ripercuotendosi con effetti di trascinamento per tutto il 2010.
3. Gli strumenti di sostegno sociale fin qui adottati
sono decisamente insufficienti. Le risorse mobilitate dal governo vanno nella giusta direzione di estendere la protezione a tutti i lavoratori in difficoltà, ma si limitano ad un livello troppo basso, troppo diseguale tra i diversi gruppi e categorie e non inclusivo dell'ondata di precari i cui contratti scadranno alla fine dell'anno coinvolgendo un milione e ottocentomila lavoratori.
4. Complessivamente il governo ha mobilitato lo 0,3 del Pil per sostenere i redditi dei lavoratori e delle famiglie; in cifre assolute 5 miliardi di euro.
5. Nonostante la modestia di queste cifre largamente inferiori a quanto fatto nel resto d'Europa, la finanza pubblica è in dissesto. Il deficit rispetto al Pil sta viaggiando al 4,5; a fine anno avrà superato il 5. Lo stock di debito pubblico sarà del 114 per cento rispetto al Pil e tenderà addirittura al 120 nel 2011. La spesa corrente è già aumentata di tre punti arrivando a livelli mai raggiunti prima. La pressione fiscale è al 43 per cento e continua a crescere.
6. La domanda dei consumatori è in discesa. L'investimento sia pubblico sia privato è sceso a livelli bassissimi.
7. Urgono interventi di sostegno immediati e consistenti. Per impedire che la sfiducia internazionale aumenti bisogna fin d'ora decidere con quali strumenti il governo rientrerà nei parametri di stabilità a partire dal 2011. Decidere, approvare, fissare la tempistica ora per allora affinché i mercati riacquistino certezza e speranza.
Fin qui Draghi. Tralascio altre cifre fornite dal governatore che i giornali di ieri hanno già ampiamente riportato.

* * *

La strategia di intervenire in modi e quantità appropriati per sostenere la domanda e il reddito dei lavoratori e dei pensionati impegnandosi fin d'ora nell'operazione di rientro, era già stata delineata dal ministro ombra per l'Economia del Partito democratico, Morando, fin dai tempi della segreteria Veltroni. Naturalmente non fu presa in considerazione dal governo. Tremonti disse che a Bruxelles ci avrebbero riso in faccia. Ma non ridono di fronte agli sforamenti della Germania, dell'Irlanda, della Spagna, della Gran Bretagna. Quest'ultima in particolare viaggia tranquillamente oltre la soglia del 6 per cento. Secondo le previsioni si avvicinerà alla soglia del 10 entro l'anno. Infatti le agenzie internazionali di rating hanno declassato il debito pubblico inglese, fatto che non avveniva dal tempo della guerra mondiale. Né sta meglio (anzi sta peggio) il Tesoro americano. Le due potenze anglosassoni si sono date il 2012-2013 come il biennio del rientro nell'equilibrio dei conti pubblici. Hanno anche indicato gli strumenti: taglio di spese, imposte sulle fasce abbienti, rientro dei sussidi dati a banche ed imprese per arginare la crisi. Nel frattempo però dovranno sostenere il finanziamento del Tesoro e soprattutto emettere una massa di titoli pubblici per sostituire quelli in scadenza alla fine di quest'anno e dell'anno prossimo. Si tratta di un ammontare enorme. Draghi conosce bene questo problema e meglio ancora di lui lo conosce Tremonti. Nel secondo semestre di quest'anno verranno a scadenza una massa notevole di titoli pubblici italiani. All'incirca si tratta di 200 miliardi di euro, proprio in sincronia con le scadenze ben superiori di titoli Usa, Gran Bretagna, Germania. Tremonti non ama parlare di questo problema che sta sospeso nel cielo dell'Occidente come una fitta coltre di nerissime nubi. Dice che il peggio è passato e usciremo meglio degli altri dalla crisi. In realtà il peggio deve ancora venire e nasconderlo non giova a nessuno. Altrettanto non giova il fallimento dell'operazione Fiat-Opel. Ho trattato questo tema la settimana scorsa e dunque non mi ripeterò. Auguro a Marchionne e alla Fiat di poter rimpiazzare lo scacco subìto in Germania con nuovi possibili accordi con altre imprese automobilistiche. Ma torno a ripetere che le iniziative di Marchionne non sono state messe in campo per desiderio di gloria ma per necessità di sopravvivenza. Se non andranno a buon fine la Fiat vivacchierà perché l'operazione Chrysler non basta a garantirne il futuro. Vivacchierà e peserà inevitabilmente sui contribuenti italiani.

* * *

Draghi - per tornare a lui - sostiene la necessità di riforme immediate e punta in particolare sulle pensioni. Prolungare l'età pensionabile e accelerare il sistema a contribuzione liberando così le risorse per rilanciare la crescita. Tremonti e il ministro del Lavoro, Sacconi, obiettano che la riforma si farà a tempo debito e che le risorse liberate saranno redistribuite all'interno del perimetro previdenziale. La preoccupazione di non turbare la pace sociale è giusta ma resta il dilemma posto dal governatore: come rilanciare la crescita? Mi permetto di dire che le proposte del Pd di tassare con modeste e transitorie maggiorazioni i redditi al di sopra dei 120mila euro potrebbe fornire le risorse necessarie, insieme a provvedimenti anti-evasione che Visco aveva adottato e Tremonti smobilitato. Post Scriptum. Non ho parlato di Silvio Berlusconi ma una cosa va ricordata. Il cardinale Bagnasco, nel discorso con il quale ieri ha chiuso la riunione della Conferenza episcopale italiana ha detto che la classe dirigente dovrebbe esser d'esempio educativo alle giovani generazioni con i suoi pensieri, i suoi comportamenti e lo stile di vita ed ha lamentato che ciò non stia avvenendo. Dargli torto mi sembra difficile. Berlusconi ha definito "berlusconiana" la relazione di Draghi; allo stesso titolo potrebbe definire "berlusconiano" l'incitamento di Bagnasco a comportamenti educativi. Ed avrebbe potuto definire "berlusconiane" anche le parole di Franceschini sempre in proposito dei valori educativi da trasmettere ai giovani. Io spero che il premier definisca "berlusconiane" anche queste mie riflessioni se avrà avuto il tempo e la voglia di leggerle. Ne sarei molto compiaciuto. Come ha detto recentemente Roberto Benigni: lei è un mito, presidente, e i miti più si allontanano e più grandeggiano. Perciò si allontani, per il bene suo e del paese.

sabato 30 maggio 2009

Gent.ma redazione,
Mi invitate a votare il 6 e 7 Giugno per rinnovare il Parlamento Europeo...a proseguire la catena pena tirarsi addosso anni di sfiga berlusconiana...ma forse non sapete che* 430 *lavoratori precari dell'ISPRA (ISTITUTO SUPERIORE PER LA PROTEZIONE E LA RICERCA AMBIENTALE) il 6 e 7 giugno NON VOTERANNO!!!! 430 LAVORATORI PRECARI DELL' ISPRA SARANNO LICENZIATI TRA GIUGNO ENOVEMBRE. I SOLDI PER RINNOVERE I NOSTRI CONTRATTI CI SONO MA NON C'E' LA VOLONTA' POLITICA DI UTILIZZARLI con l’inevitabile crollo del livello di prestazione professionale e l'ancor più grave disattendimento degli obiettivi istituzionali, connotati intrinsecamente da caratteristiche di urgenza ed emergenza proprie delle attività di monitoraggio e studio a finigestionali di ambiente e territorio
IN TUTTI QUESTI ANNI DI AVVICENDAMENTI AI VERTICI DELL' AMMINISTRAZIONE TRA DESTRA E SINISTRA CI SONO STATE FATTE SOLO PROMESSE SIAMO STANCHI DI ESSERE PRESI IN GIRO DAI NOSTRI POLITICI!!!!
Una Precaria,
anzi Sottoprecaria!!!!


