ROMA - Chi monitora le frane che squassano il Paese se i precari Ispra vengono cacciati? Chi controlla il nucleare se a fine anno l'organico del servizio sarà dimezzato dal licenziamento dei co.co.co.? E chi restituirà alla Comunità europea 3 milioni di euro visto che il responsabile del progetto web (stipendio lordo da 45mila euro all'anno) rischia il posto di lavoro? Tra tempi determinati e collaborazioni atipiche, sono 678 i precari in fibrillazione all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. E il dato -fornito oggi in conferenza stampa (all'hotel Nazionale)- è decisamente più alto di quello ufficiale dell'amministrazione. Tra l'altro, a quanto sostengono i lavoratori Ispra, oltre 400 potrebbero tornarsene a casa da qui a Natale. Altro che 'stabilizzazione', come assicurava la finanziaria nel 2007 e 2008: o qui il governo annulla il blocco (fissato al primo luglio 2009) dell'assunzione dei precari oppure- denunciano ricercatori e professionisti dell'Ispra- in Italia salteranno i controlli ambientali e l'Italia si troverà subissata di sanzioni Ue. Spiega Roberta Alani, dal 2002 all'ex Apat: "Nel settore della certificazione ambientale dove lavoro il 70% sono tempi determinati e co.co.co., se ci mandano a casa l'organico a fine dicembre sarà ridotto del 50%, non si potrà più garantire la certificazione Emas e l'Ecolabel". E così, a quanto affermano altri ricercatori e tecnici in conferenza stampa, è per tutti i servizi dell'ente di controllo ambientale. Dice Luca De Micheli, geologo dal curriculum prestigioso: "Il 50% dei precari ex Apat fanno il 90% del lavoro. L'efficienza dell'ente è garantita proprio da questo personale che Brunetta sta mandando a casa in barba alla meritocrazia". Lui è stato appena indicato dai suoi colleghi europei come futuro segretario generale dell''EuroGeoSurveys', l'Associazione dei servizi geologici d'Europa, ma l'Ispra- dice De Micheli ricordando che il suo contratto scade l'8 novembre e "non so se sarà rinnovato e per quanto tempo"- "non è in grado di assicurare il mio invio a Bruxelles, vorrà dire che io andrò comunque a Bruxelles- aggiunge amaro- a rappresentare un altro paese, ecco la situazione paradossale". Ma "un ente serio- insiste- non può permettersi di trattare il proprio personale di elevatissima professionalità in questo modo". E già, perché il punto è che i precari Ispra -anche chi rischia di perdere il posto tra pochi giorni- non sanno ancora che fine faranno, nessuno ancora gli ha comunicato nulla. E tra loro in molti sono vincitori di concorso (il 'concorsone' del 2005), e a molti di loro è stato garantito che quello era il percorso di accesso alla stabilizzazione. E il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo? "Non una risposta. Le soluzioni ci sono, ma al ministero- denuncia Francesca Assennato- c'è un muro di gomma". Ciò che in realtà si teme è l''esternalizzazione' dei servizi. I precari lo accennano solo, non hanno elementi a conferma, ma "la questione ambientale- avvertono- non può essere trattata da soggetti privati, queste sono tematiche che tutti dovrebbero considerare di ambito pubblico".
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giovedì 16 ottobre 2008
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