LA PETIZIONE DA FIRMARE

martedì 30 giugno 2009

RICERCA: ISPRA, RICERCATORI DA TUTELARE INTERVENGA IL GOVERNO

Di Umberto Guidoni - "Il caso del mancato rinnovo del contratto dei 430 ricercatori di ISPRA è emblematico dell'agire di questo governo. Da una parte si parla di valorizzare il merito e dall'altra si mandano a casa centinaia di ricercatori che hanno dimostrato negli anni la loro professionalità e competenza. Una decisione inaccettabile che svilisce e mette in ginocchio tante professionalità". Così Umberto Guidoni, esponente di Sinistra e Libertà, commenta il caso dei precari che hanno occupato l'ISPRA come forma di protesta per la perdita del proprio lavoro. "Solidarizzo pienamente con questi giovani, che rappresentano una risorsa essenziale per la ricerca italiana e, sopratutto, per il territorio visto l'importante ruolo di monitoraggio ambientale portato avanti dall'ISPRA. Ma il governo Berlusconi preferisce metterli alla porta ed utilizzare società private per compiere le rilevazioni che riguardano la qualità dell'ambiente e la salute dei cittadini. Ancora una volta - ha concluso Guidoni - dietro le ventilate razionalizzazioni si cela la volontà di affossare il servizio pubblico a vantaggio dei privati", conclude Guidoni.

Mobilitazione all'Ispra, da oggi 200 precari a casa

Roma, 30 GIU (Velino) - "Mobilitazione permanente all'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), dove sono scaduti oggi 200 contratti di precari, il cui licenziamento mette a rischio molte delle attivita' dell'Istituto vigilato dal ministero dell'Ambiente, nato appena un anno fa dall'accorpamento dei tre preesistenti". Lo comunica in una nota l'Assemblea dei precari dell'Ispra che aggiunge: "Dopo i ripetuti rinvii e gli inviti alla prudenza da parte della struttura commissariale Ispra, che diceva di contare su un incisivo intervento della ministro Stefania Prestigiacomo, oggi e' arrivata la conferma, dopo le false indiscrezioni dei giorni scorsi su un possibile "salvagente" nel decreto approvato dal Consiglio dei ministri di venerdi' scorso. I precari, molti dei quali gia' oggi non hanno potuto avere accesso ai locali dell'Ispra, visto che i loro badge sono stati disattivati in anticipo, sono riuniti in assemblea permanente per tutto il pomeriggio fino a sera, quando occuperanno l'ente nelle ore notturne, e invitano tutta la popolazione, la stampa, i rappresentanti politici e del mondo della scienza ad aderire alla loro mobilitazione, venendo a dimostrare la loro solidarieta' presso la sede centrale dell'Ispra, in via Brancati 48 (zona Eur). Ad aggravare la situazione, le voci continue su un possibile smembramento dell'Istituto e conseguente privatizzazione di controlli e ricerca ambientali, come sembra dimostrare la massiccia ricerca di personale da parte della Sogesid (Societa' pubblica del Ministero dell'Ambiente), proprio nei ruoli oggi svolti da ricercatori e personale Ispra. I precari chiedono l'attenzione dell'opinione pubblica su un rischio che riguarda non solo la loro vita e quella delle loro famiglie, ma tutta la popolazione, che ha tutto da perdere se vengono ridimensionati controlli e ricerca su temi come nucleare, rifiuti, emissioni in atmosfera e stato del mare. Per questo - conclude la nota - chiedono di essere immediatamente ricevuti dalla ministro Prestigiacomo, che dovrebbe spiegare a loro e a tutti gli italiani cosa intende fare per l'Ispra, assumendosi la responsabilita' personale e politica delle sue decisioni davanti all'opinione pubblica".

AMBIENTE. ISPRA: A CASA 200 PRECARI,NEL SILENZIO DI PRESTIGIACOMO

(DIRE) Roma, 30 giu. - Da oggi l'Ispra, l'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ha 200 persone in meno. Scadono infatti 200 contratti a termine, e nessuno di questi viene rinnovato. Risultato: "Da oggi a casa 200 lavoratori addetti a controlli e ricerca ambientale", denuncia l'assemblea dei precari Ispra. Il licenziamento di queste persone, sottolinea l'organismo, "mette a rischio molte delle attivita' dell'Istituto vigilato dal ministero dell'Ambiente". Eppure, lamentano i precari, "dopo i ripetuti rinvii e gli inviti alla prudenza da parte della struttura commissariale Ispra, che diceva di contare su un incisivo intervento della ministro Stefania Prestigiacomo, oggi e' arrivata la conferma" dei mancati rinnovi contrattuali. Ad aggravare la situazione, continua l'assemblea, "le voci continue su un possibile smembramento dell'Istituto e conseguente privatizzazione di controlli e ricerca ambientali, come sembra dimostrare la massiccia ricerca di personale da parte della Sogesid (Societa' pubblica del Ministero dell'Ambiente), proprio nei ruoli oggi svolti da ricercatori e personale Ispra". Gia' da oggi, denuncia l'assemblea, "i precari non hanno potuto avere accesso ai locali dell'Ispra, perche' i loro badge sono stati disattivati in anticipo". Il personale non confermato, si fa sapere, stasera occupera' l'ente nelle ore notturne e chiede di "essere immediatamente ricevuto dal ministro Prestigiacomo". Lei, concludono i precari, "dovrebbe spiegare a loro e a tutti gli italiani cosa intende fare per l'Ispra, assumendosi la responsabilita' personale e politica delle sue decisioni davanti all'opinione pubblica".

RICERCA: ISPRA OCCUPATO DA PRECARI LICENZIATI, INTERVENGA PRESTIGIACOMO

Roma, 30 giu. (Adnkronos)- "Duecento precari, fra collaboratori coordinati e continuativi e a tempo determinato, da domani perderanno il posto di lavoro dopo anni di servizio in Apat e Icram, gli Enti che dal 2008 hanno costituito Ispra". Lo afferma una nota di Rdb -Rappresentanze Sindacali di Base Pubblico Impiego della Confederazione Unitaria di Base annunciando che "i precari con i contratti in scadenza dormiranno ad oltranza nella sede di via Brancati dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale".
"E' paradossale che il governo parli di interventi contro la crisi e per difendere l'occupazione e poi, di fatto, licenzi sui dipendenti, per giunta in un ente di ricerca" afferma Enrico Morreale del coordinamento nazionale precari Usi RdB Ricerca. "In un momento di crisi, con professionalita' alte e specializzate, -continua Morreale- equivale a metterci sulla strade, noi e le nostre famiglie. Per questo abbiamo deciso che rimarremo ad oltranza nella sede centrale, perche' noi siamo importanti per Ispra e da Ispra traiamo i nostri salari".
"E' importante che si sappia che ci sono i fondi e anche le norme per rinnovarci i contratti -prosegue Morreale- basterebbe un'autorizzazione del Ministro alla struttura commissariale. Ma
fallito il tentativo di rinnovare i contratti attraverso una norma specifica il Ministro ed il Ministero ci ha abbandonato". "Chiediamo un intervento immediato della Prestigiacomo, che ha il dovere di intervenire per evitare i nostri licenziamenti. La lotta e' iniziata solo adesso e non abbandoneremo il nostro lavoro" conclude il lavoratore licenziato.

Ispra, Zingaretti: lavoratori risorsa preziosa per territorio

Roma, 30 GIU (Velino) - "I 430 precari dell'ISPRA, che per effetto del decreto governativo, tra la fine di giugno e dicembre saranno licenziati, rappresentano una risorsa importantissima per il nostro territorio. L'istituto, infatti, svolge operazioni di controllo e di monitoraggio ambientale, in particolare delle acque. E' necessario scongiurare il licenziamento di queste persone non solo per tutelare il loro straordinario lavoro, ma anche per evitare il rischio che nessuno si occupi piu' di un tema cosi' delicato come la tutela della provincia di Roma. In questo modo viene colpito e smantellato, senza alcuna garanzia, ne' per i lavoratori ne' per la comunita', un elemento portante su cui regge il nostro sistema produttivo". Lo dichiara il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. "Non si puo' pensare di razionalizzare la spesa tagliando indiscriminatamente, ma occorre una politica seria e lungimirante degli investimenti. Il lavoro svolto dai ricercatori, infatti, non e' una spesa, ma un vero e proprio investimento per il futuro di questo Paese - continua Zingaretti - Un governo che taglia sulla ricerca e' un governo che gestisce il presente, senza pensare a costruire solide basi per il domani".

