LA PETIZIONE DA FIRMARE

sabato 3 gennaio 2009

LAVORO: DAMIANO (PD), CONFERMATA DA CGIA EMERGENZA PRECARIETA’


(AGI)
- Roma, 3 gen. - “I dati della Cgia di Mestre confermano l’emergenza precarieta’ e indicano un aumento, negli anni, di questa forma di lavoro. Questo problema e’ stato alla centro delle politiche del mercato del lavoro del governo Prodi”. Lo sottolinea Cesare Damiano, vice ministro del Lavoro nel governo ombra. “Non a caso lo sconto sul costo del lavoro, la cosiddetta diminuzione del cuneo fiscale che produce risparmi strutturali pari a 5 miliardi di euro su base annua a vantaggio delle imprese, agisce come incentivo esclusivo per il lavoro a tempo indeterminato” aggiunge Damiano. “Lo stesso significato era legato alla scelta del credito d’imposta per l’incremento del lavoro femminile nelle aree svantaggiate, soprattutto nel mezzogiorno”, prosegue l’ex ministro, evidenziando che “queste iniziative sono state contraddette dalle scelte del governo Berlusconi che ha nuovamente allargato il ventaglio dei lavori flessibili e non applicato il credito d’imposta”. Oggi, di fronte alla crisi, si pone il problema di estendere gli ammortizzatori sociali alle piccole imprese e al lavoro precario. Il Partito Democratico, spiega Damiano, “intende favorire questa scelta, anche con l’utilizzo di nuove risorse aggiuntive e si rende disponibile ad un confronto immediato con le proposte del governo. L’emergenza deve consentire una correzione di rotta che aiuti la stabilizzazione del lavoro”. A questo proposito, “negativa” e’ stata la scelta del ministro Brunetta di cancellare la normativa del governo Prodi tesa a superare al precarieta’ nel pubblico impiego. “Questa scelta -prosegue - aggiungera’ nuova disoccupazione a quella gia’ esistente e trasformera’ quei lavoratori in neo assistiti, con grave danno per il funzionamento della pubblica amministrazione”. A preoccupare il vice-ministro ombra e’, in particolare, il trend di crescita dei rapporti di lavoro precari che rappresentano ormai oltre il 50% delle nuove assunzioni. “E’ su questo punto - conclude l’esponente del Partito Democratico - che bisogna intervenire rapidamente per invertire la rotta a vantaggio del lavoro a tempo indeterminato”.

In Italia quasi 3 mln di precari


Tg Com - Cresce il numero dei precari in Italia: secondo un'analisi della Cgia di Mestre a fine settembre erano 2.812.700, il 16,9% in più di 5 anni fa. Dati alla mano sono più numerosi al Sud (anche in virtù dei molti lavori stagionali): 940.400 pari al 33,4% del totale. I precari sono il 12% del totale degli occupati e il loro aumento, in un lustro, è cinque volte di più dell'incremento registrato dai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato (+3,1%). A dimensionare il mondo dei lavoratori flessibili in Italia è la Cgia di Mestre che ha analizzato il mercato del lavoro concentrando l'attenzione sul mondo dei cosiddetti flessibili costituito da dipendenti a tempo determinato (che include anche gli ex lavoratori interinali), da lavoratori assunti con collaborazioni coordinate e continuative a progetto e da prestatori d'opera occasionali.
Per Giuseppe Bortolussi della Cgia di Mestre ''la maggior presenza di precari al sud è dovuta al fatto che in quell'area sono più diffuse che altrove le attività stagionali che per loro natura richiedono contratti a tempo determinato come l' agricoltura, il turismo, la ristorazione e il settore alberghiero. Infine, non va dimenticato che una buona parte di questi precari sono assunti nel pubblico che nel Mezzogiorno continua ad essere un serbatoio occupazionale ancora molto significativo''. Se i 940.400 precari occupati nel Sud sono il 33,4% del totale nazionale, a Nordovest sono 692.600 (24,6%), nel Centro 606.000 (21,5%) e nel Nordest "solo" 573.700 (20,4%). Analizzando l'orario medio settimanale di alcune di queste figure, se un co.co.pro. mediamente ogni settimana lavora 31 ore, un prestatore d'opera occasionale è occupato per 23, contro una media settimanale di un operaio assunto a tempo indeterminato pari a 37 e di un impiegato sempre con il posto fisso pari a 35. ''La cosa interessante - conclude Bortolussi - è che tra gli impiegati e gli operai con un posto di lavoro stabile oltre il 50%, cioè 7.669.000 occupati su un totale di 15.181.000, lavora effettivamente più di 40 ore settimanali contro una media delle due categorie messe assieme pari a 36. Almeno in linea teorica ci sono le condizioni, per alcuni settori produttivi, di ragionare sull'ipotesi di introdurre la settimana corta in funzione anti-crisi''.