LA PETIZIONE DA FIRMARE

lunedì 23 marzo 2009

Una questione personale



di Francesca Assennato
FLC CGIL ISPRA


Mi chiamo Francesca Assennato, lo ripeto, perché questa è una battaglia in cui ciascuno ci dovrebbe mettere il proprio nome, la propria faccia, dovrebbe farne una questione personale.
Sono una lavoratrice precaria dell’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione ela Ricerca Ambientale dove lavoro come ingegnere ambientale da più di cinque anni con vari contratti. Ho 37 anni, e dico anche questo per sgombrare il campo dalla favola che i precari in fondo sono giovani ed è giusto che facciano un po’ di esperienza prima di ottenere un lavoro stabile. Come me, la maggior parte dei precari del mio Istituto lavorano da tanti anni con contratti precari, siamo 600 su una dotazione organica di 1500 circa.
Voglio testimoniare con questo intervento la nostra condizione di cittadini che dopo anni di studi, di lavori ed esperienze fatte sempre con l’obiettivo di crescere e migliorare, dopo tanta strada sentono di non avere un posto degno in questo paese. Voglio parlare di una vita da precario.
Arrivi magari a volte anche per caso a lavorare in un ente pubblico. Ti porti le tue speranze, la tua energia di giovane persona, ti conquisti uno spazio, un mestiere, dai un senso alla tua vita. E magari sei pure contento di poter dedicare il tuo impegno e la tua fatica al tuo Paese, questo ti riempie di orgoglio, ti fa lavorare di più.
Sai anche che all’inizio è dura, che tutto è un po’ precario, ma ti dici che vale per tutti, che bisogna iniziare in qualche modo. E, inoltre, ti fidi, perché tutti quelli intorno a te, familiari, maestri, amici, colleghi, perfino i ministri ti ripetono in continuazione che non devi preoccuparti. Ti ripetono tutti “vedrai prima o poi ti assumeranno, figurati se dopo tanto tempo non ti assumono, sarebbe assurdo!”.
Poi però passano anni in questo modo, e tu speri ancora ma hai anche paura. E poi ancora arriva uno in alto, che ha deciso di fare i comodi suoi e che per fare bella figura con il suo padrone, pur non capendo niente di ciò che tocca, inizia a giocare con la tua vita. E si inventa ogni giorno una nuova regolina che butta fuori qualcuno. E tu stai li che aspetti il tuo turno per finire fuori.
Vorrei che la testimonianza delle persone in carne ed ossa aiutasse a capire la situazione di grande disorientamento sia lavorativo che della sfera personale, un disorientamento creato da questa condizione di precario protratta per anni, allungata sempre di più senza fine.
Cercate di immaginare cosa significa pensare alla propria intera vita da precario. Significa sentire che non sei parte di un progetto comune, che non c’è spazio per te, perchè tu possa lavorare bene. E significa anche che sei solo con la tua precarietà e lo rimarrai, perché è difficile che in questa situazione tu riesca a pensare alla solidarietà, a ciò che potresti donare alla causa comune, a come migliorare il lavoro che fai. Ci hanno incastrati in una rete di egoismo. E così una intera generazione di persone in questo paese muore sena dare alcun contributo.
Ma perché è successo tutto questo? Questo male viene da lontano, viene dallo svilire l’importanza del lavoro, quello con al L maiuscola, per dare importanza solo a denaro e consumo. Abbiamo dimenticato che quel Lavoro significa affermazione umana, significa riscatto dalle proprie condizioni di origine siano esse misere o più fortunate, quel Lavoro sul quale altre donne e uomini come noi hanno fondato la nostra Repubblica? Quel Lavoro si chiama sviluppo umano e Libertà.
Noi lavoratori scioperiamo, come estremo segno del nostro disagio davanti a questa situazione, davanti alla negazione del diritto al futuro, alla negazione della speranza. E diciamo NO con tutta la forza che abbiamo, No a questo schifo di affari, annunci e inciuci. Noi lavoriamo, vogliamo lavorare e volgiamo lavorare bene, perché è il nostro futuro che vogliamo costruire. Per poterlo fare, però, abbiamo bisogno di una cosa: abbiamo bisogno della dignità del lavoro e della persona, che oggi dobbiamo difendere. Perché non c’è futuro che valga la pena vivere senza dignità.
E non è degno un lavoro che fai da anni col contratto che ti scade ogni sei mesi, e il ricatto ogni volta per riaverlo; non è degno lo strapotere dei vari potenti che con soldi pubblici, i nostri soldi, giocano a risiko con noi come pedine; non è degno lavorare per meno di 1000€ al mese quando l’affitto di casa ti costa di più; non è degno un contratto di collaborazione, che non ti dà le forme minime di sostegno CIVILE, come maternità, malattia e ammortizzatori sociali.
Questo di cui parlo è il senso di impotenza di una intera generazione che così stiamo distruggendo. Però siamo scesi in piazza in tanti a protestare, per mesi e ancora ci siamo, ma penso anche a tutti quelli che non partecipano attivamente ma condividono questa preoccupazione. Ci siamo e significa che siamo vivi, che possiamo riprenderci il nostro diritto a lavorare bene e chi ce lo nega semplicemente sbaglia e se ne deve andare a casa lui.
Concludo con la speranza che ciascuno di noi si opponga e difenda la propria dignità di lavoratore e di persona quando e quanto può, in ogni stanza, ad ogni livello, in ogni discussione anche al bar e con gli amici. Bisogna fare di questa battaglia una questione personale, perché non c’è nulla di più personale della nostra vita e del nostro futuro.

