LA PETIZIONE DA FIRMARE

mercoledì 12 novembre 2008

Denuncia dei precari Ispra: Il Governo preferisce spendere per lo Stretto

Il Governo spende 16 miliardi in infrastrutture e non trova 16 milioni per i ricercatori

Continua la mobilitazione dei lavoratori dell'Ispra contro l'azione di un Governo che trova 16 miliardi di euro per le «grandi infrastrutture», su tutte il ponte sullo Stretto di Messina, ma non i 16 milioni per tenere in servizio 700 precari che vigilano sull'ambiente.
I ricercatori dell'Istituto parteciperanno anzitutto alla Notte Bianca indetta dai sindacati confederali domani sera presso la sede dell'Istituto superiore di sanità, in viale Regina Margherita, per protestare contro i provvedimenti governativi che penalizzano fortemente gli Enti pubblici di ricerca. Appuntamento che serve da preludio allo Sciopero della Ricerca e dell'Università del 14 novembre, che nel caso del personale Ispra sarà anzitutto un modo per chiedere chiarezza all'amministrazione dell'ente e al ministero dell'Ambiente.
In occasione del recente presidio al ministero delle Finanze, una delegazione di lavoratori ha incontrato due funzionari del dicastero, i quali hanno espresso la disponibilità del Mef ad accogliere le istanze dei precari qualora il Ministero vigilante ne avanzi formalmente richiesta, proprio mentre una rappresentanza nazionale dei sindacati confederali incontrava il ministro Prestigiacomo, che secondo i resoconti delle organizzazioni avrebbe ribadito le posizioni già espresse in occasione dell'audizione alla Camera dei Deputati, secondo cui l'unico strumento disponibile per assumere a tempo indeterminato anche chi è presente nelle graduatorie di stabilizzazione sarebbero i concorsi.
Concorsi sui quali permangono molti dubbi, ad esempio riguardo la possibilità di indirli con la riserva del 70% ventilata dall'amministrazione, sul fatto che ledono i diritti acquisiti da chi già è stabilizzabile e comportano una spesa ulteriore di soldi pubblici di cui non si sentiva davvero il bisogno, visto che la maggioranza dei precari Ispra ha già vinto un concorso.
Soluzioni che in ogni caso non possono certo soddisfare i lavoratori precari, visto che non prevedono garanzie per il mantenimento in servizio nel 2009 di oltre 400 tra co co co e tempi determinati non presenti nelle graduatorie di stabilizzazione, anzi sembrano confermare, come già annunciato dal Ministro a Montecitorio, che 275 tra collaboratori e assegnisti di ricerca dovrebbero rassegnarsi a cambiare lavoro perché non saranno mai stabilizzati. Questo vale in particolare per i 73 co co co diplomati presenti, spesso con funzioni istituzionali, all'interno dell'Istituto, per i quali secondo l'amministrazione non sarebbe possibile indire concorsi e nemmeno (allo stato attuale) prorogare i contratti in scadenza.
L'unica novità positiva è che si eviterà il taglio del 10% alla pianta organica previsto dalla Legge 133, grazie all'articolo 1 comma 9 del decreto Gelmini, che invece non contiene l'annunciata possibilità, per gli enti di ricerca, di tenere in servizio fino al 2011 i precari con diritto alla stabilizzazione secondo le Finanziarie 2007 e 2008.
E pensare che perfino il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel rispondere a un gruppo di precari Ispra che gli hanno indirizzato una lettera, ha voluto citare un suo recente discorso tenuto a Padova, nel quale ricordava come siano «investimenti giusti» tutti quelli realizzati nel campo della ricerca e dell'innovazione. Ma i ministri Brunetta, Prestigiacomo e Gelmini probabilmente considerano i precari una sorta di alieni, esattamente come quei clochard che il loro Governo ha deciso di schedare con apposito registro, preparandosi forse a un futuro in cui saranno molto più numerosi per il probabile spostarsi sulla strada di tanti ricercatori con le loro famiglie. Forse cancellare i ricercatori che si occupano d'ambiente fa comodo nel momento in cui parte il ponte sullo Stretto, visto che proprio oggi, durante un Forum a Messina per il centenario del terremoto del 1908, è stato presentato uno studio Ispra da cui emerge che un evento come quello di un secolo fa avrebbe oggi conseguenze ancora più gravi, e c'è la sicurezza scientifica che in futuro si verificheranno altri sismi di quella gravità.

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