di Roberto Della Seta *
ROMA. Impedendo la stabilizzazione e di fatto mettendo alla porta centinaia di ricercatori dell’Ispra, il governo sottopone il paese a grave rischio perché verrebbero meno i controlli ambientali in settori critici come quelli dei rifiuti, del nucleare e della difesa del suolo. Dietro i numeri snocciolati dal governo e allocati alla voce tagli vi sono centinaia di ricercatori, con esperienza pluriennale e spesso con curricula internazionali che da anni portano avanti in una situazione di notevole criticità l’attività di protezione dell’ambiente. Il governo giustifica la rinuncia alla stabilizzazione come un necessario taglio alla spesa pubblica ma non viene considerato quanto costeranno allo stato i danni causati da un indebolimento così radicale della sicurezza e dei controlli ambientali. Mandare a casa quasi 700 ricercatori dell’Ispra, che da luglio ha incorporato l’Apat, significa che a partire dalla fine dell’anno sono a rischio controlli ambientali in settori come quelli dei rifiuti, nucleare, difesa del suolo, emergenze ambientali, siti contaminati ed emissioni in atmosfera. Per essere chiari chi monitora le frane che squassano il paese o chi controlla le scorie nucleari ancora presenti nel nostro paese se l’organico dell’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale vedrà il suo organico ridotto ai minimi termini? Oltre all’ennesima e penalizzante fuga di cervelli, il taglio delle risorse avrà non solo prevedibili e gravi ricadute sociali ma comporterà anche la forzata rinuncia ai controlli ambientali e di conseguenza –l’Italia si troverà subissata di sanzioni Ue. * Senatore e capogruppo Pd in commissione Ambiente |
Salve.
RispondiEliminaVisto e considerato che 700 di voi andranno a spasso, perlomeno mi pare che così sia stato deciso, perchè non dare un esempio pratico di cosa potrebbe significare?
Bloccate le attività, subito e, questo si, a tempo indeterminato.
In altri termini, sciopero ad oltranza.
Cosa avete da perdere?