La disoccupazione non esiste!





Governare gli italiani non è impossibile, come diceva Mussolini. E' invece molto facile. Basta disporre del controllo dei mass media e raccontare balle dalla mattina alla sera. Lo predicava Gelli, lo applica lo psiconano per il quale la nostra disoccupazione è la migliore in Europa. I nostri disoccupati ci sono invidiati da tutti. Pochi, bene educati, con protezioni sociali. Il professor Mauro Gallegati dimostra il contrario. In Italia ci sono tre milioni di disoccupati in più della media europea.
I soldi per la cassa integrazione stanno per finire e le aziende crollano come castelli di carte. Chissà che effetto fa a chi ha perso il lavoro essere preso per il culo dal suo presidente del Consiglio?
Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.
"L’ISTAT dice che il tasso di disoccupazione nell’ultimo anno è salito dal 6.1 al 6.7%. I dati sulla disoccupazione in Italia "sono i migliori" nel contesto europeo. Lo ha affermato Berlusconi in una conferenza stampa alla fine dei lavori del Consiglio europeo. Come può sostenere una simile bestialità senza che nessuno si indigni? In fondo, se ci prendono per idioti è solo colpa nostra.
Nell’ultimo anno è aumentata la disoccupazione nelle nazioni della zona-euro. Secondo Eurostat, il tasso dei disoccupati è salito al 7,8% con forti differenze (dall’Olanda 2,7%, alla Spagna 13,4%). Il tasso di disoccupazione americano è del 6,7%, quello giapponese 3,9%.
Come può sostenere B. che stiamo meglio degli altri Paesi europei? I numeri sembrano dargli ragione: il tasso di disoccupazione italiano è più basso della media europea. Le statistiche però vanno lette, perché dietro un numero sono nascoste molte altre storie. Così è per la disoccupazione, un rapporto tra due numeri: tra chi cerca lavoro o un lavoro l’aveva e l’ha perso e forza lavoro, cioè le persone disposte a lavorare. Se la situazione generale peggiora e uno si scoraggia e smette di cercare lavoro, il tasso di disoccupazione scende! Gli "scoraggiati" sono persone senza lavoro che a domanda dell’ISTAT: “Perché non sta cercando lavoro?” barrano la X su “Ritiene di non riuscire a trovarlo". Per evitare questo problema che offre statistiche inaffidabili, gli economisti suggeriscono di guardare al tasso di occupazione. Ancora un numero: stavolta tra chi lavora e chi è disposto a lavorare.
E qui arriva l’inghippo: il tasso di occupazione italiano è tra i più bassi in Europa. Secondo l'Eurispes da noi è il 58,7%, inferiore di otto punti percentuali rispetto ai Paesi dell’euro, pari al 67%. Tradotto in numeri, se il tasso di occupazione fosse paragonabile a quello europeo, equivarrebbe a tre milioni di posti di lavoro in meno. Il tasso di disoccupazione reale sarebbe compreso tra l’11 ed il 13%. Non c’è lavoro.
Qualcuno dica ai nostri politici di voltarsi: il futuro è dall’altra parte, loro guardano al passato, non dobbiamo permettergli di rubare il domani dei nostri figli. Gli perdoneremo così anche le stupidaggini sulla disoccupazione e sulle presunte tremontiane “previsioni” sulla crisi: Ministro non ci voleva Nostradamus, stavolta, bastava il mago Otelma. Un abbraccio."
Mauro Gallegati, Facolta' di Economia Giorgio Fua' dell’Universita' Politecnica delle Marche

Disoccupazione, allarme dell'Istat «Torna a crescere dopo nove anni»

In calo dal '99, i senza lavoro sono di nuovo in aumento:nel 2008 al 6,7%, contro il 6,1% di un anno fa



