LA PETIZIONE DA FIRMARE

lunedì 16 marzo 2009

Brunetta: assenteismo in calo del 40%


di Luca Cifoni
CERNOBBIO (16 marzo) - Se lo Stato italiano ha adottato il modello borbonico, invece di quello asburgico o francese, la colpa è dell'atteggiamento egoistico della borghesia nazionale, che dopo l'unificazione se ne disinteressò: a questi mali secolari il ministro Brunetta è convinto di poter rimediare, incrementando del 50 per cento la produttività dei dipendenti pubblici. La riforma della pubblica amministrazione, nelle sue intenzioni, dovrà andare di pari passo con il progetto del federalismo fiscale. Che però consisterà non tanto nell'introdurre un modello completamente nuovo, ma nel correggere quel «federalismo bastardo, sprecone e piagnone» presente già di fatto nell'ordinamento del Paese. Brunetta, al Forum di Confcommercio, se la prende con le Regioni a statuto speciale, ma anche con i Comuni che godono di simile autonomia in materia di spesa. E li mette in qualche modo sullo stesso piano dei dipendenti pubblici assenteisti. Su quest'ultimo fronte il ministro della Funzione pubblica rivendica i successi già ottenuti, ad esempio nel settore della scuola dove il tasso di assenteismo - annuncia - si è già ridotto del 40 per cento. Con conseguente minore utilizzo di supplenti e di precari.
Proprio la stabilizzazione dei precari è un altro tema caldo di questi giorni: Brunetta punta sul censimento di questi lavoratori, per il quale dice di aver ricevuto «insulti e minacce». Ammette che si dovrà «trovare una soluzione» per coloro che hanno lavorato in un'amministrazione pubblica per 6-7 anni, ma esclude la possibilità di stabilizzare «co-co-pro o stagionali».

Sul federalismo, il ministro trova punti di convergenza con Linda Lanzillotta, che segue questi temi per il Pd ed è seduta al suo fianco. Segnala che i bambini della Val D'Aosta ricevono dallo Stato «cinque volte in più di quelli del vicino Piemonte» e che più o meno lo stesso avviene a Trento e Bolzano, o in Friuli-Venezia Giulia («il presidente della provincia di Bolzano Durnwalder mi denuncerà all'Onu per queste mie parole». E ricorda la sua volontà di «ridurre i livelli di governo». Il che vuol dire cancellare le Provincie o almeno, come primo passo, trasformarle entro cinque anni in enti di secondo livello, in pratica una sorta di unione di Comuni, presieduta dal sindaco di quello di maggiori dimensioni.

Referendum Elettorale di fine giugno: 400 milioni di euro bruciati

Il 6 e 7 giugno 2009 gli Italiani saranno chiamati alle urne per eleggere i propri rappresentanti al Parlamento Europeo. Nella stessa data in varie Province e Comuni d’Italia avranno luogo anche le elezioni amministrative.
Entro la fine di giugno si svolgerà anche il referendum elettorale. Sarebbe logico che anche questa consultazione si svolgesse nella stessa data delle precedenti, invece non sarà così, perchè gli Italiani dovranno votare per il referendum il 15 di Giugno...
Ora non ci sono più impedimenti ed il referendum si farà. Mancava solo la data. E il ministro Maroni, leghista, ha scelto come data il 14 Giugno, che sarebb la domenica successiva a quella delle elezioni Europee ed amministrative, e la domenica precedente a quella dei turni di ballottaggio delle amministrative. In pratica, in 7000 comuni e 73 province i cittadini dovrebbero recarsi a votare per ben tre domeniche consecutive. Un grado di fedeltà elettorale che, in tempi di antipolitica, praticamente non verrà raggiunto ... ed a quale voto molti Italiani rinunceranno? Ovviamente al referendum.
Si tratta di una mossa decisamente furba da parte della Lega Nord per boicottare il referendum, impedendo il raggiungimento del quorum. Il tutto è inoltre alla luce del sole, visto che Calderoli ha ammesso: "Ne uscirebbe un sistema per noi inaccettabile". Perchè? Semplicemente poichè sarebbe la lista singola, e non la coalizione, ad ottenere il premio di maggioranza e quindi governare da sola; la coalizione PDL-Lega non potrebbe più esistere e ci sarebbero due scenari: il peggiore, per la Lega, è che il PDL si presenti da solo, mettendola, se non fuori dal Parlamento, comunque fuori dal Governo; il "meno peggio", per la Lega, è che il PDL apra le sue liste ai leghisti ... e questo significherebbe per la Lega il perdere la sua identità e soprattutto la sua forza elettorale (e quantomeno ricattatoria). La morale è che la Lega ha minacciato il Presidente del Consiglio, dato che è certamente nella posizione di poterlo fare, di far cadere il Governo, se il Governo non avesse fatto di tutto per far fallire il Referendum.
La Lega ha paura del referendum ed ha preteso che questo fosse relegato in una data in cui sarà difficile raggiungere il quorum.
Ragazzi, questa è una scelta che costerà agli italiani 400 milioni di euro!!! Tutti soldi che potevano essere risparmiati se il referendum fosse stato accorpato alle europee!! E che si potevano utilizzare in altra maniera!!
Il quorum non puo' essere impedito con trappole meschine e vili, sfiancando gli italiani, costringendoli a votare tre domeniche consecutive in quindici giorni. Con la beffa ulteriore di far pagare loro una "tassa di boicottaggio" da 400 milioni di euro!!!!
E' scandaloso sprecare questi milioni di euro solo perche' probabilmente qualcuno spera che non si raggiunga il quorum al referendum!!
Con questi soldi si potrebbero fare tante ottime cose!!

