LA PETIZIONE DA FIRMARE

mercoledì 6 maggio 2009

Precari nella P.A., per la FP CGIL “falsi i dati del ministero”, si prevede “licenziamento di massa”

Oltre 60 mila lavoratori dal primo luglio di quest´anno, altrettanti nei successivi dodici mesi, fino a un totale di 200 mila persone nel 2011. Sono i precari del pubblico impiego (senza contare scuola e università, altrimenti la somma sarebbe di 400 mila) che perderanno il posto a causa dello stop alle stabilizzazioni imposto dal governo. A lanciare l´allarme è la Funzione pubblica Cgil, che oggi (5 maggio) ha presentato le proprie stime in risposta a quelle fornite dal ministro Brunetta. Oggetto del contendere è un collegato alla manovra economica di Tremonti, per l´esattezza l´articolo 7 del disegno di legge 1167: qualora venisse approvato definitivamente le amministrazioni non potranno più rinnovare i contratti dei precari dopo 36 mesi. Visto che le casse dello stato non ridono, e considerando i vincoli imposti dai patti di stabilità, la logica conseguenza è che tutti questi lavoratori rimarranno a casa e i servizi che forniscono spariranno. Almeno quelli pubblici.
“Il fatto più allarmante – sottolinea il leader degli statali Cgil, Carlo Podda – è proprio questo licenziamento di massa. Senza gli addetti a tanti servizi essenziali, a chi bisognerà rivolgersi? Stiamo parlando di maestre d´asilo, infermieri, vigili del fuoco”. In sostanza, osserva il numero uno della Fp, “mentre il ministro Brunetta continua a sminuire questo fenomeno per renderlo socialmente più accettabile, il governo rivela un suo preciso disegno politico, cioè quello di favorire il settore privato. Ma quale credibilità – si chiede Podda – può avere un esecutivo che decide di mandare a casa i propri dipendenti?”. Il sindacalista ha anche fatto sapere che la Cgil sta negoziando con le Regioni per un “accordo che preveda la proroga dei tre anni nei rapporti di lavoro per precari” che potrà riguardare sia la sanità sia gli enti locali: “Non abbiamo abbandonato l´idea di stabilizzazione occupazionale – ha precisato – ma ora dobbiamo lottare per evitare che si perdano posti”.
LE CIFRE. Lo strumento più efficace per quantificare il numero dei precari, utilizzato anche dal Mef per le previsioni di spesa di finanza pubblica, è il Conto Annuale della Ragioneria Generale dello Stato. Stando a questa fonte il totale dei precari nei settori di riferimento della sola Funzione pubblica (quindi esclusi gli enti di ricerca, scuola, università e Conservatori) ammonta a 201.716 unità così suddivise: 102.388 lavoratori a tempo determinato, 11.321 interinali, 4.307 in formazione lavoro, 25.164 lavoratori socialmente utili, 58.536 collaborazioni. Quanto alle stabilizzazioni, nel 2007 risultano assunti 10.982 lavoratori della Pubblica amministrazione e altri 38.956 risultano gli aventi diritto.
Secondo Brunetta in questo scenario i precari stabilizzabili sarebbero soltanto 24 mila. Ma il monitoraggio fatto dal ministero della Pubblica amministrazione, dice la Cgil, “è parziale, pressappochista e strumentale” poiché censisce “meno della metà degli enti che risultano dal Conto Annuale, 4.027 contro 9.903”. Di più. Non tiene conto di molti precari solo perché le loro amministrazioni non hanno risposto a quel questionario (non obbligatorio). Tra di loro Andrea, dirigente della Asl di Viterbo “a termine” da cinque anni; Alessia, dell´ufficio immigrazione della Questura di Roma e precaria da quattro; Lorena, da 17 anni alla Croce Rossa senza mai vedere un contratto a tempo indeterminato. La Fp Cgil ha voluto far parlare anche loro durante la conferenza stampa che si è svolta alla Casa del Cinema, per dimostrare con i volti, oltre che con le cifre, la difficoltà di lavorare quando si è considerati “invisibili”.
PRECARIO-DAY. Per accendere i riflettori su questo tema la Fp ha anche deciso di promuovere una “Giornata nazionale del precario”. La data, scelta non a caso, è il 30 giugno prossimo. “Vedremo – ha spiegato Podda – in che modo e in che forma articolare questa giornata. Ci sarà una manifestazione nazionale ma non nella forma tradizionale, vogliamo mettere insieme oltre a lavoratori e lavoratrici anche gente di spettacolo”. Con un invito agli altri confederali: “Se riuscissimo a farlo anche con i nostri amici di Cisl e Uil saremmo contenti, almeno su questo non ci dovrebbero essere divisioni. Altrimenti lo faremo lo stesso, non possiamo condannarci all´immobilismo” per scelte di altri.

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