LA PETIZIONE DA FIRMARE

martedì 17 marzo 2009

PRECARIO ERGO SUM!


L’Rdb Pubblico Impiega lancia questa iniziativa in polemica risposta all’ennesimo monitoraggio lanciato, questa volta, dal Ministro Brunetta. In questi giorni la nostra organizzazione, ormai riconosciuta come unica referente da tutti i precari che non vogliono assistenzialismo o raccomandazioni ma solo il riconoscimento dei diritti costruiti con anni di lavoro nella Pubblica Amministrazione, è stata subissata dalla domanda:
ma io sarò compreso nel monitoraggio? E’ chiaro che noi non possiamo dare questa risposta. Le amministrazioni seguendo le corrette regole di buona amministrazioni dovrebbero inviare i dati di tutti i precari che con le forme di precariato (td, cococo e cocopro, partite iva, interinali, borse di studio, LSU, esternalizzati etc etc), ma il Ministro nelle sue dichiarazioni ha teso a chiarire che intende “colpire chi ha usato male i contratti flessibili, magari bacchettando qualche amministrazione che ha fatto qualche porcheria” e nel questionario ha fatto in modo di chiedere solo alcuni dati – ignorando la stragrande maggioranza dei precari veramente e variamente in servizio, così, magari, da poter sostenere poi che i precari sono pochi e quindi possono pure andarsene a casa e/o starsene zitti. E’ forte il rischio – per noi - che molte amministrazioni pur di non incorrere nella mannaia brunettiana potrebbero omettere nel monitoraggio di segnalare migliaia di precari. In fondo questo fenomeno di “rimozione” le prime amministrazioni a produrre un monitoraggio lo hanno già effettuato: gli Enti di Ricerca riuniti all’inizio di novembre 2008 per dichiarare quanti precari avevano assunto e mantenuto stabilmente in organico, di fronte alla reazione del Ministro avevano “dimenticato” di segnalare circa 10000 lavoratori in nero, borsisti 40enni, cococo e parcellisti con 15 anni di servizio etc etc. Questo ci fa ritenere che i “dimenticati” potrebbero essere molti. D’altra parte anche CGIL, CISL e UIL hanno chiuso per anni entrambi gli occhi su tutta l’illegalità nascosta in molte forme contrattuali, inventandosi anche associazioni tipo il NIDIL, pur di mantenere personale a basso costo a disposizione delle dirigenza (in questo Sanità, Enti Locali, Ricerca ed Università hanno fatto da apripista, per poi permettere ai primi due settori l’inserimento delle estenalizzazioni, magari a favore di cooperative “amiche”). Ma all’analisi su esposta vanno aggiunte altre due osservazioni. La prima riguarda l’utilizzo che il precariato avrà nel pubblico impiego nel prossimo futuro, ossia il progressivo indebolimento del lavoro a tempo indeterminato, con la continua “triennale” sostituzione dei lavoratori non stabili, allontanando progressivamente i “fannulloni” dal posto di lavoro attraverso l’emarginazione durante i processi di riforma e la mobilità forzata. Chiaramente sono propri i lavoratori a tempo indeterminato i maggiori interessati alle stabilizzazioni (oltre ovviamente ai precari, alle funzionalità delle amministrazioni e alla collettività che vedrebbe rafforzato il ruolo della “cosa pubblica” contro una privatizzazione che ormai nel settore elettrico e delle comunicazioni mostra tutti i propri svantaggi per il cittadino). Assumere i precari significa abbassare i carichi di lavoro, riportare centralità e dignità alle funzioni pubbliche, rilanciare settori sotto attacco come quelli della sanità, della conoscenza e della formazione, della ricerca. La seconda riguarda l’assunzione che ai precari si continuano a contrapporre i vincitori di concorso, classificando i primi come “raccomandati e fannulloni” ed i secondi come virtuosi. E’ chiaro che invece l’esperienza ci insegna che ci sono molti i concorsi gestiti clientelarmente (tanto che aumentano contenziosi legali ed inchieste della magistratura) ma che, anche qui, non si può e non si deve generalizzare come tanto piace alla politica degli annunci. Il precariato non può e non deve essere contrapposto alla necessità di lavoro che le migliaia di concorrenti ai concorsi nel pubblico impiego. Le aspettative che i precari si costruiscono lavorando, e duramente in condizioni difficili, per anni sono altrettanto legittime e devono trovare risposta enlla stabilizzazione e non nel licenziamento o nel precariato a vita. D’altra parte anche lo stesso Ministro Brunetta il “posto fisso” se lo è preso (come se lo prendono i precari ed i vincitori di concorso!) e lo ha preferito alla sicuramente più difficile via della libera docenza.

Ma un sindacato come il nostro non può e non deve offrire risposte limitate. Per questo l’iniziativa dell’auto-monitoraggio viene lanciata anche con una motivazione fortemente politico-sindacale: come lavoratori non possiamo accettare la perdita del posto di lavoro e non possiamo accettare che ci si proponga in cambio del lavoro l’elemosina di un ammortizzatore sociale in deroga. Come lavoratori non siamo e non vogliamo essere assistiti come l’impresa italiana che sbandiera capacità e qualità e poi si riduce in periodi regolari a chiedere aiuti a chi paga le tasse, intascando gli utili senza redistribuire e riversando sempre i costi dell’incapacità manageriale diffusa sui soliti noti, noi.

I precari del pubblico impiego sono una risorsa e migliorano le condizioni di vita della collettività. Per questo rigettiamo i luoghi comuni e ripartiamo all’attacco, RdB non vuole solo il mantenimento di questo stato occupazionale, vuole assunzioni a tempo indeterminato. Tutti i settori sono in costante depauperamento a seguito dei pensionamenti. Le assunzioni non solo sono possibili ma devono avvenire nel prossimo triennio, rimodulando piante organiche e fondi a disposizione, eliminando le norme appena inserite che regionalizzano le assunzioni e cancellano le stabilizzazioni. Riprendendo quel percorso che proprio le lotte di RdB, e non di altri filo-govenativi, avevano ottenuto con lo sciopero del 6 ottobre 2006, l’auto-monitoraggio riavvia la fase della lotta. Dobbiamo rispondere rilanciando. Per questo inviamo anche ai capigruppo del Senato, escludendo la Lega che ben conosce i precari dei propri enti locali, l’auto-monitoraggio. In Senato stanno discutendo il provvedimento ammazza-precari. I Senatori devono essere consci di chi stanno licenziando!

Lanciando questa iniziativa abbiamo una certezza. Nessuno può cancellarci con un monitoraggio, siamo precari ma vivi e vegeti, non vogliamo ammortizzatori. Puntiamo all’assunzione. ANCHE NOI CONTIAMO! E LA CRISI NON LA PAGHIAMO

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