LA PETIZIONE DA FIRMARE

martedì 3 marzo 2009

Precari statali, salta l'assunzione Domani vertice con le parti sociali


ROMA - Stop alla regolarizzazione dei precari nel pubblico impiego. Il governo ha preparato un decreto legge per bloccare da luglio le sanatorie per i vecchi contratti a tempo determinato. Il provvedimento dovrebbe essere varato dal Consiglio dei ministri di venerdì. Coinvolti - secondo stime della Cgil - fino a 200 mila lavoratori precari. Una decisione "sciagurata e assurda", secondo il Partito democratico. Dunque è con qualche contraddizione che l'emergenza occupazione arriva sul tavolo di Palazzo Chigi. Infatti, nel giorno in cui l'Istat certifica il crollo del Pil nel 2008 (-1 per cento) che ipotecherà in maniera seria il 2009 con il rischio concreto che possano saltare centinaia di migliaia di posti di lavoro, il governo ha convocato sindacati, Confindustria e le altre associazioni imprenditoriali per domani pomeriggio. L'obiettivo non è tanto nel testo generico della convocazione ufficiale ("ragionamento sull'economia sociale e di mercato") ma in un'affermazione di ieri del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti: "Salvare le imprese, le famiglie e quello che c'è di buono nelle banche è quello che possono fare i governi. Se si pensa che i governi possano salvare tutto si finisce che non si salva niente. Perché salvare tutto è una missione divina". Il focus - anche del governo - dunque sembra spostarsi sull'economia reale, dopo aver messo un po' di paletti a difesa del sistema bancario senza però sbloccare l'afflusso di credito alle imprese. Tuttavia, per ora, non c'è un cambio di rotta nell'azione dell'esecutivo. La Finanziaria triennale, approvata a luglio quando la crisi era solo all'inizio, resta un vincolo. Nessuna risorsa aggiuntiva perché il Patto di stabilità europeo non ce lo permette visto l'alto debito pubblico che abbiamo, come ha detto anche ieri il premier Silvio Berlusconi bocciando la proposta del segretario del Pd, Dario Franceschini, di un assegno mensile per tutti disoccupati. Eppure, per una volta, è la proposta dell'opposizione (per realizzarla servirebbero 5-6 miliardi, secondo l'ex ministro Pier Luigi Bersani) a rubare la scena al governo, a catalizzare l'attenzione. Ieri Franceschini ne ha parlato con il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, e oggi sarà la volta della Uil di Luigi Angeletti. La Cisl ha detto un sostanziale sì all'assegno per chi perde il lavoro e il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, si è impegnato a sostenere la proposta. Da tempo i sindacati (compresa l'Ugl) non trovavano una posizione condivisa.
Franceschini, che aveva parlato sabato scorso con il presidente Emma Marcegaglia, non ha invece strappato il consenso della Confindustria. "E' una proposta monca - secondo la Marcegaglia - La riforma degli ammortizzatori sociali, che costa l'1 per cento del Pil, ha senso solo se si accompagna con la riforma delle pensioni. Da sola non sta in piedi". E così le pensioni fanno capolino nella crisi. Di fronte all'ipotesi di un intervento, che tuttavia i tecnici di diversi ministeri continuano a approfondire, il governo e la maggioranza, però, frenano. Nei giorni scorsi, Tremonti ha detto che non aprirà il dossier pensioni perché provocherebbe una "recessione sociale". Linea confermata dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: "All'ordine del giorno c'è solo l'equiparazione dell'età pensionabile tra uomo e donna, come chiede una sentenza della Corte europea". Eppure l'opposizione centrista punta a sfidare il governo proprio sul versante delle pensioni per aprire lì eventuali divisioni: dal leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, a Marco Follini e Enrico Letta del Pd. Bonanni non ha alzato le barricate, ma ha avvertito: "Qualsiasi risparmio si ottenga con le pensioni dovrà restare nel sistema della previdenza". Insomma non dovrà servire per introdurre l'assegno di disoccupazione. Ed Epifani: "Non si può aumentare l'età pensionabile e mettere fuori dal mercato i lavoratori".

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