LA PETIZIONE DA FIRMARE

martedì 21 ottobre 2008

I precari dell’Ogs bloccano l’attività

Occupata simbolicamente la sede. «A rischio un posto di lavoro su 4»
Dopo la protesta dei riceratori dell'Osservatorio astronomico di via Tiepolo, da ieri anche il personale non di ruolo dell'Ogs ha deciso di interrompere la propria attività per dire no alla legge 133. I precari e i ricercatori vincolati da contratto «atipico» di lavoro all'Istituto nazionale di Oceanografia e di geofisica sperimentale hanno «occupato simbolicamente l'edificio principale dell'ente - spiega una rappresentante (che vuole mantenere l'anonimato) a nome di tutti i precari -. Vogliamo dare sfogo alla nostra amarezza nei confronti del governo e manifestare il dissenso sulle nuove disposizione ammazza-precari che minacciano il futuro della ricerca italiana. Si tratta di un'azione nata in accordo con altri enti d'eccellenza del territorio».

«Lo Stato spreca la ricerca»: questa la scritta apparsa sullo striscione preparato dal gruppo di lavoratori dell'Ogs. La protesta è stata supportata anche da alcuni colleghi di ruolo dell'ente, la cui dotazione di personale è composta da 260 unità di cui 112 tra precari (tempi determinati) ed atipici (co.co.co., assegni di ricerca e borse di studio), come conferma ancora la rappresentante dei lavoratori. Che aggiunge: «Vogliamo difendere il nostro posto, alcuni di noi - precisamente il 23 per cento, specifica una nota - rischiano di perderlo a partire dal 1° luglio del 2009. Qui c'è gente che presta la sua opera da dieci anni: tagliando noi, peraltro, si sprecano le risorse investite dallo Stato in passato».

L'iniziativa del personale precario e atipico dell'Ogs mira a dare un segnale forte al mondo politico e all'opinione pubblica e trova le sue motivazioni scatenanti in particolare nell'approvazione dell'articolo 37 bis della legge 133, quello che riguarda le nuove disposizioni in materia di stabilizzazione. «Le norme in questione - specifica ancora il comunicato inviato direttamente dai ricercatori dell'Ogs - forniscono indicazioni molto chiare sulla conclusione dei contratti a termine, ma non considerano il personale atipico e sono molto nebulose sui tempi e le modalità di assunzione». Tra le richieste alle istituzioni c'è anche quella con cui si domanda a gran voce il ricorso a concorsi: «Per garantire la continuità delle attività dell'ente è necessaria una programmazione che preveda nuove procedure di assunzione basate su criteri meritocratici».

E infine i lavoratori che hanno dato vita alla protesta chiedono ancora provvedimenti «che consentano un progressivo e continuo processo di inserimento in ruolo del personale precario e atipico in accordo con la Carta europea dei ricercatori».

«Io, precaria da 12 anni premiata in Israele per una ricerca sul cancro»

di Carla Massi
ROMA - Ha scoperto che una tossina estratta da una spugna del Mediterraneo può diventare un’arma vincente contro il tumore del polmone. A novembre, per questo lavoro, Laura Paleari, 36 anni, da 12 precaria all’Istituto tumori di Genova, verrà premiata a Gerusalemme durante la più importante assise mondiale sulle ricerche sul cancro. Sarà premiata per questo brevetto che, una volta sviluppato, diventerà un farmaco da prescrivere appena fatta la diagnosi di neoplasia. Parliamo di un successo italiano che la Paleari è riuscita a conquistare insieme ad altri tre ricercatori (tutti precari come lei) del Cnr e dell’università di Genova. Erano in quattro, poco prima del 2005 quando hanno iniziato a studiare la spugna. Oggi sono rimasti in due a continuare a lavorare sulla tossina salva-polmone. Perché il gruppo si è dimezzato? Semplice. Perché solo due dei quattro sono riusciti a sostenere la vita da precari in laboratorio. Gli altri due, per meri motivi economici, hanno dovuto mollare. «Uno - spiega Laura Paleari - ha accettato di fare l’informatore scientifico, che vuol dire andare negli studi medici a promuovere i farmaci di un’azienda, mentre l’altro, sempre da precario, insegna scienze in un liceo. Li abbiamo persi dopo anni e anni di impegno». Federico Bottini, ricercatore precario da 16 anni all’istituto Gaslini di Genova, guadagna circa mille euro al mese. Ha superato i quaranta, si barcamena tra un mare di difficoltà ma, perché ostinato e determinato in quello che fa, non ha mai voluto lasciare i suoi progetti sui fattori di coagulazione. Luca Roz, 39 anni, è riuscito a collezionare borse di studio su borse di studio: si occupa di citogenetica, oncologia sperimentale. Oggi sta all’Istituto nazionale tumori di Milano. Dice che ha tanta passione, che ha avuto riconoscimenti di qua e di là dell’Oceano ma, quando va in banca per chiedere un mutuo, riceve solo una calda stretta di mano perché lui ha poche garanzie (economiche) da dare.