Cara ........,
la tua e-mail mi è stata inoltrata dalla redazione del sito di Sinistra e Libertà.
Ho molto a cuore la questione della ricerca ed i problemi dei ricercatori, per questo ho pensato di scrivere una lettera al Ministro Gelmini ed al Prefetto Grimaldi (che mi risulta essere il Commissario Straordinario dell'ISPRA) sul vostro caso. Ti prego di dirmi che ne pensi e di modificare/intregrare la lettera come meglio credi. Ti mando un caro saluto, spero di cuore che questo appello non resti lettera morta.
Umberto Guidoni


Gentile Ministro Gelmini,
Egregio Prefetto Grimaldi,
è stata sottoposta alla mia attenzione la questione dei tagli al personale che l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale opererà entro la fine del 2009. In considerazione della gravità della prospettiva di un numero molto elevato - se non erro 430 - di licenziamenti, Le scrivo per invitarLa a verificare e valutare tutte le opzioni possibili al fine di evitare l'implementazione di una misura così drastica. Per quanto rilevanti, le motivazioni che comportano la necessità di una riduzione di organico di ISPRA devono essere commisurate alla perdita di capitale umano e professionale che l'Istituto subirebbe. Sono sempre stato un convinto assertore della necessità di finanziare meglio e di più la ricerca italiana, che purtroppo si distingue
negativamente dalla media europea, e di attribuirle l'importanza che merita. Fare questo significa valorizzare anche chi, il mondo della ricerca, lo anima, compresi dunque i dipendenti dell'Istituto di cui Lei è capo e che rischiano il proprio posto di lavoro. Confidando nella Sua immediata mobilitazione e in un cortese riscontro, porgo distinti saluti.
Umberto Guidoni
Deputato Europeo Sinistra e Libertà

Gent.mo dr. Guidoni,
la ringrazio per il suo interessamento, la lettera andrebbe indirizzata non tanto al ministro Gelmini ma al ministro Stefania Prestigiacomo, poichè l'ISPRA è (o dovrebbe essere), l'organo tecnico del Ministero dell' Ambiente, purtroppo però è stato riferito dallo stesso prefetto Grimaldi alle OO.SS., che lo stesso ministro dell' Ambiente pur volendolo (e non credo sia così), non è detto che possa fare qualcosa, poichè sta perdendo peso politico, l'ultima speranza arriva dalla funzione pubblica ma temo che il Ministro Brunetta non voglia ritornare sui suoi passi, visto che il "decreto ammazzaprecari" è opera del suo ingegno. RIPETO I SOLDI PER RINNOVARE I NOSTRI CONTRATTI CI SONO QUELLO CHE MANCA E' IL VETTORE NORMATIVO. Stavolta hanno mantenuto le promesse, hanno stabilito che avrebbero eliminato il precariato e cosi è stato!!! La riduzione di personale di cui scrive nella lettera inoltre non riguarda l'organico nè il personale dipendente dell' ISPRA ma i precari (TD e co.co.co.) ma questi ultimi non sono presi in considerazione dal ministro Brunetta nei suoi monitoraggi, perchè, in quanto lavoratori autonomi, non possono definirsi precari; peccato però che come lavoratore autonomo prendo poco più di 1000 Euro al mese, vado in ufficio tutti i giorni, svolgo attività istituzionali con gli orari di un dipendente e mi è stato chiesto di chiudere la partita IVA e di dichiarare il non svolgimento di altre attività, non c'è che dire molto ATIPICO per un lavoratore autonomo. Se lei invierà questa lettera sono certa che lo stesso Prefetto Grimaldi le risponderà che lui non licenzierà nessuno ma che semplicemente i nostri contratti non saranno rinnovati!!! Le risponderanno che stanno predisponendo dei bandi (uno peraltro è gia uscito), per indire concorsi in ISPRA, peccato però che saranno PILOTATI ma questo non glielo diranno, come non le diranno che per i precari del MATTM hanno previsto una SANATORIA e che nei fatti il Commissario e subcommisari Ispra a circa un anno dal loro insediamento non hanno ancora prodotto lo Statuto dell’Ente. Chissà se qualcuno di lor signori ministri o prefetti ha dei figli precari? La ringrazio per la sua attenzione.

APPUNTAMENTI DEI PROSSIMI GIORNI PER I PRECARI CHE NON VOGLIONO RASSEGNARSI A UN DESTINO GIA’ SCRITTO!

domenica 31 maggio: Sortita di protesta al Giro d’Italia. Appuntamento alla salita di Colle Oppio, su via dei Fori Imperiali, alle 13.00. Portare camici e maschere Bianche per denunciare il licenziamento di 430 precari. Stamperemo fogli e cartelli che appenderemo al collo. Per dar sfogo alla vostra fantasia portate carta e pennarelli.

mercoledì 3 giugno: riunione operativa a Curtatone (inizio tassativo previsto per le 14:30) in preparazione della manifestazione prevista per giovedì 4 giugno. La riunione è stata decisa velocemente a Brancati, ieri, perché il ponte impone tempi stretti per chiedere la piazza (l'autorizzazione verrà chiesta dai precari e le OO.SS. saranno ben accette se ci appoggeranno e parteciperanno) .

giovedì 4 giugno: Manifestazione sotto al MATTM nelle forme definite mercoledì a Curtatone. in questi giorni di relax lavoriamo di fantasia per definire le forme di protesta.

Si è decisa anche un’altra manifestazione all'esterno, per cercare di cavalcare l'attenzione sulla campagna elettorale. I dettagli saranno discussi mercoledì.

Per il resto che dire? Dopo gli incontri con la struttura commissariale, anche chi non ha voluto vedere, parlare ed ascoltare, deve necessariamente guardare la realtà in faccia e capire che ormai molto dipende da noi.

Soprattutto, invitiamo a riflettere sul fatto che le nostre decisioni e comportamenti si ripercuotono inevitabilmente su tutti i colleghi precari. In particolare la non partecipazione, che a volte porta al boicottaggio delle iniziative di protesta.

venerdì 29 maggio 2009

Il ministro: «I dati sui precari sono on line, Podda ora può rileggerli»

IL MESSAGGERO - ROMA (29 maggio) - «Commuove avere lettori così accaniti e instancabili. Siamo quindi lieti di confortarlo nella sua crisi di astinenza: dopo una sospensione di appena venti minuti dovuta a lavori di , manutenzione del sito, i dati completi del monitoraggio sui contratti atipici nella pubblica amministrazione sono di nuovo online e consultabili». Così il ministero della Pa replica al segretario della Fp-CgilCarlo Podda, che aveva indicato la «scomparsa» dei dati relativi al monitoraggio svolto dal dipartimento guidato da Renato Brunetta.
L'invito alla rilettura. «Podda - aggiunge la nota - può quindi riprendere a studiarseli e, immaginiamo, anche a sognarseli di notte. Non che tanta fatica abbia finora portato a risultati apprezzabili nella comprensione della materia: il volenteroso sindacalista della Cgil si è finora dimostrato uno studente un pò zuccone. Possiamo solo consigliargli di insistere nello sforzo». Il ministero invita Podda anche a rileggere «per la centesima volta la circolare esplicativa delle norme Prodi sul precariato nella Pa emanata nell'aprile 2008 dal ministro Luigi Nicolais». Sui risultati del monitoraggio, viene inoltre evidenziato, «lo stesso ministro Brunetta ha riferito direttamente al Parlamento e ha trasmesso anche dettagliata relazione, anch'essa disponibile sul nostro sito. Non dubitiamo che Podda passerà il week-end a leggersela tutta quanta».

P.A./ Scontro Podda-Brunetta sul monitoraggio dei precari

Roma, 29 mag. (Apcom) - Botta e risposta tra il leader della Fp-Cgil, Carlo Podda, e il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, sul monitoraggio dei precari della pubblica amministrazione. Podda denuncia che "il ministro Brunetta deve aver pensato di eliminare il problema alla radice. Dal sito del ministero sono infatti scomparsi i dettagli della rilevazione, con le risposte dei singoli enti. Un fatto quantomeno ironico, se si pensa che il ministro Brunetta ha fatto della trasparenza il suo marchio di fabbrica". La replica di Brunetta è affidata a un comunicato del suo portavoce. "Da molti mesi avevamo compreso che il povero Podda era letteralmente ossessionato dal ministro Brunetta - si legge nella nota - non immaginavamo però che trascorresse le sue giornate davanti al computer, compulsando sempre più nervoso le diverse sezioni del sito del ministero. Commuove avere lettori così accaniti e instancabili. Siamo quindi lieti di confortarlo nella sua crisi di astinenza: dopo una sospensione di appena venti minuti dovuta a lavori di manutenzione del sito, i dati completi del monitoraggio sui contratti atipici nella pubblica amministrazione sono di nuovo online e consultabili".

Funzione pubblica, scompare dal sito il monitoraggio sui precari

Rassegna.it - "Il monitoraggio sui precari scompare dal sito del ministero in nome della trasparenza". Lo afferma in una nota il segretario generale della Fp Cgil, Carlo Podda. Dopo le polemiche seguite al monitoraggio di Brunetta, spiega, il ministro "deve aver pensato di eliminare il problema alla radice". Sono spariti i dettagli della rilevazione con le risposte dei singoli enti, "un fatto quantomeno ironico, se si pensa che Brunetta ha fatto della trasparenza il suo marchio di fabbrica". "Il suo monitoraggio è talmente trasparente - prosegue - che non si vede più. Dovremo accontentarci degli aggregati. Ma non ci accontentiamo, e crediamo di aver buone ragioni per farlo".
La Fp renderà noti sul suo sito i dettagli sui precari pubblici, con risultati "ben diversi" da quelli proposti dal titolare del dicastero. "Ad oggi - conclude - sul tema del precariato regna la più totale incertezza e, se escludiamo le stizzite repliche di Brunetta, nessuno si è occupato di fare chiarezza, lasciando il personale precario in una situazione pendente, nel quale i fatti hanno una concretezza ben più drammatica dei tanti annunci ad effetto".

ENNESIMO ESEMPIO DI COME SIA PIU IMPORTANTE FARE LA GUERRA TRA SINDACATI PIUTTOSTO CHE RISOLVERE IL PROBLEMA

Questa O.S. ha avuto notizie in merito ad un comunicato della USI RdB che riportava, in modo alquanto inesatto, notizie relative all’incontro tenutosi presso il MATTM in data 20 maggio tra le OO.SS. ed i rappresentanti dell’amministrazione.