ROMA - Torna a crescere il numero di disoccupati in Italia, dopo nove anni di «ininterrotta diminuzione». Lo comunica l'Istat, specificando che nella media del 2008 il tasso di disoccupazione si attesta al 6,7% (dal 6,1% nel 2007) e le persone in cerca di occupazione aumentano, in confronto a un anno prima, del 12,3%. Nel quarto trimestre del 2008 la disoccupazione è passata dal 6,6% del periodo ottobre-dicembre 2007 al 7,1%. Il numero di disoccupati aumenta inoltre rispetto a un anno prima di 0,8 punti percentuali per gli uomini mentre scende di 0,1 punti percentuali per le donne, posizionandosi rispettivamente al 6,0% e all'8,6%. Per il quarto trimestre consecutivo, dunque, l'area della disoccupazione si allarga: 120mila unità in più rispetto al quarto trimestre 2007. Rispetto al terzo trimestre 2008, al netto dei fattori stagionali, il tasso aumenta di due decimi di punto.

PIÙ DISOCCUPATI AL SUD - L'incremento delle persone senza lavoro (186.000 unità) nel 2008 riguarda sia gli uomini che le donne, sottolinea l'istituo di statistica. L'aumento della disoccupazione maschile (+98.000 unità) dipende in misura significativa da quanti hanno perso il lavoro (+73.000 unità). L'allargamento dell'area della disoccupazione femminile (+88.000 unità) è dovuto soprattutto alla crescita delle ex-inattive (+55.000 unità), in particolare nel Mezzogiorno. L'Istat sottolinea inoltre che la crescita del tasso di disoccupazione riguarda soprattutto le regioni centrali e meridionali. Il tasso sale anche per la componente straniera, passando dall'8,3% del 2007 all'8,5% del 2008.

UE «PREOCCUPATA» - Proprio l'allarme disoccupazione è stato oggetto della bozza finale del vertice dei capi di Stato e di governo dell'Ue che si è tenuto a Bruxelles. «Il rapido aumento della disoccupazione è causa di grave preoccupazione», si legge nella bozza di conclusioni. Rispetto alle versioni precedenti del testo, in cui si parlava genericamente di «preoccupazioni», il passaggio è stato dunque maggiormente enfatizzato. «È importante - si legge ancora - impedire e limitare perdite di posti di lavoro e ripercussioni sociali negative. Altresì prioritario è stimolare l'occupazione, in particolare promuovendo l'acquisizione delle nuove competenze necessarie per nuovi posti di lavoro». In vista del nuovo vertice straordinario dell'Ue di maggio a Praga, interamente dedicato agli aspetti sociali della crisi, nella bozza si sottolinea come si dovrà lavorare «al fine di individuare orientamenti concreti». Compare dunque un richiamo alla concretezza che è stato sollecitato da numerosi capi di Stato e di governo.

PRODUZIONE INDUSTRIALE - Crolla la produzione industriale a gennaio, nei Paesi della zona dell'euro: il calo, rispetto al mese precedente, è stato del 3,5%, mentre su base annua è arrivato al 17,3%. Lo rende noto Eurostat, l'ufficio europeo di statistica, che per l'Unione europea indica una diminuzione del 2,9% rispetto a dicembre e del 16,3% in rapporto al gennaio 2008.




Berlusconi: «Disoccupazione? Noi siamo i migliori in Europa»


I dati italiani «sono i migliori» nel contesto europeo. «Bossi e Fini? Nessun problema, normale dialettica»


BRUXELLES - I dati sulla disoccupazione in Italia, forniti dall'Istat, «sono i migliori» nel contesto europeo. Lo ha affermato il premier Silvio Berlusconi nel corso di una conferenza stampa al termine dei lavori del Consiglio europeo. «Possiamo vantare la solidità del sistema bancario, un sistema imprenditoriale molto capace, un governo e una maggioranza forti. Per questo - ha aggiunto Berlusconi - possiamo uscire dall'attuale crisi meglio di altri Paesi, perché l'Italia è meglio attrezzata di altri». Anche il ministro Tremonti concorda sulla posizione dell'Italia che è «relativamente diversa in meglio» rispetto ad altri Paesi: «la struttura economica e sociale dell'Italia è diversa e meno drammatica rispetto a quella di altri Paesi», aggiungendo che il governo sta seguendo la crisi con attenzione e con una politica «modulare e progressiva».

