C'è chi ha perso il lavoro perchè l'azienda dove lavorava ha chiuso e chi l'ha lasciato perchè il salario era troppo basso. Ci sono stranieri, italiani, giovani e persone di mezza età, ciascuno con la propria storia e tutti con una sola necessità: trovare un posto di lavoro. Li abbiamo incontrati nella sala d'aspetto del Centro per l'impiego della Provincia, in via delle Franceschine, in fila per accedere al colloquio con uno degli impiegati degli uffici dove si accolgono le domande di lavoro e si valutano, tramite colloquio, i requisiti dei candidati.
La media attuale delle richieste al Centro per l'impiego di Verona registra un afflusso di 50 persone al giorno, ma che possono diventare anche più del doppio nei primi cinque giorni del mese, quando i lavoratori rimasti disoccupati devono chiedere di iscriversi nel cosiddetto elenco anagrafico, quella che un tempo si chiamava lista di disoccupazione. Annualmente la media degli accessi ai sei centri per l'impiego di Verona e provincia era pari a circa 8000, cifra che poteva anche lievitare mettendo insieme non solo le richieste di lavoro ma anche quelle d'informazione, che sono molto numerose. Quest'anno però, stando al trend dei primi tre mesi, questa cifra è destinata sembra destinata almeno a raddoppiare.
In sala d'attesa attende Fabrizio B., artigiano edile di 50 anni, che abita a Lugagnano. È sposato e ha quattro figli, di cui tre ancora in casa. Si sfoga raccontando la sua storia:«Ho lavorato fin da giovanissimo, sempre in cantieri all'aperto e, purtoppo, mi sono rovinato la salute. Ho una grave forma d'artrosi e non posso fare più di tre o quattro lavori l'anno. Troppo poco. Così ho dovuto chiudere l'attività. Il problema è che lo Stato le tasse continua a chiederle, e salate, senza tenere conto che se uno non lavora non ha più reddito. Non capisco perchè non si possano ridurre le imposte in proporzione alla mole di lavoro che una persona svolge. E, come se non bastasse, mi è arrivato da pagare il sequestro di un immobile per tasse. mi hanno comunicato, inevase vent'anni fa. Una faccenda, tra l'altro, tutta da chiarire. Il risultato è che adesso sono qua a iscrivermi nelle liste per trovare un lavoro. Ma non è certo una cosa facile».
Vicino a lui c'è la moglie Maria:«Mi alzo ogni giorno alle quattro per andare a fare le pulizie negli uffici. È un lavoro duro e il salario è quello che è. Devo stare attenta fino all'ultimo centesimo quando faccio al spesa. Dobbiamo stare attenti anche a quello che mangiamo. E ho tre ragazzi che ancora studiano. È un periodo difficile per molte persone. Sento tante colleghe che hanno i mariti con lavori a termine e non sanno come fare ad arrivare a fine mese. Il problema», commenta amara, «è che in Italia se si lavora onestamente si guadagna poco».
Nella stessa sala d'aspetta c'è Stella, una signora romena di 50 anni. È diplomata infermiera in Romania e ha fatto anche un anno d'università. È in Italia da quattro anni:«Sono dovuta venir via dal mio Paese perchè guadagnavo ormai pochissimo e anche perchè sono stata truffata e mi hanno portato via la casa. Qui in Italia ho fatto diversi lavori, anche negli alberghi come cameriera ma vorrei un lavoro più stabile. Così ora mi sono iscritta a un corso per operatore socio sanitario. Almeno potrò lavorare o come badante o in qualche casa di riposo. Finora ho trovato solo lavori precari».
Un'altra signora romena, Maria, pure lei cinquantenne attende con il suo biglietto in mano:«Sono in Italia da nove anni e finora ho lavorato come infermiera, nelle case di riposo. Anch'io ho deciso di frequentare un corso per operatore socio sanitario per avere una qualifica che mi consenta di avere un salario un po' più passabile. Qui a Verona ho tutta la mia famiglia e le esigenze sono sempre di più».