Preliminarmente va precisato che l’incontro, essendo stato richiesto dalle OO.SS. del MATTM per affrontare le problematiche del personale del ministero, non prevedeva espressamente un invito ai rappresentanti sindacali dell’ISPRA e pertanto la presenza “attiva” al tavolo dei soli rappresentanti della USI RdB rappresenta, a nostro avviso, un comportamento scorretto nei confronti delle altre OO.SS. che rappresentano i lavoratori dell’ISPRA, e quindi dei lavoratori stessi, oltre che un comportamento scorretto nei confronti dei lavoratori del MATTM nell’interesse dei quali era stata convocata la riunione.

Ma tale atteggiamento scorretto non l’avremmo comunque censurato se fosse stata data una informativa corretta e precisa da parte dei rappresentanti sindacali della USI RdB all’interno dell’ISPRA. Cosa questa che non è ravvisabile dal comunicato fatto circolare all’interno dell’Istituto, il quale riporta inesattezze ed imprecisioni che intendiamo, fermamente, rettificare nell’interesse dei lavoratori.

Questo perché una cosa è fare mera propaganda un’altra è fare disinformazione su temi cosi delicati ed importanti che investono la sfera personale oltre che professionale dei lavoratori.

  • Non è assolutamente vero che le OO.SS. del MATTM hanno evitato accuratamente di sostenere il personale precario e a tempo indeterminato dell’Ente di Ricerca . Tale affermazione, oltre che gratuità, è falsa. Sul tavolo dei diversi Ministri che si sono succeduti nel tempo al vertice del dicastero si possono rilevare decine di note ufficiali presentate da diverse OO.SS. sul tema del precariato sia del MATTM che dell’ISPRA (già APAT- ICRAM e INFS) così come intenso è stato il lavoro portato avanti negli anni dalle sigle sindacali d’intesa con l’Amministrazione per poter raggiungere dei risultati, per altro non conseguiti per le note vicende politiche-economiche, su quello che, a nostro avviso, è uno dei maggiori problemi della P.A.. Pertanto ribadiamo che tale affermazione oltre ad essere ingenerosa, nei confronti della nostra e delle altre sigle sindacali, è falsa.
  • Inoltre non è assolutamente vero che il Ministero prevede una norma di sanatoria per tutti i precari e per ISPRA niente. Ci domandiamo: ma il rappresentante USI RdB era presente alla nostra stessa riunione o ha, semplicemente, difficoltà di memoria? Nessun rappresentante dell’Amministrazione ha detto una cosa simile, semmai è stato detto proprio il contrario, in quanto l’ISPRA ha delle carte in più da poter giocare nell’ambito di un progressivo processo di stabilizzazione del personale precario.
  • Ed ancora, non è vero che tutto il personale dell’ISPRA sarà spostato in un'unica sede comune insieme con il ministero, il NOE e Sogesid. Quello che è vero e che è stato detto in sede di riunione è che il Ministro vorrebbe riunire tutte le strutture, che a vario titolo si occupano di ambiente, in una sorta di “cittadella ambientale” da realizzarsi in una struttura demaniale. Dopo la verifica all’uopo effettuata dalla Direzione SIM del ministero, è risultato che una tale struttura, perlomeno nel territorio comunale di Roma, allo stato attuale non esiste! Pertanto l’ipotesi avanzata dal Ministro non è allo stato attuale percorribile, ma, se il rappresentante dell’USI RdB è a conoscenza dell’esistenza di una struttura adeguata che risponde a tali requisiti ne renda immediatamente partecipe il Ministro Prestigiacomo, la quale potrà così realizzare il suo meritorio progetto.
  • Per quanto riguarda infine la questione Sogesid (società in house) è opportuno fare delle precisazioni. La CISL non ha richiesto di velocizzare la costituzione della società privatizzata!!! Ha semplicemente chiesto all’amministrazione di conoscere i motivi per i quali è stata “di fatto” bloccata la Convenzione con la Sogesid di circa 10 milioni di euro (puntualmente registrata dalla Corte dei Conti), Convenzione attraverso la quale la stessa società dopo aver espletato le previste procedure a norma di legge (bando di gara pubblico, selezione per titoli e colloqui e redazione di una graduatoria ufficiale) avrebbe dovuto provvedere a stipulare i contratti con il personale selezionato. Tale richiesta trova valida motivazione dal momento che tale “ingiustificato” blocco si sta traducendo in una paralisi delle attività istituzionali (erogazione contributi statali, blocco di accordi di programma con enti ed istituzioni pubbliche, mancanza di informazioni ai cittadini su bandi, ecc.) svolte dalla Direzione Generale Salvaguardia Ambientale del ministero con gravi ripercussioni all’esterno oltre che all’interno della struttura stessa. Inoltre, la stessa richiesta è più che legittima, a nostro avviso, da parte di una O.S. che oltre a tutelare gli interessi dei lavoratori coinvolti (circa 90 di cui la stragrande maggioranza ex precari del ministero) vuole tutelare l’operato e l’immagine di una amministrazione pubblica che si trova, essa si, in una posizione illegittima e pertanto censurabile. Ma se il rappresentante della USI RdB non riesce ha coglierne il significato non ci resta che prenderne atto. Così come prendiamo atto dell’atteggiamento, incoerente, del dirigente sindacale della RdB del ministero che da un lato vuole farsi paladina dei diritti dei “precari” ad ottenere un lavoro stabile, dall’altro presenta domanda alla Sogesid, lei dipendente di ruolo del ministero, per ottenere un profilo professionale ed una mansione che lamenta non essergli riconosciuta all’interno.

A tal proposito è evidente che intendiamo “il fare” sindacato in maniera del tutto diversa rispetto a questa collega che fino a poche settimane fa era una nostra iscritta con spiccate velleità di “visibilità”, ed oggi ne comprendiamo anche le ragioni.

Tale comunicato, della cui diffusione all’interno dell’ISPRA preghiamo se ne faccia carico la struttura locale FIR CISL, non ha le pretese di essere esaustivo rispetto alle legittime aspettative dei lavoratori, precari e non dell’ISPRA, non essendoci i presupposti per esserlo, vuole essere semplicemente una rettifica ad una scorretta informativa fornita ai colleghi da parte di una sigla sindacale che sembra voler perseguire più la strada del facile consenso che quella assai più tortuosa ed ardua che porta alla soluzione dei problemi dei lavoratori.

Il Coordinamento CISL FPS Ambiente.

Comunicato unitario (Cgil Cisl Uil) sulla situazione del Precariato ISPRA

DAL PRIMO LUGLIO TUTTI A CASA!

Dall’esito dell’incontro avuto ieri con i Commissari ISPRA sulle problematiche del personale precario ne esce un quadro drammatico per il destino dei lavoratori precari che verranno di fatto “licenziati” a partire dal 1 luglio p.v. con il mancato rinnovo dei contratti di lavoro, in quanto pagati con il contributo ordinario; che si aggiungono al personale con contratti cococo e Assegni di Ricerca che dall’inizio dell’anno sono scaduti e non sono stati più rinnovati. FLC CGIL, FIR CISL e UILPA UR continuano a ritenere che è necessario individuare una soluzione complessiva per il personale precario attraverso tutti gli strumenti tecnico-normativo disponibili per valorizzare le risorse professionali interne. A fronte delle richieste fatte dalle OO.SS. il Commissario ha negato l’effettiva applicabilità ed esigibilità degli strumenti normativi per i T.D. adducendo a volte questioni finanziarie (tetto della spesa) e altre alla necessità di assicurare il bilanciamento tra accessi dall’esterno e accessi dall’interno, garantito dalle stabilizzazioni di tutto il personale in possesso dei requisiti (a far data dall’1/6/09) e agli imminenti concorsi. Nei fatti i Commissari Ispra oltre a non aver ancora prodotto lo Statuto dell’Ente a circa un anno dal loro insediamento, l’unica soluzione che sono in grado di presentare prevede la perdita del posto di lavoro per circa 200 lavoratori ed ovviamente la perdita per l’Ente di competenze e professionalità. Non saranno quindi rinnovati i contratti co.co.co. in scadenza al 30 giugno ed al personale con contratto a T.D. che scadono nel prossimo autunno. Per i T.D. ex ICRAM espunti dalla graduatoria di stabilizzazione a seguito dell’ispezione della Funzione Pubblica avvenuta su richiesta della Struttura Commissariale, si è in attesa di una risposta dal Ministero Vigilante. Torniamo a chiedere che l’Amministrazione utilizzi tutte le risorse da fondi attivi e che quindi non hanno alcun limite per mantenere in servizio il personale. FLC CGIL, FIR CISL e UIL PA si impegnano ad aprire una fase vertenziale nei confronti dell’ISPRA e del Ministero dell’Ambiente individuando nei prossimi giorni tutte le forme di mobilitazioni possibili per una chiara definizione del ruolo e dell’attività dell’ISPRA.

Comunicato dei Precari sulla situazione del Precariato ISPRA


IL 30 GIUGNO TUTTI A CASA!!! E DOPO TOCCA AI T.D. VINCITORI DI CONCORSO!!!!!!!!!!!


Dalla riunione del 28 maggio 2009 alla quale era presente la struttura commissariale, il dr. Capasso, il dr. Lazzarini e le rappresentante sindacali confederali, insieme anche ad una delegazione di precari, è emerso quanto segue.


