LA PETIZIONE DA FIRMARE

giovedì 6 novembre 2008

Emendamento bipartisan al Ddl Alfano: mantenete le intercettazioni per incendi boschivi e rifiuti

LIVORNO. Il disegno di legge Alfano, in discussione alla Camera, esclude il traffico illecito di rifiuti e l´incendio boschivo doloso dalla lista dei reati per i quali è concesso l´uso delle intercettazioni e rischia così di azzerare il lavoro svolto dalla magistratura e delle forze dell´ordine contro due delitti che ogni anno danneggiano e gravemente vaste aree e mettendo a rischio l´incolumità e la salute delle persone.
Oggi in una conferenza stampa organizzata da Legambiente a Roma è stato presentato un emendamento bipartisan al Ddl Alfano che porta le firme di Ermete Realacci, ministro dell´ambiente del governo ombra del Pd e di Fabio Granata (Nella foto), capogruppo Pdl in commissione cultura della Camera.
Per Granata «E´ necessario non far venir meno strumenti indispensabili per il contrasto di reati gravissimi e per la repressione di uno dei fronti più avanzati delle politiche criminali ed economiche delle mafie».
Realacci spiega che «Non si può pensare di voler risolvere l´emergenza Campania da una parte e dall´altra aprire varchi all´azione delle ecomafie e indebolire l´azione di contrasto delle forze dell´Ordine. Il limite di 10 anni per le intercettazioni telefoniche è di fatto un regalo per Gomorra e per i traffici illeciti di rifiuti ed è veleno per quei territori e per l´Italia».
Secondo i dati dell´ex Apat (oggi Ispra) nel 2005 in Italia mancavano all´appello 19,7 milioni di tonnellate di rifiuti e le forze dell´ordine, grazie anche alle intercettazioni, spesso scoprono che vengono smaltiti illegalmente rifiuti pericolosi, che inquinato falde acquifere, terreni agricoli, parchi naturali, o che magari vanno a finire nelle infernali discariche o nei centri di "riciclo" dei Paesi in via di sviluppo.
Gli incendi boschivi sono stati 10 mila nel solo 2007 ed hanno divorato 225 mila ettari di vegetazione e ucciso 18 persone. Gli incendiari prendono di mira in particolare le aree protette e troppo spesso sono legati ad interessi economici: pastorizia, mantenimento di precari lavori forestali stagionali ed interessi criminali e mafiosi legati alla speculazione edilizia, spesso abusiva, vistio il divieto di costruire nelle aree percorse dal fuoco.
Enrico Fontana, responsabile dell´Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente, ha sottolineato che «La recente introduzione di sanzioni finalmente adeguate alla gravità di questi fenomeni ha permesso di raggiungere risultati che sono sotto gli occhi di tutti: grazie alla possibilità di svolgere indagini davvero penetranti sono stati individuati i responsabili di veri e propri disastri ambientali, si è fatta luce sui metodi di smaltimento illecito e sono state individuate collusioni nella pubblica amministrazione e connessioni con i clan. Anche la lotta ai piromani ha conosciuto risultati significativi, resi possibili grazie agli strumenti d´indagine di cui possono avvalersi forze dell´ordine e magistratura. Sarebbe davvero grave se ora, invece di inserire tutti i delitti contro l´ambiente nel Codice penale, come richiesto anche dall´Unione europea, Governo e Parlamento decidessero di azzerare di fatto l´efficacia delle sanzioni contro gli eco criminali».

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