LA PETIZIONE DA FIRMARE
venerdì 22 maggio 2009
"Ci mandano a casa". Blitz dei precari al Ministero dell'Ambiente
L’Ispra e quei controlli da mettere a tacere
Tra i tanti proclami del governo, sempre così attento alla comunicazione, spicca al momento l’assenza di idee chiare sull’ambiente. In particolare, a essere ignorato è il delicato ambito dei controlli e della vigilanza necessari a preservare i nostri ecosistemi e la salute dei cittadini. Emblematico ciò che è accaduto nell’ultimo anno in primo luogo ad Apat, ora trasformato in Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e accorpato con i più piccoli Icram (Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare) e Infs (Istituto nazionale per la fauna selvatica). L’Ispra non ha ancora uno Statuto, che tarda ad arrivare nonostante i commissari nominati dal ministro Prestigiacomo, che dovrebbero gestire soltanto l’ordinaria amministrazione, siano lì ormai da quasi un anno. La mancanza di uno Statuto non impedisce di conoscere i compiti dell’Istituto, ereditati dagli enti confluiti: in particolare, l’ex Apat svolgeva fondamentali funzioni di controllo nell’ambito di temi come, tra gli altri, rifiuti, nucleare e qualità dell’ambiente urbano, mentre l’Icram aveva responsabilità per tutto ciò che riguarda i nostri mari. Proprio il rapporto rifiuti, da sempre uno dei fiori all’occhiello dell’agenzia governativa, quest’anno è stato pubblicato con oltre tre mesi di ritardo. Invece che a Natale, si è arrivati quasi a Pasqua, senza l’usuale conferenza stampa di presentazione e con un comunicato stampa assai stringato, pieno di dati rassicuranti che non sfioravano le zone “ad alto rischio”, come Campania e Sicilia. Del resto, la cosiddetta soluzione del problema rifiuti a Napoli è stato il vanto di questo governo e la Sicilia è feudo elettorale del Pdl e del ministro Prestigiacomo. Non si è parlato nemmeno di Sardegna, nonostante i grandi risultati sulla differenziata raggiunti dalla precedente giunta regionale di centrosinistra. I dati sono usciti solo a marzo: dopo la campagna elettorale. Sul nucleare, da tempo l’Ispra è tenuta alla regola del silenzio, imposto dal ministero, diventato tombale dopo l’approvazione al Senato del disegno di legge 1441 che istituisce una nuova Agenzia per il nucleare dove confluirà anche il dipartimento dell’Istituto. Certo, questa è una situazione temporanea, anche se all’interno di Ispra si sussurra di “commissari liquidatori” e i sindacati sottolineano come il ministero parli di «convenzione quadro» con l’Istituto ma stia nicchiando su Statuto e regolamento. In realtà, la voce più insistente è che l’Ispra un futuro non ce l’abbia ma sia destinata a essere smembrata dopo il possibile addio della Prestigiacomo al dicastero. Oltre al settore nucleare, se ne andrebbe il Servizio geologico d’Italia, che tornerebbe sotto la presidenza del Consiglio, mentre il resto sarebbe trasformato in un dipartimento del dicastero o finirebbe addirittura sotto il ministero delle Infrastrutture (il quale svolgerebbe così la duplice funzione di controllore e di controllato), nel caso in cui si decidesse di cancellare l’Ambiente. Del resto, la Prestigiacomo non ama parlare di Ispra: risponde picche, da mesi, alle richieste di incontro dei sindacati, e di recente al Forum pubblica amministrazione ha “dato buca” all’assemblea dei direttori generali delle Arpa (le Agenzie regionali per l’ambiente), mettendo in imbarazzo perfino i compassati e istituzionali “commissari liquidatori”.