PIANO CASA - Il «piano casa» che il governo italiano sta mettendo a punto potrebbe diventare un bene d'esportazione per l'Europa. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a Bruxelles per il vertice dei capi di governo Ue, ha infatti annunciato che il piano casa arriverà venerdì in Consiglio dei ministri (e prevederà ampliamenti del 20% per le abitazioni private e fino al 35% per le ristrutturazioni con bioedilizia) e presto sul tavolo dei Paesi membri: «Entro lunedì forniremo il testo alle ambasciate dei Paesi europei perché la Commissione ci ha chiesto di conoscere i dettagli del provvedimento e molti colleghi europei mi hanno chiesto il testo del nostro disegno di legge e del decreto legge» con le misure sull'edilizia e per l'aumento delle cubature «del 20%». Berlusconi ha anche aggiunto che «martedì o mercoledì prossimi» si terrà un consiglio dei ministri per il via libera al provvedimento.

BOSSI E FINI? NESSUN PROBLEMA - Riguardo alla politica interna, Berlusconi ha sottolineato che «con Bossi e con Gianfranco Fini non ha mai avuto non dico scontri ma distanze» e che i recenti scambi di opinione rientrano in una «normale dialettica». Quindi ha sottolineato: «Con loro c’è un accordo sui principi» ha aggiunto, sottolineando che «non c’è nessun pericolo nei rapporti» e che certi confronti sono dovuti a una «situazione elettorale» che può essere considerata «comprensibile».

CRISI E L'EST - Per quanto riguarda la lotta alla crisi globale, argomento al centro del summit, Berlusconi ha detto che dal Consiglio europeo è uscito «un forte messaggio di fiducia e coesione». Inoltre dai partner europei è venuto «un apprezzamento generale» per le misure decise dall'Italia. Quindi Berlusconi ha sottolineato che «è stata raddoppiata, da 25 a 50 miliardi di euro, la cifra per la quale siamo disposti, caso per caso» ad intervenire a sostegno dei paesi dell'Europa dell'Est.

75 MILIARDI AL FMI - Dal vertice di Bruxelles arrivano altre due importanti decisioni relative al piano di rilancio contro la crisi. I Ventisette si sono detti pronti a stanziare almeno 75 miliardi di dollari per aiutare il Fondo monetario internazionale. Il presidente francese Sarkozy ha sottolineato che i fondi saranno versati su base volontaria. Inoltre il Consiglio europeo ha raggiunto un accordo sul raddoppio del fondo per gli Stati membri in difficoltà finanziaria, che passa così da 25 a 50 miliardi di euro. Lo ha annunciato il primo ministro ceco Mirek Topolanek, presidente di turno Ue.

PREFETTI - Tornando alle polemiche di casa nostra, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti nella conferenza stampa al termine del Consiglio europeo a Bruxelles ha spiegato che quando c'è una crisi come l'attuale, la si risolve «prima e meglio sul territorio»: «Il binomio non è prefetti/banche, ma territorio/crisi». Il nuovo ruolo dei prefetti, ha insistito Tremonti, non va quindi inteso come un «controllo sul credito», ma come «parte di una strategia» più ampia per fronteggiare la crisi, che prevede anche il coinvolgimento di altri soggetti presenti sul territorio, dalle Camere di commercio alle agenzie delle entrate e all'Inps. «Questa è una crisi mutante - ha osservato il ministro - e stiamo via via attrezzandoci con strumenti per reagire. La nostra politica economica procede in maniera modulare, progressiva», insomma, «adeguata».




Il ministro Meloni: «Aiuterò i precari con 24 milioni di euro a coppia»


ROMA (22 marzo) - Dare una mano ai precari e 24 milioni di euro in tre anni per aiutare le giovani coppie ad acquistare la prima casa. È questo l'impegno del ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, secondo la quale flessibilità non è uguale a precariato. «Chi ha un contratto a tempo determinato ben retribuito e con buone prospettive, per me - spiega - non è precario e invece lo è chi magari ha un contratto a tempo indeterminato, ma in una piccola società esposta ai capricci del mercato. Stiamo studiando strumenti che mettano sullo stesso piano chi ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato e a tempo determinato. Per questo - sottolinea - abbiamo istituito presso il ministero della Gioventù un fondo di garanzia da 24 milioni di euro in tre anni che aiuti le giovani coppie a comprare la prima casa».
L'attivazione dei finanziamenti. Il fondo sarà attivato «entro qualche settimana, di certo prima dell'estate» e praticamente provvederà a fornire alle banche le garanzie necessarie alla sottoscrizione di un mutuo. A questo si aggiungerà anche il piano casa «a partire da quei 100 mila nuovi alloggi che, secondo le previsioni, saranno costruiti e destinati in canone agevolato: riguarda categorie che oggi non rientrano nei criteri per accedere alle case popolari, come giovani coppie o studenti fuori sede». Aiuti anche a chi intenda fondare una nuova azienda.