Chi ha partecipato alla due giorni di assemblee e manifestazioni studentesche all’Università ‘La Sapienza’ di Roma molto probabilmente ha assistito ad un avvenimento storico e forse lo racconterà ai nipoti con le lacrime agli occhi. Non si è trattato del ’solito’ carosello rumoroso con conseguenti intoppi al traffico, tra uno spinello e un “avanti popolo alla riscossa” gracchiato dai megafoni. Per la prima volta studenti e precari erano uniti con un obiettivo unico e non negoziabile, senza influenze dirette di partiti politici e sindacati, per dar vita ad un movimento giovane, pacifico e determinato. Giovedì 16 ottobre: è stata una giornata che nessuno dimenticherà facilmente. Al mattino, alle undici, si era tenuta un’assemblea straordinaria sulle scale del Rettorato. Migliaia di studenti, centinaia di professori e anche il neoeletto Magnifico Rettore, Luigi Frati, erano stati protagonisti di un importante momento di confronto democratico. Dopo l’intervento di Frati, il suo invito alla pazienza e ad una non chiara strategia per fermare la legge 133, una parola era stata urlata e ripetuta da tutti: “Corteo!” In pochi minuti la manifestazione è stata organizzata, anche per il lavoro dei ragazzi dei collettivi, che hanno saputo coinvolgere tutti gli studenti presenti ed evitato di vederli andar via. Studenti e ricercatori si sono così riversati nelle strade della capitale, come un fiume in piena, senza creare nessun problema di ordine pubblico. Le forze di polizia, anche se il corteo non era autorizzato, non sono intervenute, limitandosi ad assistere da spettatori alle proteste sotto il ministero dell’Economia e all’occupazione di alcuni binari della stazione Termini per un quarto d’ora. In totale cinque ore di corteo e una straordinaria dimostrazione di determinazione da parte dei “sapientini”. Venerdì 17, nonostante la poggia torrenziale, è stata grandissima la partecipazione studentesca al corteo organizzato a Roma da Cobas, Sdl intercategoriale e Cub in occasione dello sciopero generale. Oltre a ‘La Sapienza’ c’erano le università romane di Tor Vergata e Roma 3, unite a quelle di Milano, Napoli, Livorno, Pisa e Cosenza e a molti ragazzi delle scuole medie superiori. La manifestazione, partita da Piazza della Repubblica, si concludeva a piazza San Giovanni, ma studenti universitari e liceali, ricercatori e professori sono arrivati fino al ministero dell’Istruzione. Durante il corteo ci sono stati momenti di tensione quando gli studenti hanno deciso deviare dal percorso prestabilito per raggiungere la ‘casa’ del ministro Gelmini. Le forze dell’ordine hanno cercato di evitare il cambiamento di programma, ma il gran numero di manifestanti e il loro atteggiamento pacifico hanno indotto le autorità a non intervenire. Raggiunto il ministero dopo quasi quattro ore di marcia gli studenti hanno dato vita ad grande ’sit in’. Qualche coro contro le forze dell’ordine che presidiavano la zona in assetto antisommossa è stato subito zittito. Durante il presidio davanti a ‘casa Gelmini’ i rappresentanti di tutte le forze hanno preso la parola per un immaginario colloquio con il ministro. Nessuno degli studenti presenti ha sentito il desiderio di allontanarsi, i ragazzi sono rimasti uniti e hanno continuato a bloccare il traffico per altre due ore. Quindi gli studenti de ‘la Sapienza’ si sono distinti ancora, dirigendosi verso la Città Universitaria dal Lungo Tevere, altri chilometri percorsi ballando al ritmo di musica house, reggae e musica classica, senza mai perdere il sorriso sulle labbra e ricevendo applausi e foto ricordo dei turisti ai quali, seppur per una giusta causa, avevano ‘rovinato’ qualche ora di vacanza. Per tutta la durata delle manifestazioni è stato ampio il consenso della capitale. Il corteo ha raccolto applausi ed è stato salutato dalle finestre e dalle auto con pugni chiusi e bandiere, segno che non sono solo gli studenti a disapprovare una legge che distrugge la scuola italiana. Reazione del ministro Gelmini? “Gli studenti sono disinformati”. Reazione di molti giornalisti? Sono solo pochi ’scalmanati’ che urlano insulti al ministro. In quelle due giornate è nato un movimento pacifico, senza padrini e padroni nei partiti e col quale il mondo della politica non potrà evitare di confrontarsi. I ragazzi romani hanno saputo manifestare per le proprie ragioni senza mai rischiare incidenti, gesti di violenza e vandalismo. Lo slogan più ricorrente è stato: “Ci bloccano il futuro, blocchiamo la città, questa è la risposta dell’università”. Se non ci saranno cambiamenti le proteste continueranno in tutta Italia e si spera che il Palazzo ed i media prendano ad occuparsi di questa realtà. I ‘bamboccioni’ sono cresciuti, hanno spento la Tv e ora provano a riprendersi il futuro. Tra loro molti richiamano l’esperienza dei colleghi francesi che nel 2006 fa bloccarono il Paese per fermare la legge del presidente Chirac sul contratto di primo impiego (CPE) . Dopo l’insulsa propaganda televisiva antifrancese, legata ai campionati del mondo di calcio, per molti degli studenti italiani ammettere di ammirare i colleghi d’oltralpe è difficile. In attesa di capire che il mondo è un luogo nel quale le frontiere dividono i popoli senza ragione alcuni di loro proveranno non solo ad imitarli ma anche un po’ a superarli. E vincere, come hanno saputo fare i giovani francesi, vorrebbe dire ottenere una vittoria più importante di una coppa del mondo.
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lunedì 20 ottobre 2008
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