Cgil: "Legge solo per pochi precari E l'aumento è un'elemosina"

Per il sindacato il 90% degli atipici rischia di rimanere senza sostegno
"Anche per loro si deve applicare la disoccupazione ordinaria"


Cifre irrisorie. Requisiti troppo stringenti. Misure ancora inadeguate. Per Nidil Cgil, la struttura sindacale che rappresenta i lavoratori atipici, la misura appena passata al Consiglio dei ministri è "un'elemosina, niente di più". Il "pacchetto per i precari" prevede, per gli atipici che perdono l'impiego, l'incremento dell'una tantum dal 10% al 20% dell'ultima retribuzione annua. Ma per Roberto D'Andrea della segreteria nazionale di Nidil Cgil, il Cdm non è intervenuto sui punti cruciali e il tipo di sostegno offerto agli atipici rimane insufficiente.

"Innanzitutto non hanno modificato i criteri di accesso (ancora troppo stringenti) a questa una tantum". Un collaboratore, spiega D'Andrea, "che non si vede rinnovato il contratto, per ottenere l'una tantum deve avere avuto un solo datore di lavoro, avere guadagnato l'anno scorso un reddito annuo tra 5 mila e 13 e 800 euro. E non basta. Deve avere tra tre e dieci mesi di versamenti. E nell'ultimo anno in corso deve avere avuto versamenti per almeno tre mesi". Senza considerare che l'azienda in cui si opera deve essere "decretata" nell'area di crisi. Un'area non ancora definita da alcun decreto. " Per questo gli "atipici che potranno riuscire ad avere l'una tantum non potranno superare il dieci per cento del totale della platea di circa 800 mila persone, contando solo i monocommittenti. Al massimo 80 mila". L'unica committenza non vuole dire che gli altri non ne hanno bisogno. "Infatti se un collaboratore guadagna meno di 6 mila euro l'anno e ha due committenti è escluso dall'una tantum".
Ma quanto può arrivare a valere questa una tantum? "Il ministero parla di cifre comprese tra i 1.000 e i 2.600 euro. Ma sono valori un po' gonfiati. I redditi medi degli atipici sono pari a 8.000 euro lordi l'anno. Basta fare i conti. In media, in realtà, si deve parlare di una cifra pari a 1.600 euro. Noi denunciamo che nel fondo Inps c'è un attivo spaventoso. Questo proprio perché le prestazioni sono molto difficili da avere". Non solo. "Fino ad ora il governo ha solo diramato questo comunicato stampa. Non c'è altro. Non ci sono testi ufficiali. Nel comunicato semmai, si parla della concessione ai lavoratori atipici di poter fare lavori con redditi di piccola entità non superiori 3 mila euro annui." Inoltre, dice D'Andrea, "è sorprendente che le misure a favore dei precari vengano inserite, così come ha detto il ministro Sacconi, nel pacchetto che riguarda l'auto e altri beni durevoli". Le cifre sembrano rimanere irrisorie. E per una platea troppo ristretta di persone rispetto a quelle che rischiano di venire coinvolte da un mancato rinnovo contrattuale. "Gli atipici rimangono ancora esclusi, di fatto, da misure più strutturate. Questo pacchetto è insufficiente. Lo capisce chiunque. Per gli atipici - conclude D'Andrea - si deve applicare la disoccupazione ordinaria. Anche i precari che perdono il posto devono avere il diritto all'assegno di disoccupazione. Anche loro devono avere un assegno mensile. Per loro si deve fare molto di più. Non basta aumentare l'elemosina".

