LA PETIZIONE DA FIRMARE

martedì 4 novembre 2008

ECOTV

Assemblea dei lavoratori precari dell'ISPRA del 4 novembre 2008

Mozione approvata dall'assemblea dei lavoratori precari dell'ISPRA del 4 novembre 2008



I lavoratori dell'ISPRA riuniti in assemblea il giorno 4 novembre 2008:

sottolineano la mancanza da parte dell'Amministrazione della volontà di confronto con i rappresentanti dei lavoratori;

stigmatizzano l'assenza dell'ISPRA tra le Amministrazioni che hanno richiesto lo stralcio degli Enti Pubblici di Ricerca (EPR) dalle misure previste dai provvedimenti finanziari del Governo;

ribadiscono la propria opposizione alle intenzioni manifestate dall'Amministrazione in relazione al futuro lavorativo dei precari;

condannano la discriminazione che si vuole operare sulla base delle diverse tipologie contrattuali tra i precari in servizio;

richiedono che le procedure di stabilizzazione vengano aperte anche ai titolari di contratti "atipici" e che l'espletamento del concorso sia lasciato in via residuale per coloro che sarebbero esclusi dalle norme previste nelle Finanziarie 2007 e 2008;

respingono ogni ipotesi di mancato rinnovo contrattuale del personale diplomato in scadenza il prossimo 31 dicembre 2008, riaffermando con decisione la pari dignità di tutti i lavoratori precari. A tal fine, chiedono che vengano messi in atto provvedimenti ad hoc per il mantenimento in servizio di tutti i lavoratori;

chiedono che i sindacati esprimano il proprio dissenso nei confronti dei provvedimenti annunciati dall'Amministrazione e rifiutino qualsiasi accordo che escluda i processi di stabilizzazione.

Mozione approvata all'unanimità

Volantino sciopero 14 Novembre

Consumi/ Cipolletta: Estendere ammortizzatori sociali a precari

Roma, 4 nov. (Apcom) - "E' assolutamente necessario estendere gli ammortizzatori sociali anche ai lavoratori precari che saranno i primi a perdere il lavoro. Tutto il resto, come la detassazione dei premi o degli straordinari, viene dopo". Lo afferma l'economista e presidente delle Fs, Innocenzo Cipolletta in un'intervista a Finanza & Mercati circa le misure per rilanciare i consumi. "Credo che prima dei salari dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato si debba agire su quelli a rischio, cioè a tempo determinato", aggiunge. Per Cipolletta, occorre inoltre "il sostegno alle imprese attraverso la detassazione degli utili reinvestiti per rilanciare le ricapitalizzazioni". "Credo - prosegue Cipolletta - che l'Europa potrà uscire dalla crisi solo con la crescita della domanda interna ma per questo basterà attingere al risparmio accumulato in questi anni".

Bologna: approvato Odg a sostegno della ricerca e dei ricercatori precari

Bologna - Il Consiglio comunale di Bologna ha approvato ieri un ordine del giorno a sostegno della ricerca, in cui si "invitano i parlamentari e le forze politiche bolognesi ad operare concretamente e visibilmente perché vengano accolti in Parlamento emendamenti all’art. 37 bis del ddl 1441, tali da non portare al calo della pianta organica degli Istituti di ricerca e preservare le possibilità di stabilizzazione di una fetta consistente di ricercatori precari".
Si invita inoltre la Presidenza del Consiglio ad "organizzare per il 10 novembre prossimo, in occasione della “Giornata mondiale della Scienza per la pace e lo sviluppo”, un incontro pubblico con le organizzazioni sindacali dei ricercatori, i ricercatori di ruolo e precari, i rappresentanti degli Enti per la Ricerca del territorio bolognese, per sostenere lo stato della ricerca in Italia e far conoscere la situazione in cui versa la ricerca scientifica nel nostro Paese".
L'ordine del giorno presentato dal consigliere Emilio Lonardo, e sottoscritto dai consiglieri Critelli, Celli, Delli Quadri, Lombardelli, Marchesini, Pinelli, ha ottenuto la seguente votazione: 19 voti favorevoli (gruppi PD, SD), 11 contrari ( LtB; FI-PDL e AN-PDL) e 1 astenuto (Sofri).

Presidio 6 Novembre


ASSEMBLEA

MARTEDÌ 4 NOVEMBRE 2008

Ore 10:30

Sede di Curtatone

ASSEMBLEA dei LAVORATORI ISPRA

Per organizzare le prossime iniziative di mobilitazione

APERTA a TUTTI !!!

