LA PETIZIONE DA FIRMARE

sabato 21 marzo 2009

Al via un sostegno ai precari e un incentivo alla riassunzione


Come diceva Thomas Mann, «le avversità possono essere delle formidabili occasioni». Questo approccio è, in sostanza, quello a cui il Governo si sta ispirando nella sua opera di indirizzo politico, che se da una parte si fonda sulla consapevolezza di una realtà nuda e cruda, dall'altra si preoccupa non solo di arginare le emergenze socio-economiche che si pongono a breve termine, ma anche di porre i semi di un «raccolto» che potrà produrre effetti consistenti sul nostro tessuto produttivo anche sul lungo periodo (come accadrà grazie allo svilippo di grandi infrastrutture e di impianti nucleari).
Sul primo versante, quello relativo alle esigenze di breve periodo, l'Esecutivo sta mettendo in campo tutte le risorse necessarie a tutelare sia la coesione sociale che il sistema produttivo. Dopo aver delineato misure a favore dei redditi più bassi e dopo aver provveduto, attraverso i Tremonti bond, ad agevolare il credito alle imprese, il governo si è mosso con celerità anche sul fronte del lavoro: non solo ha provveduto a rafforzare gli ammortizzatori sociali, ma, in occasione del Consiglio dei ministri di venerdì 13 marzo, oltre ad aver velocizzato la procedura per la loro erogazione, che si riduce da 120-140 giorni a 30-40 giorni, ha dato il via ad una manovra, che prenderà forma in apposti emendamenti al decreto salva-auto, volta a sostenere quello che, ad oggi, sembra essere l'anello più debole nel contesto dell'occupazione, i precari e i contratti a progetto.In base a quanto delineato dall'Esecutivo viene innalzata (prima era al 10%) l'indennità di reinserimento per i collaboratori a progetto con un solo committente, che passa dal 10% dell'ultimo stipendio al 20% di quanto percepito l'anno precedente (l'una tantum sarà compresa in un intervallo che oscillerà tra 1.000 e 2.600 euro circa). Non solo, d'ora innanzi anche i periodi in cui i cittadini svolgeranno lavori di collaborazione saranno computati ai fini dell'accesso agli ammortizzatori in deroga. Il nuovo quadro normativo non rappresenta solo una forma di garanzia passiva nei confronti dei lavoratori, ma è a tutti gli effetti una misura di stimolo al reinserimento lavorativo (ispirata al welfare to work) per coloro che beneficeranno di sussidi straordinari in deroga e che si andrà così ad affiancare alla stessa forma di incentivazione di cui godono già le aziende che assumono lavoratori beneficiari di ammortizzatori ordinari. In pratica, come riferito dal ministro del Welfare Sacconi, «i lavoratori che hanno sussidi straordinari potranno portare con sé i sussidi e così ci sarà un abbattimento del costo del lavoro per le imprese che li assumeranno».Secondo il nuovo pacchetto presentato dal Governo, inoltre, i lavoratori che sono stati sospesi dalla loro attività e che godono di sussidi potranno svolgere prestazioni occasionali e accessorie entro un limite massimo di 3 mila euro per l'anno 2009, il che, ovviamente, significa anche che, se nel frattempo si dovessero presentare occasioni di lavoro, essi potranno comunque accettarle. Lo stesso discorso vale per i corsi di formazione. In pratica coloro che beneficeranno di tale misura potranno fare un'integrazione all'80% del reddito che ricevono già dagli ammortizzatori.Se è vero che è nei momenti delicati si sprigionano le maggiori energie creative, è anche vero che, per far fronte ad una situazione di emergenza, la forza non solo del governo, ma anche e soprattutto dei cittadini, può contribuire ad incoraggiare la ripresa di un cammino virtuoso. Ecco perché, chi è depositario di una buona dose di questa forza, i giovani, sono chiamati ad assumersi delle responsabilità: su questo tema il ministro Sacconi ha rivolto un appello alle nuove generazioni, un richiamo ad accettare, in tempo di crisi, anche impieghi che magari non sono del tutto in linea con il proprio background scolastico. Il che significa che essi dovranno essere disposti anche a svolgere mansioni più manuali e, in prospettiva, una volta che la congiuntura migliorerà, le aziende - ha sottolineato Sacconi nel corso della conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri - saranno molto sensibili a questo tipo di scelta. Svolgere anche lavori manuali (pur avendo anche una formazione che consentirebbe di ricoprire incarichi differenti), per i giovani vuol dire mantenersi occupati e reagire con i sacrifici alla paura, significa fare scelte di responsabilità e indirizzare gli sforzi personali in un terreno in cui si potrebbe realizzare così la sintesi tra bene individuale e bene comune. Questa sintesi, che deve essere perseguita dalla politica, per potersi realizzare ha bisogno di una crescita che sia fondata anche su un'economia tangibile. Ecco perchè, in questo quadro, il lavoro manuale (ad esempio il manifatturiero per l'Italia) può rappresentare uno zoccolo duro che non solo può aiutare un Paese a crescere nel Mondo, ma anche a purificare l'economia da quell'idea del «guadagno facile» che ha portato all'implosione di un modello drogato di crescita.
Aurora Franceschelli

