di Paolo Feliciotti
L’emendamento Brunetta, che abolisce la procedura di stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione, ha fatto scendere in piazza numerosi precari del comparto pubblico. In agitazione i lavoratori dell’ex Apat ed ex Icram che rischiano il posto di lavoro. Chiedono al Governo di bloccare il provvedimento che li mette per strada. L’emendamento 37 bis al disegno di legge 1441, approvato il 26 settembre scorso ha abbattuto una scure sull’annoso problema del precariato nella pubblica amministrazione, soprattutto sugli enti di ricerca. Pesanti i tagli apportati sul lavoro precario che sperava invece nella assunzione a tempo indeterminato. La precedente finanziaria aveva infatti aperto la possibilità di un inquadramento nei ruoli, per quei lavoratori che, assunti con procedura concorsuale, avevano maturato tre anni di servizio. Per i sindacati si tratta di “un atto gravissimo con il quale si colpisce uno dei settori di punta della ricerca italiana” che “va esattamente contro il criterio di meritocrazia sostenuto dal Governo”. Sono coinvolti “lavoratori di altissimo profilo che, con la loro passione, il loro lavoro e la loro professionalità hanno consentito all’Italia di avere un ruolo da protagonista nelle attività di ricerca di punta in ambito internazionale”. Anche il Ministero dell’Ambiente risente i primi contraccolpi del provvedimento. Non sono stati rinnovati i contratti ai ricercatori dell’Icram che svolgono la loro attività presso il Dicastero. “L’altro ieri ci è stato comunicato che il contratto non sarebbe stato rinnovato e da oggi siamo senza lavoro – spiega la geologa marina (chiede di rimanere anonima) che per sette anni ha lavorato all’Ambiente”. Vincenzo Pepe di Fare Ambiente chiede al Premier Silvio Berlusconi un atto di responsabilità: salvare le professionalità che con il loro lavoro hanno contribuito a mantenere alto il nome del nostro Paese nel campo della ricerca a livello internazionale.
L’emendamento Brunetta, che abolisce la procedura di stabilizzazione dei precari della pubblica amministrazione, ha fatto scendere in piazza numerosi precari del comparto pubblico. In agitazione i lavoratori dell’ex Apat ed ex Icram che rischiano il posto di lavoro. Chiedono al Governo di bloccare il provvedimento che li mette per strada. L’emendamento 37 bis al disegno di legge 1441, approvato il 26 settembre scorso ha abbattuto una scure sull’annoso problema del precariato nella pubblica amministrazione, soprattutto sugli enti di ricerca. Pesanti i tagli apportati sul lavoro precario che sperava invece nella assunzione a tempo indeterminato. La precedente finanziaria aveva infatti aperto la possibilità di un inquadramento nei ruoli, per quei lavoratori che, assunti con procedura concorsuale, avevano maturato tre anni di servizio. Per i sindacati si tratta di “un atto gravissimo con il quale si colpisce uno dei settori di punta della ricerca italiana” che “va esattamente contro il criterio di meritocrazia sostenuto dal Governo”. Sono coinvolti “lavoratori di altissimo profilo che, con la loro passione, il loro lavoro e la loro professionalità hanno consentito all’Italia di avere un ruolo da protagonista nelle attività di ricerca di punta in ambito internazionale”. Anche il Ministero dell’Ambiente risente i primi contraccolpi del provvedimento. Non sono stati rinnovati i contratti ai ricercatori dell’Icram che svolgono la loro attività presso il Dicastero. “L’altro ieri ci è stato comunicato che il contratto non sarebbe stato rinnovato e da oggi siamo senza lavoro – spiega la geologa marina (chiede di rimanere anonima) che per sette anni ha lavorato all’Ambiente”. Vincenzo Pepe di Fare Ambiente chiede al Premier Silvio Berlusconi un atto di responsabilità: salvare le professionalità che con il loro lavoro hanno contribuito a mantenere alto il nome del nostro Paese nel campo della ricerca a livello internazionale.
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