È partita e finita sotto una fitta pioggia, a Roma, la manifestazione organizzata dai sindacati di base Rdb, Cobas e Sdl nel giorno dello sciopero generale. «La sensazione che questa manifestazione sia grandissima è ora certezza: enorme la partecipazione e grandissima anche l'adesione allo sciopero» non ha nascosto la sua soddisfazione Fabrizio Tomaselli, coordinatore nazionale Sdl. Alla fine i numeri gli hanno dato ragione infatti i partecipanti alla manifestazione sono stati circa 300.000.
Il corteo, partito da piazza della Repubblica, è stato aperto da uno striscione con la scritta: «Tremonti e Gelmini distruttori della scuola». A sfilare naturalmente, oltre alle varie categorie di lavoratori aderenti ai sindacanti di base, anche i coordinamenti degli studenti universitari e delle scuole superiori. Hanno protestato contro i tagli alla scuola, all'università, alla ricerca, i tagli al tempo scuola e il ritorno al maestro unico, insieme a genitori e insegnanti. Il passaggio di un gruppetto di alunni delle elementari, accompagnati dalle proprie mamme e insegnanti, che attraversava piazza Esedra ormai gremita, è stato salutato con un lungo applauso dai fratelli maggiori ormai arrivati all'università.
In corteo tutti i settori del pubblico impiego, i Vigili del Fuoco, la Protezione civile, operatori dei trasporti, insegnanti, ricercatori, tantissimi studenti, bambini e genitori tutti accomunati, ha spiegato il leader dei Cobas, Piero Bernocchi, una delle tre sigle che ha indetto la manifestazione, dalla preoccupazioni per il futuro: «C'è una volontà di denuncia – ha affermato Bernocchi - di tutte le politiche economiche di questo governo che salva i banchieri e mette in discussione i posti di lavoro dei precari, mette in discussione i diritti».
E sono stati rivolti specialmente contro i ministri Gelmini e Brunetta gli slogan presenti sugli striscioni e quelli scanditi nei cori dei manifestanti: «noi la scuola l'amiamo» hanno scritto gli alunni del liceo Kennedy di Ariccia. «Oggi termina la nostra occupazione – hanno detto gli studenti del Mamiani - è stata un'iniziativa simbolica ma la nostra lotta continua: il futuro è nostro e ce lo vogliamo prendere». Inviti a tutta voce per il ministro della Pubblica istruzione Maria Stella Gelmini «guarda quanti siamo, la pioggia non ci spegne». Nel corteo anche un gruppo di vigili del fuoco, con una barella sulla quale hanno adagiato un manichino in divisa, alle cui spalle è stata posta una foto del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta intento a succhiarne il sangue. «Siamo qui perchè chiediamo la stabilizzazione dei precari e salari più dignitosi» ha detto Giovanni Muccarino, coordinatore nazionale dei vigili del fuoco della Rdb.
Quando la testa del corteo che ha sfilato per le vie della capitale, era giunta già da un pò a piazza San Giovanni la coda del lungo serpentone, intanto, non aveva ancora imboccato via Merulana. Nella piazza storica del sindacalismo italiano un camion è diventato palco da cui molti hanno preso la parola, per illustrare i motivi della protesta
Il corteo, partito da piazza della Repubblica, è stato aperto da uno striscione con la scritta: «Tremonti e Gelmini distruttori della scuola». A sfilare naturalmente, oltre alle varie categorie di lavoratori aderenti ai sindacanti di base, anche i coordinamenti degli studenti universitari e delle scuole superiori. Hanno protestato contro i tagli alla scuola, all'università, alla ricerca, i tagli al tempo scuola e il ritorno al maestro unico, insieme a genitori e insegnanti. Il passaggio di un gruppetto di alunni delle elementari, accompagnati dalle proprie mamme e insegnanti, che attraversava piazza Esedra ormai gremita, è stato salutato con un lungo applauso dai fratelli maggiori ormai arrivati all'università.
In corteo tutti i settori del pubblico impiego, i Vigili del Fuoco, la Protezione civile, operatori dei trasporti, insegnanti, ricercatori, tantissimi studenti, bambini e genitori tutti accomunati, ha spiegato il leader dei Cobas, Piero Bernocchi, una delle tre sigle che ha indetto la manifestazione, dalla preoccupazioni per il futuro: «C'è una volontà di denuncia – ha affermato Bernocchi - di tutte le politiche economiche di questo governo che salva i banchieri e mette in discussione i posti di lavoro dei precari, mette in discussione i diritti».
E sono stati rivolti specialmente contro i ministri Gelmini e Brunetta gli slogan presenti sugli striscioni e quelli scanditi nei cori dei manifestanti: «noi la scuola l'amiamo» hanno scritto gli alunni del liceo Kennedy di Ariccia. «Oggi termina la nostra occupazione – hanno detto gli studenti del Mamiani - è stata un'iniziativa simbolica ma la nostra lotta continua: il futuro è nostro e ce lo vogliamo prendere». Inviti a tutta voce per il ministro della Pubblica istruzione Maria Stella Gelmini «guarda quanti siamo, la pioggia non ci spegne». Nel corteo anche un gruppo di vigili del fuoco, con una barella sulla quale hanno adagiato un manichino in divisa, alle cui spalle è stata posta una foto del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta intento a succhiarne il sangue. «Siamo qui perchè chiediamo la stabilizzazione dei precari e salari più dignitosi» ha detto Giovanni Muccarino, coordinatore nazionale dei vigili del fuoco della Rdb.
Quando la testa del corteo che ha sfilato per le vie della capitale, era giunta già da un pò a piazza San Giovanni la coda del lungo serpentone, intanto, non aveva ancora imboccato via Merulana. Nella piazza storica del sindacalismo italiano un camion è diventato palco da cui molti hanno preso la parola, per illustrare i motivi della protesta
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