LAVORO. ZINGARETTI: RICERCATORI ISPRA RISORSA PREZIOSA

(DIRE) Roma, 30 giu. - "I 430 precari dell'Ispra, che per effetto del decreto governativo, tra la fine di giugno e dicembre saranno licenziati, rappresentano una risorsa importantissima per il nostro territorio. L'istituto, infatti, svolge operazioni di controllo e di monitoraggio ambientale, in particolare delle acque. E' necessario scongiurare il licenziamento di queste persone non solo per tutelare il loro straordinario lavoro, ma anche per evitare il rischio che nessuno si occupi piu' di un tema cosi' delicato come la tutela della provincia di Roma. In questo modo viene colpito e smantellato, senza alcuna garanzia, ne' per i lavoratori ne' per la comunita', un elemento portante su cui regge il nostro sistema produttivo". Lo dichiara il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. "Non si puo' pensare di razionalizzare la spesa- si legge in una nota- tagliando indiscriminatamente, ma occorre una politica seria e lungimirante degli investimenti. Il lavoro svolto dai ricercatori, infatti, non e' una spesa, ma un vero e proprio investimento per il futuro di questo Paese. Un governo che taglia sulla ricerca e' un governo che gestisce il presente, senza pensare a costruire solide basi per il domani".

30 Giugno 2009





THE END



Esplode la cassa integrazione: nel Lazio in 35mila rischiano il posto

SEI milioni di ore complessive di cassa integrazione nei primi cinque mesi dell’anno. 35mila uomini e donne alla finestra, aspettando che la bufera passi e i portoni delle aziende tornino ad aprirsi. Parlare di cassa integrazione oggi impone il coraggio di porsi la domanda più scomoda: cosa succederà quando i termini di tempo previsti dagli ammortizzatori sociali scadranno e i lavoratori resteranno senza protezione? La risposta richiede chiaroveggenza ma già oggi, di fronte agli ultimi dati elaborati dalla Cgil, il segretario generale di Roma e Lazio, Claudio Di Berardino, lancia l’allarme: «Dobbiamo rapidamente prepararci al dopo - spiega Di Berardino - e aprire al più presto un tavolo con regione, comune di Roma, provincie, per dare un futuro a tutte queste persone. Del resto, i dati nelle nostre mani preannunciano un settembre nero». Andiamo a vedere cosa rivelano questi dati: la cassa integrazione, tra ordinaria e straordinaria, riguarda nel Lazio 35mila persone. Di queste - secondo la Cgil - oltre 23mila rischiano effettivamente di perdere il posto di lavoro in un periodo variabile tra 6 e 12 mesi. Nel solo maggio le persone in cassa integrazione ordinaria, impiegate cioè in aziende in crisi e a rischio licenziamento, sono state 7.000. Ma la vera esplosione interessa la cassa integrazione straordinaria: se nel dicembre 2008 erano 2.000 le persone interessate da questi ammortizzatori sociali, sono arrivate a 23mila nel mese scorso.

Le ultime tremila sono interessate a mobilità e altre forme di sospensione temporanea del lavoro. Un fenomeno diffuso su tutto l’arco produttivo che morde però soprattutto in alcuni settori. Nell’edilizia, tra aprile e maggio, il ricorso a questa forma di sostegno è cresciuto di un quasi incredibile 10.000 per cento, cioè è aumentato di cento volte. Nel commercio l’aumentoè stato del 24,8%; nella logistica del 129%.

Tantissime le aziende coinvolte: tra queste le ditte di costruzione, dove ormai le ore di Cig sono arrivate a 700mila, il distretto ceramico di Viterbo e quello chimico di Latina, la Fiat e la stessa Alitalia dove Cai ha comunque riassorbito in aprile 10.000 lavoratori. Non è tutto, perché il nuovo fronte della crisi oggi si chiama piccole e medie imprese. È qui che si combatte la battaglia della cassa integrazione in deroga, quella che offre coperture anche ai dipendenti delle PMI. Nel 2008 il suo valore ammontava a 17 milioni di euro. Oggi, a metà 2009, siamo già a 98 milioni, dei quali solo il 60% coperto finanziariamente dal governo.

“Questa forma di sostegno - commenta Di Berardino - riguarda ormai 4.953 persone cui se ne aggiungono altre 1.110 interessate da processi di mobilità in deroga che anticipano il licenziamento. Si tratta di un fenomeno che cresce mese dopo mese e che tocca i più esposti ai quali dobbiamo cercare di assicurare comunque delle coperture”.

A loro guarda la delibera approvata in questi giorni dalla Regione Lazio e promossa dall’assessore all’Istruzione, Silvia Costa, che prevede lo stanziamento di 220 milioni di euro del Fondo sociale europeo per allargare i benefici della cassa a circa 30mila lavoratori delle piccole imprese laziali, pari al 10% del totale.

Benefici allargati anche nel caso del primo accordo italiano per il riconoscimento degli ammortizzatori sociali ai lavoratori interinali. Il patto interessa 77 lavoratori interinali della Adecco, impegnati presso la fabbrica di pneumatici Trelleborg di Tivoli che potranno usufruire dello stesso sostegno previsto per gli altri 370 lavoratori a tempo indeterminato, già in cassa integrazione. Ma l’impegno di istituzioni e parti sociali ancora non basta per evitare le perdite di un colapasta con troppi buchi. Uno di questi riguarda proprio il mondo dei precari. Per molti di loro il de profundis viene recitato oggi 30 giugno con l’entrata in vigore della legge 133 che vieta il rinnovo del contratto atipico dopo il terzo anno consecutivo. La norma tocca tutti i settori, dalla sanità (nell’Istituto Superiore di Sanità un lavoratore su due è precario) alla ricerca, dalla giustizia all’istruzione (dove potrebbero restare senza lavoro 4.700 persone tra insegnanti ed ex-bidelli).

A finire nella morsa di questa severa stabilizzazione sono soprattutto i dipendenti pubblici, anche se la ferita più profonda resta quella aperta nei centri di ricerca laziali. Nell’Ispra (l’Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale) dove tra giugno e settembre rischiano di perdere il posto 430 precari, nell’Ingv (l’Istituto Nazionale di Geovulcanologia) e nello stesso Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, fino a ieri avamposti indiscussi di eccellenza e merito, divenuti oggi bandiere rosse issate per annunciare l’arrivo di una nuova tempesta.

lunedì 29 giugno 2009

DL FISCALE: IDV, GOVERNO LASCIA FUORI PRECARIATO

(ASCA) - Roma, 29 giu - ''Ancora una volta il governo lascia fuori dalle misure anticrisi il precariato''. Lo dichiara Antonio Borghesi, vice capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera commentando il decreto anticrisi approvato venerdi' dal Consiglio dei Ministri.

''L'insieme di provvedimenti contenuti nel nuovo decreto - prosegue Borghesi - fa pensare che in qualche modo il governo si sia svegliato sulla crisi economica. Nel pacchetto sono contenute misure importanti, come la detassazione degli utili sugli investimenti. Tutto questo, pero' - sostiene Borghesi - arriva troppo tardi, oltre al fatto che le risorse rimangono ancora scarse. Il governo ha in sostanza messo nero su bianco solo adesso quanto l'Italia dei Valori chiede da tempo e quanto sarebbe stato opportuno fare molto prima per evitare che il Paese rimanesse indietro. Lo ha fatto, per altro, solo parzialmente - conclude l'esponente Idv - visto che non c'e' traccia di ammortizzatori sociali per quella consistente fetta di lavoratori rimasti senza contratto''.

Tremonti e l’anticrisi: vieni avanti, decretino!

Il governo ha varato un pacchetto di provvedimenti che è stato pomposamente definito “la manovra d’estate”. Il testo è provvisorio, ma i suoi contenuti sono in perfetto stile Tremonti: provvedimenti una tantum, di dubbia efficacia

I 25 articoli della bozza di decreto contengono misure per “contrastare la crisi” e anche molti altri interventi (rinvio della class action, stop ai ticket per la specialistica, aumento dei rimborsi a bond e azioni Alitalia, aumento dei soldati nelle strade, limitazioni sulla commissione di massimo scoperto). Non c’è l’ampliamento dei beneficiari delle social card, arriverà per via amministrativa, assicura il ministro Sacconi. Ci sono provvedimenti di entrata preparatori dello scudo fiscale, c’é l’ennesima rimodulazione dei fondi per le infrastrutture. Non c’è ancora la quantificazione definitiva delle risorse: dovremo aspettare, tanto per cambiare, la stesura finale del testo. Per ora accontentiamoci delle bozze.

UNA MANOVRINA DI BREVE RESPIRO – Il decreto contiene anche interventi condivisibili, naturalmente. Ma, a parte la propaganda di Tremonti e dei suoi agit-prop, sembra una “manovrina” di breve respiro. La stessa Confindustria, che pure lo giudica benino, ha parlato di un passo avanti non risolutivo. Tremonti, in parte giustamente, ha detto e ridetto – litigando pure con mezzo governo – che non farà mai una manovra in deficit. Ma il guaio è che i pochi soldi “riprogrammati” sono pure spalmati in uno spezzatino d’interventi eterogenei, di piccola entità e in gran parte transitori. Un decretino che aiuterà a riempire i giornali di dichiarazioni, che forse darà anche una piccolissima boccata d’ossigeno all’economia (e soprattutto al governo) per far passare l’estate. Ma definirlo “la spinta risolutiva per la ripresa dell’Italia” sembra davvero troppo. Lasciando perdere tagli, ritagli e frattaglie dello spezzatino (su cui torneremo durante l’iter parlamentare), diamo un’occhiata al cuore della manovrina, il pacchetto per bloccare la crisi: bonus per le imprese che non licenziano (con proroga della cassa integrazione), detassazione al 50% degli utili delle imprese rein­vestiti in macchinari, accelerazione dei pagamen­ti della pubblica amministrazione.