Le OO.SS, a turno, hanno esposto l’urgente problema del personale precario escluso dalle procedure di stabilizzazione, partendo dalla scadenza di tutti i contratti di collaborazione ex-Apat (circa 180), e continuando con la questione del personale a tempo determinato (t.d. scorrimento della graduatoria del concorso per 296 posti tecnologi III livello e t.d. funzionari amministrativi concorso 35 posti V livello), di prossima scadenza (rispettivamente novembre 2009 e gennaio 2010), nonché dei td e dei collaboratori a qualunque titolo ex-Icram.

Le OO.SS. hanno chiesto all’Amministrazione di mettere in campo strumenti politici e normativi per porre rimedio alla questione del precariato, soprattutto in relazione all’imminente scadenza dei contratti di collaborazione che gravano su fondi istituzionali dell’Istituto e di chiarire le eventuali motivazioni ostative al mantenimento in servizio di tale personale. Inoltre è stata stigmatizzata l’enorme lentezza dell’Amministrazione nell’espletare le procedure di conferimento di assegni di ricerca e contratti di collaborazione che gravano su progetti esterni al bilancio dell’Ispra.

Riguardo al personale a tempo determinato, le OO.SS. hanno proposto la copertura dei 15 posti rimasti vacanti dalla stabilizzazione 2008, dei 14 posti che erano compresi nella stabilizzazione 2007, ricalcolati in quella del 2008, e dei 19 posti risultanti dal turn over 2010 (per un totale di 48 posti già autorizzati) attraverso l’applicazione dell’art.5, ora art. 24 del CCNL.

Infine la Cgil ha richiesto di sottoscrivere un protocollo d’intesa tra Amministrazione e OO.SS. per il superamento delle problematiche sopra descritte.

Il Prefetto Grimaldi ha quindi preso la parola, sottolineando che l’Amministrazione ha corrisposto agli impegni presi, con le tempistiche che aveva annunciato lo scorso dicembre, dopo aver ottenuto il mantenimento in servizio dei collaboratori ex-Apat, attraverso il ben noto “vettore normativo”, cioè aver avviato e concluso le stabilizzazioni 2008 (assumendo 199 tempi determinati), assunto i 14 vincitori di concorso a tempo indeterminato dell’ex-Icram e avviato la stipula della convenzione con il Ministero del Lavoro per l’assunzione delle categorie protette.

Nonostante ciò ha dichiarato di essere ben consapevole che non è stata risolta tutta la tematica del precariato, focalizzando l’attenzione in particolare sui td ex-Icram, esclusi dalla stabilizzazione per mancanza dei requisiti, ma titolari di contratto a tempo determinato con proroga sine die, aspetto questo, a sua detta, molto particolare e per il quale l’Amministrazione ha richiesto un parere all’Ufficio Legislativo del Ministero vigilante e dandone comunicazione alla Funzione Pubblica. Ha aggiunto inoltre di non aver ancora nessuna soluzione a questo problema.

Riguardo al personale con contratto co.co.co. in scadenza al 30 giugno 2009, ha sostenuto come, dal suo punto di vista, la comunicazione inviata ai Capi Dipartimento per la sostituzione dei collaboratori in scadenza, con il personale a tempo indeterminato, non sia assolutamente da considerarsi un atto grave, bensì rappresenti una linea chiara e responsabile assunta da un buon amministratore che, pur auspicando una soluzione normativa favorevole al trattenimento in servizio dei collaboratori, deve provvedere in assenza di tale positivo esito.

Ha dichiarato inoltre di essersi adoperato per esplorare, con il supporto dei capi dipartimento, tutti gli elementi per inserire l’Istituto nelle attività legate all’emergenza del terremoto in Abruzzo e aver rappresentato detta circostanza al Ministero vigilante (non si conosce ad oggi esito e possibili risvolti, sul tema precariato, di tale situazione).

Infine ha sottolineato come la partita del mantenimento in servizio dei collaboratori sia da giocare sul piano politico e ha invitato le OO.SS. ad attivare tutti i canali disponibili a tale scopo (a tale riguardo, ovviamente, è anche emerso che nessun tipo di iniziativa è stata messa in atto, fino ad oggi).

Ha preso poi la parola La Commare, che ha aperto il suo intervento chiarendo da subito che per tutto ciò che attiene alle procedure di stabilizzazione, inerenti agli aspetti di scorrimento delle graduatorie e delle proroghe dei td III e V livello, nonché per quanto concerne i co.co.co., l’orientamento giurisprudenziale non favorevole sia ormai chiaro, a seguito delle numerose pronunce della magistratura, soprattutto in ordine al non accoglimento delle procedure d’urgenza intentate attraverso l’ art. 700 c.c. Evidenza questa che conforta l’Amministrazione, a suo dire, nel ritenere del tutto legittima l’esclusione di tali categorie dai processi di stabilizzazione, precludendo ogni ulteriore ipotesi di applicazione della stabilizzazione a questi soggetti.

Per tutto ciò che attiene alle ipotesi di applicazione dell’art. 5 ha poi contrapposto due ordini di motivi derivanti da vincoli economici e da limiti dettati dal meccanismo “ 50% accesso interno / 50% accesso esterno” , aliquota, quella interna, già giocata, e non disponibile almeno per i prossimi tre anni, con la stabilizzazione 2008 di 200 unità di personale.

Per quanto attiene il motivo di ordine economico ( e qui viene il bello) ha spiegato che il limite dell’ 80% della spesa di bilancio, che può essere sostenuta per il personale (limite di legge), raggiunge tale limite e anzi lo sfora ( circa l’83% )con le 400 assunzioni (200 stabilizzazioni e 200 derivanti dal concorso).


L’Amministrazione quindi individua nel taglio dei co.co.co. ex APAT e dei circa 50 t.d., in scadenza a novembre 2009 e a gennaio/marzo 2010, il modo per rientrare in tale limite di spesa.

La Commare ha riportato un esempio con cifre a titolo esemplificativo dal quale si può comprendere con drammatica chiarezza lo scenario :

le entrate a bilancio totali sono di circa 116 milioni di euro ed il tetto di legge dell’ 80 % per il personale , sforando anche un po’, è di 93 milioni di euro ( 83%). La spesa per il personale attuale consta in 86 milioni di euro, comprendendo anche i co.co.co. che gravano sul bilancio. Aggiungendo la spesa prevista per le nuove 200 assunzioni dall’esterno (concorso) si arriva ad un totale di circa 97 milioni di euro, ma essendo il tetto di 93 milioni si sfora di 4 milioni.


La soluzione è : tagliare i circa 50 t.d. con i quali si recuperano circa 2 milioni di euro ed il resto si recupera tagliando i 180 co.co.co.


La Uil ha poi osservato che le risorse economiche per il mantenimento in servizio dei co.co.co. non rappresentano un ostacolo in quanto già accantonate fino al 31 dicembre 2009, come tra l’altro emerge dagli atti della discussione parlamentare relativa alla promulgazione del vettore normativo per Ispra di inizio anno. Perciò, sempre secondo il rappresentante UIL, stante lo scenario fin qui rappresentato, non si ravvede comunque motivo alcuno per operare adesso tagli al personale co.co.co. e td, in quanto le eventuali nuove assunzioni tramite concorso non potranno avvenire in tempi brevi e certamente non entro quest’anno.

L’Amministrazione confermando il dato sull’accantonamento delle risorse, ha sottolineato come il problema del mantenimento in servizio dei co.co.co. fino al 31/12/2009, non sia di tipo economico, bensì normativo, non esistendo ad oggi una deroga che permetta di non mandare a casa questo personale.

Visto l’attuale scenario, quindi, a parere dell’Amministrazione, non esiste alcuna soluzione e, quindi, alcun margine di trattativa per evitare il licenziamento dei lavoratori co.co.co. a giugno e successivamente dei td. Pertanto l’unica strada percorribile viene individuata nella modifica del contesto normativo, che può avvenire solo a seguito di iniziative e scelte di carattere politico.

A conclusione dell’incontro è stato deciso un aggiornamento per il giorno 5 giugno p.v.

Le OO.SS. (Cgil Cisl e Uil), terminata la riunione, hanno comunicato al personale precario presente lo STATO DI MOBILITAZIONE PERMANENTE E IL BLOCCO DELLE ATTIVITÀ.
TUTTI A CASA!!!

I COMMISSARI LICENZIANO CO.CO.CO.E TD

DOPO L'INCONTRO-BUFFONATA DI IERI SERA, I COMMISSARI SONO USCITI ALLO SCOPERTO: HANNO BARATTATO 200 STABILIZZAZIONI E IL CONCORSO-FANTOCCIO CON 430 PERSONE. E I SINDACATI? CONNIVENTI.

Brunetta contro tutti: chiude l’antimafia, rifà il look agli statali, censura i poliziotti “panzoni”


Precari... ecco chi vi sta mandando a casa...

Da Dazebao
di Giovanni Mazzamati

ROMA – Ospite della trasmissione Klauscondicio diffusa su Youtube da Klaus Davi, il Ministro della Funzione Pubblica Brunetta si è lanciato in giudizi secchi quanto discutibili su molti temi della vita del Paese, dalla Mafia alla sicurezza, finendo sempre per attaccare duramente i lavoratori della pubblica amministrazione. Durissime critiche sono arrivate dai sindacati.

