LA PETIZIONE DA FIRMARE

venerdì 28 novembre 2008

Riflessioni di un precario


Cari tutti,
a proposito del momento difficile che attraversa il movimento dei precari ispra, anch'io vorrei dire un paio di cose.
Considerata la complessità della materia, cerco di essere schematico per comodità e brevità.
Il problema
Il "patto partecipativo" su cui è nato e sviluppato il movimento dei precari ISPRA (garantire i diritti di TUTTI i precari rivendicando con eguale forza e determinazione l'applicazione di tutti gli strumenti disponibili) non è più garantito, quindi è naturale che il movimento si è sfaldato e non è più considerato un interlocutore credibile, nè dall'Amministrazione (che ringrazia...) nè dai Sindacati (che sono tornati, alla grande, a portare avanti rivendicazioni in modo separato e su base "corporativa").
I precari, sia per l'Amministrazione che per i Sindacati, non esistono più come " entità omogenea ed univoca", essendo considerati ormai esclusivamente come "categorie contrattuali"; Una manna per l'Amministrazione, che si trova a dover "trattare" con frammenti di situazioni politico-giuridiche differenziate e divise e non più con un unico interlocutore teoricamente in grado (se avesse voluto e ne avesse avuto il coraggio....) di rivendicare in modo forte le proprie posizioni.
Lo stato attuale delle cose
All'interno di queste "categorie contrattuali" si sono create, di fatto, situazioni di forza e situazioni di debolezza (i famosi figli e figliastri). I figli (TD tecnologi stabilizzabili) sono figli perchè sono facilmente difendibili (considerati vincoli e risorse a disposizione) I figliastri (per intenderci co-co-co e TD cosiddetti "non stabilizzabili") sono figliastri perchè difendere i loro diritti di "precari comunque" diventa complicato e rischioso. In ogni caso, allo stato attuale, si è finito con l'accettare (e discutere) prospettive e soluzioni che sono completamente al di fuori della piattaforma di rivendicazione approvata dall'assemblea dei precari.
Andare ad individuare le responsabilità e le cause di tale situazione potrebbe essere un discorso interessante e stimolante, ma non mi voglio cimentare in questa sede in questa impresa. Però non si può più non prendere atto di tale situazione ed accettarne le conseguenze. Quindi?
Le prospettive
Quindi ritengo che sia venuto il momento di squarciare il velo dell'ipocrisia e degli atteggiamenti strumentali (o di disdicevole sciacallaggio) ed accettare le conseguenze della situazione in cui ci trovamo, ovvero:
  • il movimento dei precari, se vuole continuare ad esistere ed a chiamarsi tale, deve pretendere che in questa battaglia siano messi AL PRIMO PUNTO DELLA PROPRIA PIATTAFORMA la difesa delle categorie più deboli dei lavoratori precari (se no, per questi ultimi, non hanno più nessuna ragione di stare in un "movimento" in cui si difendono, di fatto, le posizioni già garantite dalle leggi e dalle soluzioni proposte dall'Amministrazione).
  • La difesa delle categorie più deboli (rivendicando in modo deciso e TRASPARENTE soluzioni valide e credibili per questi ultimi) deve essere assunto come PRIORITA' anche dai Sindacati dandone prova con fatti ed atti concreti. E applicando processi decisionali REALMENTE CONDIVISI con i lavoratori. In caso contrario, per un gran numero di precari (i figliastri) non ha più senso stare in un movimento che, alla fine, si affida ai sindacati per andare a rivendicare posizioni che non sono proprie e non li tutelano per niente.
  • Definire una nuova piattaforma in cui al primo punto, devono essere indicate le soluzioni che permettano ai precari non stabilizzabili (secondo le procedure attualmente proposte) di restare in ISPRA (perchè, se non l'abbiamo capito, i fumosi criteri di preferenza di un concorso aperto a tutto il mondo, non garantisce nulla, a prescindere dal numero dei posti previsti nella dotazione organica: che siano 10 o 50 i posti da coprire, sempre di un concorso aperto a tutti si tratta...)
Conclusioni
Se non si realizzano le condizioni sopra descritte (o si ritiene che non siano percorribili, cosa assolutamente lecita...), direi che non è più tempo di prenderci in giro e che è il caso ognuno si giochi la propria partita come più si preferisce: in ordine sparso, magari in modo corporativo, magari con azioni lobbystiche (di vario tipo), magari con azioni di protesta, di qualunque genere. Qualunque cosa, ma almeno lo si faccia in assoluta chiarezza ed onestà. Senza continuare a chiamarci "movimento" o "assemblea autorganizzata" ,se in realtà, non "muoviamo" alcunchè e se poi, in effetti, siamo "etero-organizzati". Senza continuare a chiamarci "precari", se non siamo in grado di riconoscerci reciprocamente come tali e di agire in modo univoco ed unitario coerentemente a questo modo di identificarsi.
Ciao a tutti

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