LA CASSA INTEGRAZIONE E IL LAVORO – Il decreto, all’art. 1, dà la possibilità ai lavoratori in Cassa Integrazione di allungare ulteriormente la durata dei trattamenti e di portarli fino al 100% del salario, frequentando corsi di formazione forniti dalla stessa impresa presso cui operavano. Se l’impresa non è decotta, il provvedimento può avere un senso. Ma quelle imprese purtroppo ormai senza futuro che razza di corsi di formazione elargiranno ai lavoratori? Inoltre, l’utilizzo del bonus per non licenziare dipende da quanto sarà il bonus, che verrà deciso da un decreto ministeriale da adottare entro un mese da quando il decreto diventerà legge. Se sarà basso sarà inefficace, se sarà alto costerà tantissimo all’erario. In ogni caso, le risorse non saranno aggiuntive, ma saranno trovate dentro il “Fondo sociale per l’occupazione e formazione” introdotto con il primo decreto anticrisi. Quindi, ormai ci siamo abituati, è il gioco delle tre carte: per coprire questo provvedimento si tolgono risorse già stanziate, sempre a favore di lavoratori in difficoltà.

I PRECARI DIMENTICATI – Ma soprattutto è incredibile che nel decreto non ci sia una riga per chi il lavoro l’ha già perso: precari e lavoratori temporanei, 400 mila persone (secondo i dati Istat di pochi giorni fa), di cui solo un terzo ha un sussidio di disoccupazione, e solo per qualche mese. Per loro non c’è nulla. Anzi, le norme introdotte serviranno a rendere più difficile per loro trovare un impiego alternativo perché le imprese in difficoltà, incentivate a tenere in busta paga i lavoratori in esubero, reagiranno bloccando le assunzioni. Infatti, Cgil, Uil e Ugl commentano perplesse il decreto. Chissà che penseranno i precari e i lavoratori a cui erano destinate le risorse del Fondo per l’occupazione di Bonanni, l’unico che applaude. E che penseranno di Tremonti, che denigra i dati Istat, facendo finta di non sapere che la rilevazione delle Forze di lavoro si basa su una metodologia strutturata ed utilizzata in tutti i paesi europei.

LA DETASSAZIONE DEGLI UTILI – Il provvedimento “principale”, all’art.5, è la detassazione al 50% degli utili reinvestiti dalle aziende in macchinari e apparecchiature, a cui si collega la svalutazione dei crediti in sofferenza, art. 7. Il provvedimento sarebbe una boccata d’ossigeno al sistema delle imprese che sono in gravissima difficoltà, con cali degli ordinativi e della produzione tra il 35 e il 50%. Ma è troppo poco. Perché è una misura temporanea: dura solo un anno. Perché per detassare gli utili ci vogliono gli utili, e di questi tempi non ce ne sono molti in giro. Perché vengono posti dei tetti e delle limitazioni ai benefici che, in un periodo come questo, rischiano di scoraggiare gli imprenditori. Perché i benefici fiscali si avranno solo a partire dalla prossima primavera, e la crisi morde oggi. Perché complessivamente le risorse a disposizione saranno (tra detassazione utili e svalutazione crediti) solo 1,324 miliardi nel 2009, e 2 miliardi nel 2010. E perché l’esperienza insegna che le passate leggi simili varate da Tremonti in tra il 2001 e il 2003 mostrarono, dopo l’effetto “stimolo” iniziale, un calo degli investimenti che erano stati solo anticipati per approfittare degli sgravi. Misure permanenti sarebbero più efficaci e comunque l’efficacia di strumenti per rilanciare l’investimento è tutt’altro che scontata, visto che la decisione di investire non dipende solo da convenienze fiscali.

L’ACCELERAZIONE PAGAMENTI PA - Sull’accelerazione dei pagamenti della Pa il testo è talmente deludente che non convince neppure chi valuta positivamente il resto del decreto. A meno di modifiche dell’ultim’ora, per il futuro è previsto solo che tutte le PA adottino entro il 31 dicembre 2009, senza nuovi o maggiori oneri, opportune misure organizzative per garantire il tempestivo pagamento delle somme dovute”. Per il passato invece, i crediti esigibili nei confronti dei Ministeri (non i Comuni, né le Asl, quindi) iscritti come residui passivi per il 2009 sono accertati straordinariamente con decreto del MEF, e resi liquidabili nei limiti delle risorse a tal fine stanziate con la legge di assestamento del bilancio dello Stato” Traduzione: il nulla, nell’immediato. Non si sa se ridere o piangere. La dichiarazione di Tremonti in conferenza stampa sui 5 miliardi nelle pieghe del bilancio per questo scopo fa ridere. Il problema dei ritardi di pagamento non è di competenza, ma di cassa: un comune o un ministero non pagano i fornitori non perché se ne dimenticano, o perché non hanno i soldi iscritti in bilancio: Tremonti sa bene che nessuna PA può acquistare senza un formale impegno di spesa, altrimenti si viola la legge di contabilità. Non serve lo stanziamento di competenza, il problema è avere ANCHE il denaro in cassa. Ed è quello che ora scarseggia dentro le PA. Soprattutto nei Comuni, grazie all’abolizione dell’Ici. Davvero: non si sa se ridere o piangere.

GUADAGNARE TEMPO – Quando il testo definitivo del decreto legge sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale si potranno approfondire meglio i contenuti specifici. La sensazione è che si cerchi ancora una volta di guadagnare tempo scommettendo che la crisi passerà da sola, con la ripresa di USA, Cina e degli altri. Anche le misure migliori, tipo la detassazione degli utili, sono poco efficaci perché limitate nel tempo, per i tetti imposti e per la scarsità di risorse. Ma è la scommessa ad essere persa in partenza: se qualcuno pensa che DOPO le cose torneranno come PRIMA non ha capito nulla di questa crisi. Il credito facile che ha retto artificialmente per anni i consumi USA non ci sarà più. I mercati finanziari subiranno la crisi di solvibilità per anni. Il commercio mondiale rallenterà a lungo. E’ vero che la crisi è esterna all’Italia, ma proprio per questo le farà più male, e quando (non tanto presto) passerà, lascerà l’Italia più indietro di tutti, alle prese con i suoi problemi strutturali che la frenano da oltre 15 anni. Il governatore Draghi, ha ricordato che la crisi non è ancora finita, che va salvaguardata la capacità di spesa (di tutti) tenendo d’occhio il problema dell’occupazione (di tutti). Berlusconi fa spallucce, dicendo che tapperà la bocca a tutti. Ma questo decreto – pur con alcune cose condivisibili – è l’ennesimo specchietto per le allodole. Un provvedimento di un governo in affanno, dal fiato corto in un paese che ha pochi margini di manovra se non esce dalla “trappola” delle mancate riforme strutturali (evasione fiscale, pensioni e welfare, efficienza della PA). Un paese che rischia di affondare, come il Titanic, magari mentre si fa una bella festicciola, con in sottofondo le canzoni di Apicella.

«Scappo. Qui la ricerca è malata»

Lettera della precaria che scoprì i geni del linfoma

Una laurea in Medicina, due spe­cializzazioni, anni di contratti a termine: borse di studio, co.co.co, consulenze, contratti a progetto, l’ultimo presso l’Istituto di geneti­ca dell’Università di Pavia. Rita Cle­menti ( foto a sinistra), 47 anni, la ricercatrice che ha scoperto l’origi­ne genetica di alcune forme di lin­foma maligno, in questa lettera in­dirizzata al presidente della Re­pubblica Napolitano racconta la sofferta decisione di lasciare l’Ita­lia. Da mercoledì 1˚luglio lavorerà come ricercatrice in un importan­te centro medico di Boston.

Caro presidente Napolitano, chi le scrive è una non più giovane ricercatrice precaria che ha deciso di andarsene dal suo Paese portando con sé tre figli nella speranza che un’altra nazione possa garantire loro una vita migliore di quanto lo Stato italiano abbia garantito al­la loro madre. Vado via con rab­bia, con la sensazione che la mia abnegazione e la mia dedi­zione non siano servite a nulla. Vado via con l’intento di chie­dere la cittadinanza dello Stato che vorrà ospitarmi, rinuncian­do ad essere italiana.

