LA PETIZIONE DA FIRMARE

sabato 21 marzo 2009

Guardiamoci dai catastrofisti


21/03/2009
- I dati sulla disoccupazione sono pesanti. E il 2009 si preannuncia come il peggiore da almeno quindici anni a questa parte. Con una ipoteca pesante sulle regioni del nord, Piemonte e Lombardia in prima fila con una stima di posti di lavoro persi che sfiora le cinquecento mila unità. Un macrodato, come direbbero gli economisti, compilato sulla base di due diversi osservatori: quello dell’Istat stilato sulla base dei numeri raccolti nel terzo e quarto trimestre 2008 e quello del “tavolo anticrsi”. Gli uni, sommati agli altri, danno appunto il risultato di cui sopra. E in particolare oltre 200mila in Piemonte e circa 300mila in Lombardia. Di qui il mezzo milione di posti vuoti nei settori produttivi, aggregando industria, artigianato, servizi e agricoltura.
Quadro grigio in cui, tuttavia, pare di intravvedere una tendenza alle pennellate di nero fumo che non convince appieno. Ci spieghiamo: se è vero che le statistiche più fosche stimano in un milione i posti di lavoro persi, questi 500mila denunciati in sole due regioni appaiono quanto meno gonfiati. E ciò apre interrogativi sia sulla integrazione dei dati rilevati dai due diversi osservatori, sia su una tendenza più politica che sindacale a far le cose più gravi di quelle che sono. Tornando all’Istat, i dati rilevati fanno emergere un aumento della disoccupazione (indicativi sono gli ultimi sei mesi dello scorso anno) dal 4,9 al 5,9 in Piemonte e dal 3,2 al 4,3 in Lombardia, stimando i posti persi complessivamente in 317mila circa. E gli altri duecentomila? Quelli per intenderci raccolti dai tavoli anticrisi?
In parte, dicono gli esperti, sono frutto di sovrapposizione e in parte riguardano lavoratori interinali e precari. Sarebbero proprio queste due “categorie” di lavoratori a far lievitare (o se preferite a gonfiare) le cifre, in un gioco al massacro, quanto meno psicologico, da parte della componente sindacale legata alla Cgil e, a ricaduta, delle componenti politiche che la sostengono. Come se i 300 mila lavoratori a spasso segnalati dall’Istat avessero bisogno di qualche “rinforzino” per renderci ancora più neri i giorni che stiamo vivendo.
Gioco al massacro sinceramente poco rassicurante che, una volta di più, acuisce timori e alimenta fantasie catastrofiche pericolose. Ai cantori del baratro e alle Cassandre che li accompagnano, consigliamo prudenza. Scritto da: Beppe Fossati

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