LA PETIZIONE DA FIRMARE

mercoledì 5 novembre 2008

...per grazia ricevuta!!!!!



AVVISO AL PERSONALE


Oggetto: Consegna proroga del contratto di lavoro.


Si avvisa il personale con contratto a tempo determinato che la consegna della proroga al contratto avverrà presso la segreteria del Servizio GEN-ROG, sede ISPRA di Via Curtatone 3 dalle ore 10,00 alle ore 13.30 e dalle 15.00 alle 16.00, secondo il seguente calendario:

SCADENZA DEL CONTRATTO E DATA DI RITIRO

7 novembre il 6 novembre

14 novembre il 13 novembre

21 novembre – 3 dicembre – 18 dicembre il 14 novembre

Dipartimento servizi generali e gestione del personale

Il Direttore

Dr. Luigi Capasso

Il kit del perfetto tecnofannullone


Il ministro Brunetta mette i tornelli davanti a ministeri e enti pubblici, ma cosa succede dietro le scrivanie dei dipendenti? Vi sveliamo tutti i trucchi più utilizzati negli uffici di mezzo mondo per navigare su Internet, chattare o giocare senza dare nell’occhio

SKY TG 24

Più disoccupati allarme povertà


Un tasso di povertà inchiodato da anni attorno all’11% delle famiglie e al 13% degli individui. Una distribuzione della povertà altrettanto inchiodata alle caratteristiche di sempre: concentrata al Sud, tra le famiglie numerose, ma anche tra le persone sole anziane, specie donne, tra le famiglie in cui la persona di riferimento è a bassa istruzione, e se è disoccupata. È il quadro che emerge dai dati diffusi ieri dall’Istat. Certo meno sparati e drammatici di quelli presentati un mese fa dal Rapporto Caritas, che stimava, con qualche eccesso d’immaginazione statistica, che un quarto della popolazione fosse a rischio di povertà.
È proprio questa persistenza e immodificabilità ad apparire sconfortante e a segnalare il fallimento delle politiche sia del lavoro che del sostegno alle famiglie con figli, che del sostegno all’occupazione femminile soprattutto tra i ceti più modesti, che infine del sostegno a chi si trova disoccupato senza appartenere alle categorie protette dagli ammortizzatori sociali. Si stima che siano in queste condizioni circa un milione e mezzo di lavoratori «atipici». E il loro numero è destinato ad aumentare nei prossimi mesi, dato che saranno i primi a essere licenziati («non rinnovati»), mentre le aziende affronteranno la recessione. Aggiungiamo che tutti i confronti internazionali, ultimo quello del rapporto Ocse di qualche settimana fa, segnalano che l’Italia non è solo uno dei paesi sviluppati più disuguali, ma anche quello in cui chi è povero lo è più a lungo, proprio per la scarsa efficienza, quando non assenza, delle politiche che dovrebbero contrastarla: sostegni al reddito dei poveri e di chi ha carichi familiari, investimento nella istruzione mirato a migliorarne la qualità e a contrastare le disuguaglianze dei punti di partenza, politiche di sviluppo locale e così via.
Accanto al dato della stabilità, un altro dovrebbe far riflettere alla luce di quanto è successo quest’anno (i dati infatti si riferiscono al 2007) e di ciò che succederà nei prossimi mesi. Si notano infatti piccoli segnali di peggioramento proprio nei gruppi sociali e nei tipi di famiglie che tradizionalmente presentano tassi di diffusione della povertà molto più bassi della media: le coppie con un solo figlio, le famiglie con persona di riferimento alle soglie della età pensionabile, con un’età compresa tra 55 e i 64 anni, tra le famiglie con due o più anziani. L’inflazione ha eroso i redditi modesti, ma prima adeguati. La perdita del lavoro quando si ha un’età matura, nonostante la retorica sul prolungamento della vita attiva, rende difficile ritrovarlo e continuare a costruirsi la pensione. La precarietà dei redditi dei giovani adulti che costringe le famiglie a integrare come possono. Questi fenomeni gettano le loro ombre anche sulla modesta sicurezza di gruppi finora relativamente protetti e si fanno tanto più minacciose nella congiuntura attuale. Si deve anche tener presente che l’Indagine Istat su cui questi dati si basano, essendo campionaria, non riesce a cogliere ciò che succede a tra le famiglie immigrate, anche di quelle regolari e che pagano le tasse, che in media hanno meno riserve su cui contare.
È difficile mettere mano a un profondo mutamento di rotta in un momento di crisi. Soprattutto sono difficili politiche di grandi, radicali investimenti. Ma si dovrebbe evitare di fare interventi di piccolo cabotaggio, dispendiosi quanto inutili e a rischio di produrre nuove disuguaglianze. Meglio razionalizzare la spesa esistente per renderla più efficiente ed equa. Davanti al rischio d’un forte aumento della disoccupazione occorre almeno eliminare gli steccati tra garantiti e non garantiti, con la riforma degli ammortizzatori sociali che è annunciata da anni. Invece d’inventarsi detassazione di straordinari o della tredicesima, occorre intervenire in modo sistematico ed equo sul fiscal drag e sul credito d’imposta per i più poveri. E invece d’inventarsi un qualche nuovo bonus bebé, sarebbe il caso di pensare a una riforma seria degli assegni al nucleo famigliare.

