Cari Italians, il 3 novembre per me è stata una data importante: finalmente, dopo 12 anni di lavoro, sono diventata una precaria della ricerca. Eh sì perchè finora io non ero niente: malgrado abbia all'attivo più di 30 pubblicazioni su riviste scientifiche e più di 40 comunicazioni a congressi, malgrado lavori fino a 10 ore al giorno, malgrado porti avanti collaborazioni con diversi laboratori italiani ed esteri, per il ministro Brunetta e anche per il presidente del CNR, ente a cui afferisco, io esisto solo da oggi come lavoratore della ricerca. Secondo loro, i precari della ricerca in Italia sono circa 5000, vale a dire tutti gli inquadrati con un contratto di lavoro subordinato a tempo determinato. Gli altri, i dottorandi, i borsisti, i contrattisti, gli assegnisti di ricerca e via dicendo, per loro non sono lavoratori, ma fantasmi che chissà perchè si ostinano a lavorare nei laboratori facendo esperimenti, a scrivere articoli, a fare lezioni in università. Eppure questi fantasmi, che secondo alcune stime ammontano a circa 50,000 nei soli enti di ricerca (è in atto un censimento del loro numero, alcune cifre preliminari sono sul sito http://laral.istc.cnr.it/censimentoprecari/index.php - invito i precari degli EPR a partecipare attivamente a questa iniziativa) sono la spina dorsale della ricerca italiana, le persone oscure che portano risultati e fanno sì che la ricerca italiana non sparisca del tutto, vittima di tagli scriteriati di chi non conosce questa realtà ma pretende comunque di gestirla senza confronto e senza ascolto della voce di chi ci vive dentro giorno dopo giorno, e che non ha nemmeno il riconoscimento della sua esistenza. Io per un anno smetterò di essere fantasma, forse ritornerò ad esserlo l'anno venturo, ma voglio approfittare di questa conquistata esistenza per cercare di farmi sentire e, spero, per far capire la drammatica realtà di un Paese che soffoca le sue risorse migliori nell'indifferenza generale.
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martedì 4 novembre 2008
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