LA PETIZIONE DA FIRMARE

martedì 5 maggio 2009

Ricetta made in China contro la crisi: fumare il più possibile

Chissà se Brunettolo non la farà sua.....

Il fumo fa male, ormai lo sanno anche i sassi. Ma forse non i cinesi. I quali hanno trovato la soluzione per combattere la crisi: tutti i dipendenti della pubblica amministrazione dovranno fumare d'ora in poi quante più sigarette possibile.
L'ordine è stato dato dale autorità della provincia di Hubei, nella Cina centrale. E' stato anche stabilito un obiettivo da raggiungere, altro che storie: entro il 2009 si dovranno fumare oltre quattro milioni e mezzo di cicche, ovvero 230mila pacchetti. E chi sgarra, rischia una multa salatissima, molto peggiore di quella riservata ai fannulloni di casa nostra.
Le autorità hanno previsto una quota minima individuale che, in nome della Patria, quando possibile potrà esser comunque superata. Insomma, sta al patriottismo e al buon cuore di ciascuno. Il sacrificio della popolazione, ha spiegato Chen Nianzu, funzionario presso la provincia di Hubei, "servirà a rafforzare l'economia locale attraverso la tassa sul tabacco". Chissà che cosa ne pensa il ministro Brunetta...

Pubblica Amministrazione. Taglio di 5,3 mld annui per le imprese

Ha raggiunto quota 5,3 miliardi l'anno il taglio ai costi della burocrazia che si tradurranno in risparmi per le imprese nelle aree del Lavoro, della Previdenza e della Prevenzione incendi. A darne conto in una conferenza stampa appositamente convocata a palazzo Chigi, i ministri del Welfare, Maurizio Sacconi e della Funzione pubblica, Renato Brunetta che hanno quindi illustrato i primi risultati del "Tagliaoneri" (introdotto dal decreto legge n. 112 del 2008) per ridurre i costi della burocrazia e favorire il recupero di competitività del paese. "Nel complesso - hanno spiegato - gli interventi programmati comporteranno: un risparmio di circa 700 milioni di euro nell'area Lavoro e previdenza, che si aggiungono ai circa 4,1 miliardi già tagliati con il d.l. n. 112/2008, per un totale di 4,8 miliardi di euro l'anno (con una riduzione del 48% dei costi); un risparmio di oltre 500 milioni di euro l'anno nell'area Prevenzione incendi (con una riduzione del 37% dei costi)". In che modo si è potuto individuare cosa tagliare? "Grazie alla misurazione dei costi amministrativi per le imprese, realizzata dal Dipartimento della Funzione Pubblica con l'assistenza tecnica dell'Istat - hanno chiarito i due ministri - sono state individuate le procedure più costose da semplificare e sono stati quindi adottati i piani per ridurre di almeno il 25% gli oneri (in linea con gli obiettivi assunti in sede comunitaria). La novità del metodo è nella logica di risultato: in vista del taglio dei costi, i piani di riduzione degli oneri adottano le misure organizzative, tecnologiche e normative e definiscono tempi e responsabilità per la loro realizzazione". Con il nuovo meccanismo di semplificazione, hanno argomentato Sacconi e Brunetta, sono stati completati "in tempi rapidi i piani di riduzione nelle prime due aree di regolazione pubblica: Lavoro e previdenza e Prevenzione incendi". E, "grazie alla previsione di un sistema stringente di monitoraggio e pubblicità dei risultati, sia i cittadini che le imprese disporranno di bilanci periodici sulle iniziative realizzate con la collaborazione delle associazioni imprenditoriali". Sono attesi per le prossime settimane nuovi risultati del Taglia-oneri, nell' area Beni culturali. Prosegue, nel frattempo, l'impegno del Dipartimento per la Funzione Pubblica nella misurazione degli oneri nell'area Ambiente e Fisco e per il completamento della misurazione in tutte le materie di competenza statale. In ogni caso, hanno rimarcato entrambi con forza, nessuno dei tagli "toccherà diritti e tutele". "C'è ancora moltissimi da tagliare - ha annunciato Brunetta - Proseguiremo con questo ritmo fino al 2012 quando arriveremo a decine di miliardi di tagli che, naturalmente, non entreranno direttamente nelle tasche di imprese e famiglie ma alleggeriranno il peso della burocrazia su di loro e renderanno l'economia italiana più agile e flessibile. Ovviamente - ha aggiunto - questo dovrà portare un cambio di mentalità anche nei confronti di coloro che avevano intermediato rispetto a questo fino ad oggi, vale dire consulenti del lavoro, avvocati, tecnici, ingegneri che sino ad oggi avevano intermediato per risolvere i problemi di una cattiva burocrazia natuturamente facendosi pagare. Il cittadino fino ad ora, quindi, ha pagato 2 volte. Prima le tasse a fronte di servizi che non sono arrivati e poi il consulente che lo aiutasse ad avere quei servizi non ottenuti".

