LA PETIZIONE DA FIRMARE

martedì 18 novembre 2008

I CO.CO.CO. DICONO BASTA



CO.CO.CO. INCAZZATO
BLOG OCCUPATO!!!
BASTA!!!
PAROLE...PAROLE...PAROLE
QUANTE ANCORA?


CI SIAMO ANCHE NOI
e adesso vi raccontiamo i nostri sentimenti
e se qualcuno è permaloso...problemi suoi!!!

L'anello più debole della catena continua a pagare la politica dei soprusi, la pochezza dei rappresentanti sindacali, quella dei sindacati stessi e dei governi che si succedono poveri di idee e di soluzioni.


SIAMO ARRIVATI ALL'ORA "X"


Dopo anni e anni di lavoro all'interno dell'ente i "lavoratori di serie B" (sottopagati, sfruttati e mobizzati), al 31 Dicembre saranno infine eliminati.
In barba alla professionalità e all' istituzionalità del lavoro svolto, senza che nessuno si opponga se non formalmente a questo atto che va contro lo Stato stesso......

TUTTI A CASA!!!!

Abbiamo dato supporto a tutti i sindacati e a i diritti degli altri lavoratori....
ma per il nostro futuro, dov'è che si combatte?
a quale tavolo? in quale piazza, quella del 14 Novembre?

CREDIAMO SIA ARRIVATO IL MOMENTO DI NON FORNIRE PIU' UN SUPPORTO INCONDIZIONATO AD UN MOVIMENTO CHE NON CI CONSIDERA E CHE SI E' DIMOSTRATO INCAPACE DI RISOLVERE ANCHE IL PIU' PICCOLO DEI PROBLEMI CHE VIVIAMO TUTTI I GIORNI ALL'INTERNO DI ISPRA (SENZA NEMMENO UN MISERO BUONO PASTO)

IN QUESTO MOMENTO CI SENTIAMO FIGLI UNICI...
... se non l'hai mai ascoltata clicca qui sotto...
... se non ti fa riflettere sei morto dentro!!!





Stipendi da 300mila euro agli esperti che valutano gli statali


ROMA (17 novembre) - Salvo imprevisti, l’anno prossimo nascerà una nuova agenzia: l’agenzia per la meritocrazia nel pubblico impiego. Sarà costituita da cinque componenti, cinque esperti il cui compito sarà di «indirizzare, coordinare e sovrintendere all’esercizio indipendente della valutazione». Detto in parole più semplici, dovranno fare in modo che in tutte le amministrazioni pubbliche italiane si misuri la produttività del personale con meccanismi il più possibile oggettivi. In base a queste misurazioni si dovranno distribuire i premi e gli avanzamenti di carriera.
L’istituzione dell’agenzia per la valutazione è prevista nel disegno di legge Brunetta, in discussione al Senato. Il testo iniziale del provvedimento prevedeva che il nuovo organismo nascesse a costo zero. Nei giorni scorsi, però, è stato votato un emendamento che ha cambiato la situazione. Ora l’agenzia costa, e neanche poco: ben 4 milioni di euro nel 2009, destinati a diventare 8 milioni dal 2010 in poi.
Non è ben chiaro a cosa servano tutti questi soldi. Prima di questo emendamento, era circolata una stima di spesa più contenuta (2 milioni di euro nel 2009 che diventano 4 milioni a regime), e in questa stima si prevedeva che un milione e mezzo di euro fosse destinato a retribuire i cinque membri dell’agenzia. Gli esperti della valutazione insomma avrebbero un compenso medio annuo da almeno 300 mila euro a testa. Una cifra superiore al tetto di stipendio previsto per i dirigenti pubblici, pari a circa 290 mila euro.
La norma non prevede particolari vincoli di incompatibilità per i cinque membri. Per esempio, se il nominato è un professore universitario può conservare il suo incarico e cumulare i due redditi.
L’emendamento sull’agenzia per la valutazione è stato approvato in commissione al Senato anche con i voti di quasi tutta l’opposizione. Maria Fortuna Incostante, senatrice del Pd, spiega che il testo votato è molto migliorato rispetto al testo iniziale proposto dal governo: «Prima si prevedeva un organismo che di fatto era un’emanazione del governo. Ora invece per le nomine è prescritta una procedura a maggioranza qualificata, che garantisce una reale indipendenza». Quanto ai costi, «non è detto che alla fine questi debbano essere fissati nella legge: potrebbero essere definiti dai decreti del governo».
Michele Gentile della Cgil commenta: «Che strano: si istituisce un'agenzia per fare in modo che le retribuzioni dei dipendenti pubblici siano legate ai risultati ottenuti, ma come prima cosa si prevede uno stipendio fisso destinato ai componenti di questa agenzia».