Brunetta: «Abolirei l’Antimafia»
«Oggi Brunetta ha perso una buona occasione per contribuire alla vita democratica del Paese». A dirlo è Lorenzo Mazzoli, segretario nazionale della Fp Cgil, commentando l’intervista rilasciata dal Ministro della Funzione Pubblica a Klaus Davi. «Brunetta si è lanciato in un’analisi quantomeno azzardata sul fenomeno della Mafia e sui mezzi di contrasto ad essa», continua il sindacalista, ricordando come il Ministro sia arrivato persino a sostenere che per quanto lo riguarda scioglierebbe l’Antimafia. «A suo dire la Mafia andrebbe trattata come tutte le altre forme di criminalità. Mai sentito niente di più superficiale sul tema, parole che dimostrano scarsa comprensione del fenomeno, poca sensibilità istituzionale, ma soprattutto l’incapacità del Ministro di comprendere il limite lecito del contraddittorio e della polemica. A pochi giorni dalla commemorazione della morte del giudice Falcone, padre dell’Antimafia, certe dichiarazioni fanno rabbrividire». Anche Felice Romano, segretario del Siulp, il sindacato della Polizia, ha commentato le dichiarazioni di Brunetta: «L’idea di cancellare la parola Mafia dall’uso comune non è purtroppo nuova, ci ha già pensato qualcuno, circa ottant’anni fa, e si chiamava Benito Mussolini».

«Dipendenti pubblici in giacca e cravatta»
Immediatamente alle polemiche sull’Antimafia si sono aggiunte quelle relative alle dichiarazioni sul look dei dipendenti pubblici, che per Brunetta dovrebbero sempre vestire in giacca e cravatta. «Mi chiedo se il Ministro pensi di introdurre un’apposita “indennità vestiario” o “indennità cravatta”, per integrare i magri stipendi dei dipendenti pubblici, e permettere loro di mantenere un look più consono ai suoi gusti, oppure se la permanenza a Palazzo Vidoni lo abbia ispirato a reintrodurre le divise per i dipendenti pubblici tanto in voga nel Ventennio», ha dichiarato Carlo Podda, segretario generale della Fp Cgil.
Brunetta ha anche aggiunto che punta «a far lavorare i dipendenti pubblici tutta la giornata: è un mio obiettivo. Mi piacerebbe che lavorassero tutti i pomeriggi fino a tardi, in primis il settore giustizia. Io amo tantissimo il tempo pieno e i turni. Ma perché tanti edifici pubblici vengono utilizzati solo per mezza giornata? Perché non usare le scuole anche oltre l’orario normale? Far lavorare gli statali anche di pomeriggio è un mio obiettivo di questa legislatura».

«No ai poliziotti panzoni»
«Meno burocrazia e più polizia on the road a contatto diretto con il cittadino, credo che su questo punto non ci sia nessuno che dissenta», ha sentenziato Brunetta, aggiungendo che «certamente non si può mandare in strada il poliziotto “panzone” che fino a quel momento non ha fatto altro che il passacarte, perché lì se li mangiano. Bisogna cambiare il concetto stesso di sicurezza, deve essere fatta da chi la sa fare». Così il Ministro della Funzione Pubblica, a cui ha fatto seguito un comunicato del sindacato della Polizia. «Non passa giorno senza che il ministro dica la sua sui mille mali del pubblico impiego, ma a questo punto la misura è davvero colma e, dunque, attendiamo scuse ufficiali dal fantasioso ministro della Funzione Pubblica». Duro Felice Romano, segretario del Siulp, che prosegue: «Attendiamo soprattutto che qualcuno “arresti” le uscite fuori luogo e fuori gusto di Renato Brunetta: le donne e gli uomini della Polizia di Stato hanno tanti e troppi problemi da affrontare, non possono farsi carico delle stravaganze di uomini che dovrebbero rappresentare lo Stato ai massimi livelli e passano il loro tempo insultando a più non posso chi per 1.300 euro al mese rischia la pelle, e spesso ce la lascia, sulle strade».
Durissime anche altre due sigle sindacali, il Sialp e l’Anfp. «Il ministro dimostra di non conoscere l’organizzazione ed i compiti della Polizia di Stato poiché i colleghi che svolgono servizio “dietro le scrivanie”, quelli che lui definisce “panzoni”, altro non fanno che proseguire il lavoro effettuato dalle pattuglie in strada, dagli uffici investigativi e tutte le attività amministrative (obbligatorie per legge) connesse al rilascio dei permessi di soggiorno o ai decreti di espulsione, oltre ad esser in gran parte personale ferito in servizio o parzialmente idoneo a causa di patologie contratte in servizio. Consigliamo a Brunetta prima di avventurarsi nel rilasciare dichiarazioni sugli uomini e le donne della polizia di Stato, di informarsi dai suoi colleghi della Giustizia e dell’Interno, sugli sviluppi delle attività di prevenzione e persecuzione dei reati che la polizia prosegue con le autorità giudiziarie ed amministrative per garantire la sicurezza ai cittadini».

giovedì 28 maggio 2009

Lettera di papi Berlusconi agli italiani

Cara amica, caro amico,
a un anno dalle ultime elezioni politiche ci troviamo a dover affrontare una breve ma decisiva campagna elettorale.In poche settimane i comunisti sono riusciti nel record negativo di infangare con la menzogna la mia reputazione, costruita con fatica in 50 anni di duro lavoro con l'aiuto dell'avvocato Cesare Previti e del bibliofilo Marcello Dell'Utri. L'ingiusta condanna di Mills, che io non ho mai conosciuto, per corruzione da parte della toga rossa Gandus, e la mia presunta frequentazione con una minorenne di nome Noemi, ragazza di buona famiglia e illibata come ha dichiarato il padre Benedetto Letizia, sono uno scandalo. L'immagine del nostro Paese all'estero è stata gravemente danneggiata per colpa della magistratura deviata e della sinistra. Per riparare al danno è necessario dare maggiori poteri all'esecutivo e limitare lo strapotere della magistratura e questo sarà un mio preciso e urgente dovere. Il voto degli elettori alle prossime elezioni europee confermerà la bontà delle scelte del mio Governo: dai termovalorizzatori, alle discariche, alle centrali nucleari, al ponte di Messina, alla designazione dei ministri Carfagna e Brambilla. La sinistra, in questo veramente staliniana, ha accusato il sottoscritto di aver voluto sfuggire al giudizio della magistratura con il Lodo Alfano. Nulla di più falso. Il Lodo Alfano è stato concepito nell'interesse degli italiani, per garantire alle prime quattro cariche dello Stato, e non solo al Presidente del Consiglio, la giusta serenità nell'esercizio delle loro funzioni per la durata del mandato. In Italia l'informazione è nelle mani della sinistra, per questo Ti chiedo di diffondere questo volantino e di illustrarne i contenuti ai tuoi amici e congiunti. Sto elaborando in questi giorni un vero e proprio Albo dei difensori della libertà di informazione. Ne fanno parte, tra gli altri, Belpietro, Rossella, Riotta, Giordano, Mimun e Fede. Ti prego pertanto di contattare il tuo coordinamento comunale, quello provinciale o direttamente gli uffici di Milano e Roma per metterti in contatto con loro. Nel caso Tu sia una ragazza maggiorenne e di bella presenza puoi inviare il tuo book unitamente al numero di cellulare. Ci attende una sfida importante, una partita decisiva per le sorti del nostro Paese, delle nostre famiglie e dei nostri figli. E’ giunto il momento che anche Tu scenda in campo per salvaguardare l’Italia da una dissennata gestione e da un futuro illiberale. Un forte abbraccio ed un ringraziamento di cuore,

tuo papi, Silvio Berlusconi

mercoledì 27 maggio 2009

Brunetta vieta Internet ai dipendenti pubblici

Da L'Unità

Basta con l'uso privato di internet negli uffici pubblici: non si potrà più giocare al computer, fare shopping on line o chattare con gli amici. Gli abusi saranno puniti. Nuova iniziativa del ministro, Renato Brunetta, per cambiare la pubblica amministrazione e le abitudini dei suoi dipendenti: «L'utilizzo delle risorse Ict, oltre a non dover compromettere la sicurezza e la riservatezza del sistema informativo - ha scritto in una direttiva alle amministrazioni - non dove pregiudicare e ostacolare le attività dell'amministrazione o essere destinato al perseguimento di interessi privati in contrasto con quelli pubblici».

Nulla di nuovo, tutto già previsto (nel Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, dove si vieta l'utilizzo di attrezzature di cui si dispone per ragioni d'ufficio, e nelle linee guida del Garante per la privacy), ma forse non sempre rispettato se il ministro ha deciso di farne oggetto di una circolare. La cui premessa è chiara: l'ampia distribuzione delle tecnologie informatiche tra i dipendenti «ne favorisce il diffuso utilizzo anche per finalità diverse da quelle lavorative». Obiettivo: fornire indicazioni utili a facilitare il loro corretto utilizzo e il controllo da parte delle amministrazioni. È proprio di pochi giorni fa la notizia del Tribunale di Trento che ha vietato al personale l'accesso a Facebook, vietando anche l'accesso a tutti i siti turistici per prenotare le vacanze. Secondo Brunetta, invece, potrebbe essere consentito ai dipendenti di sbrigare incombenze burocratiche on line (per esempio pagamento delle bollette o dell'assicurazione). Purché nei tempi strettamente necessari alle transazioni.

