da Il Giornale - Roma - L’Italia della crisi è un Paese che crede all’esistenza del mastino dei Baskerville, che rischia di abbandonarsi alla paura di un mostro infernale pronto a sbranare chiunque. Nei romanzi di sir Arthur Conan Doyle toccava a Sherlock Holmes impersonare il raziocinio in un mondo disordinato. Ieri questa sorte è toccata al ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta.
Le indiscrezioni relative all’emanazione di un decreto legge sul pubblico impiego finalizzato, tra le altre cose, a bloccare la stabilizzazione selvaggia dei precari hanno scatenato un putiferio nell’universo sindacale e politico. Ovviamente di sinistra. La Cgil ieri ha sfornato dati angoscianti: 420mila precari a rischio nelle amministrazioni pubbliche ai quali si sarebbe potuto aggiungere un campione di 100mila unità considerando anche stagisti e tirocinanti.
L’opposizione ha soffiato sul fuoco. «Bisogna bloccare subito l’uscita dei precari di scuola e pubblica amministrazione», ha tuonato il segretario del Pd, Dario Franceschini, alla disperata rincorsa di Italia dei Valori e sinistra radicale per rimpinguare un bacino elettorale che i sondaggi indicano in costante decrescita. Se l’argomento non fosse di per sé delicato e serio, si potrebbe descrivere la vicenda con toni comici per il fatto che ogni dichiarazione è stata corredata delle cifre più disparate. Se per la Cgil la platea a rischio era di circa mezzo milione di lavoratori, per la democratica Madia i precari in bilico erano 200mila, ma salivano a 400mila per l’Udc Cesa. Per porre fine al caos nel tardo pomeriggio di ieri è stato Brunetta in persona a convocare una conferenza stampa per mettere i puntini sulle «i» e, soprattutto, per annunciare un provvedimento senza precedenti: il primo monitoraggio per via amministrativa degli organici della Pa sia a livello centrale che periferico.
Il ministro però non si è risparmiato una boutade. «Se i numeri della Cgil sono simili a quelli della partecipazione agli scioperi, allora siamo tranquilli», ha detto tirando anche una stoccata ai colleghi parlamentari. «Chi dice 100-200-400mila precari, si inventa i numeri», ha aggiunto ricordando che l’analogo provvedimento preso per gli enti di ricerca ha fatto emergere solo meno di 2mila figure nonostante i sindacati profetizzassero sciagure per 50mila persone. Brunetta ha infatti lasciato trasparire come le recenti polemiche nascondessero l’intento di minarne il ruolo istituzionale. «Trovo ignobile e irresponsabile la speculazione che si è fatta in questi giorni così come è ignobile e irresponsabile chi ha fatto uscire voci false di un decreto che non è all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri», ha precisato. L’affondo di Brunetta, però, è stato preceduto da una ricostruzione delle norme riguardanti il precariato nella Pa. Le Finanziarie 2007 e 2008 del governo Prodi hanno solamente prorogato i contratti a termine non essendoci risorse per le assunzioni. Una circolare dell’ex ministro Nicolais, ha esteso fino al 31 dicembre 2009 la durata dei contratti in attesa di una precisa regolamentazione. Il ddl Brunetta collegato alla manovra triennale, che prevedeva un censimento degli atipici, è ancora in attesa di approvazione al Senato. Per frenare le «speculazioni irresponsabili», il colpo di scena. Da lunedì partirà per via amministrativa il monitoraggio della Pa. Agli enti sarà inviata una lettera e una semplice griglia con sei voci dalle quali si potrà comprendere la situazione finanziaria dell’ente, la pianta organica, come sono stati assunti i precari e quanti hanno titolo alla stabilizzazione senza ledere i diritti dei vincitori di concorso. «Ne vedremo delle belle», ha promesso Brunetta aggiungendo che coloro che non risponderanno saranno esclusi dalla regolarizzazione. «Penso di concludere tutto entro gli inizi di aprile», ha annunciato. E ci sarà totale trasparenza: i dati saranno pubblicati online e governo, Parlamento e sindacati ne saranno informati. Una volta concluso l’iter, bisognerà indire i concorsi per stabilizzare i precari che hanno diritto all’assunzione. Si potrà vedere «per filo e per segno chi ha assunto chi, come e se lo poteva permettere». Insomma, chi ha infornato come precari «a chiamata» parenti, amici e raccomandati dovrà renderne conto. In fondo, il mastino dei Baskerville non è mai esistito.
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