Se Brunetta gioca con le faccine

Il ministro propone le ‘emoticon’: così il cittadino esprimerà il suo consenso alla pubblica amministrazione. Mentre la Fp Cgil sciopera contro l’ipotesi di rinnovo del contratto

“Il mio sogno è che si realizzi un sistema che permetta uno scambio di ‘emoticon’ in tempo reale dal cittadino alla pubblica amministrazione: le ‘faccine’ per esprimere ‘bene, male, così-così’”. Il giorno in cui la Funzione pubblica ha manifestato in varie città del centro Italia in protesta contro l’ipotesi di rinnovo di contratto (aumenti di 45 euro nel prossimo biennio, nessun futuro per i 57 mila precari del settore), il ministro Brunetta, durante una conferenza stampa a Montecitorio, ha annunciato che è allo studio un nuovo programma per consentire alla gente di “inviare delle faccine” e dialogare così con la pubblica amministrazione. Attraverso questo sistema, il cittadino dovrebbe poter esprimere il grado di soddisfazione su “una delle milioni di transazioni che si fanno ogni giorno” con lo Stato. Inoltre, ha aggiunto Brunetta, si tratta di “un modo per avere, in tempo reale, il gradimento sulla Pubblica amministrazione. Se qualcuno avrà il record delle faccine negative qualcosa deve succedere: o cambia o cambiano i dirigenti”. Mentre i giornalisti parlamentari assistevano (vagamente allibiti, immaginiamo) all’utilità delle “faccine” per rimettere in piedi la dissestata macchina dello Stato, i lavoratori manifestavano per le vie di Roma, di Firenze e di alcune altre città del centro Italia. Nel pomeriggio di ieri è giunta puntuale la “guerra” sulle adesioni: oltre il 30% (addirittura il 50% nel comparto dei ministeriali) secondo Carlo Podda, il segretario Fp Cgil; il 10,95% a detta del ministero. In piazza, nella Capitale, si sono dati appuntamento circa 20mila lavoratori. Durante il comizio finale, lo stesso Podda ha ribadito “quelli che secondo noi sono i tre problemi principali: l’aumento proposto per il rinnovo dei contratti, 70 euro lordi al mese, che è solo la metà dell’inflazione programmata; i 57mila lavoratori precari; le risorse sottratte alla busta paga dei dipendenti del settore sanità e delle agenzie fiscali statali e parastatali, tra i 50 e i 250 euro al mese”. Al corteo, ha aggiunto, hanno partecipato anche “i lavoratori del comparto beni culturali per i quali il lunedì è un giorno di riposo e nonostante questo hanno voluto essere presenti”. Nei giorni scorsi Guglielmo Epifani, aveva definito l’accordo separato sul Protocollo per il rinnovo del contratto (firmato da Cisl e Uil con Brunetta) “un errore che non rimarrà senza conseguenze”. Bonanni, segretario generale Cisl, aveva replicato che “la Cgil è uscita dal tema del contratto degli statali, e così si rafforza il qualunquismo scavalcando il sindacato nei rapporti tra controparte e governo”. Ieri il suo vice Baretta ha sottolineato che “la Cgil continua a sostenere che il contratto è inadeguato ma con questo sistema non si può fare di più. Semmai – ha continuato – si può tenere in considerazione non più l’inflazione programmata ma il suo livello revisionale”. Il confronto sulla nuova modalità di calcolo dell’inflazione rientra nel più ampio confronto tra organizzazioni imprenditoriali e sindacati sul “nuovo modello contrattuale”. Ma la trattativa è in alto mare. Così come sono piombate nel caos più assoluto anche le relazioni sindacali in altre categorie significative. Se i prossimi scioperi, già proclamati dalla Fp-Cgil, si svolgeranno il 7 e il 14 novembre e riguarderanno rispettivamente i lavoratori del Nord e del Sud Italia, va segnalato che il 15 novembre sciopereranno anche i lavoratori del commercio e servizi (grande distribuzione, imprese di pulizia, vigilantes privati, operatori turistici) aderenti alla Filcams-Cgil, mentre il 12 dicembre sarà la volta dei metalmeccanici della Fiom. Il governo ha saputo spaccare l’universo sindacale, oltre le migliori aspettative della vigilia. Non è detto, però, che il meccanismo produca consenso, nel medio periodo, tra i lavoratori. Fiaccati ogni giorno di più dalla crisi economica e dalle sue conseguenze.