* STOP AI GIOCHI AL COMPUTER. No a un uso improprio di internet: non sarà più possibile, quindi, caricare o scaricare file, giocare al computer o, comunque, usare servizi on line che abbiano finalità estranee al lavoro.

* E-MAIL REGOLAMENTATE. Brunetta richiama l'opportunità che le amministrazioni esplicitino «regole e strumenti» per l'uso della posta elettronica. Per la stessa configurazione dell'indirizzo e-mail «può risultare dubbio se il lavoratore utilizzi la posta operando quale espressione dell'amministrazione o ne faccia, invece, un uso personale».

* SANZIONATI GLI ABUSI. I lavoratori devono essere messi in grado di conoscere le attività consentite, i controlli a cui sono sottoposti e in quali sanzioni possono incorrere. Per questo si raccomanda alle amministrazioni di adottare e pubblicizzare un 'disciplinare internò. Nella direttiva si ricordano anche le sentenze della Corte dei Conti dove si sanziona l'indebito utilizzo della connessione ad internet da parte di un dipendente, responsabile per il danno patrimoniale arrecato all'amministrazione per il mancato svolgimento del lavoro.

* CONTROLLI AMMINISTRAZIONI NON SIANO ECCESSIVI. Spetta alle amministrazioni assicurare il corretto impiego degli strumenti Ict. Dei controlli saranno a conoscenza sindacati e lavoratori. Essi non dovranno essere «prolungati, costanti e indiscriminati».

* ANCHE UNA BLACK LIST DEI SITI. Le amministrazioni dovranno dotarsi di software idonei a impedire l'accesso a siti internet con contenuti illegali. Andranno individuati quelli correlati all'attività lavorativa, facendo anche una sorta di black list dei siti non accessibili.

Pa. Damiano a Brunetta: Smetta polemiche e stabilizzi precari


diregiovani.it - Roma, 27 mag. - "Il ministro Brunetta dovrebbe smettere di fare polemiche pretestuose e dirci, invece, cosa intende fare per risolvere il problema dei precari della Pubblica amministrazione". Lo dice Cesare Damiano, deputato e capogruppo del Pd in commissione lavoro alla Camera, in una nota congiunta con i deputati democratici Donella Mattesini e Ivano Miglioli. "Anche in base alla sua 'finta indaginè - aggiunge - ci sono almeno 40 mila precari della Pubblica amministrazione (esclusi i 200 mila della scuola) che non potranno essere stabilizzati e dunque rischiano il licenziamento. Infatti, la norma voluta da Brunetta con il legge 133 / 2008 (D.L. 112 / 2008), prevede il turn over solo nel limite del 10 per cento, cosa che impedisce alle Amministrazioni di procedere alla stabilizzazione e quindi di definire un assetto stabile dell'organizzazione dei propri uffici". noltre, aggiunge Damiano, "tenuto conto che la norma Brunetta che fissava al 30 giugno il termine per la stabilizzazione dei precari è ferma al Senato e, per fortuna, non entrerà in vigore per quella data, si sta determinando un clima di incertezza che chiama il Ministro ad assumersi le sue responsabilità, a chiarire la situazione e a rispondere alle proposte che abbiamo presentato come Pd: 1) moratoria, fino a tutto il 2010, per tutti i contratti in scadenza, per non aumentare il numero dei disoccupati e le difficoltà della Pubblica amministrazione; 2) abolizione del vincolo del 10 per cento sul turn over e, di conseguenza, rapida indizione di nuovi concorsi per la stabilizzazione del personale, secondo i criteri previsti dal Governo Prodi".

LAVORO: PAGLIARINI (PDCI), BRUNETTA SI VERGOGNI

(ASCA) - Milano, 27 mag - ''Non si ferma la penosa crociata del ministro Brunetta contro i dipendenti pubblici''. A sostenerlo e' Gianni Pagliarini, responsabile Lavoro del Pdci nonche' candidato alle Europee nella testa di lista Pdci-Prc nel nord-ovest, che oggi a Milano incontrera' i dipendenti dell'Inps milanese e della Regione Lombardia per caratterizzare la campagna elettorale della lista unitaria Comunista sul tema della dignita' del lavoro pubblico ''Noi comunisti - spiega Pagliarini - difendiamo il lavoro pubblico non soltanto perche' riteniamo inammissibile e colmo di insopportabile demagogia l'appellativo di ''fannulloni' rivolto ad un'intera categoria, dato in pasto ai giornali per scagionare i manager di nomina politica, ossia i veri responsabili delle disfunzioni organizzative degli uffici. Solidarizziamo con i dipendenti della pubblica amministrazione anche perche' grazie a loro vengono erogati fondamentali servizi al cittadino. Quei servizi che il governo vuole negare, da un lato rifiutandosi di stabilizzare i precari e dall'altro spingendo per la privatizzazione di numerosi settori del Pubblico''. Ecco perche', secondo Pagliarini, ''dovrebbe vergognarsi, il ministro Brunetta, ma un esame di coscienza dovrebbe farselo anche l'opposizione parlamentare che non ha ostacolato adeguatamente la controriforma della pubblica amministrazione varata dalle Camere''.

Pubblicati i Bandi per Collaboratore e Funzionario Amministrativo



martedì 26 maggio 2009

Sinceritu - Berlusconi e le Veline



Inchiesta de l'Espresso su BRUNETTA



Il salario sotto pressione

Stipendi sempre più leggeri, spese quotidiane in aumento, tasse più pesanti. Una quadro dalle tinte molto fosche, aggravato dagli effetti della crisi economica. Cosa devono aspettarsi quindi i lavoratori più deboli come i precari o i giovani che si affacciano al mondo del lavoro? Chiediamolo a un esperto in materia: Agostino Megale, segretario confederale della Cgil, economista e da 9 anni direttore dell’Ires (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali). Di chi è la colpa se le buste paga italiane sono tra le più leggere tra quelle dei Paesi industrializzati?Del fiscal drag (l’aumento della pressione fiscale dovuto all’inflazione, ndr), del governo e di una mancata retribuzione delle produttività che, soprattutto negli ultimi anni, è andata più ai profitti che ai salari. Inoltre bisogna riconoscere che la crescita complessiva dell’Italia nell’ultimo decennio è stata decisamente più bassa del resto d’Europa. Una condizione che si è aggravata maggiormente con questa crisi. Ora, i fattori strutturali restano e se si vogliono riequilibrare i salari bisogna distribuire più produttività e ridurre le tasse sul lavoro.Che cosa sta facendo il governo sul fronte dell’economia per i giovani? Il governo sta tendendo di distribuire tanto ottimismo, ma il peggio deve ancora arrivare sia sul versante occupazione che sul versante famiglia. Sono, infatti, 7,5 milioni gli italiani vicini alla soglia di povertà. Inoltre, nella disuguagliane salariali sono due le categorie più colpite: i giovani e gli immigrati. A parità di lavoro i primi hanno il 29% in meno di salario, i secondi il 28%. È una situazione ingiusta e assurda. Ai neolaurati, immessi sul mercato del lavoro, vengono offerti contratti di collaborazione da non più di 700/800 euro al mese. Come si può pensare un futuro in cui gli under 35 non hanno diritto a ferie, previdenza o malattia e in cui guadagnano meno di un operaio specializzato? In questo modo si riduce anche il valore dello studio, della competenza e del sapere. E intanto sul tavolo della politica resta il nodo dei redditi da lavoro e, in particolare, del cuneo fiscale. Oltre alla differenza tra quanto le imprese pagano ai dipendenti e quanto finisce in tasca al lavoratore, il problema vero è la pressione fiscale sul lavoro, perché quello che va ridotto è l’Irpef che preleva le tasse tutti i mesi sui redditi dei dipendenti e sulle pensioni. Mentre ci sono oltre 3 milioni di evasori che sottraggono al Fisco 100 miliardi di euro di tasse. Se il governo Prodi ha ridotto il cuneo fiscale alle imprese, ora vanno ridotte le tasse sul lavoro e sui lavoratori. In questo modo gli stipendi aumenterebbero automaticamente di circa 100 euro al mese. Quando si parla di stipendi, tuttavia, non viene mai contemplato il mondo delle partite Iva che non è solo quello formato dagli imprenditori, ma riguarda tutti quei giovani ai quali troppo spesso, in mancanza di un contratto, viene richiesto di aprirla. È questa la “generazione mille euro” di cui tanto si parla? Mi rivolgo a questo milione e mezzo di giovani dicendo loro che la Cgil si è impegnata a presentare un progetto per riunificare le condizioni di tutti i lavoratori, comprese le partite Iva. A 10 anni dall’uccisione di Massimo D’Antona vorrei raccogliere il suo messaggio e immaginare che tutti questi giovani con un lavoro flessibile vengano pagati di più, dal momento che il lavoratori dipendente possono vantare l’art. 18. Altresì, gli vanno riconosciuti tutti quei diritti quali la previdenza, l’assistenza sanitaria, la malattie, le aspettative e le ferie. Insomma, bisogna allargare i confini del diritto del lavoro, fornendo di diritti e di tutele proprio la nuova generazione dei flessibili che si sono tradotti in precari. L’altra faccia della precarietà è il lavoro nero. Dopo i lavori flessibili e precari, c’è un altro dato non più accettabile: 3,5 milioni di lavoratori in nero, vale a dire il più alto tasso di lavoro irregolare in Europa. Si tratta di una concorrenza sleale perpetrata ovviamente dalle imprese o dai servizi e non di una condizione scelta dal lavoratore. Serve una proposta forte e coraggiosa che vincoli e premi sia l’impresa che il salariato. Una battaglia che deve diventare la nuova frontiera dell’azione e anche dell’innovazione sindacale.

