LA PETIZIONE DA FIRMARE

martedì 30 giugno 2009

Esplode la cassa integrazione: nel Lazio in 35mila rischiano il posto

SEI milioni di ore complessive di cassa integrazione nei primi cinque mesi dell’anno. 35mila uomini e donne alla finestra, aspettando che la bufera passi e i portoni delle aziende tornino ad aprirsi. Parlare di cassa integrazione oggi impone il coraggio di porsi la domanda più scomoda: cosa succederà quando i termini di tempo previsti dagli ammortizzatori sociali scadranno e i lavoratori resteranno senza protezione? La risposta richiede chiaroveggenza ma già oggi, di fronte agli ultimi dati elaborati dalla Cgil, il segretario generale di Roma e Lazio, Claudio Di Berardino, lancia l’allarme: «Dobbiamo rapidamente prepararci al dopo - spiega Di Berardino - e aprire al più presto un tavolo con regione, comune di Roma, provincie, per dare un futuro a tutte queste persone. Del resto, i dati nelle nostre mani preannunciano un settembre nero». Andiamo a vedere cosa rivelano questi dati: la cassa integrazione, tra ordinaria e straordinaria, riguarda nel Lazio 35mila persone. Di queste - secondo la Cgil - oltre 23mila rischiano effettivamente di perdere il posto di lavoro in un periodo variabile tra 6 e 12 mesi. Nel solo maggio le persone in cassa integrazione ordinaria, impiegate cioè in aziende in crisi e a rischio licenziamento, sono state 7.000. Ma la vera esplosione interessa la cassa integrazione straordinaria: se nel dicembre 2008 erano 2.000 le persone interessate da questi ammortizzatori sociali, sono arrivate a 23mila nel mese scorso.

Le ultime tremila sono interessate a mobilità e altre forme di sospensione temporanea del lavoro. Un fenomeno diffuso su tutto l’arco produttivo che morde però soprattutto in alcuni settori. Nell’edilizia, tra aprile e maggio, il ricorso a questa forma di sostegno è cresciuto di un quasi incredibile 10.000 per cento, cioè è aumentato di cento volte. Nel commercio l’aumentoè stato del 24,8%; nella logistica del 129%.

Tantissime le aziende coinvolte: tra queste le ditte di costruzione, dove ormai le ore di Cig sono arrivate a 700mila, il distretto ceramico di Viterbo e quello chimico di Latina, la Fiat e la stessa Alitalia dove Cai ha comunque riassorbito in aprile 10.000 lavoratori. Non è tutto, perché il nuovo fronte della crisi oggi si chiama piccole e medie imprese. È qui che si combatte la battaglia della cassa integrazione in deroga, quella che offre coperture anche ai dipendenti delle PMI. Nel 2008 il suo valore ammontava a 17 milioni di euro. Oggi, a metà 2009, siamo già a 98 milioni, dei quali solo il 60% coperto finanziariamente dal governo.

“Questa forma di sostegno - commenta Di Berardino - riguarda ormai 4.953 persone cui se ne aggiungono altre 1.110 interessate da processi di mobilità in deroga che anticipano il licenziamento. Si tratta di un fenomeno che cresce mese dopo mese e che tocca i più esposti ai quali dobbiamo cercare di assicurare comunque delle coperture”.

A loro guarda la delibera approvata in questi giorni dalla Regione Lazio e promossa dall’assessore all’Istruzione, Silvia Costa, che prevede lo stanziamento di 220 milioni di euro del Fondo sociale europeo per allargare i benefici della cassa a circa 30mila lavoratori delle piccole imprese laziali, pari al 10% del totale.

Benefici allargati anche nel caso del primo accordo italiano per il riconoscimento degli ammortizzatori sociali ai lavoratori interinali. Il patto interessa 77 lavoratori interinali della Adecco, impegnati presso la fabbrica di pneumatici Trelleborg di Tivoli che potranno usufruire dello stesso sostegno previsto per gli altri 370 lavoratori a tempo indeterminato, già in cassa integrazione. Ma l’impegno di istituzioni e parti sociali ancora non basta per evitare le perdite di un colapasta con troppi buchi. Uno di questi riguarda proprio il mondo dei precari. Per molti di loro il de profundis viene recitato oggi 30 giugno con l’entrata in vigore della legge 133 che vieta il rinnovo del contratto atipico dopo il terzo anno consecutivo. La norma tocca tutti i settori, dalla sanità (nell’Istituto Superiore di Sanità un lavoratore su due è precario) alla ricerca, dalla giustizia all’istruzione (dove potrebbero restare senza lavoro 4.700 persone tra insegnanti ed ex-bidelli).

A finire nella morsa di questa severa stabilizzazione sono soprattutto i dipendenti pubblici, anche se la ferita più profonda resta quella aperta nei centri di ricerca laziali. Nell’Ispra (l’Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale) dove tra giugno e settembre rischiano di perdere il posto 430 precari, nell’Ingv (l’Istituto Nazionale di Geovulcanologia) e nello stesso Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, fino a ieri avamposti indiscussi di eccellenza e merito, divenuti oggi bandiere rosse issate per annunciare l’arrivo di una nuova tempesta.

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