Guardiamoci dai catastrofisti


21/03/2009
- I dati sulla disoccupazione sono pesanti. E il 2009 si preannuncia come il peggiore da almeno quindici anni a questa parte. Con una ipoteca pesante sulle regioni del nord, Piemonte e Lombardia in prima fila con una stima di posti di lavoro persi che sfiora le cinquecento mila unità. Un macrodato, come direbbero gli economisti, compilato sulla base di due diversi osservatori: quello dell’Istat stilato sulla base dei numeri raccolti nel terzo e quarto trimestre 2008 e quello del “tavolo anticrsi”. Gli uni, sommati agli altri, danno appunto il risultato di cui sopra. E in particolare oltre 200mila in Piemonte e circa 300mila in Lombardia. Di qui il mezzo milione di posti vuoti nei settori produttivi, aggregando industria, artigianato, servizi e agricoltura.
Quadro grigio in cui, tuttavia, pare di intravvedere una tendenza alle pennellate di nero fumo che non convince appieno. Ci spieghiamo: se è vero che le statistiche più fosche stimano in un milione i posti di lavoro persi, questi 500mila denunciati in sole due regioni appaiono quanto meno gonfiati. E ciò apre interrogativi sia sulla integrazione dei dati rilevati dai due diversi osservatori, sia su una tendenza più politica che sindacale a far le cose più gravi di quelle che sono. Tornando all’Istat, i dati rilevati fanno emergere un aumento della disoccupazione (indicativi sono gli ultimi sei mesi dello scorso anno) dal 4,9 al 5,9 in Piemonte e dal 3,2 al 4,3 in Lombardia, stimando i posti persi complessivamente in 317mila circa. E gli altri duecentomila? Quelli per intenderci raccolti dai tavoli anticrisi?
In parte, dicono gli esperti, sono frutto di sovrapposizione e in parte riguardano lavoratori interinali e precari. Sarebbero proprio queste due “categorie” di lavoratori a far lievitare (o se preferite a gonfiare) le cifre, in un gioco al massacro, quanto meno psicologico, da parte della componente sindacale legata alla Cgil e, a ricaduta, delle componenti politiche che la sostengono. Come se i 300 mila lavoratori a spasso segnalati dall’Istat avessero bisogno di qualche “rinforzino” per renderci ancora più neri i giorni che stiamo vivendo.
Gioco al massacro sinceramente poco rassicurante che, una volta di più, acuisce timori e alimenta fantasie catastrofiche pericolose. Ai cantori del baratro e alle Cassandre che li accompagnano, consigliamo prudenza. Scritto da: Beppe Fossati