LA PETIZIONE DA FIRMARE

venerdì 25 settembre 2009

«Ora qualcuno più forte di me non dovrebbe ignorare la realtà» - Terra

Vincenzo Mulè
RIFIUTI Bruno Giordano, procuratore capo di Paola, è stato ascoltato ieri in commissione Rifiuti: «Ho fatto più di quanto potevo fare». Le indagini passano ora alla Dda di Catanzaro, che entro breve interrogherà il pentito Fonti.

Sarà la Direzione distrettuale antimafia a condurre l’inchiesta sulla cosiddetta “nave dei veleni”. Lo ha annunciato il procuratore di Paola, Bruno Giordano dopo l’audizione di ieri in commissione bicamerale Rifiuti. Dietro la decisione, motivi funzionali e logistici. Uscendo da palazzo San Macuto, Giordano sembra liberarsi di un peso: «Io ritengo di aver fatto un po’ di più di quello che umanamente era pretendibile da me e dall’ufficio che dirigo, così come è ridotto. Io ho rubato la mela, nel senso che ora nessuno potrà dire che non c’è l’albero che le fa. Ora, per le altre mele, chi ha spalle più larghe delle mie dal punto di vista logistico e della competenza, deve scuotere l’albero e metterci la rete sotto, possibilmente».

Intanto, Francesco Fonti, legato per quasi trent’anni alle cosche della ’ndrangheta di San Luca, per le quali - secondo quanto ha raccontato - ha fatto affondare tre navi cariche di rifiuti tossici, ha dichiarato che non parlerà più con i giudici fintanto che non verrà riattivato nei suoi confronti il programma di protezione. La situazione potrebbe presto sbloccarsi perché, come ha rivelato il presidente della commissione Gaetano Pecorella, nel corso dei lavori è arrivata «una segnalazione politica». L’auspicio è che Fonti possa essere ascoltato «presto», perché, ha concluso Pecorella «ci sono molti punti da chiarire». Opinione condivisa dalla stessa Dda di Catanzaro, che conta di convocare quanto primo l’ex affiliato alla ’ndrina di San Luca. E, sempre a proposito di convocazioni, Alessandro Bratti, capogruppo del Pd in commissione ha dichiarato che l’organismo bicamerale intende sentire entro breve il ministro dell’Ambiente e quello della Giustizia, annunciando inoltre per ottobre una trasferta in Calabria. L’obiettivo è quello di sollecitare il recupero di vecchi filone d’indagine direttamente conducibili al traffico internazionale di rifiuti tossici.

«Il silenzio del governo su questa gravissima vicenda è assordante afferma Ermete Realacci, responsabile Ambiente del Pd -. Si tratta di una della pagine più buie del nostro Paese, su cui pesano quindici anni di omissioni, depistaggi, indagini chiuse spesso troppo frettolosamente. è sconcertante pensare che già nel 2004 l’allora ministro Giovanardi, in risposta a un’interrogazione che presentai sulle navi dei veleni, ammettesse l’esistenza di una rete internazionale per il traffico illecito di rifiuti pericolosi e radioattivi via mare e come in alcune vicende giudiziarie questa attività si sovrapponesse chiaramente con il traffico d’armi. Ma da allora poco o nulla è stato fatto, mentre la contaminazione di mare e terraferma proseguiva incessantemente minando la salute di migliaia di cittadini ».

Stenta, intanto, a entrare nel vivo l’attività della nave oceanografica Astrea, ieri ferma nel porto di Cetraro per le cattive condizioni del mare: «Ci sono onde alte due metri», ha raccontato Ezio Amato, biologo marino e coordinatore del Servizio emergenze ambientali in mare dell’Ispra. L’imbarcazione sta svolgendo una campagna esplorativa nella zona di mare antistante la Calabria. «Stiamo lavorando in condizioni anomale - continua Amato - perché è difficile prevedere quello che è successo nelle acque della Calabria. Si tratta di organizzare nuove modalità di lavoro. Ma sono fortunato perché posso contare su un gruppo di lavoro eccellente ». Un’equipe che ha dovuto fare i conti con pesanti tagli, che in due anni hanno ridotto da dodici a tre il gruppo di lavoro. Sull’Astrea operano anche sei tecnici dell’Ispra: «Misurano le radiazioni gamma di ciò che peschiamo». Secondo la denuncia dell’assemblea dei precari dell’istituto, «tre sono ricercatori in scadenza di contratto tra pochi mesi».

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