LA PETIZIONE DA FIRMARE

martedì 17 marzo 2009

Precari a casa, in 400mila


Tra personale scolastico e impiegati dello Stato si preannuncia una piccola ecatombe. Parla Michele Gentile, coordinatore Dipartimento Pubblica amministrazione della Cgil

E’ noto che i precari della pubblica amministrazione suppliscono in modo spesso strutturale alle carenze di organico. Che cosa può comportare la loro mancata stabilizzazione rispetto allo standard dei servizi garantiti al cittadino?
400.000 lavoratori con un rapporto di lavoro non a tempo indeterminato rappresentano una massa enorme di persone occupate in strutture che debbono garantire al Paese, ai cittadini ed alle imprese servizi stabili di qualità. Il blocco delle assunzioni – in seguito ad una sciagurata politica basata sulla flessibilità come opportunità - ha determinato oggi una situazione per la quale molti dei servizi fondamentali per le persone forniti grazie ai precari, spesso da soli, andranno in difficoltà. Il licenziamento di tali lavoratori comporterà la chiusura di quelle strutture nelle quali vengono offerti servizi in ambito sanitario, assistenziale, della ricerca e delle università, con chiare ricadute sul tenore di vita non solo dei precari stessi, oggi senza alcuna forma di sostegno al reddito, ma anche di coloro che fruiscono dei servizi stessi.

Quanto ha inciso, nella scelta di stoppare le stabilizzazioni, la politica adottata in questi mesi dal ministro Brunetta?
La scelta di bloccare le stabilizzazioni non è conseguenza della crisi economico-sociale, ma una scelta ideologica del Ministro della Pubblica Amministrazione. Del suo voler apparire vanamente difensore delle regole e del rigore, disinteressandosi delle conseguenze delle sue campagne mediatiche.

Come valorizzare, anche sul terreno culturale, il lavoro pubblico nel nostro Paese, spesso e volentieri vituperato anche dal “popolino”?
Molte persone credono che la campagna orchestrata da Brunetta, costituita di offese al lavoro (con espressioni tipo: “usare il bastone e la carota”, o con l’utilizzo dello stesso termine “fannulloni”), stia producendo effetti positivi sul funzionamento delle Pubbliche Amministrazioni. In realtà sta avvenendo esattamente il contrario: quando la polvere si poserà vedremo le macerie, come avvenne quando iniziò la stessa ondata a mezzo stampa contro i dipendenti pubblici (i presunti “fannulloni”, appunto) che serviva a mascherare il forte ed indiscriminato taglio della spesa pubblica e quello delle retribuzioni dei lavoratori. Per valorizzare il lavoro pubblico occorre costruire progetti di riforma, suscitare il consenso degli addetti e degli utenti, definire sedi di partecipazione, confronto e controllo sociale nelle quali coinvolgere tutti gli interessati alla qualità dell’intervento pubblico.

Le categorie della Funzione pubblica e della Fiom hanno recentemente scioperato insieme, per la prima volta. E’ stata un’iniziativa “una tantum” o quel momento di lotta simboleggia la volontà della Cgil di mettere in relazione in modo continuativo le rivendicazioni dei lavoratori pubblici e privati?
L’importante sciopero della Fp e della Fiom ha rappresentato una tappa all’interno delle iniziative di mobilitazione generale indette dalla Cgil e che culmineranno nella manifestazione già preannunciata per il 4 aprile. In quel percorso si colloca anche il prossimo sciopero dei settori della conoscenza. L’unità del mondo del lavoro e dei pensionati nella battaglia contro chi vuole utilizzare la crisi per colpire i diritti, il reddito del lavoro e da pensione ed il sindacato confederale è strategica. Si tratta di un obiettivo generale che va perseguito con ogni iniziativa possibile.



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