UNA FAMIGLIA SU CINQUE IN DIFFICOLTA'

(AGI) - Roma, 26 mag. - Una famiglia su cinque ha difficolta' economiche crescenti e il 6,3% addirittura non riesce ad arrivare a fine mese. Lo scenario e' tratteggiato dall'Istat nel Rapporto annuale 2008. Secondo l'Istituto di statistica, il 22% circa delle famiglie italiane e' vulnerabile mentre il 41,5% si puo' definire "agiato". Nel dettaglio, l'Istat spiega che del 22% di chi ha problemi circa 2 milioni e mezzo di famiglie (il 10,4%) segnalano difficolta' economiche piu' o meno gravi e risultano potenzialmente vulnerabili soprattutto a causa di forti vincoli di bilancio. Spesso non riescono a effettuare risparmi e nella maggioranza dei casi non hanno risorse per affrontare una spesa imprevista di 700 euro. Sono la Sicilia (20,1% e la Calabria 17,1% le regioni dove e' maggiore la frequenza di questo gruppo. Circa 1 milione 330 mila famiglie (5,5%) incontra difficolta' nel fronteggiare alcune spese. La maggioranza di queste famiglie si e' trovata almeno una volta nel corso del 2007 senza soldi per pagare le spese alimentari, i vestiti, le spese mediche e quelle per i trasporti. Dal punto di vista territoriale "le famiglie in difficolta' per le spese della vita quotidiana" risultano relativamente piu' diffuse nel Mezzogiorno. In particolare Sicilia 12,3%, Calabria 11,6 e Puglia 10,3%. Circa 1 milione e 500 mila famiglie (6,3%) denunciano, oltre a seri problemi di bilancio e di spesa quotidiana, piu' alti rischi di arretrati nel pagamento delle spese dell'affitto e delle bollette, nonche' maggiori limitazioni nella possibilita' di riscaldare adeguatamente la casa e nella dotazione di beni durevoli. Sono residenti al Sud, in Campania 15,1% e in Puglia 12,3%, mentre in tutte le regione del Centro-Nord rappresentano meno del 5% della popolazione di ciascuna regione. Le condizioni del mercato del lavoro peggiorano a causa della crisi in atto. Per la prima volta dal 1995, la crescita degli occupati nel 2008 (183 mila unita' in piu' rispetto al 2007) e' stata inferiore a quella dei disoccupati (186 mila in piu'). In particolare la disoccupazione torna a crescere dopo quasi dieci anni, coinvolge in misura maggiore gli uomini e interessa soprattutto il Centro e il Nord-ovest, anche se il Mezzogiorno si conferma l'area con la maggiore concentrazione di disoccupati. Non solo, il fenomeno si sta progressivamente spostando verso le classi di eta' piu' adulte. Il "nuovo" disoccupato e' infatti un uomo di eta' compresa tra i 35 e i 54 anni, che ha perso un lavoro alle dipendenze nell'industria, risiede nel Centro-Nord, e' in possesso al piu' della licenza secondaria e spesso ha responsabilita' familiari. L'Istituto sottolinea anche che lo scorso anno la perdita dell'ultimo lavoro riguarda in prevalenza gli individui in eta' adulta e in misura piu' rilevante la componente maschile. In termini assoluti interessa maggiormente il lavoro dipendente, ma ha colpito anche i lavoratori in proprio. Il principale motivo della perdita del lavoro e' la scadenza di un contratto a termine. La perdita del lavoro per licenziamento, tuttavia, registra nel 2008 un incremento del 32% e in due terzi dei casi riguarda gli uomini. Quasi la meta' dei precari ha un'esperienza decennale e la sua retribuzione mensile e' pari al 24% in meno di un lavoratore "standard". Il lavoro atipico rappresenta la principale modalita' di ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, ma nonostante questo quasi la meta' degli atipici (che sono quasi 2,8 milioni) possiede una esperienza lavorativa almeno decennale.

Istat: un milione e 300mila atipici sono precari da 10 anni


ROMA, 26 MAGGIO (Apcom) - Il lavoro atipico rappresenta la principale modalità di ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Ciò nonostante, quasi la metà dei lavoratori atipici possiede un'esperienza lavorativa almeno decennale. Inoltre, questo tipo di contratto riguarda sempre più gli occupati adulti, spesso con responsabilità familiari. Lo rileva il rapporto annuale dell'Istat, sottolineando che 600mila lavoratori temporanei hanno iniziato a lavorare da non più di due anni, ma un milione e 300mila sono presenti nel mercato del lavoro da più più di un decennio. Nell'80% dei casi si tratta di occupati con almeno 35 anni di età. Ciò significa, precisa l'Istat, che i lavoratori temporanei corrono il rischio di entrare nella trappola della precarietà. Gli atipici sono svantaggiati anche dal punto di vista economico: la retribuzione media mensile netta di un dipendente a termine a tempo pieno è di 1.026 euro, il 24% in meno di un dipendente standard a tempo pieno.

Maschio, sposato, di mezza età Per l'Istat è il "nuovo disoccupato"


ROMA
- Tra i 35 e i 54 anni, maschio, residente al Centro-Nord, con un livello di istruzione non superiore alla licenza secondaria, coniugato o convivente, ex titolare di un contratto a tempo indeterminato nell'industria. E' il "nuovo disoccupato", secondo la descrizione che ne fa il Rapporto Annuale dell'Istat. Perché la crisi non ha prodotto solo disoccupati 'di lusso' come i manager, non si è accanita solo sulle categorie da sempre in Italia ai margini del mercato del lavoro: i meridionali, i giovani, i precari, le donne. La novità della crisi è che a perdere il lavoro sono "i padri di famiglia", le figure di riferimento, che magari portavano a casa stipendi mediocri, ma tali comunque da permettere ad altre persone (moglie, convivente, figli o altri parenti) di condurre un'esistenza dignitosa.
Più disoccupati anche tra gli stranieri. La crisi non ha risparmiato neanche gli stranieri, e anche in questo caso, i più colpiti sono stati gli uomini di età media: "L'andamento dell'ultimo anno - si legge nel Rapporto - segnala un forte calo delle donne disoccupate con responsabilità familiari, soprattutto di quelle con figli, arrivate a incidere non più del 70 per cento a fronte del 78 per cento di tre anni prima. Al contrario, gli effetti della crisi sembrano aver investito i loro coniugi/conviventi uomini, la cui incidenza è invece aumentata in maniera significativa, specie negli ultimi tre trimestri".
Va peggio alla fascia 40-49 anni. Tanto che nel quarto trimestre del 2008 la quota dei disoccupati stranieri arriva a superare il 10 per cento del totale dei senza lavoro, contro il 6,1 per cento del primo trimestre del 2005. "In particolare - rileva l'Istat - gli stranieri tra i 40 e i 49 anni accusano più degli altri gli effetti della fase recessiva, e spiegano circa il 50 per cento dell'incremento della disoccupazione maschile".
Il deterioramento del mercato. Dunque i due fenomeni sono collegati. I maschi adulti con carichi familiari, italiani o stranieri, sono diventati i più vulnerabili in una situazione di generale peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro: infatti nel 2008, per la prima volta dal 1995, la crescita degli occupati (183.000 unità) è inferiore a quella dei disoccupati (186.000 unità).
La disoccupazione si fa adulta. Perdono il lavoro i titolari di un contratto a termine, o atipico. Ma vengono licenziati anche i titolari di un contratto a tempo indeterminato (+32 per cento nel 2008). In dettaglio, questa l'analisi dell'Istat: "Un disoccupato su quattro ha un'età compresa tra i 35 e i 44 anni, mentre l'aumento delle persone tra 35 e 54 anni spiega quasi i due terzi dell'incremento totale della disoccupazione. Si è passati nel tempo da una disoccupazione da inserimento, essenzialmente concentrata nei giovani con meno di 30 anni fino alla metà degli anni Novanta, a una sempre più adulta. Nel corso del 2008 questa tendenza ha accelerato".
Più 'padri' atipici o precari. La crisi ha colpito di più le famiglie con figli, a loro volta vittime di un mercato del lavoro che più che mai li respinge (il tasso di occupazione giovanile, pari al 42,9 per cento, nel 2008 è sceso di sette decimi di punto rispetto al 2007). E allora, accanto alla disoccupazione dei 'padri', si registra un peggioramento del tipo di lavoro. "Tra il 2007 e il 2008 i padri con un'occupazione part time, a termine o con una collaborazione sono 17.000 in più; quelli con un'occupazione 'standard' 107.000 in meno": cioè tra i tanti che vengono licenziati, qualcuno riesce a riciclarsi con un lavoro precario. Tra padri e figli, i più colpiti sono quelli meno istruiti, che al massimo hanno un diploma di scuola media superiore.
Le famiglie che non arrivano a fine mese. La diminuzione o il venir meno dei redditi da lavoro produce povertà. L'Istat individua circa un milione e 500.000 famiglie (il 6,3 per cento del totale) che arrivano alla fine del mese "con grande difficoltà" e che, nell'81,1 per cento dei casi, dichiarano di non essere in grado di affrontare una spesa imprevista di 700 euro. In questo gruppo ci sono le famiglie indietro con il pagamento delle bollette, che non possono permettersi di riscaldare adeguatamente l'abitazione (45,8 per cento). Hanno difficoltà ad acquistare vestiti (62,9 per cento) o ad affrontare le spese per malattie (46,6 per cento). In genere le famiglie di questo gruppo contano su un unico percettore di reddito con un livello di istruzione non superiore alla licenza media, di età inferiore ai 45 anni. Ci sono poi 1,3 milioni di famiglie che hanno difficoltà leggermente inferiori, ma che spesso, a causa dei redditi bassi (nella maggior parte dei casi possono contare su un unico percettore di reddito che ha la licenza media inferiore), hanno difficoltà nei pagamenti, nell'acquisto di alimenti e vestiti, e anche nel riscaldamento della casa.
Le famiglie 'agiate' sono 10 milioni. All'altro estremo si collocano le famiglie agiate: 1,5 milioni che arrivano alla fine del mese "con facilità o con molta facilità", 8,6 milioni che lamentano solo qualche difficoltà sporadica, "imputabile più allo stile di consumo che a vincoli di bilancio stringenti". Abitano soprattutto al Nord, con una prevalenza di residenti in Trentino Alto Adige e in Valle d'Aosta.
Le famiglie con difficoltà relative. Al centro si collocano le famiglie che non hanno difficoltà economiche eccessive, ma che non risparmiano (spesso si tratta di anziani); le famiglie giovani gravate da un mutuo per la casa, che assorbe una parte più che consistente del reddito disponibile; e infine le famiglie cosiddette 'vulnerabili'. Si tratta di 2,5 milioni di famiglie, il 10,4 per cento del totale: sono a basso reddito, una parte ha una casa di proprietà, una parte vive in affitto. La loro vulnerabilità è data dal fatto che contano su un solo percettore di reddito, che nel 41,4 per cento dei casi ha preso soltanto la licenza elementare.