OCCUPAZIONE, CGIL: NEL LAZIO OLTRE 6.000 PRECARI SETTORE PUBBLICO

Una "giornata del precario" a Roma il prossimo 30 giugno. Lo ha annunciato il segretario nazionale della Cgil funziona pubblica Carlo Podda durante la conferenza stampa di presentazione dei numeri del precariato all'interno del comparto pubblico che si è tenuta questo pomeriggio alla Casa del Cinema. Il segretario regionale della funzione pubblica del Lazio, Gianni Nigro ha sottolineato che nel Lazio i precari nei comparti della funzione pubblica, università, ricerca e scuola "sono oltre 6mila il settore più colpito è quello della sanità: fra le 2.800 e le 3mila persone di cui 1.200 circa medici. Solo all'Asp sono 155".

P.a.: Fp Cgil, 30 giugno precario-day

Il 30 giugno sara' la giornata del precariato. Ad annunciarlo e' stato il segretario generale della Fp Cgil, Carlo Podda, nel corso di una conferenza stampa in cui ha presentato i dati sul precariato nel settore della pubblica amministrazione. "Vedremo - ha spiegato Podda - in che modo e in che forma articolare questa giornata. Ci sara' una manifestazione nazionale ma non nella forma tradizionale, vogliamo mettere insieme oltre a lavoratori e lavoratrici anche ad esempio gente di spettacolo. E' un evento - ha aggiunto - su cui vogliamo richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica". Insomma, ha continuato il leader del sindacato, possiamo
chiamarlo il "precario-day". Infine un auspicio e cioe' che partecipino anche gli altri confederali: "se riuscissimo - ha concluso - a farlo anche con i nostri amici di Cisl e Uil, saremmo contenti. Almeno su questo non ci dovrebbero essere divisioni".

P.a.: Fp Cgil, i precari sono 440.920

In una conferenza stampa, il sindacato Fp Cgil ha sottolineato che in base alla 'strategia del governo, tutto il personale precario della pubblica amministrazione, a prescindere dal possesso dei requisiti per la stabilizzazione, non vedra' rinnovato il proprio contratto'. Insomma, per l'organizzazione guidata da Carlo Podda, si assistera' nei prossimi mesi ad un 'licenziamento in massa'. E alla 'perdita di una singola unita' lavorativa, in settori come la sanita' o il socio-assistenziale, corrispondera' un'assenza di organico difficilmente colmabile. In questi casi, la cessazione del rapporto di lavoro corrispondera' con quella del servizio'.
Sempre secondo dati forniti dal sindacato, sulla base del Conto Annuale della Ragioneria Generale, il totale del personale precario nell'intera P.A. e' di 440.920 unita', considerando invece i soli comparti di riferimento della sola Funzione Pubblica Cgil (quindi esclusi gli enti di ricerca, la scuola e universita') ammonta a 201.716 unita' (102.388 lavoratori a tempo determinato, 1.321 lavoratori interinali, 4.307 lavoratori in formazione lavoro, 25.164 lavoratori socialmente utili, 58.536 collaborazioni). Nel 2007 le stabilizzazioni hanno interessato 10.982 lavoratori della pubblica amministrazione, mentre altri 38.956 sono i cosiddetti aventi diritto.
La Fp e' tornata, quindi, a criticare il monitoraggio fatto dal ministero della Pubblica Amministrazione giudicandolo 'paziale, pressappochista e strumentale' che censisce 'meno della meta' degli enti censiti dal Conto Annuale: 4027 contro 9903)'. E che, ancora, non tiene conto, per esempio, dei precari tra i vigili del fuoco, della Croce Rossa o della Protezione Civile. Si punta a "ridimensionare il fenomeno - e' la tesi della Fp - per rendere socialmente piu' accettabile lo stop alle stabilizzazioni, il cui percorso era stato avviato dal precedente governo'. Sotto accusa lo stesso criterio 'con il quale il questionario e' stato formulato, laddove la richiesta riguardava le unita' di personale che gli enti 'intendono stabilizzare e non il loro fabbisogno'.

Precari: Cgil, 200mila licenziamenti entro il 2011 nella pubblica amministrazione

Nuovo allarme della Cgil sui precari nella pubblica amministrazione. Dal primo luglio - è la stima del sindacato di categoria Fp - in 60 mila perderanno il posto a causa della norma, all'esame del Parlamento, che blocca i percorsi di stabilizzazione dei rapporti di lavoro. Ma il numero è destinato a salire: nel 2010 si arriverà ad oltre 120 mila unità fino a giungere nel 2011 a 200 mila.