Sono diventata una precaria della ricerca

Cari Italians, il 3 novembre per me è stata una data importante: finalmente, dopo 12 anni di lavoro, sono diventata una precaria della ricerca. Eh sì perchè finora io non ero niente: malgrado abbia all'attivo più di 30 pubblicazioni su riviste scientifiche e più di 40 comunicazioni a congressi, malgrado lavori fino a 10 ore al giorno, malgrado porti avanti collaborazioni con diversi laboratori italiani ed esteri, per il ministro Brunetta e anche per il presidente del CNR, ente a cui afferisco, io esisto solo da oggi come lavoratore della ricerca. Secondo loro, i precari della ricerca in Italia sono circa 5000, vale a dire tutti gli inquadrati con un contratto di lavoro subordinato a tempo determinato. Gli altri, i dottorandi, i borsisti, i contrattisti, gli assegnisti di ricerca e via dicendo, per loro non sono lavoratori, ma fantasmi che chissà perchè si ostinano a lavorare nei laboratori facendo esperimenti, a scrivere articoli, a fare lezioni in università. Eppure questi fantasmi, che secondo alcune stime ammontano a circa 50,000 nei soli enti di ricerca (è in atto un censimento del loro numero, alcune cifre preliminari sono sul sito http://laral.istc.cnr.it/censimentoprecari/index.php - invito i precari degli EPR a partecipare attivamente a questa iniziativa) sono la spina dorsale della ricerca italiana, le persone oscure che portano risultati e fanno sì che la ricerca italiana non sparisca del tutto, vittima di tagli scriteriati di chi non conosce questa realtà ma pretende comunque di gestirla senza confronto e senza ascolto della voce di chi ci vive dentro giorno dopo giorno, e che non ha nemmeno il riconoscimento della sua esistenza. Io per un anno smetterò di essere fantasma, forse ritornerò ad esserlo l'anno venturo, ma voglio approfittare di questa conquistata esistenza per cercare di farmi sentire e, spero, per far capire la drammatica realtà di un Paese che soffoca le sue risorse migliori nell'indifferenza generale.

Università, arriva la contro-proposta di sindacati e associazioni

Ad opera di 13 sigle legate a prof, ricercatori e studenti: no a tagli e blocco turn over contenuti nella legge 113 e spazio a sette "valori fondanti" a difesa dell’Università pubblica. Se invece passa l’attuale linea si andrà alla protesta ad oltranza. Alcune indiscrezioni parlano intanto di un rallentamento della manovra imposto dal Premier: consensi a rischio?