Per le banche pronti 15 miliardi


Altri tre vanno per le famiglie. La Corte dei Conti: federalismo fiscale farà aumentare le tasse.

Alle famiglie forse tre miliardi di euro; in prestito alle banche, a certe condizioni, una quindicina di miliardi. In concreto, dovrebbero essere questi gli elementi davvero nuovi, e validi subito, del piano anti-crisi, che il governo, contando stanziamenti già previsti nel triennio, da riallocare o da accelerare, fa assommare all’imponente cifra di 80 miliardi. Provvederà con uno o più decreti-legge il consiglio dei ministri di venerdì.
«Tremonti ci dica se i fondi di cui ha parlato sono veri o sono già stanziati - sfida dall’opposizione Pierferdinando Casini - perché se non sono nuovi si tratta di una presa in giro, se lo sono l’Udc li voterà». Il Pd ha già proposto aiuti ai redditi più bassi per 7-8 miliardi; ieri Walter Veltroni ha ufficializzato la svolta, abbandonando la fedeltà alla regole europee che era stata una bandiera del centro-sinistra: «si può rinviare il pareggio di bilancio, come ha fatto la Germania».
Dentro il governo si discute ancora a quali misure dare la precedenza. Il presidente della commissione Finanze della Camera, Gianfranco Conte (Pdl), ammette che in concreto ci sono «scarsi mezzi a disposizione», ma «si farà tutto il possibile». Non è escluso il ritorno a un po’ di «finanza creativa»; a erogazioni una tantum si farebbe pronte con quelle coperture una tantum che negli ultimi anni le regole europee non ammettevano più.
Tra le ipotesi più quotate è un soccorso una tantum alle famiglie più bisognose, in aggiunta o integrazione alla social card già decisa l’estate scorsa. Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi studia come estendere l’indennità di disoccupazione ad alcune categorie di precari, come i Co.co.pro. La detassazione degli straordinari, che era temporanea, sarà estesa al 2009. Meno probabile è che si intervenga sui carichi di famiglia Irpef.
A favore del lavoro autonomo e dell’impresa minore, si potrebbe (ma il tempo stringe) ridurre le percentuali di acconto dell’autotassazione di novembre; in pratica un rinvio di versamenti all’anno prossimo. Sul pagamento dell’Iva «per cassa», cioè all’effettivo pagamento e non alla fattura, occorre il permesso della Commissione europea, che non ha tempi brevissimi. Improbabile, per ora, la deducibilità dell’Irap dalle impsote dirette.
Tra le decisioni di venerdì entrerà anche il soccorso alle banche se si riuscirà a risolvere in tempo i problemi tecnici. Occorre configurare lo speciale prestito obbligazionario subordinato perpetuo in modo tale che possa essere conteggiato nel «Core Tier 1». Questo parametro di solidità dei bilanci bancari la Banca d’Italia inviterà a elevarlo rispetto al 6%, finora suggerito; non è sicuro se proprio fino all’8%, oppure al 7,5%. Lo Stato presterà questi fondi indebitandosi a sua volta sui mercati finanziari (ci guadagnerà, perché riscuoterà dalle banche cedole più alte dei rendimenti pagati ai risparmiatori). La somma totale non è ancora certa, perché dipende da quanto le banche chiederanno; partendo da circa 3 miliardi per Unicredit e 4 per Intesa Sanpaolo, si potrebbe arrivare a una quindicina di miliardi, massimo a 20.
Per il resto, gli 80 miliardi constano: 1) dei 16,6 di investimenti in infrastrutture, da tempo in bilancio, i cui cantieri, garantisce il ministro Altero Matteoli, si apriranno «entro sei mesi» grazie a nuove procedure; 2) di 40 miliardi in un triennio di fondi europei, che saranno accorpati in pochi progetti importanti (ma le Regioni protestano); 3) in 10 miliardi di investimenti privati, sempre in un triennio, dalle società autostradali, con nuovi meccanismi tariffari.
Ma sui conti pubblici dei prossimi anni pesa un differente rischio. La Corte dei Conti teme che il federalismo fiscale, così come è delineato nel disegno di legge delega all’esame del Parlamento, con ampie quote di Irpef devolute agli enti locali, possa portare a un aumento delle tasse, e perfino a rendere meno trasparente il sistema tributario. Lo ha detto, pur nel quadro di un giudizio complessivamente positivo, il presidente della Corte, Tullio Lazzaro, in una audizione al Senato.