Oggetto: Convocazione


Roma, 25 maggio 2009

Ai rappresentanti delle OO.SS. Nazionali FIR -CISL, FLC-CGIL, UIL – P.A.U.R.


Le SS.LL. sono invitate a partecipare alla riunione che si terrà il giorno 28 maggio p.v., alle ore 17:30, presso la sala riunioni VI piano, sede di via Brancati, per discutere il seguente punto all’Ordine del giorno:

· Esame situazione personale precario ISPRA.

Brunetta contro l'Ispra: fannulloni o precari?

da bighunter.it - Il Ministro Brunetta, noto soprattutto per la campagna mediatica sui cosiddetti “fannulloni” del pubblico impiego, si è recentemente scagliato contro i dipendenti dell'Istituto superiore per la protezione ambientale (Ispra), denunciando un comportamento oltremodo assenteista dei ricercatori ambientali statali. I dati riportati dal ministro sulle assenze sono stati contestati dal segretario generale della Flc Cgil Mimmo Pantaleo che ha definito le parole del ministro “un'incomprensibile caricatura e mistificazione della realtà”. Secondo la Cgil infatti i numeri del ministro non corrisponderebbero alle effettive assenze del personale e si riferirebbero al bimestre febbraio – marzo 2008, periodo in cui l'Ispra ancora non esisteva. Secondo quanto riferisce una nota Ansa, il sindacalista Pantaleo ha sottolineato come “tutto cio' sia funzionale a costruire strumentalmente falsi teoremi che preludano ai licenziamenti dei precari dell'Ispra, che nel mese di giugno sono in scadenza''. Gli scontri tra l'Istituto e il ministro Brunetta non sono cosa nuova, mesi fa i precari dell'Ispra avevano occupato in centinaia la sede romana dell'istituto contro l'emendamento di Brunetta alla finanziaria per l'annullamento delle stabilizzazioni.

lunedì 25 maggio 2009

Mediaset in sciopero...bella notizia (oscurata)

Udite udite. E diffondete. Forse è l'unico modo per permettere a questa notizia di raggiungere più orecchie possibile: i lavoratori di Mediaset sono in sciopero. Difendono i loro salari e chiedono che vengano ripristinate le "normali relazioni sindacali". Ma oggi devono prima di tutto lottare contro il silenzio. La loro astensione dal lavoro, infatti, sembra non interessare a nessuno. Di loro non parlano neanche le agenzie di stampa. Paradossale ma vero: accade "qualcosa" - qualcosa di inedito, c'è da dire - nella più grande azienda di comunicazione italiana, e i protagonisti faticano a bucare lo schermo. Ma tant'è, a Berluscolandia. I fatti: Cgil, Cisl e Uil hanno indetto per oggi uno sciopero dei lavoratori della Videotime di Roma. La Videotime è la società licenziataria di Mediaset-Rti che lavora nei centri di produzione "Palatino" e "Elios". Qui vengono registrati programmi molto seguiti: dal Tg5 a Matrix a Forum. I lavoratori della Videotime si occupano anche del programma "Uomini e Donne" di Maria De Filippi, che però viene registrato a Cinecittà. Si tratta dei tecnici, della parte di produzione, dei parrucchieri, dei truccatori, dei sarti. Insomma, di tutto il personale che serve per mettere in piedi un programma. Ebbene, dall'anno scorso sono tempi di magra. Mediaset dice di essere in crisi (ricavi netti nell'anno 2008: +9%, utile netto: +14,3%) e per questo stringe la cinghia: niente più diaria per gli esterni, fermi i passaggi di livello, diminuzione dei premi di produzione, azzeramento della politica retributiva. Questo è quanto denunciano i sindacati: "Un esempio - spiega Roberto Crescentini, delegato fistel-Cisl della Rsu di Videotime - sabato registriamo Matrix. I lavoratori hanno chiesto di lavorare in straordinario. Ma l'azienda ha chiesto ai parrucchieri solo quattro ore di lavoro, e non sette. Alla domanda: perché? La risposta è stata: l'azienda è in crisi. Figurarsi - dice Crescentini - noi siamo i primi a non voler affossare l'azienda e a capire che è in corso una grave crisi economica e finanziaria. Ma Mediaset è in crisi?". La domanda è pertinente, visto che, racconta Crescentini: "Alla puntata di Forum in cui era ospite Barbara D'Urso, Mediaset ha pagato un parrucchiere 1.300 euro. Come anche viene pagato tutti i giorni un parrucchiere per la conduttrice Rita Dalla Chiesa, ad un prezzo che ci pare esorbitante, visto il momento: 700 euro". Insomma, dicono i lavoratori, se bisogna fare sacrifici che li facciano tutti. Secondo il dato dei sidnacati lo sciopero è andato benissimo: l'adesione ha sfiorato il tetto del 95%. Ultima chicca: il Comitato di redazione del Tg5 ha inviato un comunicato di solidarietà ai lavoratori di Videotime. Il comunicato, a quanto pare, doveva essere letto durante l'edizione odierna. Ma è stato stoppato. Ci sono notizie più importanti.

Mozione assemblea Curtatone e protesta dei lavoratori tutti della sede di Casalotti

USI - RdB Ricerca, su mandato dell’Assemblea dei lavoratori, riunitisi oggi 25 maggio 2009 presso la sede ISPRA Curtatone, indice l’immediato blocco delle attività del personale con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, anche in riferimento alla Comunicazione Interna del 14 maggio 2009 che invita i Capi Dipartimento a definire un piano degli incarichi del personale a TI, finalizzato a “mitigare l’impatto di una eventuale riduzione del personale a decorrerete dal 1° luglio. L’Assemblea, inoltre, dà mandato ad USI - RdB Ricerca di organizzare le iniziative atte all'ottenimento del mantenimento in servizio e della riassunzione del personale precario con la graduale assunzione a tempo indeterminato. Intanto continua la protesta dei precari della sede ISPRA di Casalotti che anche oggi disertano il corso sulla sicurezza. Con loro la quasi totalità dei dipendenti strutturati nonostante le pesanti pressioni ricevute per smontare la l’iniziativa. Prosegue il paradosso denunciato già il 19 Maggio: si informano i precari sulla sicurezza sul lavoro, ma non si garantisce la sicurezza del lavoro. I fatti sono che da gennaio sono stati licenziati 50 lavoratori precari e altri 270 hanno ricevuto la lettera di licenziamento per fine giugno. Le iniziative di protesta continueranno sempre più ravvicinate e arriveranno al blocco totale delle attività se continueranno a non esserci risposte alle richieste del personale precario.