Signor presidente, la ricerca in questo Paese è ammalata. La cronaca parla chiaro, ma oltre alla cronaca ci sono tantissime realtà che non vengono denun­ciate per paura di ritorsione perché, spesso, chi fa ricerca da precario, se denuncia è auto­maticamente espulso dal «siste­ma » indipendentemente dai ri­sultati ottenuti. Chi fa ricerca da precario non può «solo» contare sui risultati che ottie­ne, poiché in Italia la benevo­lenza dei propri referenti è una variabile indipendente dalla qualità del lavoro. Chi fa ricer­ca da precario deve fare i conti con il rinnovo della borsa o del contratto che gli consentirà di mantenersi senza pesare sulla propria famiglia. Non può per­mettersi ricorsi costosi e che molto spesso finiscono nel nul­la. E poi, perché dovrebbe adi­re le vie legali se docenti dichia­rati colpevoli sino all’ultimo grado di giudizio per aver con­dotto concorsi universitari vio­lando le norme non sono mai stati rimossi e hanno continua­to a essere eletti (dai loro colle­ghi!) commissari in nuovi con­corsi?

Io, laureata nel 1990 in Medi­cina e Chirurgia all’Università di Pavia, con due specialità, in Pediatria e in Genetica medica, conseguite nella medesima Uni­versità, nel 2004 ho avuto l’onore di pubblicare con pri­mo nome un articolo sul New England Journal of Medicine i risultati della mia scoperta e cioè che alcune forme di linfo­ma maligno possono avere un’origine genetica e che è dun­que possibile ereditare dai geni­tori la predisposizione a svilup­pare questa forma tumorale. Ta­le scoperta è stata fatta oggetto di brevetto poi lasciato decade­re non essendo stato ritenuto abbastanza interessante dalle istituzioni presso cui lavoravo. Di contro, illustri gruppi di ri­cerca stranieri hanno conferma­to la mia tesi che è diventata ora parte integrante dei loro progetti: ma, si sa, nemo profe­ta in Patria.

Ottenere questi risultati mi è costato impegno e sacrifici: mettevo i bambini a dormire e di notte tornavo in laboratorio, non c’erano sabati o domeni­che...

Lavoravo, come tutti i precari, senza versamenti pen­sionistici, ferie, malattia. Ho avuto contratti di tutti i tipi: borse di studio, co-co-co, con­tratti di consulenza... Come ul­timo un contratto a progetto presso l’Istituto di Genetica me­dica dell’Università di Pavia, fi­nanziato dal Policlinico San Matteo di Pavia.

Sia chiaro: nessuno mi impo­neva questi orari. Ero spinta dal mio senso del dovere e dal­la forte motivazione di aiutare chi era ammalato. Nel febbraio 2005 mi sono vista costretta a interrompere la ricerca: mi era stato detto che non avrei avuto un futuro. Ho interrotto una ri­cerca che molti hanno giudica­to promettente, e che avrebbe potuto aggiungere una tessera al puzzle che in tutto il mondo si sta cercando di completare e che potrebbe aiutarci a sconfig­gere il cancro.

Desidero evidenziare pro­prio questo: il sistema antimeri­tocratico danneggia non solo il singolo ricercatore precario, ma soprattutto le persone che vivono in questa Nazione. Una «buona ricerca» può solo aiuta­re a crescere; per questo moti­vo numerosi Stati europei ed extraeuropei, pur in periodo di profonda crisi economica, han­no ritenuto di aumentare i fi­nanziamenti per la ricerca.

È sufficiente, anche in Italia, incrementare gli stanziamenti? Purtroppo no. Se il malcostu­me non verrà interrotto, se chi è colpevole non sarà rimosso, se non si faranno emergere i migliori, gli onesti, dare più soldi avrebbe come unica con­seguenza quella di potenziare le lobby che usano le Universi­tà e gli enti di ricerca come feu­do privato e che così facendo distruggono la ricerca.
Con molta amarezza, signor presidente, la saluto.

Rita Clementi

sabato 27 giugno 2009

La manovrina delle illusioni

Repubblica.it - In tutto il mondo la parola d'ordine di chi ha in mano le leve della politica economica è oggi definire una "exit strategy", una strategia di uscita dalla crisi. Si tratta di pensare a misure che valgano non solo per portarci fuori dalla recessione. Ma anche e soprattutto per il dopo, quando finalmente saremo fuori dalla depressione più nera del Dopoguerra. Per il nostro governo, invece, la parola d'ordine è sempre stata e continua ed essere un'altra: "guadagnare tempo" e "negare sempre e comunque l'evidenza" della crisi. È esattamente con questo spirito che è stata varata la manovrina d'estate, un pacchetto di interventi altamente eterogenei, accomunati solo dalla loro natura transitoria e piccola entità. Insomma, le solite bandierine da esibire nei convegni. Anche le misure potenzialmente più utili - come la detassazione degli utili reinvestiti - sono rese del tutto inefficaci dai limiti temporali (giugno 2010) e dai tetti loro imposti. Per indurre le imprese a investire non si può aggiungere incertezza a incertezza, unendo ai rischi della crisi quelli di non vedersi riconosciuti gli aiuti promessi dallo Stato. Erano molto attesi i provvedimenti sul mercato del lavoro alla luce della forte crescita della disoccupazione a inizio 2009. Il provvedimento più importante consiste nella proroga della proroga, la possibilità concessa ai lavoratori in Cassa Integrazione di allungare ulteriormente la durata dei trattamenti loro riservati e addirittura rimpinguarli fino al 100 per 100 cento del salario precedente. Questo avverrà frequentando corsi di formazione forniti dalla stessa impresa presso cui operavano. La misura non può certo migliorare le opportunità di impiego di quei lavoratori che sono occupati in quelle tante imprese che non hanno un futuro oltre la crisi. Al contrario, si tratta di un tampone che serve solo ad illudere il lavoratore. Come ampiamente documentato, chi è in Cassa Integrazione dedica molto meno tempo (per la precisione un terzo del tempo) di chi è disoccupato nella ricerca di un impiego alternativo. Rischierà poi di dover cercare un lavoro in fretta dopo aver perso da troppo tempo contatto col lavoro vero, quando tutto è più difficile.
Ma questa misura, assieme al premio ventilato per le imprese che non metteranno più lavoratori in esubero, è soprattutto uno schiaffo ai lavoratori che hanno sin qui già perso il lavoro. Ci riferiamo, ai quei 400 mila precari, quasi tutti giovani, che non si sono visti rinnovare il contratto dall'inizio della crisi, secondo i dati sin qui disponibili (che si fermano a tre mesi fa). Di questi, nella migliore delle ipotesi, solo uno su tre riceve un sussidio di disoccupazione ordinario per pochi mesi, a fronte di una durata della disoccupazione che nel cinquanta per cento dei casi è superiore ai 12 mesi. Ovviamente la proroga della Cassa Integrazione non li interessa. Al contrario, il provvedimento servirà a rendere ancora più difficile per loro trovare un impiego alternativo perché le imprese in difficoltà, incentivate a tenere in busta paga i lavoratori in esubero, reagiranno bloccando le assunzioni. Per questo governo quel 25 per cento di disoccupazione fra chi ha meno di 35 anni in Italia semplicemente non esiste. Lo ha detto chiaramente in queste settimane il ministro Sacconi, che ha invitato i giovani a fare gli imbianchini anziché perdere tempo nella ricerca di lavori in cui possano meglio utilizzare il proprio capitale umano a beneficio di tutti. Lo ha poi ribadito, qualche giorno dopo, il ministro Tremonti, che ha sostenuto che per essere contabilizzati come disoccupati dall'Istat basta rispondere svogliatamente ad una telefonata fatta a 1000 persone. Niente di più falso. Si tratta di 280.000 interviste, non poche delle quali svolte di persona, a casa dell'intervistato, e la condizione di disoccupato viene accertata sulla base di una serie di domande che definiscono oggettivamente lo stato di disoccupazione, sulla base di criteri molto restrittivi: ad esempio, basta lavorare anche solo un'ora nell'ultima settimana per non essere più contato tra i disoccupati. Che vivono una condizione di disagio effettivo, non di svogliatezza o pigrizia: i disoccupati rilevati dalle statistiche sulle forze di lavoro sono, ad esempio, due volte più vittime di crisi depressive e stressati di chi un lavoro ce l'ha. Del resto chi oggi svilisce le statistiche dell'Istat qualche anno fa, quando la disoccupazione calava, parlava di "cifre inequivocabili che confermano la bontà e l'efficacia delle azioni intraprese dal governo". E non può che avere il sapore del commissariamento dell'Istat la scelta, in questo clima, di creare una banca dati integrata sul mercato del lavoro, gestita dai ministeri del Tesoro e del Lavoro con gli istituti "vigilati o controllati dai ministeri". In ogni caso da ieri l'informazione economica in Italia è ancora meno libera. Non solo per le ennesime gravissime minacce del presidente del Consiglio, di cui si dà conto in altre parti del giornale. Il fatto è che il governo ha fatto un regalo alla Fieg, Federazione Italiana Editori di Giornali, ripristinando l'obbligo per le società quotate di fare pubblicità a pagamento sui giornali non solo di eventi societari, ma anche di informazioni sensibili. Lo ha fatto contravvenendo a una delibera della Consob che aveva ritenuto sufficiente la semplice comunicazione, a titolo gratuito per le società, su Internet. E ha respinto le dimissioni di Lamberto Cardia, l'eterno presidente della Consob, che era stato messo in minoranza all'interno della commissione proprio per aver cercato di andare incontro alle richieste della Fieg. L'interrogativo che ogni democratico dovrebbe porsi è: che cosa potrebbe pretendere il governo in cambio di questa concessione fatta agli editori, soprattutto in un momento in cui mass media e carta stampata versano in grave crisi?