LAVORO, SACCONI OFFRE UNA MARCIA AL POPOLO DEI PRECARI


(AGI) - Roma, 14 mar. - 'Il ministro Sacconi annuncia trionfalmente che raddoppiera' l'indennita' ai precari senza lavoro: ma ne avranno diritto solo 10 mila persone'. A sottolinearlo e' l'Unita' che aggiunge: 'l'indennita' che verra' raddoppiata era prevista nel pacchetto anticrisi approvato dal governo a gennaio. Prevedeva che ogni co.co.pro che fosse stato licenziato poteva fare domanda una tantum pari al 10 per cento dell' ultimo stipendio'. 'Varato il pacchetto Sacconi' titola invece il Sole 24 ore che spiega quali sono le misure previste dal pacchetto di interventi promosso dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi:'Secondo il ministro - si legge sul quotidiano economico - con l'ulteriore dotazione di 100 milioni ( in aggiunta ai precedenti 100 milioni) il fondo garantira' ai collaboratori a progetto che operano in regime di committenza e sono rimasti disoccupati, un' indennita' che nel 2009 potra' oscillare tra i 1000 e 2600 euro'.'L' indennita' di disoccupazione per i collaboratori a progetto con un solo committente passa, per il 2009, dal 10 al 20% di quanto percepito l'anno prima - sottolinea il Corriere della sera - in ogni caso l'una tantum non potra' superaree 2600 euro'. 'Vengono riviste - aggiunge inoltre il quotidiano milanese - le procedure per l'erogazione della cassa integrazione'.

Misure contro la crisi: ecco gli aiuti ai precari


Ammortizzatori sociali più veloci: 20 giorni per la Cassa integrazioneRoma - Un nuovo piano da 250 milioni di euro per aiutare chi perde il lavoro. Assegni dei cassintegrati liquidati più in fretta, sussidi raddoppiati agli atipici, tra un lavoro e l’altro. Via libera a chi, senza lavoro e mentre percepisce il sussidio, trova un «lavoretto». Poi incentivi ai datori che riassumono chi ha perso il posto. Il tutto condito da un «appello alla responsabilità», pronunciato direttamente dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi e rivolto ai giovani che - spesso per colpa di corsi universitari che preparano a tutto tranne che a un impiego - non trovano una collocazione. In questo periodo, meglio che accettino quello che capita. Anche perché «nel dopo crisi - ha assicurato al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato le norme - conterà nel curriculum essersi messo in gioco, aver accettato anche un lavoro umile». Le novità saranno inserite come emendamento nella legge degli incentivi alle auto. E sono ispirate al principio del welfare to work. Sussidi, quindi, ma finalizzati a far ritrovare il lavoro. Si inizia con una drastica semplificazione e sburocratizzazione che mira a far funzionare quello che già c’è. E quindi la Cassa integrazione. «Dai 120-140 giorni che servivano per l’erogazione degli strumenti ordinari - ha spiegato il ministro Sacconi - con le misure adottate ci sarà una drastica semplificazione del procedimento per arrivare a 20-30 giorni». Cosa non da poco, tanto che anche la Cgil, ha ammesso che si tratta di un risultato «importante» anche se «parziale». Tempi, ma anche fondi: 151 milioni già dati alle regioni per finanziare i sussidi. Poi ci sono le misure per i precari. Ammortizzatori in deroga, come si dice. In altre parole viene riconosciuto anche a chi ha contratti legati ad un progetto, una forma di tutela che fino a poco tempo fa non esisteva. L’indennità di reinserimento già introdotta raddoppiata, dal 10 al 20 per cento di quanto percepito nell’anno precedente per una somma che va dai mille ai 2.600 euro. Costo: 100 milioni. Si punta poi a incentivare la riassunzione, anche dei cosiddetti atipici, con forme simili a quelle che valgono per gli ammortizzatori ordinari. In sostanza, «nel caso in cui un lavoratore venga assunto, porta con sé i sussidi del precedente periodo e così si abbatte il costo del lavoro». Chi riceve il sussidio potrà accettare dei «lavoretti». Anzi, verrà incentivato, dandogli la possibilità di essere pagato con i voucher già usati per i lavori stagionali nell’agricoltura (così verserà anche i contributi) e che stanno riscuotendo successo nel Nord Italia (nel Sud no e per questo Sacconi intensificherà l’attività degli ispettori a caccia di lavoratori in nero). Si rafforza poi l’intervento degli enti bilaterali (cioè formati da sindacati e associazioni datoriali) che soprattutto nell’artigianato erogano sussidi. Lo stato garantirà in tutti i casi un’indennità dell’80 per cento. Le novità non sono e finite. Allo studio - spiega Ivan Guizzardi, presidente della Alai Cisl - ci sono misure anche per gli interinali. Anche in questo caso forme di sussidio, che saranno allargate anche a quei lavoratori che non hanno abbastanza contributi. Quindi ai più giovani.
L'indennità per i cocopro: +20% del reddito annuale
Nuovi aiuti in arrivo per i collaboratori che restano disoccupati: il governo ha deciso infatti di raddoppiare l’indennità di reinserimento per i lavoratori a progetto, i «CoCoPro», con un solo committente: il contributo una tantum viene innalzato dal 10 al 20 per cento del reddito percepito l’anno precedente, in un intervallo che va da mille a 2.600 euro. Per realizzare l’intervento il governo ha stanziato cento milioni di euro, che si aggiungono ai fondi già varati per gli ammortizzatori sociali nel biennio 2009-2010 (a disposizione 12 miliardi per la cassa integrazione ordinaria, più 4 per gli ammortizzatori sociali, in accordo con le Regioni). Il nuovo investimento è stato possibile grazie a una riorganizzazione dei fondi a disposizione del ministero del Welfare, e sarà realizzato anche per il 2010. «I lavoratori a progetto non possono ricevere gli ammortizzatori sociali tradizionali – ha spiegato il ministro Sacconi –. Per questo abbiamo deciso di intervenire attraverso un altro strumento, raddoppiando l’indennità di reinserimento». Indennità che sarà mantenuta anche da chi, nel frattempo, riuscirà a ottenere dei lavori saltuari.
Ammortizzatori sociali più veloci: 20 giorni per la Cassa integrazione
Tra le nuove misure approvate dal Consiglio dei ministri, anche una drastica riduzione della tempistica per lo stanziamento degli ammortizzatori sociali. L’iter burocratico sarà sintetizzato, dagli attuali quattro mesi (nella migliore delle ipotesi) a tre settimane, un mese al massimo. «Dai 120-140 giorni che servivano per l’erogazione degli strumenti ordinari – ha spiegato Sacconi – con le misure adottate oggi ci sarà una semplificazione del provvedimento per arrivare a 20-30 giorni». Una risposta più rapida alle situazioni di emergenza, insomma, anche nel caso che l’andamento dell’economia possa rallentare ancora. Proprio riguardo alle previsioni sul mercato del lavoro in Italia, il ministro ha sottolineato che «gli indicatori dell’occupazione possono peggiorare, ma dobbiamo relativizzare i dati e confrontarli con gli anni passati. Il 2008 ed il 2007 sono stati anni ottimi per quanto riguarda l’occupazione. Il tasso di occupazione nel 2008 è stato del 59 per cento». Un dato destinato inevitabilmente a peggiorare in questi mesi, anche se molto dipenderà da come il Paese saprà reagire alla crisi.
Incentivi a chi «arruola» disoccupati E pubblicità alle offerte disponibili