Laura, Federico e Luca sono tre degli oltre 2500 ricercatori che lavorano nei diciotto istituti di ricerca, gli Irccs. «E’ un pazzo chi, nel nostro paese, vuol fare questo lavoro - dicono -. E’ ancora più pazzo e, più sfigato, chi entra in un istituto in cui si curano i malati e si fa ricerca. Pensiamo al Regina Elena di Roma, come l’Istituto tumori di Milano». Poche parole per ”raccontare“ qual è il quotidiano di questi piccoli-grandi scienziati senza posto fisso che dedicano la loro vita al microscopio di un Irccs. Una sorta di “topi di laboratorio” che, da poco, si sono riuniti in un’associazione perché il loro status giuridico-amministrativo è diverso dai loro colleghi che lavorano negli atenei. Già, camici dedicati alla scienza tutti e due, ma, sulla carta assai diversi e, soprattutto, con strade davanti assai diverse: i ricercatori degli Irccs, infatti, dipendono dal ministero della Salute mentre quelli degli atenei dal ministero dell’Università. Tutta qui la differenza?

«Apparentemente sembra una banalità - spiega Laura Paleari che è portavoce dei ricercatori Irccs - ma, nella realtà, la nostra vita professionale e la loro è molto diversa. E, a tempi brevi, sarà ancora più diversa. Noi possiamo essere considerati come dei dipendenti di un ministero, della pubblica amministrazione in generale, mentre gli altri hanno la possibilità di fare la carriera universitaria. Noi siamo degli autentici co.co.co con tutti i problemi dei rinnovi del contratto mentre gli altri hanno, diciamo i più fortunati, un possibile iter negli atenei». Un problema: dagli anni ’90, nella pubblica amministrazione, le assunzioni sono bloccate. Una particolarità: in questi istituti esistono leader dei gruppi di ricerca che sono precari da oltre vent’anni. La maggior parte sono chimici e biologi. «I medici - dicono ancora - riescono ad essere meglio “riciclati” negli istituti. I biologi e i chimici, invece, rischiano mano a mano di sparire. Per giunta, le ultime direttive del governo mettono dei paletti ai rinnovi dei contratti a termine per chi lavora nella pubblica amministrazione. E noi come faremo?». Già oggi nei diversi istituti gli amministratori stanno lavorando sull’interpretazione delle ultime norme secondo le quali non è possibile «ricorrere all’utilizzo del medesimo lavoratore con più tipologie contrattuali per periodi di servizio superiori al triennio nell’arco dell’ultimo quinquennio». E noi, si domandano i ricercatori degli istituti, come facciamo dal momento che andiamo avanti solo con contratti a termine che vanno da uno a tre anni per volta? Contratti che, in realtà, sono borse o contributi di fondazioni. «Un grande problema burocratico - aggiunge la Paleari - che appesantisce il lavoro di tutti i giorni e che, piano piano, sta spingendo tutti ad andare a bussare ad altre porte. Ma, la stragrande maggioranza, ha un’età media di 40 anni. Non sappiamo dove andare, non abbiamo, in queste condizioni, una carriera davanti da poter perseguire. Siamo una forza della ricerca italiana ma, in modo più o meno evidente, stiamo anche scomparendo». Come le specie in via di estinzione.