venerdì 26 giugno 2009

Ricerca, Flc-Cgil: occupata sede centrale dell'Ispra

Roma, 26 GIU (Velino) - Occupata oggi la sede centrale romana dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Lo annuncia in una nota la Flc-Cgil, spiegando che all'origine del gesto c'e' il "licenziamento di fatto dei precari, in arrivo a fine giugno, causato dal cosiddetto decreto 'ammazza precari' voluto dal ministro della Funziona pubblica, Renato Brunetta". "L'Ispra - spiega il sindacato - e' stato costituito con la legge 133/2008 dalla fusione dell'Apat (Agenzia per la protezione dell'ambiente e del territorio) con due istituti di ricerca, Icram e Infs, con l'obiettivo dichiarato di razionalizzare e rendere piu' efficienti le attivita' di ricerca e di protezione ambientale. All'Ispra lavorano 430 precari tra ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi, impiegati in ruoli chiave e funzioni centrali con diverse tipologie contrattuali: Co.co.co., tempo determinato, assegni di ricerca. A causa degli effetti nefasti - prosegue la nota - contenuti nel decreto cosiddetto 'ammazza precari' del ministro Brunetta, questo personale a partire dal trenta giugno sara' licenziato di fatto con grave danno per la funzionalita' dell'Istituto e altrettanto grave nocumento dei loro diritti e della loro dignita' dopo tanti anni di lavoro nei diversi campi della ricerca, dei controlli e della funzione di agenzia ambientale". "Per scongiurare questa eventualita' e chiedere al governo il mantenimento in servizio - spiega ancora la Cgil - il personale dell'Ispra ha occupato la sede centrale di Via Brancati con un presidio permanente, compreso il sesto piano della struttura commissariale, per sollecitare al Governo le misure necessarie rese urgentissime dall'approssimarsi delle scadenze contrattuali".

Dl anticrisi: Cgil, bene marcia indietro su licenziamento precari P.A.

“Sembra che il governo, in tema di precariato nei settori pubblici, abbia abbandonato sia l’ipotesi di porre una data tagliola per la stabilizzazione (il 30 giugno, ndr) sia la tesi in base alla quale a fine 2009 sarebbero scadute le procedure di stabilizzazione”. È quanto rileva il responsabile del dipartimento Settori pubblici della Cgil Nazionale, Michele Gentile, da una prima lettura del testo del decreto legge anticrisi.
“Se quanto emerso rispondesse al vero
- osserva il dirigente sindacale - sarebbe un primo risultato frutto delle iniziative costruite in questi mesi contro ogni ipotesi di licenziamento dei lavoratori precari delle pubbliche amministrazioni”. Per Gentile, allo stato attuale, “le soluzioni che si sarebbero individuate, ovvero i concorsi pubblici, per la stabilizzazione non farebbero i conti con le misure di blocco delle assunzioni e dei vincoli previsti dalla manovra economica varata nell’estate del 2008. Impedimenti che renderebbero sostanzialmente impossibile il bando dei concorsi per provvedere alla stabilizzazione dei lavoratori nei tempi indicati nel decreto”.
Per questi motivi, “occorre perciò - spiega - avere la certezza della proroga del rapporto di lavoro dei precari aventi i requisiti di legge, oggi non prevista dal decreto, necessaria per poter effettuare i concorsi, così come occorre avere la certezza che la proroga non sia resa impossibile dai tanti vincoli di spesa introdotti nella stessa manovra economica”.
Infine, aggiunge il sindacalista, “positivi, se confermati, altri due aspetti: la cancellazione del vincolo di non prorogabilità dei contratti ‘precari’ oltre i tre anni, e l’abolizione di quella odiosa fascia di reperibilità, in caso di assenza, chiamata in gergo ‘ora d’aria’ e che rientrava nelle misure vessatorie introdotte dalla legge Brunetta-Tremonti. Sono primi positivi ripensamenti – conclude Gentile - frutto delle tante iniziative di contrasto”.

ISPRA, USI RDB: «OCCUPATA ANCHE SEDE VIA CASALOTTI»

(OMNIROMA) Roma, 25 giu - «Si allarga la protesta dei precari ISPRA, dopo la sede di via Brancati (ex Apat), occupata anche la sede di Via Casalotti (ex Icram). I precari chiedono che il Ministro Prestigiacomo assuma un provvedimento ministeriale che autorizzi la struttura commissariale dell'Ispra a prorogare i contratti dei circa duecento precari a rischio licenziamento». Lo rende noto Usi-db Ricerca.

ISPRA, USI RDB: «PRECARI OCCUPANO SEDE VIA BRANCATI»


(OMNIROMA) Roma, 25 giu - «L'incontro tra i commissari dell'Ispra e l'ufficio di gabinetto del ministero dell'Ambiente sul blocco dei licenziamenti dei precari dell'Ispra non è stato soddisfacente per USI/RdB Ricerca». Lo rende noto, in un comunicato, la segreteria nazionale Usi/Rdb Ricerca. «Non è stata data nessuna certezza - prosegue il comunicato - sulla possibilità che domani venga approvata dal consiglio dei ministri una deroga che consenta la prosecuzione dei contratti. Inoltre attraverso un'interpretazione burocratica della legge, si nega anche la possibilità di rinnovare alcune decine di contratti a tempo determinato finanziati da progetti di ricerca. USI/RdB ha chiesto che il ministro Prestigiacomo si faccia carico della situazione e autorizzi la proroga dei contratti. È un atto che rientra nelle sue possibilità, quindi, qualora ciò non avvenisse, la commedia dello scaricabarile non avrebbe modo di continuare e le sue responsabilità politiche risulterebbero chiare a tutti. I lavoratori precari in assemblea hanno deciso di continuare la loro protesta e di occupare la sede centrale di via Brancati».

RICERCA: FLC-CGIL, OCCUPATA SEDE ISTITUTO AMBIENTALE ISPRA

(ANSA) - ROMA, 26 GIU - Occupata la sede centrale di Roma dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA): l'iniziativa e' dei lavoratori dell'ente, a tutela dei posti di lavoro. Lo rende noto la Federazione Lavoratori della Conoscenza Flc-Cgil. All'Ispra, sottolinea il sindacato, lavorano 430 precari tra ricercatori, tecnologi, tecnici e amministrativi impiegati in ''ruoli chiave e funzioni centrali con diverse tipologie contrattuali''. A causa degli ''effetti nefasti contenuti nel decreto cosiddetto 'Ammazza precari' del ministro Brunetta - denuncia la Flc-Cgil - questo personale, a partire dal trenta giugno, sara' licenziato di fatto con grave danno per la funzionalita' dell'Istituto e altrettanto grave nocumento dei diritti e della dignita' dopo anni di lavoro nei diversi campi della ricerca, dei controlli e della funzione di agenzia ambientale''. Per scongiurare questa eventualita' e chiedere al governo il mantenimento in servizio, il personale dell'Ispra ha dunque occupato la sede centrale a Roma, con un presidio permanente per ''sollecitare al governo le misure necessarie rese urgentissime dall'approssimarsi delle scadenze contrattuali''. I lavoratori, conclude il sindacato, ''sono determinati a proseguire la protesta fino all'ottenimento di quanto richiesto''.

Guerra di cifre con l'Istituto per l'Ambiente

TAR IL MINISTRO E I FANNULLONI IL CONTO NON TORNA

Va bene la lotta ai fannulloni, ma il ministero di Renato Brunetta come calcola il calo delle assenze per malattia dei dipendenti pubblici? Se lo chiede Alessandro Pratti del Pd, che in una interrogazione parlamentare solleva il caso dell'Istituto Superiore Per la Ricerca Ambientale: "più volte, l'ultima a Porta aPorta un mese fà, ha dichiarato che con i suoi provvedimenti le assenze per malattia all'Ispra sono diminuite del 94%, quando invece, dai dati uffuciali forniti dal Commissario dell'ente, il Prefetto Vincenzo Grimaldi, emerge come la riduzione media tra il 2008 e il 2009 sia intorno al 48%". "Sono entrambi dati corretti" replicano dallo staff del ministro: "quello diramato da Brunetta è il confronto tra il settembre 2008 e e lo stesso mese del 2007". Ma non sarebbe più corretto una media annuale come fa l'Ispra? "Certo ma solo quando sarà passato un anno dalla cura del ministro" dicono al ministero. Che fatica questa guerra ai fanulloni.