MERITOCRAZIA!!!

Come per la riforma della scuola - "libro e moschetto... scolaro perfetto" voluta dalla Gelmini - "il vecchio" si appresta ad avviluppare anche ciò che resta delle rovine della Pubblica amministrazione, per portarla indietro di mezzo secolo, dissotterrando la spada di Damocle delle "note di qualifica"! In ogni pubblico ufficio, infatti, oltre alle colorate quanto inutili "faccine" di mister br, faranno ben presto il loro debutto le "TRE FASCE" meritocratiche che suddiveranno gli Statali - come se le attuali divisioni non bastassero - in una sorta di classifica dei dipendenti che va dal più bravo, a quello così e così, fino al meno bravo. Sulla base di questa graduatoria si decideranno gli stipendi, le promozioni, le carriere e le distribuzioni di eventuali premi di produttività. Tanto prevede la bozza del decreto che il ministro Brunetta sta per portare in Consiglio dei ministri. Leggendo il testo si capisce che gli obiettivi di mister br sono due: primo, ridurre il potere d'intervento del sindacato, che d'ora in poi avrà molta meno voce in capitolo sui salari, sulle norme disciplinari, sull'organizzazione del lavoro; secondo, obbligare le amministrazioni a distribuire le risorse in modo molto... "differenziato", cioè dare tanti soldi ad alcuni e pochi ad altri secondo la vecchia logica di potere del dividi et impera, invece secondo il governo, per rimediare alla disfunzione dei cosiddetti "premi a pioggia", uguali per tutti! Per questo il decreto vuole istituire le "Classifiche del Merito". Al termine di un anno di lavoro, tutto il personale verrà "giudicato(!?)" secondo i risultati individuali e si creerà così una graduatoria. Il 25% dei dipendenti che si trovano ai primi posti della classifica riceveranno il premio per intero. Il 50% della fascia centrale avrà il premio dimezzato. Il 25% che finisce in fondo alla classifica non avrà niente. Ma chi sarà chiamato a stilare le classifiche? Chi sarà nel pubblico impiego a dare i voti in pagella? In alcuni articoli del provvedimento si evince che la formulazione delle graduatorie dovrebbe spettare ad una sorta di “Organismo per la valutazione”: una specie di commissione che dovrebbe nascere in ogni amministrazione, nominata dal responsabile politico di turno (il ministro, il sindaco, il prefetto, il procuratore capo, il direttore scolastico, il direttore sanitario e così via). Poi sarebbero previsti i "Comitati dei garanti", che dovrebbero esprimere un parere ogni volta che un dirigente viene rimosso dall'incarico, ed infine l'"Autorità indipendente" per la valutazione. Il condizionale quando si parla del governo berlusconi e dei suoi collaboratori è d'obbligo! L'unica cosa certa è che la sola "Autorità indipendente" - per non parlare del magna-magna di commisioni e sottocomissioni che si verrebbero a creare - costerà ai contribuenti ben 4 milioni l'anno, e i suoi cinque membri nominati da governo e Parlamento riceveranno uno stipendio di 300 mila euro l'anno. Ma poi, in altri passaggi del decreto, si legge pure, in maniera maliziosamente equivoca, che "il compito di giudicare il lavoro dei dipendenti spetta ai dirigenti loro diretti superiori". M a tornando a bomba, le classifiche non serviranno solo a distribuire il salario accessorio. Il giudizio annuale inciderà anche sulle promozioni, gli avanzamenti economici, l'assegnazione di incarichi, l'accesso a corsi di formazione, insomma una vera e propria lottizazione politica della P.A., un pò come avvine per mamma-Rai! Saranno inoltre istituiti alcuni premi speciali: uno si chiamerà “bonus delle eccellenze”, un altro “premio all'innovazione”. I primi classificati di ciascuna amministrazione , gli eletti, non si sa bene da chi, come e con quali criteri, potranno anche candidarsi a una sorta di selezione nazionale, per ottenere un ulteriore premio. Insomma "I PRIMI" in classifica dovrebbero avere "due palle" così e andare direttamente in finale di Champions League!!! E i sindacati in tutto questo che ruolo giocano? Quando il decreto entrerà in vigore i sindacati del pubblico impiego conteranno molto meno di prima. Lo spazio della contrattazione viene ridotto, molte cose saranno decise per legge. Per i contratti nazionali diventa vincolante il parere della Corte dei conti, mentre gli accordi integrativi raggiunti nelle singole amministrazioni potranno essere bocciati dal ministro della Funzione pubblica. Non solo, ma per le norme siglate nei contratti costituirà in qualche modo un limite anche “l'autonoma decisione definitiva” del dirigente. Viene infine istituita una regola di incompatibilità fra attività sindacale e dirigenza: gli ex sindacalisti non potranno essere nominati alla guida di un ufficio, né potranno entrare nei vari organismi di valutazione. Ma non finisce mica qui. La bozza del decreto Brunetta prevede una riduzione molto drastica del numero di contratti nazionali: resterebbero soltanto due grandi accordi, uno per lo Stato centrale e un altro per le amministrazioni decentrate. In altre parole non esisterebbe più il contratto della scuola, perché verrebbe unito a quelli dei ministeri, delle agenzie fiscali, degli enti previdenziali. Né ci sarebbe più il contratto della sanità, accorpato a quello di comuni, province e regioni. Ma al tempo stesso all'interno dei due grandi accordi nazionali, però, si dovrebbero prevedere delle "sezioni", per salvaguardare le "specificità" di ciascun comparto. Insomma una gran confusione. Un gran polverone. Un gran baccano. Tanto rumore per "coprire" le prossime "porcate" tra le quali, non bisogna avere la sfera di cristallo per azzardarne la previsione, che mister br non si dimetterà mai! E poi, ammesso e non concesso che il decreto vada in porto così com'è, chi controllerà il controllore? Semplice: lo stesso che giudicherà l'operato di mister br!