Le cronache sull’Università continuano a trovare spazio sulle prime pagine dei quotidiani: dopo le manifestazioni, le prime occupazioni degli atenei, le minacce del Governo e le denunce di alcune decine di studenti che manifestavano non autorizzati e contrastavano il "diritto allo studio", la protesta contro i tagli ed il blocco del turn over universitario sembrava potesse incanalarsi verso una fisiologica regressione. Invece il 3 novembre sia gli studenti che i sindacati hanno dimostrato che sono ancora molto combattivi e che la loro contestazione potrebbe durare molto a lungo: per la prima volta si è parlato addirittura, qualora le cose rimanessero immutate, di “proteste ad oltranza”.
A farlo sono stati i rappresentanti di 13 “sigle” sindacali e di associazioni in rappresentanza di docenti, ricercatori e studenti che hanno presentato a Roma, presso il Dipartimento della Facoltà di Matematica de “La Sapienza”, il loro programma di rilancio dell’Università italiana. Un piano che si oppone con forza ai provvedimenti contenuti nella manovra finanziaria attraverso la proposizione di alcuni "valori fondanti", riassunti in sette punti, a difesa dell’Università pubblica: si va dall’assunzione graduale delle migliaia di precari che in questi anni hanno permesso agli atenei di funzionare alla necessità di attuare un organismo di coordinamento nazionale non corporativo, alternativo a Crui e Cun, capace di assicurare l'autonomia del sistema universitario ma aperto ai contributi del mondo del lavoro e delle imprese. Il piano intende poi rilanciare il diritto allo studio "effettivamente accessibile a tutti", rivedere l’attuale offerta formativa basata sul modello 3+2, adottare "un efficace e credibile sistema di valutazione" della "qualità del prodotto universitario" e "del funzionamento di ogni articolazione del sistema". Nel documento si indica infine la necessità di una riforma di dottorato basata su una formazione sul campo di tre anni.
Secondo i promotori del programma alternativo la sua presentazione pubblica rappresenta la dimostrazione pratica che non c’è da parte loro alcuna volontà a difendere l’attuale assetto accademico. Ma, allo stesso tempo, un suo rifiuto ed il mantenimento degli articoli contenuti nella manovra finanziaria (in partcolare i tagli per un miliardo e mezzo di euro e il quasi blocco del turn over) rappresenterebbe "la definitiva scomparsa dell'università pubblica mutandone radicalmente la natura, la missione, le finalità e l'assetto".
Intanto, sindacati e associazioni hanno confermato lo sciopero generale dell'università del 14 novembre con una manifestazione nazionale a Roma. Ma non solo. "Se il governo non ci sentirà - ha detto Alberto Civica, del la Uil Pa-Ur Afam - moltissimi precari e ricercatori verranno licenziati: per cui la forma di attuale protesta rimarrà. E lo stesso accadrà per l'Università, dove senza soldi e senza turn over la spinta della contestazione andrà avanti ad oltranza". Come per la scuola non si accettano poi ‘invasioni di campo’: gli attuali problemi in cui versa l’università "non sono risolvibili attraverso l'attuale contrapposizione tra sinistra e destra politica, ma va affrontato convocando le parti direttamente interessate al mondo universitario", ha ribadito Civica.
Molto agguerriti sono sembrati anche i ricercatori: " il piano del governo è inaccettabile – ha detto - perchè è stato programmato senza alcun criterio ed in maniera indiscriminata".
Nella piano alternativo vi sono anche novità sulle modalità di accesso alla professione di ricercatore e di docente: "attraverso la formazione sul campo – ha detto Marco Valerio Broccati, della Flc-Cgil - si accumulerebbe titoli e condizioni precoci di esperienza, come all'estero, del tutto trasparenti ed in grado di garantire una prospettiva valida di ricambio accademico indispensabile anche ai fini dell'innovazione".
Anche molti docenti, la maggior parte, sono a fianco dei contestatori: "non siamo il popolo dei no – ha dichiarato Sergio Sergi, docente di Chimica all’ateneo di Messina - ma lo diventiamo quando si intendono realizzare tagli e normali blocchi di sostituzione dei professori che lasciano la cattedra. Sinora non c'è stato mai un confronto serio e si è andato avanti a colpi di decreti che non portano a nulla di buono", ha concluso Sergi.
Per Alessandro Figa Talamanca, professore presso il dipartimento di matematica de 'La Sapienza' di Roma "sinora sono state prodotte una miriade di scemenze e dati falsi: stiamo assistendo - ha sottolineato Figa Talamanca - ad un groviglio di informazioni distorte che partono dai dati Ocse, quasi mai riportati ed interpretati con correttezza".
Intanto, mentre docenti e ricercatori appaiono uniti lo stesso non si può dire per gli studenti: dopo i noti fatti di piazza Navona, secondo il Governo ascrivibili agli studenti di sinistra, mentre per la maggior parte dei presenti, anche insegnanti, sarebbero accreditabili ad estremisti di destra, sempre il 3 novembre si è tenuto il Consiglio nazionale degli studenti universitari: l’organismo che rappresenta gli studenti accademici al Ministero avrebbe dovuto avallare un documento unitario sui contenuti della legge 133 da presentare al ministero e attorno al quale intavolare una trattativa. Invece l’approvazione del documento non è arrivata: su 30 voti totali ha infatti incassati solo 12 preferenze. Ma forse quel che è più grave è che ben 11 rappresentanti non si sono presentati in segno di protesta: il documento è stato infatti realizzato dal Coordinamento per il diritto allo studio, associazione studentesca di stampo cattolico, che secondo la maggior parte dei delegati non rappresenta affatto le idee degli studenti. Tanto che avrebbe anche duramente condannato le contestazioni studentesche attuate negli ultimi giorni.
Esattamente come ha fatto il Governo: secondo il quotidiano ‘La Repubblica’ il Premier Silvio Berlusconi avrebbe infatti detto ai suoi più stretti collaboratori, anche della maggioranza, che "il clima è troppo acceso: adesso dobbiamo andare avanti con un po' più di calma". Il rischio di perdita di consensi avrebbe convinto il Presidente del Consiglio a frenare sui provvedimenti avviati dai Ministri Gelmini e Tremonti per ridurre gli sprechi negli atenei. Le indiscrezioni sono state subito smentite dal portavoce Bonaiuti, ma il redattore del quotidiano romano insiste: “Gelmini aveva detto che entro una settimana avrebbe presentato il piano sull’Università: vedremo se lo farà”.