OCCUPATA LA SEDE ISPRA DI BRANCATI

Da ieri pomeriggio è stata occupata la sede Ispra dell'EUR. Più di 30 precari hanno dormito all'interno della sede ai quali si stanno aggiungendo, in attesa di sviluppi da parte del Consiglio dei Ministri, tanti altri precari che a fine mese saranno licenziati. Invitiamo tutti a partecipare.

giovedì 25 giugno 2009

ROMA: CONSIGLIO PROVINCIALE CHIEDE TAVOLO SU PRECARI ISPRA

Roma, 25 giu. (Adnkronos) - ''Contro il licenziamento di 430 precari dell'Ispra, da parte del governo, intendiamo mettere in atto tutte le possibili iniziative di sostegno e chiediamo un tavolo con Ministero dell'Ambiente, Regione Lazio e Comune di Roma per discutere del futuro dei lavoratori e della tutela dell'ambiente''. Cosi' Marco Miccoli, presidente della Commissione Sviluppo sulla mozione, firmata da maggioranza e opposizione e approvata oggi dal Consiglio provinciale di Roma. ''L'Ispra - precisa la nota - e' nato un anno fa dall'accorpamento di tre Enti: APAT-Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e i servizi Tecnici, ICRAM-Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare ed INFS-Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica vigilati dal Ministero per l'Ambiente, con lo scopo di unire, in un'unica entita', le competenze tecnico-scientifiche e di politica ambientale del Paese. ''Tra la fine di giugno e dicembre - spiega Miccoli - si vuole mandare a casa quasi un terzo dei lavoratori dell'Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale. I precari, che lamentano di essersi visti rifiutare un incontro al Ministero, hanno percio' lanciato un sos alla Provincia attraverso i propri rappresentanti, ascoltati dalle Commissioni Ambiente e Sviluppo''. ''Oltre alla drammatica situazione occupazionale - dice Alberto Filisio, che presiede la Commissione Ambiente - non si puo' trascurare l'importanza del lavoro svolto per la protezione e il controllo dello stato di salute del territorio, oltre che per lo sviluppo economico. Non puo' infatti esserci alcun risparmio, nel sottrarre cervelli alla ricerca, se a pagare siamo comunque noi e l' ambiente''. ''L'approvazione bipartisan della mozione e' un ottimo segnale - conclude Miccoli - e sottolinea l'accordo su un punto fondamentale: che la crisi economica non deve penalizzare la ricerca poiche', proprio la ricerca, puo' avere un ruolo fondamentale per uscirne''.

Cervelli al macero e milioni congelati

Il direttore de "Le Scienze" scrive sui precari dell'ISPRA

Ci sono davvero cose che fatico a capire, in questo paese di figli e figliastri. Da qui alla fine dell’anno 430 dipendenti di un istituto di ricerca, l’ISPRA, di cui ho parlato nel post precedente, non si vedranno rinnovato il contratto. Duecento di loro resteranno senza lavoro entro la fine di giugno. Cinque giorni.

Qualcuno dirà che c’è un sacco di gente che resta senza lavoro, e nessuno si straccia le vesti. Però. Però quando c’è di mezzo il futuro di interi istituti di ricerca – e resto convinto che la ricerca sia la sola forza che può trainarci fuori dalle secche in cui ci siamo infilati, con la compiacenza di politici, imprenditori e uomini di finanza – quando c’è di mezzo il futuro di tanti giovani laureati, con una professionalità, con competenze, con una dannata voglia di darsi da fare, beh mi pare che ci sia qualcosa che non funziona. Tanto più se il loro lavoro è legato al destino della ricerca sull’ambiente e della sua tutela, per le quali dovremmo avere un po’ più di rispetto.

Però. Però per un ente di ricerca che si vede privare di un quarto delle sue risorse – per ora quelle umane, ma poi c’è da scommettere che toccherà anche a quelle economiche – ce n’è un altro che ne ha, almeno dal punto di vista economico, una quantità strabiliante. Sì, sto parlando di nuovo dell’Istituto Italiano di Tecnologia, quello che dipende dal Ministero dell’economia e ha per presidente il direttore generale del Tesoro. Torno sull’argomento perché dell’IIT ha parlato di recente Roberta Carlini sull’Espresso, con un bell’articolo richiamato il 19 giugno da Laura Margottini su “Science”. Dal 2004 a oggi l’IIT ha ricevuto finanziamenti pubblici per 518 milioni di euro, e ne ha spesi 108. Resta, nelle banche genovesi, un patrimonio di 410 milioni di euro. Più di quattro volte l’impegno complessivo del MUR per tutti, dico TUTTI, i Progetti di ricerca di interesse nazionale per il 2008. Ne deduco – per quanto l’IIT giustifichi il patrimonio con il meccanismo dell’endowment delle fondazioni (peccato che le donazioni al MIT o ad Harvard siano prevalentemente private, e non denaro pubblico…) – che quelli dell’IIT devono essere progetti di interesse planetario, o siderale, addirittura, dato lo squilibrio di risorse che si è venuto a creare con tutti gli altri enti di ricerca.

Per dare altri termini di paragone, il patrimonio dell’IIT, che al momento conta 380 ricercatori, supera il 10 per cento del fondo ordinario assegnato nel 2008 a TUTTE le università italiane messe insieme (che solo di docenti di ruolo hanno oltre 23.000 dipendenti). Altro esempio: l’Istituto nazionale di fisica nucleare, fiore all’occhiello della ricerca italiana, conta circa 2000 dipendenti, tra ricercatori, tecnici e personale amministrativo, ma il numero di ricercatori arriva a circa 5000 unità, se si contano gli associati nelle università. E l’INFN è impegnato in prima linea con altissime competenze nella realizzazione di un progetto internazionale come LHC, solo per dirne uno (oltre ai laboratori sul territorio nazionale, da Frascati al Gran Sasso). Ebbene, il fondo ordinario dell’INFN è di 270 milioni di euro all’anno contro i 100 milioni all’anno dell’IIT.

I numeri non dicono mai tutto, ma aiutano a orientarsi in uno strano mondo in cui tre enti di ricerca – ISPRA, INFN, IIT – afferiscono a tre ministeri diversi, e hanno trattamenti alquanto diversi. È normale che, in un periodo di vacche magre, un governo selezioni direzioni strategiche della ricerca. Però sarebbe normale anche che spiegasse quali e perché. E magari anche perché la sua fondazione di ricerca di punta ha il consiglio d’amministrazione farcito di dirigenti del mondo dell’industria e della finanza.

È evidente che la ricerca ambientale – secondo la strategia attuale, ammesso che ce ne sia una – è meno importante di quella industriale, ed è chiaro che l’industria è alla finestra, che aspetta di sfruttare i potenziali risultati dell’IIT. Ma è giustificabile una simile sproporzione di investimenti di denaro pubblico? E, soprattutto, che cosa ci mette di suo l’industria italiana, per favorire l’innovazione? Altrove (sempre al MIT, che è l’esempio al quale ci si ispira) ci sono multinazionali come British Petroleum che investono milioni per fondare laboratori sulla ricerca energetica, finanziando un’università privata. Nel nostro mondo all’incontrario (sembra un sogno di Paolo Rossi, il comico) pare che lo Stato assegni fondi a un ente pubblico per metterlo al servizio degli interessi privati. Per non parlare dell’assegnazione dei fondi pubblici alla ricerca privata. Ma questa è un’altra storia, avremo modo di riparlarne…




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Convocazione 25 giugno al Ministero dell'Ambiente

L’ipotesi di un provvedimento della Funzione Pubblica a favore dei precari di tutta la PA (e non solo per ISPRA), in discussione al Consiglio dei Ministri, anche se non confermata è ancora in piedi. Si tratta però di un provvedimento che tende a spostare solo il problema non a risolverlo!

Siamo ora al rush finale, dobbiamo essere in grado di sfruttare bene il tempo che rimane fino alle scadenze del 30 giugno!

Oggi come USI RdB Ricerca siamo convocati al Ministero dell'Ambiente alle 15:30. Abbiamo opportunamente rinviato l'incontro al pomeriggio di oggi per avere il tempo di sapere di più sul dispositivo normativo che potrebbe esserci d'aiuto, ma che non sarà di immediata emanazione.

E' necessario prepararsi all’esito dell'incontro col Ministero, che deve dare risposta ai circa 200 lavoratori precari in scadenza. Come Organizzazione Sindacale non accettiamo che si possano mandare a casa 200 lavoratori senza battere ciglio, laddove la copertura economica per l'immediata proroga ci sarebbe o in alternativa si potrebbero convertire a Tempo determinato come più volte da noi proposto.

