I 700 precari dell’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale, svolgono compiti fondamentali di tutela e protezione dell’ambiente anche in adempimento alle direttive europee, e il loro venir meno porterebbe all’apertura di procedure d’infrazione che costerebbero allo Stato italiano miliardi di euro.
Lo ha affermato ieri il Commissario Europeo per l’Ambiente, Stavros Dimas, in risposta a un’interrogazione del parlamentare della Sinistra Europea Roberto Musacchio, in cui si chiedeva se secondo la Commissione siano conciliabili il “rispetto del monitoraggio dell'Emissions Trading e degli obblighi del Protocollo di Kyoto” con il rischio che in Italia vengano licenziati i precari dell’ISPRA.
Il Commissario ha risposto affermando che “Qualora l'Italia, a seguito della sua recente decisione di risolvere icontratti del personale citati nell'interrogazione o per qualsiasi altra ragione, non rispetti le norme dell'UE o delle Nazioni Unite, la Commissione prenderà tutte le misure necessarie per porre rimedio a tale situazione, compreso l'eventuale avvio di un procedimento d'infrazione”.
Un rischio che potrebbe costare al Paese centinaia di milioni di euro, e che non riguarda solo il settore dell’Emission Trading e dell’applicazione del Protocollo di Kyoto. Tra le attività portate avanti dai lavoratori a tempo dell’Ispra, infatti, ci sono anche la valutazione di impatto ambientale, la difesa del suolo, il controllo della qualità dell’aria, e le bonifiche. Tutti settori che, se non si rispettano gli accordi internazionali, possono condurre all’apertura di procedure di infrazione.
A fronte di un costo per mantenere in servizio i precari dell’Istituto pari a 16 milioni, quindi, si rischiano nei prossimi anni miliardi di multe e un costo altissimo per tutta la collettività.
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