LA PETIZIONE DA FIRMARE

martedì 17 marzo 2009

Indennità di disoccupazione ai precari? Nemmeno un'elemosina


di Francesco Saddi
Gli atipici che potranno riuscire ad avere l'una tantum non supereranno il dieci per cento del totale di circa 800 mila persone, contando solo i mono-committenti: se un co.co.pro guadagna meno di 6 mila euro l'anno e ha due committenti è escluso dall'una tantum
La telenovela della lotta alla crisi made in Italy ha visto il governo protagonista dell'ultima puntata. Palazzo Chigi ha, infatti, messo a disposizione cento milioni di euro per le indennità agli atipici monocommittenti, nel caso qualcuno dubitasse che a pagare maggiormente il momento negativo fossero i lavoratori più deboli. I fondi sono stati estratti dal bilancio del ministero del Welfare e, spiega Sacconi, valgono solo per il 2009.
Il giorno dopo la barzelletta del segretario del PD Franceschini, che aveva chiesto di riconoscere a tutti i disoccupati un assegno pari al 60% dell'ultima retribuzione, ci ha pensato il ministro del lavoro a tenere banco sulla delicata questione dei precari. "Le risorse sono scarse", ripetono ossessivamente da mesi, e le misure dell'esecutivo non possono essere grandiose.
Tra queste emerge per diffusione mediatica il raddoppio dei fondi a disposizione di una parte dei co.co.pro. con un solo committente. Coloro che perderanno il lavoro, infatti, avranno diritto ad un'indennità pari al venti per cento dell'ultima retribuzione annuale, per una cifra compresa tra "i 1000 e i 2600 euro circa".
Filomena Trizio, segretaria generale NidiL-Cgil, considera questa mossa "un'elemosina, niente di più" e, soppesando le dichiarazioni del ministro, denuncia la mancanza di "modifiche ai criteri di accesso ancora troppo stringenti". Secondo quanto dice la Trizio, un collaboratore che si ritrova senza lavoro, per accederci deve avere avuto un solo datore, avere guadagnato l'anno precedente un reddito tra 5 mila e 13.800 euro annui, avere tra tre e dieci mesi di versamenti e nell'anno in corso deve avere avuto versamenti per almeno tre mesi.
I paletti, però, non si fermano qui. L'azienda di provenienza, infatti, deve essere inserita in una ancor non specificata area di crisi.
Facendo un paio di conti, si stima che circa 80 mila persone riusciranno ad accedere all'indennità, ovvero il 10% dei lavoratori monocomittenti. Siamo quindi arrivati al punto di considerare i policommittenti da 5000 euro all'anno dei privilegiati.
La parte rilevante termina qui. Rimangono vari annunci di una serie di semplificazioni burocratiche tra cui la riduzione del tempo necessario per la concessione e l'erogazione degli ammortizzatori sociali. Si passa dai 120/140 giorni previsti ora, ai 20/30 a cui il governo sostiene di "mirare".
Si potrà ricorrere, inoltre, a dei buoni lavoro (chiamati voucher per renderli più appetibili) in aggiunta all'indennità. Tale buono, spiega Sacconi, "viene esteso, con una definizione riferita alle manifestazioni sportive, culturali, fieristiche, caritatevoli a lavori di emergenza e solidarietà e anche a committenze nel pubblico". Il valore del voucher è di 10 euro, di cui 7,50 destinati al lavoratore e il rimanente per i contributi Inps e Inail, può arrivare fino a 50 euro per un valore netto di 37,50 euro.
Per quei lavoratori che percepiranno l'indennità di disoccupazione, ci sarà la possibilità di integrare il reddito con altri lavori purché non si superi il tetto massimo di 3000 euro, calcolabili sul periodo rimanente del 2009.
Infine alle regioni saranno anticipati 151 milioni presso l'Inps "come conto aperto su cui le singole regioni in base a un primo riparto possono attingere" e "presto potremo ripartire altre risorse dopo aver concluso con le regioni i singoli accordi, sulla base di un'impostazione quadro in corso di definizione in un tavolo tecnico" ha aggiunto Sacconi.
Mentre tutti si preoccupano di stringersi le mani a vicenda, spetta a Bonanni, per una volta, riportarli sulla terra. Il leader della Cisl, infatti, identifica come "la madre di tutte le battaglie" il ripristino della progressività fiscale. "Occorre - spiega - un equilibrio vero tra chi ha la ritenuta alla fonte e chi paga in maniera autonoma, attraverso una verifica sui patrimoni ed il ripristino della tracciabilità, in modo da poter fare un confronto automatico tra quanto si spende e quanto si denuncia al fisco". Ci vede bene Bonanni.
Giusto due giorni fa Krls Network of Business Ethics, per conto di Contribuenti.it, aveva calcolato attorno ai 125,8 miliardi di euro l'ammontare delle imposte sottratte all'erario nel 2008 in Italia, con un aumento medio del 6,5%.
È chiaro che le risorse ci sono, ma circolano sotto il tappeto. Un tappeto che il governo si guarda bene dal sollevare perché, si sa, la lotta all'evasione è impopolare e scontenta la clientele.
Non poteva mancare, infine, la stoccata del ministro Sacconi che, con il tono paternalistico che ben si addice a questa classe politica da reparto geriatrico, non dimentica di dare il giusto consiglio ai giovani italiani. "In questa stagione - dice - è bene accettare, non dico qualsiasi lavoro, ma anche lavori non coerenti con gli studi fatti o con le aspettative". Forse l'onorevole ministro non si è accorto che questo è stato il motto dell'ultima generazione di giovani. I giovani non figli di ministri, s'intende.

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