Allarme disoccupazione e sottooccupazione: una lettera al presidente Napolitano

Gent.ma Redazione

vorremmo richiamare l'attenzione dei media della nostra città sulla difficile situazione che stanno vivendo circa 30 precari (occupati con contratti co.co.co., borse di studio ed assegni di ricerca) che lavorano presso il Centro di Ricerca per la Cerealicoltura di Foggia in seguito all'emendamento presentato dal governo all'art. 37 del DDL 1441-quater. L'emendamento annulla tutte le norme sulla stabilizzazione contenute nelle ultime due finanziarie ed introduce un meccanismo di licenziamento a fine proroga e non oltre tre mesi dopo l'approvazione del disegno di legge collegato alla Finanziaria. Ciò significa che alla scadenza dei contratti i lavoratori co.co.co e a tempo determinato non avranno rinnovato il loro rapporto di lavoro. Il Centro di Ricerca per la Cerealicoltura di Foggia rappresenta oggi il punto di riferimento della ricerca sui cereali in Italia. Il recente Piano di riordino del Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (CRA) ha, infatti, riconosciuto a questa realtà un ruolo d'eccellenza nel settore della ricerca avanzata in agricoltura seppure con un organico ampiamente sottodimensionato (9 ricercatori contro i 30 previsti dal piano di riordino). In questo modo il Centro di Ricerca rischia di subire conseguenze pesantissime dal momento che il personale precario rappresenta la spina dorsale per la maggior parte delle attività di ricerca che vengono condotte presso il Centro. L'elevatissima professionalità raggiunta in tanti anni di precariato rende questi ricercatori difficilmente collocabili sul mercato del lavoro soprattutto se a questo aggiungiamo l'ulteriore provocazione rappresentata da un altro emendamento che prevede la regionalizzazione dei concorsi e quindi la difficoltà, anche volendo, di partecipare ai concorsi banditi in altre Regioni. E' paradossale che mentre la fuga dei cervelli viene denunciata in continuazione in tutte le occasioni e da parte di tutte le forze politiche, vengano presi provvedimenti che vanno nella direzione opposta disincentivando e bloccando non solo le nuove assunzioni ma anche la possibilità di sfruttare a pieno i tanto enfatizzati strumenti della flessibilità. Il nostro è un grido di allarme. Vorremmo il sostegno dei rappresentanti politici del nostro territorio e fare in modo che il governo torni indietro nelle sua decisione ritirando l'emendamento e riaprendo le stabilizzazioni.
I precari del CRA-CER di Foggia

La lettera
Egr. Sig. Presidente della Repubblica,

con la presente vorremmo porre alla Sua attenzione le conseguenze che comporterà nell'impiego da parte delle Pubbliche Amministrazioni l'attuazione della recente disposizione normativa di cui al D.L. n. 112/2008, convertito con modificazioni nella Legge n. 133/2008, con specifico riferimento all'art. 49 comma 3 (Lavoro flessibile).

Nel suddetto comma il legislatore intima le PP.AA. a non assumere personale a tempo determinato che abbia già vantato un periodo di lavoro pari a 36 mesi nell'ultimo quinquennio. Infatti, l'art. 49 comma 3 così recita "Al fine di evitare abusi nell'utilizzo del lavoro flessibile, le amministrazioni, nell'ambito delle rispettive procedure, rispettano principi di imparzialità e trasparenza e non possono ricorrere all'utilizzo del medesimo lavoratore con più tipologie contrattuali per periodi di servizio superiori al triennio nell'arco dell'ultimo quinquennio."