Dobbiamo essere in grado di reagire immediatamente in assenza di garanzie alternative al licenziamento da parte del Ministro.


Venerdì è troppo tardi!


Oggi è l’ultimo incontro utile per evitare il licenziamento!


A partire dalle ore 15:00 i precari ISPRA nelle sedi di Brancati e Casalotti fermeranno contemporaneamente le loro attività e parteciperanno ad un sit-in ad oltranza in attesa dell'esito dell'incontro.


IL MINISTRO PRESTIGIACOMO DEVE ASSOLUTAMENTE SAPERE CHE MENTRE QUALCUNO, NELLE STANZE DEL SUO PALAZZO, STA DELIBERATAMENTE DI FATTO LICENZIANDO 200 LAVORATORI PRECARI QUI IN ISPRA I LAVORATORI NON SONO D’ACCORDO E NON SI FANNO LICENZIARE IL MINISTRO DEVE PRENDERE L’IMPEGNO FORMALE DI MANTERNERE IN SERVIZIO IL PERSONALE PRECARIO E LE NOTIZIE CHE VOGLIAMO SENTIRE OGGI DALL’INCONTRO CON USI RDB RICERCA SONO SOLO QUESTE : PROROGA DEI CONTRATTI IN SCADENZA (PERCHE’ C’E’ LA COPERTURA ECONOMICA PER FARLO) O IMMEDIATA CONVERSIONE A TEMPO DETERMINATO AI SENSI DELL’ART.5 DEL CCNL 2002-2005, COSI’ COME NEGLI ALTRI ENTI DI RICERCA (VEDI ISS, ISFOL MA ANCHE INFN E CNR)

ORA BASTA NON ACCETTIAMO SCONTI E NON ANDIAMO A RIBASSO!

NESSUN PRECARIO DEVE ESSERE LICENZIATO MA TUTTI DEVONO ESSERE GARANTITI NEL LORO DIRITTO A LAVORARE E AD ESSERE ASSUNTI!

USI-RdB Ricerca


mercoledì 24 giugno 2009

Ma guarda un po cosa ti ho scovato...

...navigando in rete pochi minuti fà!!! e non mi si dica che è solo un caso!!!

La Sogesid S.p.A., operante nel settore di consulenza su temi ambientali, con sede in Roma ricerca i profili professionali di seguito indicati. Si specifica che la sede di lavoro è Roma e che ai candidati prescelti potranno essere assegnati compiti in funzione dell’esperienza maturata e delle singole capacità professionali acquisite, mediante incarichi di collaborazione nelle forme previste dalla vigente normativa.

Laureati Rif. (01/09)

Diplomati (Rif. 02/09)

Esperti comunicazione (Rif. 03/09)

Riferimento 01/09 - Laureati

  1. Laureati in giurisprudenza e scienze politiche, con competenze in materia di gestione dei beni mobili ed immobili in uso agli enti gestori del sistema delle aree protette, verifica atti e contratti posti in essere dagli enti gestori del sistema delle aree protette, controllo efficienza, efficacia ed economicità dell’azione amministrativa e contabile del management, gestione contenziosi e avvio dell’attività legata ai procedimenti per danno ambientale in aree protette, convenzioni internazionali. Conoscenza delle procedure e delle modalità di accesso alle risorse dei Fondi dell’Unione Europea con particolare riguardo alle iniziative legate alle tematiche ambientali.

  2. Laureati in Giurisprudenza con competenze in diritto costituzionale e diritto pubblico.

  3. Laureati in scienze umanistiche, naturali/ambientali, biologia e geologia, con competenze in materia di prevenzione e nella lotta all’inquinamento marino delle aree marine protette particolarmente sensibili, di biodiversità marina, di recupero e tutela della fauna in aree naturali protette, di salvaguardia degli ecosistemi marino-costieri nonché di valutazione delle iniziative legate alla fruizione e sviluppo dei territori con particolare riguardo all’aspetto ed impatto antropico nelle aree protette. Conoscenza delle procedure e delle modalità di accesso alle risorse dei Fondi dell’Unione Europea con particolare riguardo alle iniziative legate alle tematiche ambientali.

  4. Laureati in scienze statistiche ed economiche, con competenze in materia di raccolta ed elaborazione di dati statistici sulle aree protette, controllo efficienza, efficacia ed economicità dell’azione amministrativa e contabile del management con particolare riguardo agli strumenti contabili. Conoscenza delle procedure e delle modalità di accesso alle risorse dei Fondi dell’Unione Europea con particolare riguardo alle iniziative legate alle tematiche ambientali.

  5. Laureati in Ingegneria chimica, con competenze nella valutazione, sperimentazione e riduzione dell’impatto delle attività produttive sull’ambiente, con particolare riferimento al trattamento dei rifiuti e delle emissioni inquinanti.

Riferimento 02/09 - Diplomati

  1. Diploma di maturità classica/scientifica, con competenze in materia di attività di segreteria, archivio, gestione database relativi a parchi nazionali ed aree marine protette, adempimenti connessi agli organi di gestione, supporto al centro operativo delle emergenze in mare e contrasto di eventi inquinanti nelle aree protette marine.

  2. Diploma di ragioneria, perito commerciale/programmatore ed equipollenti, con competenze in materia di segreteria tecnica, gestione database relativi a parchi nazionali ed aree marine protette, supporto amministrativo al completamento dei repertori relativi alle specie floro-faunistiche a rischio in aree protette nazionali, verifica e controllo dei flussi finanziari nelle aree marine protette, supporto per la gestione integrata delle aree costiere mediterranee.

  3. Diploma di liceo linguistico e di geometra, con competenze sugli adempimenti connessi al funzionamento della segreteria tecnica per le aree naturali protette e sulla gestione documentale degli atti di deliberazione degli enti parco nazionali.

Riferimento 03/09 - Esperti in comunicazione

  1. Esperti per la comunicazione e divulgazione dei temi della Biodiversità e delle tematiche legate al Countdown 2010 ed al Target 2020 in ambito nazionale ed internazionale in stretto collegamento alle Convenzioni Internazionali in materia. Conoscenza delle procedure e delle modalità di accesso alle risorse dei Fondi dell’Unione Europea con particolare riguardo alle iniziative legate alle tematiche ambientali. Esperti in ideazione e gestione di piani di comunicazione. Esperti in campo universitario sui temi della comunicazione.

  2. Personale di supporto tecnico, logistico ed organizzativo alle attività di cui al punto precedente.

Requisiti per partecipare

I candidati devono avere un’esperienza professionale documentata in realtà pubbliche e/o private e/o professionistiche e/o presso Università e/o Consorzi Universitari per quanto riguarda la conoscenza delle tematiche di interesse della Direzione Generale Protezione della Natura del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. I candidati devono inoltre possedere i seguenti requisiti:

  • cittadinanza italiana o di uno dei paesi membri dell’Unione Europea;
  • perfetta conoscenza e padronanza della lingua italiana;
  • godimento dei diritti civili e politici;
  • non aver riportato condanne penali e non aver procedimenti penali in corso;
  • non essere incorso nella destituzione, dispensa, decadenza o licenziamento da precedente impiego presso una pubblica amministrazione;
  • età compresa tra i 20 ed i 55 anni compiuti al 31/12/2008;
  • obblighi di leva assolti.


Modalità di invio della domanda

Il curriculum vitae, rigorosamente in formato europeo e contenente il consenso al trattamento dei dati personali, deve essere inviato esclusivamente al seguente indirizzo di posta elettronica: sogesid@pec.sogesid.it . Nell’invio occorre indicare chiaramente nell’oggetto il codice applicato alla selezione (es. Rif. 01/09 – lett. a) ed un indirizzo e-mail per eventuali contatti. La data di scadenza per l’invio è fissata al 26 Giugno 2009. La domanda alla selezione può essere presentata soltanto per uno dei profili professionali sopra esposti.

Valutazione

La valutazione dei curricula qualora eccedente le 200 unità complessive potrà essere oggetto di attività preselettiva discrezionale della Sogesid S.p.A. La valutazione comparativa dei candidati in relazione all’incarico da svolgere è effettuata da una Commissione esaminatrice. Altresì la Commissione si riserva la facoltà di nominare esperti soggetti esterni qualora necessario.

La valutazione sarà espressa come di seguito descritto:

  1. L’attinenza dei titoli di studio e professionali all’incarico da conferire fino ad un massimo di 20 punti;

  2. L’esperienza specifica nel settore oggetto dell’incarico fino ad un massimo di 40 punti;

  3. Colloquio per gli aventi titolo fino ad un massimo di 40 punti. Il colloquio verterà sulle materie inerenti il profilo professionale di riferimento.

L’invito al colloquio verrà trasmesso ai candidati mediante un messaggio di posta elettronica all’indirizzo e-mail indicato nel curriculum dal candidato medesimo. Il calendario dei colloqui verrà pubblicato sul sito della Sogesid S.p.A. (www.sogesid.it). Gli esiti della selezione saranno pubblicati tempestivamente nella sezione dedicata sul sito aziendale.