Brunetta ti cambia la PA con uno... ‘smile’

Il ministro a Ferrara per presentare il suo libro e sostenere Dragotto

Socialista della prima e ultima e ultimissima ora, esperto – come assicura lui stesso - di economia del lavoro, rivoluzionario. Il ministro Renato Brunetta si presenta così davanti al numeroso pubblico, accorso alla sala conferenze per ascoltare il suo intervento. Il professore è a Ferrara in una triplice veste: quella di Ministro della Funzione Pubblica, di esponente azzurro a sostegno del candidato sindaco Giorgio Dragotto e anche di scrittore, dato che ha più volte citato – strano ma vero - il proprio libro “Rivoluzione in corso”, recentemente pubblicato. Dopo l’introduzione, dedicata al programma di mandato del candidato forzista, Brunetta parla a ruota libera, incalzato dalle domande di Mario Fornasari. L’argomento di punta non può che essere il processo di trasformazione della pubblica amministrazione, che il ministro ha in mente di attuare. “Tutti siamo a conoscenza dei problemi annosi della burocrazia italiana – spiega Brunetta - Io ho cercato di porvi un freno, ottenendo già ora buoni risultati. Tra i principali obiettivi che si pone la riforma i tempi certi per l’acquisizione degli atti che il cittadino richiede. Se questi tempi non vengono rispettati, può scattare la class action nei confronti dell’amministrazione inadempiente. Non solo. Per sbrigare le pratiche burocratiche, il Governo ha raggiunto l’accordo con tabaccherie, poste, banche, per effettuare quelle operazioni che prima richiedevano code agli sportelli pubblici. A breve faremo in modo che anche dagli uffici della propria azienda sarà possibile richiedere e ottenere pratiche della P.A. E ancor prima sarà introdotto il certificato medico elettronico e altri atti, acquisibili attraverso la rete, senza muoversi da casa e con zero spreco di carta”. Il ministro è un fiume in piena, il tono è quello confidenziale, la platea apprezza l’esposizione chiara di ciò che Brunetta ha fatto e ciò che si propone di attuare. Fornasari, provocandolo, gli ricorda che numerosi quotidiani lo hanno etichettato come “guaritore”, dopo che sono stati pubblicati i dati sul drastico calo dell’assenteismo nel pubblico. “All’inizio, quando è stato approvato il decreto, ho ricevuto una marea di insulti, anche personali, rivolti da conservatori di sinistra come Eugenio Scalari, Furio Colombo e tanti altri radical chic. Poi i fatti mi hanno dato ragione, visto che i provvedimenti che ho adottato hanno colpito i dipendenti pubblici maggiormente assenteisti, che hanno perso privilegi incompatibili con la loro condotta, e premiando invece quelli che producono e raggiungono obiettivi significativi. A contestare il provvedimento e il sottoscritto è rimasta solo la Cgil, che non si rende conto che con questa lotta faziosa continua a perdere sempre più iscritti”. Poi, tra aneddoti autoironici sul suo stato di trepidazione antecedente alla nomina di ministro e le prime gaffes dovuta all’inesperienza nelle vesti di autorità, Brunetta affronta altri temi caldi, come il referendum di fine giugno. “Sono stato tra i primi firmatari del referendum – precisa - e come tale andrò alle urne a votare sì.” E sul rapporto a volte delicato col partito di Bossi spiega: “la Lega è un alleato leale e serio. A volte forse un po’ ruvido. Spesso capita che ci sia un sano antagonismo con il Pdl sul versante delle elezioni locali. Ma con Bossi c’è un ottimo rapporto quando si parla di riforme. Questo governo a breve varerà il federalismo fiscale, poi toccherà alla mia riforma del sistema amministrativo e burocratico dello Stato. Due novità capaci, da sole, di cambiare faccia al Paese”. Brunetta conclude con un simpatico appello a vantaggio del candidato del Pdl. “Se sono qua è perché faccio il tifo per Giorgio. Se vince gli farò adottare gli smiles all’interno dell’amministrazione comunale. Ma badate bene, le riforme per migliorare la pubblica amministrazione non sono né di destra, né di sinistra. Sono, come diceva un grande socialista come Brodolini, a vantaggio di una parte sola: quella del cittadino”.