Ricerca scientifica e ricerca del bene

Lettera Aperta sul tema Università e Ricerca, a firma del Presidente della Società Chimica Italiana, diretta al Presidente del Consiglio, al Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, e al Ministro dell'Economia e Finanze.

Caro Presidente e Cari Ministri,
come Professore universitario, ricercatore scientifico e Presidente di una Società Scientifica gloriosa ed importante quale la Società Chimica Italiana sono rimasto addolorato dell'immagine del nostro Paese che traspare da un recente fascicolo di "Nature" il più prestigioso giornale scientifico nel mondo. In tale fascicolo ben tre contributi quasi in successione gettano una brutta luce sul nostro Paese. Il primo di essi fa riferimento alla missione europea su Marte di cui si denuncia il temuto rinvio dal 2013 al 2016 attribuendone la responsabilità alla carenza di fondi ed anche se tale carenza è ricondotta ad un disimpegno di vari Paesi (fra i quali Germania ed USA) il nostro Paese è esplicitamente chiamato in causa fra i più responsabili. In particolare viene ascritta al Governo scaturito dalle elezioni del recente Aprile, il mancato impegno a contribuire per circa il 40% ad uno dei programmi, quello relativo alla osservazione e sperimentazione sul suolo di Marte, secondo quanto invece stabilito e accordato dal Governo precedente. In un successivo articolo viene evidenziato, in termini di abortite assunzioni di circa 2.000 nuovi ricercatori, il taglio alle risorse messe a disposizione di Università e Ricerca, con conseguente mancata regolarizzazione di molti precari. Infine si commenta una generale pessima abitudine delle Commissioni nel nostro Paese che attribuiscono i fondi per la ricerca: dopo un certo numero di ripetute domande per il finanziamento di un certo progetto questo finisce per essere concesso anche se il progetto è scientificamente inferiore ad altri presentati invece per la prima volta. Queste tre differenti accuse hanno il comune denominatore di risorse inadeguate alle necessità ed al ruolo della ricerca scientifica, che hanno scatenato la protesta di insegnanti, ricercatori, studenti, e genitori ampiamente documentata dai mezzi di informazione in questi giorni. L'aspra disputa, che ha avuto un'eco preoccupata anche a livello internazionale, come risulta dalla prima parte di questa lettera, rischia di cristallizzare le posizioni dei contendenti in una cocciuta, rancorosa fissità. Vorrei sperare che la ricerca del bene prevalga. Prendendo atto di una chiara ammissione di colpa di una parte significativa del mondo accademico dovreste ora, Signor Presidente e Signori Ministri, fermarVi un attimo sulla strada, intrapresa, dei tagli sommari e intervenire in modo graduale e mirato sugli Atenei che più hanno bisogno di correttivi e di aiuti. Non riesco a credere che la coalizione di Governo abbia ordito piani strategici contro la ricerca pubblica. Ma può essere che dei provvedimenti presi in buona fede possano innescare, ribadisco: in modo preterintenzionale, un processo non voluto. Vorrei che Voi facciate un passo indietro, dunque, per paura: non delle piazze ma del giudizio della Storia. E per amore. Tutti sappiamo che l'unica correzione veramente efficace è quella apportata con amore: devo far capire a mio figlio che la correzione è per il suo bene, che io continuo a stimarlo anche se può aver sbagliato, che merita una chance di riscatto. C'è amore per il sistema della cultura nei Vostri provvedimenti? I Giovani oggi sono nella condizione di credere che la cultura e la formazione siano strumenti di crescita nella Società ? Parafrasando un aforisma coniato dal saggio Presidente Ciampi, chi governa non solo ha l'obbligo di essere lungimirante ma anche quello di rendere palese di esserlo. Messo che i Vostri provvedimenti siano lungimiranti, la loro parte propositiva non è abbastanza chiara per molti di noi. Volete dedicarci un po' di affettuosa attenzione? Grazie per tutto quello che potrete fare.

Luigi Campanella
Presidente della Società Chimica Italiana