Motivi di esclusione

Sono motivi di esclusione la mancanza di uno dei requisiti per partecipare sopra indicati, nonché la non osservanza di una delle modalità di invio sopra esplicitate.

Note

L’informativa al trattamento dei dati personali è reperibile all’indirizzo www.sogesid.it .

Le posizioni sono rivolte ad entrambi i sessi nonchè anche a soggetti rientranti nelle categorie protette (L. 68/99). Il presente avviso di selezione non impegna in alcun modo la Sogesid S.p.A. ad assumere a qualsiasi titolo i candidati che avranno superato il colloquio orale. Sarà cura della Sogesid S.p.A. comunicare agli aventi titolo eventuali modalità di contrattualizzazione.

COMUNICATO ANPRI RIUNIONE SU PRECARIATO DEL 23.6.2009

Il 23 c.m. si è tenuta una riunione sindacale sulla situazione dei precari con la presenza di rappresentanti del MATTM (il magistrato Bernadette Nicotra, vice capo di gabinetto, e il dottor Cosentino, responsabile del bilancio).

Le informazioni "nuove" fornite che riguardano l'Istituto sono:

  1. Per quanto riguarda i precari, alla Funzione Pubblica stanno elaborando un provvedimento di carattere generale per "stabilizzare" (prorogare) quanti rimasti fuori dal processo di stabilizzazione. Il provvedimento "dovrebbe" essere tarato sui co.co.co. "storici" di tutta la pubblica amministrazione, ma non si sa in quali termini. Non vi saranno in tale decreto provvedimenti specifici per l'ISPRA. E' comunque rimasta a disposizione una sola riunione utile del Consiglio dei Ministri per approvare il decreto sopra citato. Non si è praticamente parlato dell'ipotesi di rinnovare i 200 contratti in scadenza utilizzando i fondi di progetti o convenzioni, tale soluzione interna sarebbe comunque sempre praticabile(sic!).

  2. Sta per uscire il decreto interministeriale previsto dall'art. 28 comma 3 della legge 133/08 istitutivo dell'ISPRA, per la definizioni degli organi (presidente, direttore, cda, termini temporali per la loro nomina, ecc.), che non è lo statuto. Quest'ultimo con lo schema di organizzazione, la dotazione organica, ecc, uscirà poi in un secondo tempo.

  3. Per quanto riguarda invece i concorsi dei tecnici (diplomati e laureati) che ancora rimangono da bandire, l'amministrazione dell'ISPRA ha ammesso (dopo aver provato a raggrupparli per "aree di competenza") di essere ora passata all'ipotesi (che noi avevamo già suggerito come unica soluzione praticabile) di prevedere un profilo per ogni posto messo a concorso.


Aldo Buccafurni
Segretario ISPRA per CIDA-ANPRI

Dal 1 luglio TUTTI a CASA?

L’esito dell’incontro di ieri 23 giugno ’09 tra le OOSS, il vice capo di gabinetto dr.ssa Nicotera e il Dr. Cosentino, in rappresentanza del Ministero dell’Ambiente, il Dr. La Commare in rappresentanza della struttura commissariale dell’ISPRA, ha confermato le preoccupazioni per la grave situazione del precariato che, a meno di un recupero in extremis nel consiglio dei ministri di venerdì, dal 1 luglio vedrà oltre 200 contratti di collaborazione non rinnovati.

L’incontro si è svolto a seguito della richiesta che le OOSS hanno avanzato al Ministero dell’Ambiente il 10 giugno u.s. nel corso del presidio indetto da CGIL, CISL e UIL a sostegno della vertenza dei precari e per una chiara definizione del ruolo dell’Istituto.

Le OO.SS. hanno ribadito la necessità di rinnovare tutti i 200 contratti in scadenza il 30 giugno e contestualmente trovare soluzioni complessive per tutte le altre tipologie di contratti che da giugno in poi arriveranno a scadenza, facendo altresì presente le difficoltà riscontrate nelle attività connesse ai diversi progetti di ricerca a causa delle lungaggini e delle procedure farraginose che stanno impedendo il rinnovo dei contratti di collaborazione e degli assegni di ricerca già scaduti dall’inizio dell’anno.

Di fronte alle nostre richieste il Ministero ha fatto presente che rispetto alla vertenza dei precari, seppure nelle difficoltà delle normative vigenti, si sta facendo carico di sollecitare, d’accordo con il dipartimento della Funzione Pubblica, l’emanazione di una norma di carattere generale valida per tutti gli enti per quelle quote di personale precario che rimangono fuori dalle stabilizzazioni. Tuttavia nessuna garanzia è stata data rispetto all’emanazione di tale norma entro il 30 giugno.

In assenza dell’atto normativo i precari verranno di fatto licenziati.

Per quanto riguarda l’emanando statuto dell’ISPRA, il Ministero ha informato che sta per essere emanato dall’ufficio legislativo del ministero il decreto interministeriale in applicazione dell’art. 28 della L.133/2008, che verrà mandato al Consiglio di Stato e alle Commissioni Parlamentari per il parere. Successivamente si passerà alla definizione del testo vero e proprio dello Statuto che sarà predisposto previo confronto con le OO.SS.

CGIL, CISL e UIL, in considerazione della aleatorietà delle risposte fornite dal Ministero, si impegna a monitorare l’evolversi degli interventi politici dei prossimi giorni riguardo il precariato ISPRA. Esprimono inoltre forte preoccupazione per il futuro occupazionale dei precari, nonché per la funzionalità complessiva e per le attività di ricerca dell’Istituto che verrebbero gravemente pregiudicate.

Le OO.SS. hanno ribadito al tavolo quelle proposte tecniche di soluzione temporanea che, in assenza della norma governativa, garantirebbero comunque il rinnovo di tutti i contratti, attingendo alle risorse già accantonate dall’ISPRA per le proroghe dei co.co.co. sino al 31 dicembre 2009 e rientranti nel tetto del 35% previsto dalla normativa vigente.

Il consiglio dei ministri di venerdì 26 giugno sembra quindi essere l’unica data utile e determinante ai fini dell’approvazione di una possibile norma.

A sostegno delle nostre richieste stiamo organizzando iniziative di mobilitazione da porre in atto nei confronti del governo riguardo la norma e nell’Istituto per quanto concerne le possibili soluzioni interne.

La mobilitazione inizierà venerdì prossimo 26 giugno (giorno del consiglio dei Ministri) con una assemblea presso la sala conferenze di via Brancati.

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ROMA: DA PROVINCIA MOZIONE BIPARTISAN CONTRO LICENZIAMENTI ISPRA

Roma, 23 giu. - (Adnkronos) - Fermare il licenziamento, da parte del governo, di 430 precari dell'Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Ispra, previsto tra giugno e settembre. E' l'obiettivo che ha visto oggi unite le Commissioni Sviluppo e Ambiente della Provincia di Roma in un incontro con i rappresentanti dei lavoratori. ''Il 30 giugno - spiega Marco Miccoli, presidente della Commissione Sviluppo - 200 persone vedranno i loro contratti non rinnovati dalla struttura comissariale che gestisce l'istituto e da qui a dicembre si arrivera' al licenziamento di quasi un terzo del personale Ispra, soprattutto nel comparto ricerca". I precari - continua - chiedono chiarezza al governo e l'Ente provinciale, oltre ad esprimere la propria solidarieta', intende fare quanto possibile perche' vengano date garanzie sul futuro dei lavoratori e la tutela dell'ambiente. Per questo - annuncia Miccoli - sara' al vaglio del prossimo Consiglio una mozione presentata da maggioranza e opposizione, per chiedere una sintesi istituzionale e promuovere un incontro che unisca tutti gli interlocutori: Ministero dell'Ambiente, Regione Lazio, Provincia e Comune di Roma. ''L'Ispra, infatti - aggiunge Alberto Filisio, presidente della Commissione provinciale Ambiente - e' nato dall'accorpamento di tre Enti: Apat-Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e i servizi Tecnici, Icram-Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare ed Infs-istituto Nazionale per la Fauna Selvatica vigilati dal Ministero per l'Ambiente, con lo scopo di consolidare, in un'unica entita', le competenze tecnico-scientifiche e armonizzare le politica ambientale del Paese. ''Razionalizzare, pero' - sottolinea Filisio - e ad un solo anno dall'istituzione, non puo' significare lasciare senza impiego oltre 400 persone, con forte impatto socio-economico nel territorio di Roma e penalizzare un Paese che ha piu' che mai bisogno di valorizzare la politica ambientale con ricerca e sperimentazione e di non abbassare la guardia in tema di protezione e controllo. Non puo' esistere infatti risparmio se poi a pagare e' l' ambiente e bisogna sempre chiedersi quanto costa, in termini di sviluppo e salute pubblica, l'assenza di ricerca".