Il ministro per la Pubblica amministrazione riferisce al Senato sulla situazione del precariato nella pubblica amministrazione


Nell’ambito dell’esame in sede referente, presso le Commissioni riunite affari costituzionali e lavoro, previdenza sociale, del disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica n. 1167, recante delega al governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione di enti, di congedi, aspettative e permessi, nonché misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico, di controversie di lavoro e di ammortizzatori sociali, già approvato dalla Camera dei deputati, il ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione Brunetta ha riferito sull’attività di monitoraggio dei contratti di lavoro flessibile nelle pubbliche amministrazioni, precisando che l’operazione di censimento del lavoro flessibile rappresenta uno strumento essenziale per individuare adeguati percorsi di regolarizzazione della normativa in materia e per porre conseguentemente termine alle situazioni di incertezza che gravano sui rapporti di lavoro pubblico a contratto. (Si ricorda che il disegno di legge n. 1167 sopprime le disposizioni contenute nelle leggi finanziarie 2007 e 2008, relative ala stabilizzazione dei lavoratori precari nel pubblico impiego).
Nella prospettiva di procedere in tempi adeguati ad un razionale procedimento di stabilizzazione, il ministro ha precisato che l’indagine compiuta è stata particolarmente complessa, poiché negli ultimi tre anni non è stato effettuato alcun tipo di monitoraggio del fenomeno. Le amministrazioni che hanno comunicato i propri dati – richiesti tramite un questionario spedito per via telematica - rappresentano in termini di popolazione di riferimento oltre il 90 per cento per Regioni, aziende sanitarie, Comuni capoluogo, nonché per tutti i maggiori enti di ricerca. La rilevazione ha interessato oltre il 90 per cento del personale in possesso dei requisiti per la regolarizzazione.
Nella grande maggioranza dei casi – ha quindi affermato il Ministro - , le amministrazioni con personale regolarizzabile hanno risorse economiche adeguate e posti in pianta organica sufficienti per procedere alla regolarizzazione, Tali amministrazioni hanno dichiarato un interesse elevato, seppur non totale, all’assunzione di quanti sono in possesso dei requisiti.
Nel complesso, i dati raccolti confermano una tendenziale maggiore rilevanza del fenomeno nelle regioni del Sud: in particolare, il dato della Sicilia si presenta particolarmente anomalo, dal momento che i lavoratori siciliani rappresentano da soli oltre il 54 per cento del personale che viene dichiarato regolarizzabile, a fronte di una disponibilità in dotazione organica di molto inferiore. Peraltro, i dati delle amministrazioni siciliane sono stati elaborati separatamente da quelli complessivi, per ragioni connesse ai diversi requisiti previsti da specifiche leggi regionali. Inoltre, escludendo il settore della scuola, che non è stato preso in esame dalla ricerca, la maggioranza del personale in possesso dei requisiti opera presso i Comuni e, in misura di poco inferiore, presso le aziende sanitarie.
Il senatore Nerozzi (Pd), premesso di essere in possesso di dati che forniscono indicazioni molto diverse rispetto a quelle comunicate dal Ministro, ha sottolineato la necessità di attendere quelli che a breve verranno resi pubblici dalla Ragioneria generale dello Stato.
Dopo che il presidente Giuliano ha dato conto di ulteriori emendamenti presentati ai relatori, e riaperto conseguentemente il termine per la presentazione di sub emendamenti, spostato a martedì 5 maggio alle ore 16, il seguito dell’esame è stato rinviato.