Stranamente con lo stesso requisito (tre anni lavorativi negli ultimi cinque anni) il Parlamento approvava la Legge n. 296/2006 che all'art. 1, commi 519 e 520, prevedeva per le PP.AA. la possibilità di stabilizzare il personale precario con contratti a tempo determinato al fine di eliminare il precariato esistente che si era accumulato presso gli Enti pubblici in virtù del blocco delle assunzioni. Di seguito e al fine solo di essere chiari si riportano testualmente i commi sopra citati:

  • art. 1 comma 519. " Per l'anno 2007 una quota pari al 20 per cento del fondo di cui al comma 513 è destinata alla stabilizzazione a domanda del personale non dirigenziale in servizio a tempo determinato da almeno tre anni, anche non continuativi, o che consegua tale requisito in virtù di contratti stipulati anteriormente alla data del 29 settembre 2006 o che sia stato in servizio per almeno tre anni, anche non continuativi, nel quinquennio anteriore alla data di entrata in vigore della presente legge, che ne faccia istanza, purché sia stato assunto mediante procedure selettive di natura concorsuale o previste da norme di legge. Alle iniziative di stabilizzazione del personale assunto a tempo determinato mediante procedure diverse si provvede previo espletamento di prove selettive. Le amministrazioni continuano ad avvalersi del personale di cui al presente comma, e prioritariamente del personale di cui all'articolo 23, comma 1, del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215, e successive modificazioni, in servizio al 31 dicembre 2006, nelle more della conclusione delle procedure di stabilizzazione. Nei limiti del presente comma, la stabilizzazione del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è consentita al personale che risulti iscritto negli appositi elenchi, di cui all'articolo 6 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, da almeno tre anni ed abbia effettuato non meno di centoventi giorni di servizio. Con decreto del Ministro dell'interno, fermo restando il possesso dei requisiti ordinari per l'accesso alla qualifica di vigile del fuoco previsti dalle vigenti disposizioni, sono stabiliti i criteri, il sistema di selezione, nonché modalità abbreviate per il corso di formazione. Le assunzioni di cui al presente comma sono autorizzate secondo le modalità di cui all'articolo 39, comma 3-ter, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni."
  • art. 1 comma 520. " Per l'anno 2007, per le specifiche esigenze degli enti di ricerca, è costituito, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, un apposito fondo, destinato alla stabilizzazione di ricercatori, tecnologi, tecnici e personale impiegato in attività di ricerca in possesso dei requisiti temporali e di selezione di cui al comma 519, nonché all'assunzione dei vincitori di concorso con uno stanziamento pari a 20 milioni di euro per l'anno 2007 e a 30 milioni di euro, a decorrere dall'anno 2008. All'utilizzo del predetto fondo si provvede con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentite le amministrazioni vigilanti, su proposta della Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione pubblica, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato."


Pertanto, alla visione di quanto sopra detto entrambi i provvedimenti legislativi sembrano andare nella giusta direzione riguardo all'eliminazione del "precariato" ma il meccanismo di azione è contraddittorio e sperequativo. Infatti, se è vero che molti non hanno raggiunto entro la fine di dicembre 2006 i tre anni di contratti di lavoro, magari anche solo per pochi giorni, nei cinque anni di riferimento per essere stabilizzati nel 2007, è altrettanto vero che presso la stessa struttura quei lavoratori precari venivano impiegati solo per alcuni mesi o ad intermittenza nell'arco dell'anno, permanendo di fatto per decenni nell'Ente. Parimenti è la situazione di quei lavoratori precari che pur raggiungendo alla fine di dicembre 2007 il requisito temporale (3 anni di contratto a t.d. negli ultimi cinque anni) per essere stabilizzati nel 2008 in mancanza dell'avviamento della procedura di stabilizzazione da parte delle PP.AA. si ritroveranno, in attuazione del D.L. n. 112/2008, senza lavoro alla scadenza del contratto stesso. Insomma, l'assurdità di queste leggi è che la transizione dal 2007 al 2008 ha comportato per la stessa tipologia di lavoratori precari e per gli stessi requisiti temporali da una parte, i più fortunati del 2007, la conversione del proprio status lavorativo da precario a contratto a tempo indeterminato mentre, dall'altra parte, coloro i quali, i più sfortunati del 2008, pur avendo acquisito una professionalità, militando per lunghi anni nelle PP.AA., non resta che la disastrosa prospettiva dello status non di precario ma di disoccupato.

CHE GIUSTIZIA SOCIALE è QUESTA? CI SONO PRECARI DI SERIE "A" ED ALTRI DI SERIE "B"? LA MERITOCRAZIA CHE FINE HA FATTO?