In sala d'attesa arriva Elisa, veronese, 30 anni. È laureata in Giurisprudenza. Ha lavorato come praticante per alcuni mesi nello studio di un avvocato ma poi ha deciso che non era quella la sua strada: «Beh, soldi pochissimi e, in compenso moltissimo lavoro. La prassi è questa per gli aspiranti avvocati. E poi bisogna passare l'esame di Stato. Ho visto colleghi tentare diverse volte senza successo. Ho anche lavorato per un anno, con un contratto a progetto, in un'azienda di servizi. Ma quando sono rimasta incinta non mi hanno più rinnovato il contratto. Sono anche ricorsa alle agenzie per il lavoro interinale ma senza troppo successo. Ora mi iscrivo qui. Mi accontenterei anche di fare l'impiegata contabile».
Vicino a lei c'è una giovane, pure lei veronese. Ha 23 anni, un diploma professionale e per sei anni ha lavorato in un negozio di parrucchiera:«Ho deciso di cambiare perchè prendevo molto poco, sì e no 800 euro al mese. E se sei da solo non ce la fai a mantenerti. Il mio sogno è di poter lavorare in proprio ma, intanto, sono disposta a fare qualsiasi lavoro, possibilmente pagato un po' meglio».
In sala d'aspetto entra un'altra signora. Ha 46 anni, veronese, si chiama Graziella. «Ho lavorato fino a pochissimo tempo fa in un negozio di alimentari a Verona. Purtroppo i proprietari hanno ceduto l'attività e io sono rimasta a piedi. Sono commessa banconista, pratica nel settore gastronomia. Sono venuta qui per informarmi sull'indennità di disoccupazione ma anche per iscrivermi nel registo per l'impiego. Non posso permettermi di restare a casa. Sono separata e con un figlio di 14 anni da mantenere. Ho lavorato fin da quando avevo 16 anni e il lavoro non mi spaventa di certo, nessun tipo di lavoro. Ma adesso al situazione s'è fatta proprio difficile».
Un'altra signora resta in disparte. Non vuole dire il suo nome ma poi, parlando, salta fuori che ha 42 anni, veronese, e che perso il lavoro da un anno. «Per un'ingiustizia», precisa. e Poi aggiunge:« A quarant'anni non ti ricicli più. Le aziende vogliono personale giovane, così lo sfruttano meglio, senza tenere conto che una persona diciamo matura ha non solo più esperienza ma anche una situazione personale già definita. Insomma, figli eventualmente ne ha già e non creerebbe problemi, se così li vogliamo chiamare, di assenze per maternità. Invece dopo i 35 anni sembra che abbiamo la "peste"».
Arriva Federica, 27 anni, veronese, diploma come perito linguistico, reduce da esperienze professionali «poco fortunate». Ha fatto qualche periodo di lavoro, precario, ma ora sta cercando una vera occupazione:«Mi piacerebbe lavorare in un settore che ha rapporti con l'estero ma qualsiasi occupazione mi andrebbe bene. Con questi chiari di luna non ci si può permettere di fare i difficili».
Vicino a lei si siede un immigrato nigeriano di 40 anni. È in Italia da circa un anno, con la moglie che comunque lavora:«Sono artigiano, falegname restauratore, ma non sono riuscito a trovare nulla. È veramente molto difficile. Spero che iscrivendomi nelle liste della Provincia possa saltare fuori qualcosa».
E c'è Manuele, 31 anni, arrivato dalla Sardegna nel 2001. È un autista con patente C e E. «Finora sono sempre riuscito a lavorare con dei contratti a termine. Solo che qualche anno fa era più facile trovare lavoro. Ultimamente è sempre più difficile. Ho appena terminato un contratto con l'aeroporto Catullo e ora mi devo reiscrivere nelle liste della Provincia. Ho fatto e sono disposto a fare qualsiasi tipo di lavoro, magazziniere, mulettista, non mi importa. Il mio sogno è un lavoro fisso, penso come tutti. Non si può restare precari a vita».
Un'altra storia è qualla di Andres, un colombiano di 32 anni, in Italia da 13, che per sette anni ha lavorato in una cooperativa come operaio. «Poi la cooperativa ha perso l'appalto e ci siamo trovati tutti per strada», racconta sconsolato. «Ho girato una quantità di cooperative per vedere se riuscivo a trovare un'occupazione ma non c'è stato niente da fare. Pare che trovare un lavoro sia diventato impossibile».
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