LA PETIZIONE DA FIRMARE

sabato 3 gennaio 2009

In Italia quasi 3 mln di precari


Tg Com - Cresce il numero dei precari in Italia: secondo un'analisi della Cgia di Mestre a fine settembre erano 2.812.700, il 16,9% in più di 5 anni fa. Dati alla mano sono più numerosi al Sud (anche in virtù dei molti lavori stagionali): 940.400 pari al 33,4% del totale. I precari sono il 12% del totale degli occupati e il loro aumento, in un lustro, è cinque volte di più dell'incremento registrato dai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato (+3,1%). A dimensionare il mondo dei lavoratori flessibili in Italia è la Cgia di Mestre che ha analizzato il mercato del lavoro concentrando l'attenzione sul mondo dei cosiddetti flessibili costituito da dipendenti a tempo determinato (che include anche gli ex lavoratori interinali), da lavoratori assunti con collaborazioni coordinate e continuative a progetto e da prestatori d'opera occasionali.
Per Giuseppe Bortolussi della Cgia di Mestre ''la maggior presenza di precari al sud è dovuta al fatto che in quell'area sono più diffuse che altrove le attività stagionali che per loro natura richiedono contratti a tempo determinato come l' agricoltura, il turismo, la ristorazione e il settore alberghiero. Infine, non va dimenticato che una buona parte di questi precari sono assunti nel pubblico che nel Mezzogiorno continua ad essere un serbatoio occupazionale ancora molto significativo''. Se i 940.400 precari occupati nel Sud sono il 33,4% del totale nazionale, a Nordovest sono 692.600 (24,6%), nel Centro 606.000 (21,5%) e nel Nordest "solo" 573.700 (20,4%). Analizzando l'orario medio settimanale di alcune di queste figure, se un co.co.pro. mediamente ogni settimana lavora 31 ore, un prestatore d'opera occasionale è occupato per 23, contro una media settimanale di un operaio assunto a tempo indeterminato pari a 37 e di un impiegato sempre con il posto fisso pari a 35. ''La cosa interessante - conclude Bortolussi - è che tra gli impiegati e gli operai con un posto di lavoro stabile oltre il 50%, cioè 7.669.000 occupati su un totale di 15.181.000, lavora effettivamente più di 40 ore settimanali contro una media delle due categorie messe assieme pari a 36. Almeno in linea teorica ci sono le condizioni, per alcuni settori produttivi, di ragionare sull'ipotesi di introdurre la settimana corta in funzione anti-crisi''.

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