Al via anche un pacchetto di «norme per incentivare le riassunzioni dei lavoratori che beneficiano di sussidi straordinari in deroga», che si affiancano alle analoghe forme di incentivazione per chi assume lavoratori beneficiari degli ammortizzatori ordinari. In pratica, spiega il ministro Sacconi, «un lavoratore riassunto porterà con sé i sussidi del precedente periodo lavorativo, con conseguente abbattimento del costo del lavoro». Per agevolare i disoccupati nella «caccia» a una nuova occupazione, il governo ha anche disposto «a carico dei centri per l’Impiego e delle agenzie private l’obbligo di divulgare, anche sugli organi di informazione locali, tutte le opportunità di lavoro». Obiettivo dell’esecutivo, insomma, è allargare la «platea» di fronte alle offerte a disposizione. I giovani, in particolare, per Sacconi dovranno essere pronti ad accettare «lavori anche lontani dal percorso di studi scelto, lavori umili». Per due ragioni fondamentali: primo, perché in tempi di crisi la disponibilità ad adattarsi è più che mai necessaria; secondo, perché nel dopo crisi «sarà sicuramente avvantaggiato chi avrà avuto la capacità di mettersi in gioco».
Anche chi ha i sussidi può lavorare grazie ai "voucher" occasionali
Erano stati introdotti già dalla legge Biagi per semplificare i rapporti di lavoro in un settore ad alta stagionalità come l’agricoltura. Ora i «voucher» per pagare le prestazioni occasionali vengono estesi a tutti i lavoratori che hanno perso l’impiego e fanno ricorso ai sussidi di disoccupazione. L’intervento, in via sperimentale per tutto il 2009, permetterà di svolgere lavori occasionali in diversi settori, per un massimo di 3mila euro nel corso dell’anno. Per Sacconi questo sistema «nulla toglie alla possibilità di accettare un lavoro congruo, o di frequentare un corso di formazione». Ma attraverso questo strumento, «un dipendente pagato all’80% con la cassa integrazione sarà in grado di integrare il proprio reddito, magari raggiungendo il livello precedente». I voucher sono realizzati in carnet, e hanno un valore di 10 euro l’uno: al lavoratore vanno 7,5 euro netti, il resto serve per i contributi Inps e Inail. Ogni buono, insomma, incorpora sia l’assicurazione anti-infortuni sia il contributo pensionistico, che viene accreditato automaticamente sulla posizione Inps del lavoratore. Il compenso, invece, è esente da tasse e non incide sullo stato di disoccupazione.