Tale situazione porterà sicuramente, con un colpo di spugna, ad una diminuzione se non all'estinzione del precariato, ma a quale prezzo? Aumenterà, invece, la disoccupazione! Infatti, gli Enti pubblici, in particolare quelli di ricerca, non avranno alcun interesse a formare nuovo personale per vederselo andare via dopo soli tre anni, periodo troppo breve per concludere seriamente un'attività di ricerca.

Il ricorso a tipologie contrattuali flessibili, da parte delle Pubbliche Amministrazioni, negli anni si è certamente trasformato in veri e propri abusi che hanno condannato alla precarietà migliaia di persone e le stesse Amministrazioni. La strategia da adottare per sanare questa situazione è la stabilizzazione dei precari che nel frattempo si sono creati. Diversamente ci saranno solo licenziamenti di massa, perdita di preziose competenze ed impossibilità per le Amministrazioni di continuare ad operare.

Signor Presidente, chi Le scrive sono i lavoratori precari, storici e non, dell'Ente Pubblico di Ricerca, denominato come C.R.A - Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, e precisamente del Centro di Ricerca per la Cerealicoltura di Foggia. Per "pura sfortuna", non raggiungendo il requisito temporale richiesto ai sensi della Legge n. 296/2006 (Legge finanziaria 2007) per la stabilizzazione, alla scadenza del contratto in essere (fine 2008) non si vedranno più rinnovato il proprio contratto di lavoro certamente non per negligenza o per inettitudine ma semplicemente perchè ai sensi del D.L. 112/2008 saranno "disoccupati per legge". E poiché le disgrazie non vengono mai da sole, a peggiorare la situazione ci sono ulteriori provvedimenti legislativi (collegati alla Finanziaria 2009) che intervengono più energicamente sulla questione relativa alla stabilizzazione dei precari con contratto a t.d. Uno di questi provvedimenti, ad opera dei Ministri Brunetta-Tremonti, è il D.D.L. n. 1441 quater, in corso di approvazione al Parlamento, un emendamento nel quale si sopprimono le disposizioni del comma 519 della L. n. 296/2006 (Finanziaria 2007) e di tutte le misure normative successive finalizzate alla stabilizzazione del precariato pubblico, dalla cui permanenza dipendono, invece, le speranze di mantenimento in servizio e di futura stabilizzazione di migliaia e migliaia di lavoratori precari pubblici.

Signor Presidente della Repubblica, in nome e per conto di tutti i lavoratori precari, la stragrande maggioranza formata da giovani con famiglia e prole, Le chiediamo di intervenire energicamente sulla celere revisione del D.L. 112/2008, convertito con modificazioni nella Legge n. 133/2008, e del D.D.L. n. 1441, in fase di approvazione, al fine di non dimenticare che dietro ad ogni lavoratore precario c'è una storia ed una professionalità da salvaguardare e che grazie alla loro dedizione al lavoro e al senso di appartenenza alla struttura lavorativa hanno sostenuto e salvaguardato queste strutture di ricerca dall'abbandono e dall'isolamento scientifico. Oggi questi provvedimenti legislativi vorrebbero, invece, cancellare tutto questo in nome della maggiore efficienza delle PP.AA.

Signor Presidente, il Centro di ricerca per la Cerealicoltura di Foggia è una realtà importante a livello nazionale, che vanta numerosi progetti di ricerca con collaborazioni internazionali. Attualmente il numero di strutturati del Centro è ancora molto limitato, pertanto un congruo gruppo di giovani ricercatori non strutturati e che da anni hanno acquisito una notevole esperienza nel settore, impegnandosi con passione e lavorando anche più di 10 ore al giorno, rischiano a causa delle nuove normative di vedere sbarrata la strada che hanno intrapreso con dedizione.

Sicuri di un Suo interessamento ad un problema così sentito ed iniquo, ci affidiamo nelle Sue mani, intervenendo negli ambiti istituzionali di pertinenza, per ripristinare il senso di giustizia che in questa Legge e al legislatore è venuto a mancare.

Cordialmente,

i lavoratori precari del CRA-Centro di Ricerca per la Cerealicoltura di Foggia.