Brunetta, Pepe e le scintille sulla ricerca

La curiosità Scontro in Transatlantico tra il ministro e il parlamentare di Forza Italia per i tagli alla ricerca: il deputato urla ( " Gli ho detto che mancano i ricercatori in molti enti importanti, ma lui non ci sente, non mi fa' parla'"). Il ministro, innervosito, lo spinge.

Un deputato che grida in faccia a un ministro della sua stessa coalizione, e questo che lo spinge intimandogli di "stare calmo". Una scena del tutto inusuale per il Transatlantico della Camera. Ma i tagli richiesti dal governo su università e ricerca non si fermano di fronte alle bandiere di partito. Protagonisti questa sera due uomini schietti che vanno per le spicce. Il deputato è Mario Pepe, pidiellino in quota Forza Italia, medico e salernitano doc. Il ministro, invece, è il veneziano, professore universitario con un passato da ambulante, Renato Brunetta. Insomma, due che anche geograficamente non "le mandano a dire". La scena del delitto si consuma all'ingresso dell'aula, mentre in Assemblea si vota il ddl sviluppo sull'energia. Brunetta arriva trafelato, con ancora il giubbotto addosso e vede per caso Mario Pepe che proprio in quel momento esce dall'emiciclo. Gli si fa incontro, lo saluta baciandolo e abbracciandolo ma subito gli chiede conto di un ordine del giorno della settimana scorsa. La singolar tenzone di oggi ha infatti un "primo tempo" nell'aula della Camera lo scorso 28 ottobre quando proprio Mario Pepe presentò un ordine del giorno al ddl lavoro con il quale chiedeva che il governo "non licenziasse la ricerca" e in particolare che "sbloccasse le assunzioni presso l'Istituto nazionale di geofisica". Brunetta in quell'occasione chiese a Pepe di ritirare l'ordine del giorno, ma il deputato campano, niente affatto intimidito, raccolse anche le adesioni entusiaste del deputato del Pd, Maurizio Turco, e di Giancarlo Lehner del Pdl. Si vota in aula e il governo cade per la settima volta in questa legislatura, battuto per 258 voti a 235. Di più: la vicenda ottiene vasta eco sui blog dei ricercatori precari. Quelli dell'Ispra pubblicano lo stenografico della seduta d'aula e scrivono: "Il ministro Brunetta sbeffeggiato dai parlamentari anche di maggioranza. Allora non è così popolare e imbattibile". E' comprensibile dunque l'ira di Brunetta oggi quando affronta a tu per tu il collega di partito in Transatlantico. "Io penso a tutti, non solo ai ricercatori che dici tu", lo affronta di primo acchito. Ma il ministro sembra non aver fatto i conti con l'esuberanza di Pepe, il quale non accetta la tentata reprimenda e lo interrompe subito, urlando: "E' inutile che fai i concorsi per gli astrofici che in Italia ce ne sono già tanti. Bisogna sostenere gli istituti che fanno ricerca veramente, lì bisogna assumere gente". Pepe, insomma, è un fiume in piena, gesticola e si agita. Brunetta gli pone il palmo della mano sul petto e spingendolo leggermente gli dice: "Stai calmo, stai calmo e fammi parlare". Ma Pepe continua a gridare e Brunetta innervosito sgattaiola in Aula. Pepe però deve smaltire la rabbia, chiama un collaboratore di Brunetta e si sfoga raccontandogli la vicenda: "Gli ho detto che mancano i ricercatori in molti enti importanti, ma lui non ci sente, non mi fa' parla'".