Roma, 16 ott (Velino) - “È a rischio l’attività di protezione dell’ambiente, dal settore dei rifiuti a quello dei controlli nucleari passando per le bonifiche e l’inventario delle emissioni da gas effetto serra”. È il grido di dolore dei precari dell’Ispra l’ente che ha accorpato tre agenzie ambientali nazionali e cioè l’agenzia per la protezione dell’ambiente (Apat), l’istituto di ricerca applicata al mare (Icram) e l’istituto nazionale per la fauna selvatica (Infs) che rischiano di andare a casa nei prossimi mesi. Si tratta di 678 persone di età compresa tra i 30 e i 55 anni (“precari da una vita”) tra cui molti vincitori di concorso come quello indetto nel 2005 che doveva aprire le porte alla definitiva procedura di stabilizzazione. "Senza di noi – sottolineano - potrebbero saltare le procedure di certificazione ambientali così come le compilazioni statistiche su cui vengono assunte le decisioni istituzionali specie dal ministero dell’Ambiente come in sede europea". E proprio al ministro Prestigiacomo, i precari dell’ambiente si rivolgono: “Brunetta ha rimesso al ministro la valutazione della nostra utilità. Quindi faccia sentire la sua voce”, dicono all’unisono i precari che ribadiscono: le attività di monitoraggio, di autorizzazione in materia ambientale devono restare di competenza pubblica. Insomma, no alla loro esternalizzazione come pare sta avvenendo per le funzioni di supporto alla commissione Via-Vas, quella che si pronuncia sulla compatibilità ambientale di alcuni progetti come rigassificatori, centrali elettriche e molto altro.
In alcuni settori l’apporto del personale precario è fondamentale per far funzionare l’Ispra: è precario il 70 per cento del personale che si occupa di certificazioni ambientale, circa il 40 per cento di quello che si occupa di autorizzazioni e monitoraggio nel settore del decommissioning nucleare. Precario è il personale preposto al mercato delle emissioni previsto dal protocollo di Kyoto, ma lo scenario non cambia nel settore dei rifiuti piuttosto che in quello del servizio idrogeologico – per intenderci il settore che fornisce la consulenza anche alla Protezione civile in caso di frane e alluvioni. Per fare un altro esempio: l’agenzia per il controllo nucleare, viatico per il ritorno dell’Italia all’energia dall’atomo dovrà ‘pescare’ tra questo personale una volta che sarà istituita dal momento che i tecnici dell’Ispra che si occupano di questo settore e cioè quello nucleare sono a ranghi ridotti, sono in procinto di andare in pensione o lo hanno fatto da tempo.
“Non siamo le sanguisughe della pubblica amministrazione. Semmai è il contrario. Nel resto del mondo la figura del precario in questi settori così strategici non è neppure contemplata” dicono raccontando le loro storie. E sottolineano: già nel 2001 era stata avviata una ricognizione sui profili professionali presenti nell’agenzia per la protezione dell’ambiente. L’archivio è ancora lì. Come resta scritta nero su bianco la lettera con cui l’ex commissario dell’agenzia (nominato nel 2001 dal governo Berlusconi), Renato Angelo Ricci sottolineava il ruolo fondamentale che il personale ha svolto e continua a svolgere per l’operatività dell’agenzia che ha funzioni insostituibili. I precari dunque chiedono al ministro della Funzione pubblica ma soprattutto al ministero dell’Ambiente di riprendere in mano il dossier per trovare “soluzioni adeguate sulla stabilizzazione”.
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