Quelli che possono restare a casa sono circa 180, altri 224 si salvano in quanto «stabilizzandi»
ROMA - Circa 400 lavoratori e ricercatori dell'Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) non hanno un contratto a tempo indeterminato e molti di loro rischiano di perdere il posto di lavoro per effetto della legge Brunetta sulla Pubblica amministrazione, nonostante molti siano stati «precettati» per il terremoto in Abruzzo. Si tratta di circa il 40% dei dipendenti dell'Ingv. Ben il 40% dunque verrebbe spazzato via se il decreto passasse.
POSTI A RISCHIO - Quelli che rischiano veramente il posto sono circa 180 persone, in quanto dei 284 dipendenti con un contratto a tempo determinato, 224 sono «stabilizzandi», ovvero praticamente assunti avendo acquisito con oltre tre anni di contratto a tempo determinato il diritto all'assunzione in base alle precedenti Finanziarie. Quindi di questi sono 60 i non stabilizzandi, ossia che potevano almeno contare sul rinnovo del contratto ma che con la nuova legge non ne avrebbero più diritto. A questi vanno aggiunte 60 persone con assegni di ricerca e altre 60 tra borsisti e dottorandi. Tra i precari vi sono ricercatori, tecnologi, collaboratori tecnici e addetti ai servizi amministrativi e di supporto. La maggior parte non solo rischia di non vedere rinnovato il contratto, ma ha un'anzianità molto alta. Una situazione già più volte denunciata dai sindacati della ricerca e dallo stesso direttore dell'Invg, Enzo Boschi, che il 1° ottobre scorso aveva inviato una lettera al governo per richiamare l'attenzione sulla questione.
ALLERTATI - Appena è scattato l'allarme all'Aquila i sismologi dell'Ingv sono stati subito coinvolti: c'è chi è partito immediatamente dopo la scossa delle 3,32 del 6 aprile per installare la rete di monitoraggio, e chi ha lavorato in sede. Ora sono tutti a disposizione, anche oltre l'orario di lavoro per fronteggiare l'emergenza. L'Ingv esegue infatti il monitoraggio sismico e vulcanico dell'Italia 24 ore su 24 e per 365 giorni all'anno e fornisce alla Protezione civile servizi e consulenza.
CONTRIBUTO - «Da tempo abbiamo messo in luce la necessità di procedere alla stabilizzazione dei precari», ha detto il segretario generale della Flc Cgil, Domenico Pantaleo. «La situazione è curiosa, perché si tratta di lavoratori che, come hanno dimostrato anche con il terremoto in Abruzzo, possono dare un contributo importante. Sono stati i primi che si sono mossi per raggiungere le aeree colpite. Il punto è capire se questi ricercatori servono o meno. Riteniamo sbagliato e ipocrita licenziare questi lavoratori». Sulla stessa linea il segretario nazionale della Uilpa-Ur, Alberto Civica: «La rete sismologica viene garantita soprattutto grazie ai precari, perché l'Ingv è un ente che ha organici molto ridotti. La Protezione civile dà i soldi con il contagocce, il bilancio non è mai consolidato per cui non possono fare assunzioni, non possono aumentare gli organici, e il controllo sismico sta tutto in mano ai precari». Per il segretario confederale della Cisl, Claudio Santini, il terremoto in Abruzzo non fa che «rafforzare la necessità di battersi per la stabilizzazione di questi lavoratori».
POSTI A RISCHIO - Quelli che rischiano veramente il posto sono circa 180 persone, in quanto dei 284 dipendenti con un contratto a tempo determinato, 224 sono «stabilizzandi», ovvero praticamente assunti avendo acquisito con oltre tre anni di contratto a tempo determinato il diritto all'assunzione in base alle precedenti Finanziarie. Quindi di questi sono 60 i non stabilizzandi, ossia che potevano almeno contare sul rinnovo del contratto ma che con la nuova legge non ne avrebbero più diritto. A questi vanno aggiunte 60 persone con assegni di ricerca e altre 60 tra borsisti e dottorandi. Tra i precari vi sono ricercatori, tecnologi, collaboratori tecnici e addetti ai servizi amministrativi e di supporto. La maggior parte non solo rischia di non vedere rinnovato il contratto, ma ha un'anzianità molto alta. Una situazione già più volte denunciata dai sindacati della ricerca e dallo stesso direttore dell'Invg, Enzo Boschi, che il 1° ottobre scorso aveva inviato una lettera al governo per richiamare l'attenzione sulla questione.
ALLERTATI - Appena è scattato l'allarme all'Aquila i sismologi dell'Ingv sono stati subito coinvolti: c'è chi è partito immediatamente dopo la scossa delle 3,32 del 6 aprile per installare la rete di monitoraggio, e chi ha lavorato in sede. Ora sono tutti a disposizione, anche oltre l'orario di lavoro per fronteggiare l'emergenza. L'Ingv esegue infatti il monitoraggio sismico e vulcanico dell'Italia 24 ore su 24 e per 365 giorni all'anno e fornisce alla Protezione civile servizi e consulenza.
CONTRIBUTO - «Da tempo abbiamo messo in luce la necessità di procedere alla stabilizzazione dei precari», ha detto il segretario generale della Flc Cgil, Domenico Pantaleo. «La situazione è curiosa, perché si tratta di lavoratori che, come hanno dimostrato anche con il terremoto in Abruzzo, possono dare un contributo importante. Sono stati i primi che si sono mossi per raggiungere le aeree colpite. Il punto è capire se questi ricercatori servono o meno. Riteniamo sbagliato e ipocrita licenziare questi lavoratori». Sulla stessa linea il segretario nazionale della Uilpa-Ur, Alberto Civica: «La rete sismologica viene garantita soprattutto grazie ai precari, perché l'Ingv è un ente che ha organici molto ridotti. La Protezione civile dà i soldi con il contagocce, il bilancio non è mai consolidato per cui non possono fare assunzioni, non possono aumentare gli organici, e il controllo sismico sta tutto in mano ai precari». Per il segretario confederale della Cisl, Claudio Santini, il terremoto in Abruzzo non fa che «rafforzare la necessità di battersi per la stabilizzazione di questi lavoratori».
Nessun commento:
Posta un commento