Le antiche certezze d'imbattibilità cominciano a vacillare anche per Berlusconi. La crisi, finora sottovalutata, rischia di avere devastanti effetti sociali ed economici anche nel settentrione, il cuore produttivo dell'Italia. Così, il presidente del consiglio sta meditando su una nuova sorpresa con cui affascinare l'elettorato anche senza risolvere i problemi della recessione. Al congresso fondativo del PdL del 27 marzo tirerebbe fuori dal cilindro un piano per dare lavoro ai giovani, un grande bacino elettorale, stremato dal precariato e dalla disoccupazione
Prima una pioggerellina, poi un temporale, ora la grandine. In prospettiva una pericolosa tempesta o un devastante uragano. Il 2009 si presenta come l'annus horribilis dell'economia italiana. A febbraio la cassa integrazione ordinaria dell'industria è cresciuta di ben il 553% rispetto ad un anno fa, un vero record negativo. Si restringe il credito, crollano i consumi e le esportazioni, le imprese riducono la produzione e tagliano l'occupazione. Fino a due mesi fa Silvio Berlusconi sollecitava alla "fiducia" e "all'ottimismo". Invitava e ad evitare "l'informazione ansiogena" delle tv (e della Rai) perché le banche e le imprese italiane stavano "meglio" di quelle estere e al massimo, osservava, "torneremo al reddito" del 2006. Poi il presidente del Consiglio ha cambiato atteggiamento: due settimane fa si è detto "preoccupato" perché "non si vedono" le dimensioni reali della crisi finanziaria internazionale. Analogo è il comportamento di Giulio Tremonti. Il ministro dell'Economia all'inizio dell'anno sollecitava alla fiducia mentre ora annuncia: "Il 2009 sarà un anno ancora più difficile del 2008". Usa perfino toni millenaristici: "siamo in terra incognita". I dati sono da brivido: la Borsa italiana ha perso il 50% della sua capitalizzazione nel 2008 e ora, in poco più di due mesi del 2009, un altro 25%. E potrà andare molto peggio: il Pil (Prodotto interno lordo) potrebbe scendere del 2,5% quest'anno, dopo aver perso già l'1% nel 2008. Nel 2009, secondo alcune stime, arriverebbero altri 2.500.000 disoccupati. Gli Usa, per bonificare le banche dai "titoli tossici" e stimolare la ripresa economica, hanno stanziato 1.500 miliardi di dollari mentre la Cina segue a ruota con un investimento di 1.200 miliardi di dollari in opere pubbliche. La recessione del 2009 comincia ad essere molto simile alla Grande Depressione del 1929. La Bce ha tagliato i tassi d'interesse primari europei all'1,5% e gli Stati Uniti da tempo li ha ridotti da 0 allo 0,25%, ma nonostante l'irrisorio costo del denaro le Borse mondiali continuano a scendere tumultuosamente. Manca la fiducia nelle banche e nei mercati finanziari internazionali. Le antiche certezze d'imbattibilità cominciano a vacillare anche per Berlusconi. Lunedì 2 marzo centinaia di trattori di allevatori del nord sono andati a protestare ad Arcore, davanti alla villa del Cavaliere, e a Gemonio, sotto la casa di Umberto Bossi. Gli agricoltori settentrionali, grandi elettori del centrodestra, protestavano contro il decreto del governo sulle quote latte perché, hanno obiettato, favorisce gli allevatori leghisti che non hanno rispettato le quote europee di produzione del latte non pagando le relative multe. Un brutto campanello d'allarme per il presidente del Consiglio che suona proprio al nord. La crisi, finora sottovalutata, rischia di avere devastanti effetti sociali ed economici anche nel settentrione, il cuore produttivo dell'Italia. Tutto ciò avviene ad appena tre mesi dalle elezioni europee di giugno. Non solo. Dario Franceschini, da lui definito il suo nono competitore dopo l'uscita di scena di Walter Veltroni, lo preoccupa. Il nuovo segretario del Pd, è l'analisi, regge bene il video tv, si fa ascoltare con la sua faccia di bravo ragazzo. Non solo. Il successore di Veltroni sta puntando proprio sulla crisi economica, oltre che sulla sicurezza. La sua proposta di varare un assegno di disoccupazione per chi perde il lavoro, da posizioni di sinistra, ha colpito nel segno, conquistando la centralità del ring della politica e sta mettendo in difficoltà il governo. L'esecutivo sta rifacendo i conti. I 17,8 miliardi di euro stanziati per far partire entro sei mesi un piano di opere pubbliche (in testa il ponte sullo Stretto di Messina) e gli incentivi agli acquisti di auto, elettrodomestici e mobili non bastano. Così Tremonti, dopo gli 8 miliardi di euro già stanziati per la cassa integrazione con l'obiettivo di tutelare anche i precari con un contratto di lavoro a termine, sta pensando ad altre iniziative. Ha parlato di un "tesoretto" da destinare agli ammortizzatori sociali e ad altre indefinite iniziative da mandare in porto la settimana prossima. Poi si sta preparando il "mago". Berlusconi, dopo aver indossato in passato i panni del "presidente imprenditore" e del "presidente operaio", sta meditando una nuova mossa con un forte impatto mediatico. Potrebbe giocare la carta del "presidente per i giovani", la grande risorsa del futuro, impantanati in un destino di disoccupazione e di precariato. Il colpo di scena potrebbe avvenire il 27 marzo, al congresso fondativo del Popolo della libertà (Pdl), il nuovo partito del centrodestra che nascerà dalla fusione di Forza Italia con An. Un piano per l'occupazione dei giovani sarebbe la mossa ideale per mettere in difficoltà il Pd e per combattere una battaglia contro le Caste, tornando a cavalcare un nuovo cavallo populista. Già, serve un nuovo cavallo da affiancare a quello della sicurezza, sostituendolo a quello del taglio delle tasse e dell'anticomunismo (è difficile agitare questa bandiera contro l'ex Dc Franceschini). Viene in mente Woody Allen. "Sono un mago e voglio restare un mago", dice un protagonista di Scoop, un film del regista americano del 2006. Il Cavaliere in 15 anni di vita politica ha fatto "il mago". Ha realizzato tante magie: ha inventato un centrodestra, ha sbaragliato il centrosinistra e nel frattempo sono fioriti i profitti e gli affari della Fininvest, il suo gruppo imprenditoriale. Al "mago" però non sono riusciti i tanti miracoli annunciati, in testa il "nuovo miracolo economico" basato su meno tasse, meno leggi, meno Stato e più sviluppo. Il "mago" incanta, ma non risolve i problemi.
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